Capitolo 13

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Non riesco proprio a capire che problema abbia, perché non riesca ad aprirmi mai del tutto, perché non colga mai l'opportunità d'esser felice.
La lotta che sto combattendo contro me stessa e che voglio vincere è più dura di quanto pensassi. Lotto per riemergere ed allo stesso tempo per non cadere più nel baratro di depressione e tristezza in cui sono caduta qualche anno fa.
Perché, però, deve essere tutto così difficile?
Perché nulla può essere, per una buona volta, dannatamente semplice?
Perché non ce la sto facendo?

Il mio pensiero va a Francesco, così diverso da Kevin, che con quei suoi occhi verdi erba riesce a leggermi dentro come nessuno ha mai fatto prima. Lui vede la luce in me, vede qualcosa che neanche io riesco a vedere. Ha visto il buio e l'ha combattuto e vuole che io faccia lo stesso. Ma come faccio ad uscire dal buio, se sono io il buio?

Quando arrivo in fermata, l'autobus sta per arrivare. Infilo le cuffiette e mi perdo nel mio mondo, lasciando Kevin, Francesco e tutto il resto fuori.
La canzone che risuona nelle mie orecchie è Non c'è fretta di Livio Cori che mi ritrovo a canticchiare mentre guardo fuori dal finestrino.
Il ritmo mi cattura, il testo poi che ve lo dico a fare.
Certe canzoni le senti talmente tanto tue che sembrano esser state scritte apposta per te.
La musica si interrompe a causa di una chiamata. È mia nonna. Sorrido mentre rispondo.
«Ehi piccola.» La sua voce calda mi accoglie.
«Ehi nonna.» replico, portandomi il microfono delle cuffie alle labbra.
Anche solo sentirla mi fa tornare il buonumore.
È l'unica persona che c'è sempre stata, l'unica che mi ha mai supportato e che ha mai creduto in me. Il bene che le voglio è talmente tanto che è quasi inesprimibile a parole.
Mi ha fatto da madre, da padre,da sorella e da migliore amica. È tutto ciò di cui ho bisogno per stare bene.
«Ero su internet e mi stavo aggiornando sulle news, ed escludendo i dieci siti a cui mi sono abbonata per sbaglio, ho notato un un concorso di canto che potrebbe interessarti.» Non posso vederla ma so che sta sorridendo.
«E che potresti vincere.» aggiunge.
Ho sempre amato il canto.
Mi ha sempre aiutato a sfogarmi, a tirare fuori quella parte di me che solo mia nonna conosceva.
Prima che venissi stuprata avevo anche aperto un canale YouTube in cui caricavo le mio cover ed era piuttosto cliccato. Alcuni miei video avevano sfiorato le milioni di visualizzazioni.
Poi non ne ho voluto più sapere. L'ho chiuso ed è da un anno circa che non carico più nulla.
Canto ancora, amo e non smetterò mai di farlo, però l'idea di espormi così tanto, di nuovo, non mi piace.
«Ci penserò nonnina.» replico.

Ho sempre pensato che i talent siano utili ed inutili al tempo stesso.
Utili perché ti permettono di ottenere visibilità e di metterti in gioco, inutili perché la maggior parte delle volte vengono scartati i veri talenti e portati avanti i raccomandati.

Mia nonna cambia argomento ed io ascolto interessata tutto ciò che ha da dirmi. Quando chiede a me come è andata la giornata, mi mordo il labbro per non raccontarle tutto al telefono.
Con lei non riesco proprio a mentire e quando penso di esserci riuscita, lei sa già qual è la verità.
«Posso venire da te così ti racconto tutto?»
«Certo tesoro. Preparo la tua torta preferita nel frattempo.» sorrido e la saluto, chiudendo la chiamata.
Dio, quanto le voglio bene.
Non sarà la donna che mi ha messo al mondo, ma quella che mi ha cresciuto e reso la ragazza che sono, ossia una ragazza forte ed indipendente.

Fredda ma spettacolare❄️ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora