Ciao Phil

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Phil decise di alzarsi solo per andare in bagno e cambiarsi dai vestiti che aveva indossato durante la notte, la sensazione di sporco,unto e sudicio che gli scivolava sulla schiena.
Spogliandosi si guardò allo specchio, quello specchio che puliva in continuazione.
Le mani screpolate, che vedeva nel riflesso gli ricordarono di quanti germi aveva toccato il giorno precedente a scuola.
"Perché mi sono dimenticato i guanti?"
Velocemente si  buttò sotto l'acqua, il sapone che veniva strofinato ovunque, la sensazione di lurido che pian piano se ne andava. Per il momento almeno. Perché se ora si sentiva pulito , dopo aver chiuso l'acqua avrebbe preso il disinfettante per le mani che sta dentro l'armadietto e lo avrebbe usato per dei buoni 5 minuti. Il ricordo di tutti quegli studenti che lo spintonavano gli fece venire un conato di vomito che represse per non ritornare sotto la doccia. Uscendo dal bagno prese uno delle paia di guanti e lo infilò nello zaino scolastico.  
Erano le sette , molto più tardi di quanto si svegliava  di solito per andare a scuola, almeno quelle poche volte che ci andava.
"Perché fare un test anche oggi ? "
Si preparò una misera colazione con quello che il suo corpo riusciva a gestire e poi si incamminò verso scuola.
Sapeva già di dover aumentare il passo o non sarebbe arrivato prima degli altri studenti. Infatti arrivato davanti al cancello vide il gruppo dei ragazzi popolari fumare e schiamazzare. Restò per qualche secondo a guardarli poi decise di entrare. Non aveva bisogno di amici. Era solo un lurido sporco ragazzo, non meritava qualcuno. Eppure un filo di egoismo si infiltrò nel suo corpo, ma decise comunque di ignorarlo.
Si mise a sedere nel suo banco dopo aver messo la sua giacca sulla sedia , l'avrebbe lavata nel pomeriggio.

Al suono della campanella decine di studenti si riversarono nelle classi, alcuni ansiosi, altri felici, altri ancora assonnati. 

Dan si decise ad entrare quando tutti erano seduti al loro posto, persino "il ragazzo fantasma", il suo compagno di banco, nonché argomento di molti nella scuola. Si diceva fosse un fantasma perché non solo era di un pallido malsano e gli si intravedevano le ossa ma anche perché gli unici giorni in cui appariva in classe erano per fare i test scolastici.
Per fortuna i bulli erano troppo spaventati dal suo aspetto per picchiarlo e i ragazzi popolari non volevano macchiarsi la loro reputazione.
Quando l'insegnante entrando consegnò il foglio, Dan si guardò intorno, tutti iniziarono a scrivere, mentre Philip Lester prendeva una matita nuova dalla confezione ancora chiusa con dei guanti. Rimase a guardarlo per qualche secondo prima di iniziare anche lui il compito.
"Perché cavolo sta indossando dei guanti a maggio? "

Se Phil non fosse così intelligente da permettersi di studiare a casa avrebbe persino pensato che i quesiti a cui stava rispondendo erano abbastanza difficili, ma siccome non era questa la situazione consegnò il foglio dopo una scarsa mezz'oretta, libero di andare. Gli era anche passato per la mente di andarsi a risciacquare le mani ma il solo pensiero di toccare  quelle maniglie lo aveva fermato all'istante. Decise quindi di andare in biblioteca, l'unico posto in non c'era mai nessuno se non il bibliotecario stesso.

Guardò Philip alzarsi e consegnare la verifica tentando in tutti i modi di sfuggire alle domande del professore, che giustamente si stava chiedendo perché non potesse essere uno studente normale. Lo vide tornare al posto senza fiatare, e mettere la penna e la matita dentro l'astuccio. Poi prese la cartella e uscí dalla classe mormorando un silenzioso "arrivederci".
Phil gli era sembrato così strano che Dan cercò di mandar via la curiosità che gli stava crescendo dentro,invano. Anche lui consegnando la verifica(aveva risposto alle domande giusto per prendere una B) uscí dalla porta cercando di capire dove il "fantasma" si fosse diretto.
Lo vide fermo davanti alla porta dei gabinetti con la mano a poca distanza dalla maniglia, ma subito ritirarla con uno sguardo disgustato, poi,  si diresse  verso la biblioteca, e Dan ovviamente lo seguì a ruota.

"Hey! Tu sei Philip Lester?"
"No, sono Brado Jackson, hai sbagliato persona...."
"Tu non sei Jackson, e so per certo che tu sei Lester"
"Se lo sai perché me lo hai chiesto?" Disse squadrando Dan con occhi attenti e un po' intimoriti, forse perché aveva appena riconosciuto il ragazzo che aveva visto insieme ai "popolari".
"Volevo esserne sicuro. Comunque io sono Daniel Howell , piacere"
Si presentò allungando la mano, ma quando vide l'espressione del ragazzo la ritirò immediatamente. Non voleva essere toccato, capito.
"Lo so"
"E come fai a saperlo?"
"Forse perché l'anno scorso hai picchiato a sangue un ragazzo con i tuoi amici"
"Non ho fatto niente io"
"Forse non l'avrai picchiato, ma sicuramente potevi aiutarlo" e con questo si girò di spalle , e camminando verso gli scaffali colmi di libri ne prese uno con una copertina nera.
Dan rimase deluso. Voleva fargli una buona impressione ma alla fine il suo lato "da ragazzo popolare" era venuto fuori.
"Hai ragione."
"Lo so"
"Sai sempre tutto non è vero?"
"Cosa vuoi?"
"Che intendi dire?"
"Perché mi stai parlando? Hai fatto una scomessa con i tuoi amici? Devi picchiarmi?"
"Cosa?! No-cosa?!"
"Ti sto parlando perché voglio conoscerti"
"Io no però. Buona giornata"

Tornando a casa Phil riuscì a trattenersi dal lavarsi le mani quattro volte. Si preparò il pranzo, e poi si mise a mangiarlo sul divano coperto dal nylon guardando American Horror Story. Quando decise che ormai era tardi si mise a pulire la casa, prima la cucina poi la camera da letto, il salotto ed infine il bagno. Il suo cellulare squillò per un attimo. Phil non aveva dato a nessuno se non alla scuola il suo numero di telefono, e quindi pensò che di trattasse di qualche stupida pubblicità. Prendendo il telefono, già col dito pronto per selezionare il messaggio e cancellarlo si accorse di quanto esso fosse ben diverso dall'essere una pubblicità.

"Dovresti venire a scuola più spesso. Capitano cose divertenti a volte"

Di certo la persona che lo aveva inviato era stupida. Come se l'invito di stare in mezzo alla gente, per vedere qualche rissa lo attirasse. Tentato dal rispondergli Phil si chiese se ne valesse la pena.
Quindi, spense il cellulare e si fiondò in bagno per l'ennesima volta.
Sfilandosi i guanti notò quanto le sue mani sembrassero carta pesta. Voleva davvero continuare così ? Con il terrore che il suo sporco prevalga su di lui?
Pensó per qualche minuto, ma smise, altrimenti la situazione sarebbe peggiorata. Sentí il telefono squillare ancora, ma stavolta era una telefonata. Non rispose. Non voleva parlare con nessuno, ma ancora la curiosità si fece avanti e si obbligò ad alzarsi dal pavimento. Il numero che lo aveva chiamato aveva lasciato un messaggio nella segreteria. Decise di ascoltarlo.

"Scusa se sono sembrato un po' uno stalker, ma è davvero ti voglio conoscere, mi sembri simpatico e in più sei un tipo suuuuuper misterioso~~. Ah, io sono Dan , il ragazzo che oggi ti ha parlato!"

Phil non ci aveva pensato poi così tanto al ragazzo che aveva incontrato in biblioteca, dato che il suo pensiero fisso era stato tornare a casa il prima possibile. Doveva ammettere che era abbastanza strano che uno così popolare volesse conoscerlo, o quantomeno parlarci.
Digitò qualche parola poi schiacciò invio.

"Chi ti ha dato il mio numero?"

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