DEPRESSIONE

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Piccolo avviso prima del capitolo:
Ho creato una raccolta di informazioni sui personaggi di Terminal, lo trovate sul mio profilo. Passate a dare un'occhiata! ;)

C'è una vecchia diceria che cita: il destro per la gioia, il sinistro per il dolore.

Una lacrima pianta per la felicità scende dall'occhio destro, mentre una lacrima dettata dalla tristezza cade dall'occhio sinistro.

Per anni, ogni qualvolta mi capitava di piangere, mi distaccavo sempre dal pretesto per cui piangevo, per testare che la diceria fosse veritiera. Spesso, quando piangevo per il dolore, e la lacrima scendeva a destra anziché a sinistra, m'intestardivo e mi arrabbiavo, dimenticandomi della causa del dolore, e quest'azione, ripensata in un futuro momento, mi faceva arrabbiare ancora di più perché significava solo una cosa: il fatto che fossi una bambina viziata.

Oramai, questo pensiero non convive più nella mia mente. Ho pianto troppe volte per poter valutare il lato destro o sinistro della lacrima.

La sveglia nell'IRN è dettata dal suono insistente di una campanella. Alzo lo sguardo solo per vedere Shannona girarsi dall'altra parte e fingere di non sentire il fracasso, anche se la cosa mi sembra alquanto improbabile.

Il suono mi fischia nelle orecchie, insinuandosi nei meandri della mia mente e impedendomi di compiere alcun tipo di pensiero se non il desiderio incessante di farlo smettere.

Mi porto a sedere, e lancio un'occhiata fuori dalla porta aperta. Il corridoio pullula di ragazzi e ragazze, che in fretta e furia si vestono e si preparano, per poi congiungersi tutti in una fila ordinata nel corridoio. Allungo lo sguardo sul fondo del mio letto, dove vedo una tuta rossa piegata ordinatamente. Mi alzo, lanciando un'occhiata veloce alla caviglia destra, e sollevo la tuta di fronte a me, stendendola lungo tutta la sua altezza. È una tuta intera, rossa, con una cerniera sul davanti per poterla indossare, ha le maniche e le gambe lunghe, e il colletto è alto. Mi tolgo i vestiti che ho indosso, rimanendo solo in mutande e canottiera, e la infilo. Il tessuto è caldo e confortevole, e mi trasmette sicurezza. È della mia taglia esatta, ed è abbastanza lunga da coprire la caviglia, e con sé, il bracciale.

Sul letto ci sono anche un paio di scarpe, dello stesso colore della tuta, e un elastico nero, per legare i capelli. Vedo con una nota di gelosia, che anche Shannona ha gli stessi vestiti ripiegati al fondo del letto. La campanella sta ancora squillando eppure lei non si muove di una virgola, finché vedo la sua gamba destra muoversi con un sussulto, facendo scattare a sedere la mia compagna di stanza. Ho paura che sia stato il bracciale meccanico, e ricordando l'episodio di ieri, evito il suo sguardo per paura che mi dica un'altra cosa cattiva.

Allungo una mano e afferro e infilo le scarpe, soffici come la tuta, infine mi lego i capelli in una treccia a spina di pesce, l'unica che mia madre mi abbia mai insegnato a fare.

Mi salgono le lacrime agli occhi al ricordo di lei, delle sue dolci mani calde che mi pettinano i capelli. Ne scendono due, entrambe dal lato destro.

Dentro di me maledico la diceria. Non è affatto vera, e questo lo dimostra.

Shannona si è vestita anche lei, e si è acconciata i capelli biondo platino in uno chignon confusionario. La sua candida pelle color del cioccolato risplende leggermente, per via del sudore che le imperla la fronte. Penso sia il dolore del bracciale. La sua tuta è molto più larga della mia, infatti Shannona è lei stessa piuttosto corpulenta. Seno grosso, fianchi larghi, braccia piene, gambe toniche. È bella a modo suo, ma di una bellezza diversa a cui sono abituata io. Mia madre non è mai stata una tutta forme, ma era bellissima anche lei.

Asciugo le altre lacrime che stanno cadendo, e punto lo sguardo su di lei, aspettando direttive. Non so cosa fare, né tantomeno dove andare. Shannona incrocia i miei occhi con i suoi da cerbiatto, e mi guarda con diffidenza.

Terminal, La Discendente || di B. J. PorterWhere stories live. Discover now