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Sono passate un paio di ore da quando mio fratello è uscito dalla sala operatoria.

Alla fine del corridoio, nei pressi dell'ascensore, c'è una finestra da cui è possibile ammirare l'intera Boston, ed è anche il pretesto per prendere un po' d'aria fresca.

Ormai è giunto il crepuscolo e il sole si avvia verso il lento declino, per poi scomparire dietro i grattacieli.

Una brezza leggera aleggia al dodicesimo piano, abbastanza fredda da farmi salire un brivido e strofinarmi le braccia, ma preferisco gelarmi che inspirare il fetore dell'ospedale.

La mamma è vicina alla reception, Brad è lì con lei, e la tiene stretta fra le sue braccia.

Osservo tutti i spostamenti e da quando sono qui, in piedi di fianco alla finestra, ho contato sei persone che sono  uscite dalla sala operatoria, oltre a tutte quelle volte in cui la radio annunciava frasi come: "Il Dottor Stevenson è richiesto nel reparto radiologia."

A rendere tutto l'ambiente più tetro è la pianta spoglia che si trova all'angolo di questa specie di zona fumatori.

In questo momento mi fumerai una sigarette solo per scaricare lo stress.

Mio fratello dorme anche come un ghiro, mentre i federali presidiano la sua stanza come se fosse il presidente dell'America.

Mi sgrano gli occhi e avverto che le mie mani sono gelide, hanno un colore violaceo.

Sono in ospedale e per giunta a pochi passi da una sala operatoria, se mi succedesse qualcosa avrei una buona probabilità di sopravvivenza.

Ho sentito le ante dell'ascensore aprirsi un milione di volte: familiari che correvano alla reception, dottori che facevano pausa caffè e perfino infermiere che si davano il cambio.

Un piccola televisione è accesa ed è l'ora delle breaking news: "Trovati reperti alieni in Messico. Siamo soli nella galassia?" Annuncia il commentatore, ma la sua voce viene interrotta dall'ennesimo din dell'ascensore.

Dio! non potevano progettarla vicino alla reception.

Ascolto la notizia, ma quando di sottecchi vedo una chioma bionda la mia attenzione rivolta alla tv scema.

È Alyssa.

«Ehy.» Sussurro, la mia voce quasi non si sente.

Sembra strano che non abbia urlato, lo vorrei davvero fare, ma d'altro canto l'inconscio umano è inarrestabile.

Lei si volta cambiando direzione.

«Come sta tuo fratello?» Ha un viso pallido e ora strofina i suoi palmi all'altezza delle braccia contro la palle del giubbotto.

Le sue iridi cangianti hanno cambiato tonalità, adesso sono più chiari.

L'ospedale danneggia gravemente la mia psiche.

«Dorme ancora. Tu zio invece?»

«È arrivato quasi alla fine.» Risponde assumendo un'aria angosciata.

Non vedo la necessità di domandarle: "Sei nel giro di amicizie di mio fratello? Ti piace la droga?".

E non ho interesse a scoprire cosa fa nella sua vita privata.

Annuisco alla sua risposta per poi voltarmi verso il panorama che offre il dodicesimo piano del Massachusetts General Ospital.

L'ambiente in cui mi trovo non è dei migliori, ma la visuale è mozzafiato.

La città si è rivoltata, ora è viva di notte ma io sento un buio interiore anche se di fianco a me c'è un sole che splende.

«Bella vero?» Mi domanda prendendomi di soprassalto.

Indifferent -  Tu credi all'amore?Donde viven las historias. Descúbrelo ahora