Capitolo cinque-Agnocasto

28 8 22
                                    


Mi voltai immediatamente verso la voce che avevo appena sentito. Appoggiato allo stipite della porta c'era un ragazzo. Doveva avere all'incirca la mia età. Aveva gli stessi identici capelli della sorella: ricci e biondi. Attraverso la luce del neon della cucina potei notare il colore dei suoi occhi, ovvero azzurro. Era incredibilmente alto e magro. Sembrava uno spilungone visto da quell'angolatura. Restai ferma qualche secondo a guardarlo. M'incuriosiva, proprio come era stato con Catherine. C'era un qualcosa in lui che mi spingeva a desiderare di sapere qualcosa di più sul suo conto.

-Oh, signorina Scott, sono costernata!- la signora Kirk si avvicinò a me-Non le ho ancora presentato mio figlio maggiore Kyle.-

Lui continuò a scrutarmi impassibile. Il suo sguardo, a differenza di quello di Catherine, appariva freddo e distaccato, come se tutta quella situazione non gli interessasse minimamente. Oppure era proprio così e non era solo una mia impressione.

Sorrisi cordialmente alla signora Kirk e feci qualche passo titubante verso Kyle. Dovevo presentarmi. Dallo sguardo che mi aveva rivolto la madre di Catherine, avevo intuito che avesse disperato bisogno di vedere il figlio interagire con qualcuno. Di certo non volevo essere come una cavia da laboratorio per quel soggetto alquanto insolito. Ma la prospettiva di provare a conoscerlo non sembrava così tragica come sarebbe dovuta apparire ai miei occhi.

Gli porsi la mano con fermezza:-Mi chiamo Jule May Scott. E' un piacere per me fare la sua conoscenza, signor Kirk.- non sapevo in che modo avrei dovuto approcciarmi a lui. Poteva essere un ragazzo all'antica che ci teneva ad essere rispettato e chiamato da una sconosciuta con il "lei".

Sentii il suo sguardo scannerizzarmi interamente. Si soffermò sul mio volto. Credetti di vederlo intento a studiare le mie fattezze, piuttosto che ammirarle come un normale essere umano. Notai il suo sguardo scendere sulla mia mano ancora tesa verso di lui. Egli mi porse la sua con distacco e me la strinse in modo sbrigativo.

-Il "lei" si usa per uomini più grandi o in presenza di autorità statali. Non credo di essere nessuno delle due, sfortunatamente.-

L'accenno di sorriso sul mio volto scomparì immediatamente. Ritirai la mano e lo guardai interdetta. Non mi aspettavo una risposta del genere. Era stato brusco e maleducato. E non mi sembrava di aver fatto qualcosa per scatenare una reazione simile.

Lui restò immobile appoggiato allo stipite. Appena notò che il mio sorriso si era spento, intravidi un abbozzo di riso sul suo viso. Chiusi gli occhi e cercai di calmarmi. Se avesse provato nuovamente a prendermi in giro come stava facendo in quel momento, non l'avrebbe di certo passata liscia.

La signora Kirk mi appoggiò le mani sulle spalle. Aprii gli occhi di scatto e mi girai verso di lei. Non mi aspettavo di trovarmela alle spalle.

-Che ne dici di aiutare Catherine ad apparecchiare, May? Sono sicura che mia figlia ha bisogno di aiuto.- vidi il suo sorriso sforzato e mi dispiacqui per lei come non avevo mai fatto nella mia vita. Non riuscivo nemmeno ad immaginare cosa si provasse a rendersi conto che il proprio figlio aveva un carattere scostante con chiunque. O almeno così mi era sembrato a primo impatto.

-Certo, signora. Vado subito.- mi affrettai a raggiungere la mia migliore amica nella sala principale, lasciando madre e figlio da soli. Mentre mi allontanavo, sentivo i loro bisbigli. Sospirai leggermente e lasciai perdere.

La "sala principale" non era altro che una piccola stanzetta adiacente con un tavolino. Immaginai usassero quella stanza per le occasioni speciali. Non mi sentivo una di queste, ma non volevo assolutamente iniziare a discutere. L'aria che si respirava in quella casa era troppo tesa.

Catherine stava cercando una tovaglia adeguata per quella sera. Mi accorsi delle sue spalle incurvate più del solito e dell'espressione assente che le si era dipinta sul viso.

-Catherine.- la chiamai. Lei si girò di scatto e mi guardò dritta negli occhi. Aveva lo stesso sguardo che assumeva quando si perdeva in quei ricordi di cui non voleva mai parlarmi. Mi avvicinai a lei quasi di corsa e l'abbracciai d'istinto. Avrei tanto voluto aiutarla, ma non sapevo nemmeno qual era il problema. Eppure, non riuscivo a scartare l'ipotesi che quella tristezza dipinta sul suo viso fosse colpa di suo fratello maggiore. Le accarezzai la schiena come facevo sempre per consolarla. La sentii sospirare contro la mia spalla.

-Mi dispiace tanto, Jule. Non pensavo che stasera ci fosse anche mio fratello. Di solito lui non esce mai dal suo studio al pian terreno.- sussurrò-Pensavo che avremmo trascorso una serata piacevole in compagnia della mamma. Volevo fartela conoscere e cenare e parlare.-

Le accarezzai piano i capelli corti e la tenni stretta a me:-Non è successo niente, Catherine. Sono sicura che passeremo una serata fantastica in compagnia di tua madre e di tuo fratello. Magari ha solo bisogno di rilassarsi un po' in mia presenza. In fondo, sono sempre una sconosciuta che è piombata in casa sua all'improvviso.-

Lei si sciolse piano dal mio abbraccio e mi guardò con gli occhi lucidi. Sembrava così piccola ed indifesa, in quel momento:-Tu non lo conosci, May.- sussurrò tra i denti-Lui è fatto così. Detesta il contatto con le persone. A volte, risponde male anche a me ed alla mamma. Altre volte, invece, non dice una parola per giorni. Si chiude nel suo studio e resta lì dentro finché non è costretto ad uscirne. Ho avuto così tante volte paura che potesse esserci morto, in quel maledetto studio.-

La guardai stupita e non seppi più cosa dirle. Come potevo anche solo immaginare come potesse sentirsi la mia migliore amica? Stava parlando di suo fratello con uno sguardo così disperato che mi fece sentire male.

-Ti assicuro che riusciremo a farlo ragionare. Mi è sembrato un ragazzo molto intelligente. Con i suoi modi, certo, ma pur sempre un ragazzo della nostra età. Ti prometto che andrà tutto bene, Catherine. Si aggiusterà tutto.- le presi le mani e le strinsi con le mie. Le rivolsi un sorriso caloroso. Ci credevo davvero alle parole che avevo appena detto. Ero più che sicura che saremmo riuscite a far rinsavire Kyle Kirk.

Ci girammo entrambe quando sentimmo la voce della signora Kirk, seguita da suo figlio. Si era dato una sistemata ai capelli. Aveva messo degli occhiali spessi e con la montatura nera, che prima non indossava. Restai qualche secondo imbambolata a fissarlo, prima di girare la testa di scatto verso Catherine. Ci scambiammo uno sguardo e sorridemmo. Adesso avevamo uno scopo per quella serata: avremmo dovuto far aprire Kyle. In un modo o nell'altro.

Apparecchiammo velocemente la tavola e ci sedemmo non appena la cena fu servita in tavola. Mi sedetti di fronte a Kyle e lo guardai fugacemente. Era concentrato a fissare un punto imprecisato dietro di me. Approfittando di quel momento in cui sembrava non prestarmi alcuna attenzione, mi soffermai a guardarlo. Aveva gli stessi tratti delicati di Catherine, ma erano leggermente più marcati in alcuni punti. Lunghe ciglia dello stesso colore dei capelli nascondevano i suoi occhi chiari, resi più grandi dalle lenti che portava. Notai un minuscolo tatuaggio alla base del collo. Era leggermente nascosto dai vestiti, ma riuscivo a vederne i contorni. Senza rendermene conto, mi sporsi di poco per osservarlo meglio. In quel momento, lui sembrò rinsavire e i suoi occhi incontrarono i miei. Sentii il mio cuore sussultare nella gabbia toracica, ma attribuii quella reazione al fatto che non c'era stato preavviso.

-L'hai notato, vero Scott?- mi apostrofò lui. Lo vidi sorridere. Strabuzzai gli occhi leggermente sorpresa da quella reazione e mi sistemai meglio sulla sedia. Sentivo lo sguardo di Catherine e della signora Kirk su noi due, ma feci finta di non averlo notato.

-Sì, l'ho notato.- ammisi con voce ferma-Ma non riesco a capire cosa raffiguri.-

-Non permetterei mai che qualcuno vedesse questo tatuaggio. O, almeno, vorrei che nessuno capisse il significato che nasconde.-

Lo guardai con un sorrisetto furbo:-Mi stai lanciando una tacita sfida, Kirk?-

Lui sembrò compiaciuto della mia risposta:-Può darsi.- si limitò a rispondere.


Agnocasto (Vitexagnus-castus) è un arbusto della famiglia delle Verbenacee (alberi, arbusti ederbe). Nel linguaggio dei fiori significa indica la freddezza.

FlowersWhere stories live. Discover now