17.

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L'unico rumore che risuona per la mia stanza, è quello dell'anello che mi sto rigirando tra le dita, ormai diventato un anti stress e un modo per distrarmi dal silenzio calato nell'appartamento.
Le lezioni alla Juilliard ricominceranno domani ed io non ho ancora toccato il violino, é da più di una settimana che non suono, il solo pensiero mi fa salire la bile alla gola. Esercitarmi con un surrogato sarebbe uno smacco al mio violino; mi sento talmente in colpa per il torto fatto a Jake che non posso aggiungerci anche questo, sebbene sappia che significhi che domani, a lezione con Douval, sarò completamente impreparata.
Sbuffo nervosa, prima di abbandonarmi completamente sul letto per osservare la crepa che troneggia sul mio soffitto. Daniel non è in casa, e in realtà poco importa il fatto che sia presente o meno nell'appartamento: da una settimana a questa parte ci siamo scambiati sì e no quattro parole. Ho passato le notti senza di lui, i giorni ad autocommiserarmi. Gli ho raccontato tutto, la verità che mi sono tenuta dentro per mesi, il segreto che ho custodito tanto gelosamente. Daniel é stato più paziente di quanto mi sarei aspettata nelle mie migliori ipotesi, ma dopo aver pianto per quelle che sono sembrate ore ed essere crollata tra le sue braccia, al mio risveglio lui non c'era. Mi sta evitando, è evidente e non posso fargliene una colpa, ma non posso fare a meno di pensare che oltre a sentire la mancanza di Jake, ora dovrò sopportare anche quella di Daniel.

Sebbene sia aperta, d'improvviso sento bussare sul legno dello stipite della porta. Immediatamente mi rimetto seduta composta per guardare di chi si tratta, rimango basita per qualche secondo.
Peggy accenna un sorriso mentre mi osserva cauta, nascondendo qualcosa dietro di sé. « Posso entrare?» domanda imbarazzata.
Mi limito ad annuire, troppo stupita per parlare, e nel giro di pochi secondi lei é di fianco al letto intenta a guardarmi dall'alto.
« Come stai?» chiede ancora, rompendo il silenzio.

« Sto bene.» rispondo confusa. Peggy sospira, non posso fare a meno di pensare che sappia benissimo che sto mentendo. Ho la massima fiducia in Daniel, so che non ha raccontato a nessuno di Jake, ma è evidente che ultimamente io non sia veramente in me.

« Ti ho portato un regalo.» annuncia Peggy all'improvviso. Corrugo la fronte, dopodiché le indico il letto invitandola a sedersi. Lei lo fa solo dopo aver posto fra di noi ciò che teneva nascosto: è una custodia blu in tessuto rigido. È la custodia di un violino, del mio violino.
Senza attendere oltre, Peggy ne apre la cerniera mostrandomi ciò che c'è al suo interno. Ammutolisco, mentre in preda alla sorpresa il mio cuore comincia a galoppare ad una velocità sicuramente pericolosa.
Il mio violino è del tutto intatto: le corde sono al loro posto, rigide e luminose, il legno della cassa sembra essere stato tirato a lucido, pare nuovo di zecca. « Non é davvero il tuo.» spiega Peggy prendendo coraggio. « Conosco un liutaio del Queens che è molto bravo, forse il migliore. Ho provato a portargli i pezzi di quello che usavi prima, ma mi ha detto sin da subito che ripararlo sarebbe stato costoso ed inutile. Quindi mi ha procurato un modello simile e si è preoccupato di aggiungere e replicare tutti i dettagli di quello vecchio, di modo da renderli uguali. Era il minimo che potessi fare, dopo che... » si interrompe non appena le getto le braccia al collo e la stringo forte, sentendo le lacrime agli occhi. « Jasmine?»

« Grazie.» sussurro, sorridendo emozionata. Lentamente Peggy ricambia l'abbraccio, impacciata. Quando la lascio andare non riesco a contenermi: prendo l'archetto, stringo un po' la crine, vi passo velocemente ed accuratamente la pece, dopodiché imbraccio il violino posandolo sulla spalla e sotto il mento.

« Avevi lasciato i pezzi qui a New York, l'ho preso l'altro giorno quando sei uscita con Claire, non te ne sei nemmeno accorta.» spiega Peggy pensierosa, la ascolto a malapena. « Mi sono preoccupata di farlo accordare di modo che fosse pronto per l'uso, quindi... » questa volta ad interromperla è la nota che suono: un la. « Penso che sia il momento di lasciarti sola.» afferma Peggy confusa e divertita. Senza che le risponda, si alza dal letto ed esce dalla mia stanza chiudendo la porta dietro di sé. Io riprendo a suonare: all'istante comincio a sentirmi meglio, più leggera. Pian piano il freddo abbandona il mio corpo lasciando spazio al calore provocato dall'adrenalina, la mia mente la smette di lavorare freneticamente, il mio cuore batte per le giuste ragioni.

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