Capitolo 40

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«Passo da te più tardi.» prometto a mia nonna, abbracciandola.
«Ti conviene farlo, tesoro perché dobbiamo festeggiare!» replica lei, stringendo il mio corpo al suo.
Il mio nome, insieme a quello di altri nove partecipanti, è stato inserito nella lista dei finalisti del concorso.
Mia nonna è quasi svenuta quando se ne è resa conto. Ho dovuto farle portare un bicchiere d'acqua per farla riprendere. Una volta idrata, mi ha abbracciato così forte che temevo mi avesse rotto qualche osso della schiena.
«Che ne dici andare a bere qualcosa?» mi propone Francesco, allungando un braccio sulle mie spalle.
«Dico che è un'ottima idea. Andiamo?» replico, intrecciando la mia mano alla sua.
Le cose tra me e Francesco non potrebbero andare meglio. La piccola discussione che abbiamo avuto a causa di Kevin ci ha avvicinato ancora di più.
E non lo credevo possible sinceramente. Chiunque altro al suo posto avrebbe tagliato la corda, complicata come sono. Ma lui non è come gli altri, proprio come me che non sono come tutte le altre.
Decidiamo di festeggiare la piccola vittoria riportata in un bar del centro. Ci accomodiamo ai tavolini fuori mentre Francesco ordina qualche aperitivo. In cielo splende un sole che spacca le pietre, e che mi ricorda ancora una volta che ho fatto bene a dare retta a mia nonna per il vestito.
Dallo stereo all'interno del bar parte una canzone conosciuta un po' da tutti, Whistle.

•Can you blow my whistle baby, whistle baby
Let me know
Girl I'm gonna show you how to do it
And we start real slow•

Inizio a canticchiarla e seguendo il ritmo batto le mani sul tavolino, creando un contrasto di suoni che non stona affatto con la melodia della canzone.
Miriana unisce la sua voce alla mia, scrocchiando le dita a ritmo di musica.
Francesco e Kevin, sorridendo, fanno lo stesso.
Il nostro spettacolino attira l'attenzione di alcuni passanti ma anche di altri clienti. Alcuni di loro cantano con noi, influenzando così il resto del bar.
Persino il proprietario si è affacciato e sta canticchiando la canzone.
Perché è questo che fa la musica.
Unisce i cuori e le persone.
Poco prima che la canzona finisca, il proprietario mi fa cenno di raggiungerlo. Mi porge un microfono e mi esorta a salire sul piccolo palco dell'interno per continuare la canzone.
Lo ringrazio e così faccio, seguita dai miei amici e dalle altre persone che stavano cantando con noi.
Quasi mi viene da ridere mentre canto. È così bello il potere che ha la musica.
Un fragoroso applauso segue la nostra performances. Applaudo anche io e scendo dal palco.
«Che voce ragazza.» commenta un anziano che ha assistito a tutta la scena con la compagna.
«Grazie mille.» replico, regalando loro un sorriso.
Torno al mio tavolo sotto gli sguardi contenti della gente.
«Hai letteralmente spaccato su quel palco.» mi dice Kevin ed io accenno un sorriso.
Il mio è stato un gesto spontaneo: avevo voglia di farlo e l'ho fatto, senza dar peso al fatto che avrei potuto infastidire qualcuno.
Ho lasciato che la musica prendesse il sopravvento sulla ragione e non me ne pento, non me pento mai perché è la musica stessa l'unica ragione per cui io sono ancora qui.
Con tutte le ossa distrutte, certo, ma comunque in piedi.

Fredda ma spettacolare❄️ Where stories live. Discover now