Capitolo III - Zayn è gentile

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Unattainable - Little Joy

“È impossibile,” dice Louis in maniera piatta, il secondo in cui Liam apre la porta della sua stanza. Ha le braccia incrociate, gli occhi induriti in uno sguardo fisso che spera faccia almeno un buco nel make-up antiproiettile di Liam. O tanti buchi. Cazzo, facciamo diventare ‘sto stronzo un formaggio svizzero, perché no?
Ma Liam inarca semplicemente un sopracciglio. “Di certo non stai parlando di Styles?”
“Sto assolutamente parlando di Styles,” scatta, distendendo le braccia lungo i fianchi. In qualche modo, cerca di indurire ancor più lo sguardo. “Ti rendi conto di avermi mandato a inseguire un coniglietto, sì? Un cazzo di coniglietto socialmente impacciato, docile da far schifo, strano e impossibile da decifrare?”
Un sorrisetto si forma sulle labbra di Liam ma lui non risponde, si limita ad appoggiarsi allo stipite della porta, osservando Louis con sguardo pacato.
Dato che Liam non sembra intenzionato a dire un bel cazzo di niente, Louis continua, la mascella serrata. “Non gli piaccio. Non vuole avere un cazzo a che fare con me. E, se devo essere sincero, non posso dire di non provare lo stesso. Non posso neanche dire che capisco appieno perché in primo luogo sto andando dietro a quel coso.”
Liam inarca un sopracciglio. “Coso?” domanda, divertito.
“Coso,” Louis conferma, piatto.
C’è una pausa, in cui Louis flette i muscoli contratti e si morde la lingua, e Liam lo sta guardando come se fosse il suo programma televisivo preferito. Stronzo.
“Quindi,” strascica lentamente alla fine, gli occhi che guizzano sul corpo di Louis. “Styles non sta abboccando all’amo. Abbiamo perso il tocco magico, eh?”
“Oh, non rompere i coglioni,” Louis gli lancia un’occhiataccia, superandolo per entrare nella stanza. Va dritto verso il letto, distendendocisi sopra e massaggiandosi le tempie doloranti.
No, non ha perso il suo tocco, grazie.
“Non mi deludere, Louis,” Liam sospira allora, chiudendo la porta e girandosi per fronteggiarlo. “Questo qui è importante. Estremamente importante. Non sarà riuscito a far colpo al primo tentativo, ma di sicuro ha fatto colpo sull’esame di Latino che abbiamo appena fatto. Inoltre, le mie fonti mi hanno detto che è stato nominato per il Consiglio Studentesco del prossimo semestre. Come Presidente.” I suoi occhi diventano di ghiaccio, il tono più affilato. “Che, come ben sappiamo, è una posizione già ambita. Da me.” Arriccia le labbra. “E non ho neanche menzionato cosa ha detto quella vecchia vacca di Alice Horan sul lasciargli tenere un discorso al galà di beneficenza della scuola il prossimo mese.”
Malgrado l’apatica frustrazione nelle sue vene, a Louis scappa un sorrisetto. I fallimenti di Liam gli causano sempre uno strano piacere. C’è qualcosa di indefinibilmente appagante al riguardo.
“Quindi, sono sicuro che non ci sia bisogno di spiegarti perché questo sia estremamente importante, Tommo.”
“Oh, ‘estremamente,’ oh-ho,” Louis gli fa il verso sottovoce. Oh, Liam e le sue spocchiose parole. Fanculo.
Liam continua, imperterrito, la postura rigida e muscolosa nell’aprire l’enorme borsa sportiva poggiata sulla scrivania. I suoi taglienti occhi castani catturano quelli di Louis. “Fallire non è tra le opzioni.”
Oh, va bene allora. Nessuna pressione o altro.
Una punta di ansia si fa largo attraverso i muscoli di Louis. Non è tra le opzioni. Come se Louis non lo sapesse. Questa è anche la sua unica possibilità.
Sta respirando dal naso quando affonda la testa sui cuscini di Liam (odorano della sua disgustosa colonia ed è quasi troppo per lui), premendo il palmo delle mani sugli occhi. Teso, si sente teso. Vuole solo stendersi e ascoltare qualcosa. Una canzone, qualsiasi canzone. ‘The End’ dei The Doors ci starebbe piuttosto bene, al momento.
This is the end, my only friend, the end…
“Tua mamma è in casa?” chiede alla fine Louis, sperando in un cambio di argomento, corpo e mente innervositi, occhi doloranti per la pressione delle mani. “Mi piace darle fastidio; è semplice – tutto quello che devo fare è salutarla e chiederle com’è andata la giornata.”
“Smettila di cambiare argomento,” Liam replica con freddezza, piegando un paio di calzini neri. I suoi movimenti sono così fluidi, così sicuri. Così Liam.
Louis contrae le labbra, ma non risponde.
“Tommo,” Liam continua, ed è detto in un tono serio abbastanza da far sì che Louis tolga una delle mani dagli occhi, gettando un’occhiata annebbiata a Liam. “È solo il primo giorno. Riprovaci domani. Devi solo fare quello che fai normalmente, okay? Inizia a succhiargli il cazzo. Quello funziona sempre.”
Louis sbuffa. “Forse.” Si copre gli occhi con un braccio, immaginando gli scenari (probabilmente è illegale fare pompini in biblioteca, vero?) prima di sorridere all’improvviso, lascivamente, altre immagini che fluttuano in cima ai suoi pensieri. “È una tecnica a prova di idiota, dico bene?” mormora colloquialmente, tenendo a bada il sorriso mentre soffia le parole. “Di sicuro ha funzionato con te.”
Può praticamente sentire Liam gelarsi.
Con un ghigno, dà una sbirciata da sotto il suo braccio e nota Liam in piedi, rigido, con una maglietta appallottolata nella sua mano. Stringe gli occhi quando i loro sguardi si incrociano, ma è più lascivo che altro.
“Dici bene,” replica lentamente, occhieggiando sfacciatamente Louis. “E funzionerà di nuovo.”
L’ambiguità dell’affermazione fa rabbrividire Louis, gli fa venir voglia di scivolare contro le parole e allungare le braccia per afferrarle.
Presto. Molto, molto presto.
“Non preoccuparti, Tommo,” Liam continua con calma, afferrando un paio di mutande da terra. “Ce l’hai in pugno. Ce l’hai sempre fatta. Ce la farai anche stavolta, così potrò vincere la mia borsa di studio e il mondo avrà di nuovo senso. Okay?”
“Sì sì, okay,” Louis brontola, sospirando. Sposta il braccio, così come i suoi pensieri, e si focalizza su Liam, che al momento sta ficcando magliette e calzini nella borsa sportiva. “Dove stai andando, allora?”
“In palestra.”
Louis sbuffa. “Così virile.”
Liam gli lancia un’occhiataccia. Louis ride.
“Il tuo Carissimo Fratello è in casa?” domanda, stiracchiando i muscoli. Qualcosa scrocchia.
“Sì. È in camera sua. Come sempre.” Liam alza gli occhi al cielo nel pronunciare quelle parole, afferrando un altro paio di mutande e odorandole con curiosità. A quanto pare hanno passato il test, perché le getta brutalmente dentro la borsa, insieme al resto.
Louis tira su col naso, canticchiando i The Doors mentre si controlla le unghie. Sono illuminate dalla luce del sole che filtra dall’enorme finestra della stanza. Louis ama la stanza di Liam – la sua architettura, non il fatto che sia la stanza di Liam. È uno spazio magnifico, pieno di luce solare e il soffitto è alto e gli angoli sono puliti ed è così largo e ampio e caldo.
Ma odia il fatto che sia piena delle polo sporche e troppo costose di Liam, dei suoi jeans su misura e delle sue scarpe fatte a mano che puzzano di pelle troppo trattata. Odia che ci siano bottiglie rovesciate e mezzo usate di profumo Givenchy e Marc Jacobs e Gucci in ogni superficie, odia i cumuli di monete luccicanti dimenticate qui e là e ovunque. Odia le banconote arrotolate disseminate in giro, odia la piccola busta di erba nel cassetto aperto della scrivania vicino al contenitore di vetro di cocaina e a tre iPod dimenticati, e odia che non ci siano poster o libri o CD o DVD o… qualsiasi cosa, davvero. Solo le tracce di un ragazzino ricco e superficiale. Solo falso e pulito nulla.
Ma è così che va il mondo, no?
 Alza le mani per aria, spazzando via i suoi pensieri, lasciando che la luce dorata delle finestre le investa completamente. Mani d’oro come leoni d’oro.
“È fatto?” grugnisce alla fine, sentendo il calore sulla pelle. Chiude le mani a pugno prima di lasciarle ricadere sul letto, lontane dall’aria, dalla luce del sole. Era troppo luminoso, in ogni caso.
“Probabile,” risponde Liam, distratto. “Gli ho chiesto di venire in palestra ma mi ha detto che vuole solo godersi il silenzio. Pensare alle cose. È così strano, cazzo.” Alza gli occhi al cielo, soffermandosi un attimo a scegliere una canottiera. “Ha bisogno di amici.”
Louis ride, fissando il soffitto bianco. È tutto così bianco in questo appartamento. “Lui ha amici, Payno. Noi siamo i suoi amici.”
Ma l’unica risposta di Liam consiste nell’alzare nuovamente gli occhi al cielo prima di avviarsi verso la porta. “Torno subito,” dice con tono annoiato, alle sue spalle. “Devo fare una doccia.”
Okay, allora. Bella chiacchierata.
Con un sospiro, Louis si costringe ad alzarsi dal letto, sentendosi inspiegabilmente stanco. Be’, non inspiegabilmente. Il suo turno al pub è durato più di quanto si aspettasse, dal momento che si sono trovati tra le mani un turbolento giovedì notte, quindi non ha staccato fino alle due passate. Quello, unito al fatto che la band che si è esibita – la band locale preferita di Louis, che si dà il caso sia anche l’unica band locale che Louis non ha totalmente preso per il culo – non gli ha permesso di andarsene fisicamente dall’edificio fino alle quattro.
Di solito gli piace stare durante tutta l’esibizione della band. Gli piace vederli suonare e gli piace osservarli mentre mettono in ordine e smantellano il palco; qualche volta, se è di buon umore, li aiuta persino con l’attrezzatura. C’è qualcosa di soddisfacente nel guardare la gente che si esibisce, eterei e intoccabili un momento, monotoni e ordinari quello dopo, quando staccano la corrente. Quando nascondono tutto e in silenzio si inchinano per concludere la scaletta della serata, quando le loro mani sono immobili e gli amplificatori sono spenti e i microfoni sono lasciati appesi a una corda che non si muove più. All’improvviso è come se fossero completamente reali. Solo un paio di canzoni che li contraddistinguono dai lavori comuni del mondo.
Non è divertente? Louis pensa di sì.
Ama così tanto la musica e ama la musica dal vivo ancora di più, ma trova divertente che l’incantesimo si rompa immediatamente quando subentra la realtà, mandando in frantumi l’illusione che il mondo sia più di quel che sembra. Quando gli accordi sono finiti e le chitarre sono sotto chiave e quando si sente il rullo della batteria in chiusura; all’improvviso non è più tutto melodia e ispirazione. È solo un gruppo di disadattati del cazzo sul palco, che suonano in un pub di merda perché non hanno sfondato e mai sfonderanno.
È la vita.
Con un’asciutta, pesante sensazione nelle ossa, Louis si rannicchia in sé stesso, cercando di stiracchiarsi. Probabilmente dovrebbe andare da Matthew, a schiacciare un pisolino prima del suo turno di stanotte.
Invece, si ritrova a camminare lungo il corridoio, fino alla porta chiusa alla fine di esso. Quella che è sempre chiusa. Sempre con il cartello ‘Non disturbare’ attaccato sopra.
Louis sorride, quasi affettuosamente, mentre lo osserva.
“Fratello Carooo,” chiama senza preavviso, bussando fastidiosamente a tempo con il ritmo delle parole. Sa che luiodia quando fa così. Quindi, ovviamente, Louis lo fa ancora più forte.
Dall’altro lato, sente un borbottio, uno strascichio di piedi, un colpo di tosse. Poi la porta si apre. Ed eccolo qui. Il piccolo diamante più bello, poetico, enigmatico e socialmente impacciato: Zayn Malik.
È magnifico, magnifico, e l’unico motivo per cui Louis non l’ha ancora supplicato senza mezzi termini di donargli il suo uccello è perché è il fratellastro di Liam e c’è una sorta di tacito accordo attorno all’argomento. In sostanza, Louis è abbastanza sicuro che Liam lo decapiterebbe, se lui si avvicinasse in qualsiasi modo al pisello di Zayn. Non l’ha mai messo in dubbio, non ne hanno mai discusso apertamente… ma è così. L’atteggiamento prepotentemente protettivo e aggressivo di Liam nei confronti di Zayn è la cosa più vicina al vero affetto che possiede.
“Zaynie,” Louis fa le fusa sdolcinate, sorridendo. “Oh, come mi siete mancati tu e il tuo sguardo da fattone.”
Zayn sbatte le palpebre lentamente. “Ci siamo visti stamattina,” borbotta, grattandosi il naso con la manica della maglia. È nera corvina e ha la parola “HIGH” stampata in rosso. E basta. È tutto quel che dice. Solo un’infinita maglia nera con lettere maiuscole che non potrebbero essere più schiette.
Che è fondamentalmente la sua personalità, riassunta in quel modo grazioso.
“Questo non vuol dire che non mi sia mancato,” Louis scherza, toccando la punta del naso di Zayn, che gli fa guadagnare un’occhiataccia e un sorriso. Solo Zayn Malik riesce a fare entrambe le cose. Contemporaneamente.
“Va bene, va bene,” borbotta, scacciando la mano di Louis e sorridendo con un angolo della bocca. “Ti annoi? Vuoi fumare?”
Dio, questo ragazzo è così prevedibile.
“Nah,” declina Louis, sbirciando oltre le spalle di Zayn all’interno della stanza. “Voglio solo rilassarmi. Liam è sotto la doccia. Probabilmente a breve me ne torno a casa.”
Zayn alza un sopracciglio ma non dice niente, lasciando entrare Louis e tornando a sedersi sul suo letto.
La stanza di Zayn somiglia a quello che probabilmente si troverebbe all’interno della lampada del genio. È ricoperta da sfarzosi colori e cuscini e strane lampade fatte di vetro colorato. Sul muro c’è un enorme quadro dipinto a mano raffigurante una pupilla, affianco a un enorme bong (è decisamente più alto di lui, ma fino ad ora si è sempre rifiutato di verificare le reali dimensioni malgrado le incessanti e divertite richieste di Liam) e ogni cosa profuma di cedro e muschio. È accogliente, se Louis dovesse descriverla in una parola. Impressionante, pure – Zayn possiede una quantità industriale di fumetti e libri (tutti scelte eccellenti e in eccellenti condizioni) e lì nell’angolo, vicino all’armadio, si trova il giradischi in stile retrò, accompagnato da una solitaria candela arancione. Zayn chiama quello il suo “posto di meditazione” ma Louis non l’ha mai visto fare niente del genere. Comunque, di solito lo sfruttano al meglio – Zayn possiede un’assurda collezione di vinili di cui va particolarmente fiero (possiede ogni vinile esistente di Stevie Wonder e Michael Jackson, cosa che gli piace far notare quotidianamente – solo un friendly reminder, sapete) e ha un sacco dei preferiti di Louis. Come i Beatles e George Harrison e The Moody Blues e The Doors. Ne ha anche qualcuno di Mamas & The Papas. E, grazie a Louis, alcuni dei Velvet Underground. Una piccola meravigliosa collezione, tutto sommato.
Una piccola meravigliosa stanza, davvero. Qualche volta fa venire l’emicrania a Louis ma perlopiù lo fa sentire sicuro. È più una casa questa per lui rispetto  agli appartamenti random dove dorme sporadicamente. L’appartamento di Liam e Zayn è una costante. Una delle poche costanti nella sua vita.
“Allora, come te la passi Zaynie?” domanda, lasciandosi cadere sulla sedia della scrivania. È verde limone e cigola ad ogni movimento.
Zayn alza le spalle. “Bene, credo. Tu?”
“Bene, bene, sì,” Louis annuisce, picchiettando su un luminoso e iridescente cristallo. È pazzo, Zayn. Dove cazzo compra ‘ste robe?
Zayn siede sul letto, gambe incrociate, osservando Louis con espressione annoiata. È sempre così tranquillo, Zayn. È così calmante averlo attorno. Non si lamenta mai. Probabilmente è per questo che Louis gli vuole così tanto bene – potrebbero stare seduti in silenzio per ore e Louis non dovrebbe fingere che gli interessi quel che ha da dire e Zayn non si sentirebbe a disagio. È piacevole.
“Che stai leggendo?” chiede Louis dopo un momento, spiando il libro aperto a faccia in giù sul comodino.
Zayn tira su col naso, alza le spalle e lancia un’occhiata al libro con occhi stanchi. “Parla di un ragazzo che inverte sogni e realtà. Va in giro senza sapere cos’è reale e cosa non lo è.”
“È una storia vera?”
“Non credo. Ma è una condizione reale.”
“Dici?”
“Credo di sì.”
“Bizzarro,” mormora Louis, fissando senza vederla la copertina. È disegnata in modo complesso, piena di forme e ricchi colori, ma Louis lo sta a malapena registrando, limitandosi a fissarlo. Ha la testa da un’altra parte, ma non ci può fare niente. È tranquillo. È piacevole.
“Ti sei mai chiesto se i nostri sogni non siano in realtà le nostre vite reali? E che quella che pensiamo sia la nostra realtà – tipo, adesso” – Zayn gesticola indicando l’ambiente circostante, fissando Louis con attenzione – “sia in realtà un sogno?”
Oh dio. Zayn è riuscito a fottergli del tutto il cervello in soli cinque minuti.
“Be’, tutto quello che ho da dire è che spero vivamente che non sia reale,” Louis accenna una mezza risata priva di umorismo, tornando in sé e sorridendo sarcasticamente al ragazzo corvino di fronte a lui. Questo è un buon modo per descrivere Zayn – ragazzo corvino. Raven Boy. ‘Blackbird’. Blackbird singing in the dead of night…
“Perché?” domanda Zayn, affascinato. Reclina la testa, un ciuffo di capelli color ebano che cadono davanti ai suoi occhi ancora più scuri. Ha veramente delle bellissime ciglia, così incredibilmente lunghe. Probabilmente gli si attorcigliano ai lampadari e ai ventilatori da soffitto. “Non ti piacciono i tuoi sogni?”
“Io non sogno, Zaynie. Il mio è un sonno senza sogni.” Sorride. Sente le labbra screpolate.
Ma Zayn si limita ad un sorriso triste in risposta, abbastanza piccolo da permettere a Louis di far finta di non averlo visto. “Tutti sognano, Tommo.”
“È confermato?”
“È confermato,” annuisce Zayn.
“Mh. Forse.” Non gli piace questo argomento. Ha lo strano sospetto che Zayn provi compassione per lui o qualcosa del genere. “Ad ogni modo, hai sentito del nuovo gioco di Liam?”
 Fortunatamente, questo cambio di argomento sembra sortire il suo effetto, perché invece della quieta empatia stampata sugli occhi di Zayn, li sta ora alzando al cielo, tornando a sdraiarsi sul letto e distendendosi, un braccio dietro la testa. “Lo sai che odio quella stronzata,” dice. “È una stupidaggine.”
“Lo so,” mormora Louis. A quale frase si stia riferendo, non ne è sicuro. “Ad ogni modo. Questa è divertente.”
“Mh.”
“Credo che lui quasi sicuramente mi odi. E siccome dovrebbe essere amato da tutti, è abbastanza divertente.” Si gira verso Zayn, sogghignando. “Devi ammettere che è divertente. Sono irresistibile, dopotutto.”
Zayn si limita a fissarlo, inarcando un sopracciglio, una mano poggiata sul petto. È tutto spaparanzato ed è bellissimo. “Chi è allora? Chi stai fottendo adesso? Su chi stai proiettando la tua infelicità? Chi è l’oggetto della tua insoddisfazione personale che insisti a indirizzare sugli altri?
È detto in maniera così, così asciutta che a Louis viene quasi da ridere.
“Va bene, va bene, basta,” Louis fa un mezzo sorrisetto, alzando le mani in difesa. “Non c’è bisogno di iniziare a fare un’analisi psicologica, Professor X.”
L’ombra di un sorriso passa sul viso di Zayn e Louis lo fa di rimando, solo un silenzioso brivido di irritazione lungo la nuca.
“Harry Styles,” rivela dopo un momento con tono casuale e atteggiamento vago. Si muove per sedersi sulle sue mani, incrociando i piedi sulle caviglie. Non riesce davvero a toccare il pavimento dalla sedia di Zayn. È più che leggermente irritante. “Ne hai sentito parlare? È nella classe tua e di Liam.”
A quello, il sorriso di Zayn svanisce.
“Harry? Te la stai prendendo con Harry?” si puntella sui gomiti e si acciglia profondamente, una disgrazia per uno con quei lineamenti dell’Olimpo. “Perché cazzo lo stai facendo?”
Louis lo guarda, un sopracciglio alzato. “Perché cazzo ti interessa?”
“È un bravo ragazzo, Tommo. Tipo, davvero un bravo ragazzo.”
“Ah sì? A me sembra un po’ matto.”
“È gentile,” dice Zayn con tono duro, ma si rilassa di nuovo sul letto. “Non abbiamo parlato molto, ma è sempre stato educato. È semplice parlarci. Non è un emerito coglione – e, lo sai, è raro qui intorno.”
Louis mormora il suo consenso. Quindi Harry Styles è educato. È per questo che Zayn e tutto il resto del mondo lo ama? È per questo che Liam si sente messo all’angolo come un procione?
Ci dev’essere qualcosa sotto.
“È spiritoso?” domanda Louis.
Zayn alza le spalle. “Non so. Non credo di essere mai stato nei paraggi quando ha avuto l’opportunità di esserlo.”
“È provocante? Attraente?”
“Uh. Forse attraente? Sì, è parecchio attraente. Ma non, tipo, eccessivamente, credo.”
“Ma che significa? Inizia le conversazioni? Dice sempre la cosa giusta? Appoggia la mano sul tuo avambraccio mentre parli?”
Zayn alza anche l’altro sopracciglio, in maniera assolutamente Edoardiana e parecchio indifferente. “Be’, questo è stranamente specifico.”
“Sto solo cercando di capire il tipo, tutto qua,” soffia Louis, distogliendo lo sguardo dalle sue unghie. Le mangiucchia distrattamente, le parole di Zayn che gli fluttuano in testa.
Syles non è spiritoso, non è provocante, ed è, diciamo, attraente. Favoloso.
“Lo sai, non ho intenzione di aiutarvi in questa puttanata che fate,” Zayn commenta dopo un momento, interrompendo i pensieri di Louis. Alza la testa alle sue parole, notando che Zayn lo sta già fissando. “Mi piace. È un bravo ragazzo. È tranquillo, sì. Forse un po’ noioso, suppongo. Ma sembra buono ed è davvero sveglio e non crea problemi a nessuno. Quindi non penso che vi aiuterò a fotterlo. Non mi è mai piaciuta questa cosa che fate tu e Liam. E decisamente non mi piace adesso.” La sua voce è vellutata e armoniosa, le parole che raffreddano l’aria con un soffio alla menta, e nonostante non ci sia niente di particolarmente tagliente in loro, c’è ancora qualcosa di affilato che sfiora i delicati peli delle braccia e della nuca di Louis.
Zayn non ha mai giudicato Louis, questo è vero. Ma, nonostante questo, ha sempre mantenuto questa sorta di… delusione nei suoi confronti. Quando si tratta di Louis, è così. Ha sempre contratto le labbra e annuito dopo una pausa ogni volta che si parlava di qualcosa riguardante Louis e la sua squallida fama, e questo ha effettivamente sempre concluso la conversazione, lasciando la bocca di Louis amara e il battito accelerato.
È come se Zayn pensasse che Louis sia una persona migliore, o qualcosa di simile. Il che è ridicolo. Al massimo. Superfluo, più di ogni altra cosa.
In ogni caso, il pensiero fa arricciare le labbra di Louis in una linea sottile, come il suo sguardo si allontana da quello del ragazzo moro, l’incenso della stanza all’improvviso troppo opprimente.
“Lo so,” dice Louis precipitosamente, turbato, mentre toglie le mani da sotto le cosce e comincia ad armeggiare con i bottoni della giacca. Si alza, atterrando sui piedi, guardando senza davvero vedere l’enorme pupilla sul muro. “Lo so, sì, grazie Zayn. Non ho chiesto il tuo cazzo di aiuto.”
“Bene,” Zayn annuisce con calma, apparentemente in pace con il mondo.
“Bene,” taglia corto Louis, la pelle che formicola con paranoico disagio.
Lui non è una bella persona. Non ci può fare un cazzo. Non ha intenzione di sentirsi in colpa per quanto sia fottuto dalla nascita. Non ha intenzione di piangersi addosso. Non ci può fare un cazzo e basta.
“Sarà mio in una settimana,” annuncia, forse un po’ troppo forte, dopo un lungo momento di silenzio. Alza la testa, lanciando un’occhiata a Zayn con la coda dell’occhio. Lui lo sta fissando di rimando, sdraiato sul letto, con i suoi profondi e rilassati e troppo consapevoli occhi scuri. “Per la prossima settimana, tutto questo casino sarà finito.”
“Pensi di poter influenzare questo ragazzino abbastanza da danneggiare la sua intera carriera scolastica? Solo perché sei bravo con la bocca?” Zayn non è neanche crudele, è questo il fatto. Non suona severo. È solo realistico. È un dato di fatto.
Ma Louis non ha nessuna cazzo di intenzione di scusarsi per quello che è o quello che fa.
“Esatto,” ride fragorosamente. Sembra forzata, ma non gliene frega un cazzo. “Sì, lo penso davvero.”
Tutto quello che Zayn fa è annuire, lento come miele versato.
“Okay.”
Ma Zayn non distoglie lo sguardo. E il colletto di Louis sta diventando troppo stretto.
“Me ne vado,” dice, cominciando a indietreggiare verso la porta. Mostra nonchalance, piegando le labbra in uno scaltro sorriso. “Puoi dire a Liam che gli scrivo domani, per favore?”
Zayn annuisce una volta. Ha le mani in grembo, le dita incrociate. Sembra un po’ distratto, come se fosse separato dal mondo, vivendo da qualche parte nel profondo della sua anima. Forse sta meditando.
“Ci, uh, vediamo domani, allora,” Louis soffia, una mano sulla maniglia della porta. Ha solo voglia di dormire. Oggi è stato estenuante.
“Forse, sì. Probabilmente. Penso che andrò a lezione domani.”
Louis solleva un sopracciglio, divertito, mentre gira la maniglia. Questo è un bene. Questo è meglio, più normale. “Ah sì?”
“Già,” Zayn mormora, e il suo sguardo si sposta per osservare fuori dalla finestra. “Ogni tanto mi piace la scuola. Mi sento soffocare qui dentro. Ogni tanto.”
Oh, Zayn. Sempre così filosofico.
“Certo. Bene, allora. A domani, probabilmente, Fratello Caro.” E prima che Zayn possa esibire un’altra perla di insensata saggezza, Louis gli lancia un bacio volante ed esce, spingendo le parole di Zayn in fondo alla sua mente.
 
**
 
Buona fortuna per oggi. Non deludermi.
Louis osserva il messaggio mentre finisce la sua terza sigaretta consecutiva in sette minuti. Liam del cazzo. Piccolo irritante ragazzino viziato.
Buttandosi col culo per terra, Louis espira, osservando il fumo che scivola fuori dalle sue labbra prima di infilare il telefono in tasca, il corpo solo un pochino teso di impazienza. È andato in biblioteca attorno alla stessa ora in cui Styles è entrato ieri, solo per trovare un grazioso assortimento di gente random che non era sicuramente Harry Styles.
Inutile dire che oggi è già cominciato peggio del previsto. Ancora meglio, a Louis è appena venuto in mente che non si è mai degnato di seguire Styles in qualunque altro posto che non fosse la biblioteca. Dal primo giorno, l’ha sempre visto andare lì.
Quindi, davvero, questo è più che un po’ angosciante. Perché se l’ha fatto fuggire fino ai confini dell’universo per lo spavento, allora Louis non ha la più pallida idea di come trovarlo. Neanche mezza.
Quindi.
Sta fumando come una fottuta ciminiera, agitando la gamba così tanto da dissotterrare qualche schifezza, e sta dando a più di un ignaro passante un’occhiataccia gratuita che persino lui si rende conto essere troppo irritante. E ora Liam gli sta scrivendo e sta facendo lo stronzo e il tempo sta passando così tanto lentamente ed è tutto così schifoso. Irritante e schifoso.
Mh. Forse Zayn sa dove se ne va in giro Styles.
È in procinto di tirare nuovamente fuori il telefono (e magari prendere un’altra sigaretta) quando improvvisamente scorge una familiare testa di disordinati ricci e un largo maglione marrone che scende sopra un paio di lunghissime gambe e un paio di enormi Converse bianche. E se Louis non va errato (non succede mai) quella è la ricetta dell’unico e inimitabile Mr. Harry Styles.
Forse il mondo non è ancora totalmente contro di lui.
Tirandosi immediatamente in piedi (è rimasto goffamente appoggiato ad un albero del cortile, uno dei più vecchi e grandi del laghetto), concentra l’attenzione sul ragazzo, notando le cuffiette bianche e l’enorme zaino e la posa scomposta dei piedi.
Sì, è chiaramente lui.
E ‘Lui’ si sta dirigendo direttamente verso la biblioteca. Apriti cielo, cazzo.
Trattenendosi dall’esultare e sospirare di sollievo, Louis si allontana dall’albero con efficiente velocità, camminando a grandi passi verso il ragazzo e l’edificio in questione. E grazie a dio Styles è nel suo piccolo mondo, occhi bassi e testa che si muove a tempo di musica, perché così non vede Louis fare questa maratona di merda, grondando di sudore mentre avanza, un ciuffo di capelli che gli casca di fronte agli occhi.
Grandioso. Ora è sudato e i suoi capelli fanno schifo.
È quasi in procinto di farsi vedere, quando improvvisamente inchioda, i piedi fermamente piantati per terra.
Perché qualcuno ha appena fermato Styles.
È solo una ragazza, bionda e con un bel sorriso e con gli occhi verdi.
Ma, il fatto è che quando ha visto Harry, il suo viso si è illuminato nell’incrociare la sua strada, prima che allungasse una mano gentile per posarla sul suo bicipite, attirando con successo la sua attenzione.
Ora, questo potrebbe sembrare un avvenimento irrilevante. Questo è esattamente quel che Louis stava cercando. Questo è esattamente quel che Louis ha bisogno di vedere – Styles interagire con altre persone. Perché Louis non ha ancora visto un’intera conversazione tra lui e chiunque e ha bisogno di capire come si comporti con gli altri, ha bisogno di vedere se può trovare qualcosa che gli possa dare qualche, qualsiasi, risposta.
Perciò pianta i fottuti piedi per terra e osserva sfacciatamente come gli occhi di Styles trovano quelli della ragazza. Li strizza in un sorriso gentile mentre si toglie immediatamente le cuffiette, voltandosi totalmente verso di lei per donarle la sua completa attenzione.
Okay. Quindi con gli altri è cordiale. Buono a sapersi.
Troppo lontano per sentire cosa si stiano effettivamente dicendo, Louis li osserva di sbieco, cercando di leggere il labiale di Styles, il suo linguaggio del corpo, il labiale della ragazza, il suo linguaggio del corpo… Tutto.
Be’, Styles ha chiaramente appena detto ‘Ehi, così così.’ E sta chiaramente sorridendo. Molto educato, molto genuinamente dolce. Okay. Ha un sorriso da killer, come un vero e proprio asfodelo umano, quindi è comprensibile perché le ragazze si affezionino subito a lui. Okay. Ha senso.
La ragazza comincia a chiacchierare, agitando i suoi, onestamente, splendidi capelli sulla schiena. Riflettono la luce del sole e risplendono d’oro ma Styles non ci bada neanche, concentrandosi invece con attenzione sul suo viso e be’… ascoltandola. Niente di speciale.
I minuti passano. Tutto quello che succede in realtà è che la ragazza parla e Styles sorride, ascoltandola e annuendo di tanto in tanto, a volte ridendo un pochino mostrando i denti. Una delle sue mani stringe le cuffiette e l’altra è dentro la tasca; non fa veramente altro, solo… be’. Presta solo attenzione alla ragazza. Tipo, sinceramente. Non sembra seccato o infastidito o altro.
Mh. Quindi. In conclusione.
Harry Styles scappa da Louis Tomlinson dopo un minuto di conoscenza, ma ascolta educatamente chiunque altro gli faccia perdere tempo in chiacchiere per ventisette ore.
Quale onore per il suo ego.
Con un sospiro, Louis si dondola sui piedi, sentendosi vagamente offeso. Questa è la prova ulteriore che a Styles non piaccia affatto Louis. Che va bene, chi se ne frega, ma cazzo. Il ragazzino non è attratto neanche un minimo da lui??
Passano circa altri cinque minuti prima che la ragazza finalmente prosegua per la sua strada, allontanandosi con un adorabile sorriso e agitando gentilmente la mano in segno di saluto. E sta facendo quella cosa – quella cosa dove cammini all’indietro mentre te ne vai, così puoi fissare l’altra persona il più a lungo possibile? Sì, sta facendo proprio quello.
Louis non può fare a meno di sogghignare. Styles è ovviamente popolare tra le ragazze, probabilmente solo per il semplice fatto che presta sincera attenzione a quel che dicono e non solamente al loro aspetto fisico. Essendo al contempo assolutamente adorabile.
Quindi forse questo è tutto quello che serve per essere amati qui intorno. Forse essere dolce e ingenuo è la chiave del successo. Cosa disse quel tipo? Quella famosa citazione o quel che è? Qualcosa come ‘Se piaci a tutti, sai di star facendo qualcosa di sbagliato,’ o qualcosa di simile.
Tutti amano Harry Styles perché è intelligente ed è nuovo ed è carino ed è gentile. Niente di profondo o insolito o selvaggio o discutibile. Solo un mucchio di denti e occhi e morbidi maglioni.
Quindi, allora.
Perché non sorride a Louis?
Vorrebbe rifletterci ulteriormente ma Styles ha già quasi raggiunto la porta della biblioteca. Quindi Louis si avvia, aumentando il passo fino quasi a trottare (non lo ammetterà mai dopo), ansimando per lo sforzo.
È così fuori forma, cazzo.
È con un tempismo perfetto che il suo palmo si posa per primo sulla maniglia della porta della libreria, immediatamente prima della mano di Styles – che invece finisce per afferrare quella di Louis.
Grazie, destino. E tutti gli altri dei. Questa ve la dedico.
“Oh! Chiedo scus-” Styles comincia, sorpreso, prima di posare gli occhi verde acqua (almeno con questa luce) su Louis. Immediatamente si rabbuiano. Fantastico. “Oh. Sei tu,” dice l’essere umano simile a un palloncino sgonfiato.
Irritato. Louis si sente irritato.
Ma lo nasconde, alzando invece un sopracciglio mentre la mano di Styles torna velocemente al proprio fianco.
“Be’, è un modo originale per salutarmi,” riflette Louis, allontanando la mano dalla porta. Fa un cenno a Styles, senza premere per conversare. Sorride e basta, facendo un passo indietro. “Dopo di te.”
Un debole rossore si fa strada sulle guance di Styles. “Mi dispiace,” dice, chinando la testa prima di tornare a guardare Louis, le labbra corrucciate. “Sono stato scortese.”
“Ma è stata una reazione onesta. Non mi può infastidire l’onestà.”
Le sopracciglia di Styles si inarcano per la sorpresa. “Suppongo di no.”
“Puoi andare per primo, comunque. Vai pure. Non ho intenzione di costringerti ad afferrare la mia mano per aprire la porta, o qualcosa del genere.”
Styles arrossisce nuovamente. “Non stavo…”
“No, lo so,” Louis ride. È una risata falsa, il suo corpo troppo impegnato ad afferrare anche il più piccolo segnale che arriva dalla calda pelle di Harry e dai fin troppo consapevoli occhi. “Sto solo facendo lo stronzo. Vai pure, tranquillo.”
Con un tentativo di sorriso riconoscente, Styles tira la pesante porta, tenendola aperta per permettere a Louis di entrare dopo di lui. Non è un gesto totalmente di cortesia, tuttavia, ma più uno obbligato, e il sorriso forzato e la tensione sulle spalle di Styles fa venir voglia a Louis di scoppiare a ridere, forte abbastanza da rimbombare nel tranquillo luogo. Come ieri, la biblioteca è silenziosa, buia, e riempita solo dal suono di voci smorzate e dal rumore di libri sfogliati. Forse di uno o due portamine.
“Quindi, uhm,” Styles comincia, schiarendosi la gola, e l’improvviso balbettio della sua bassa voce coglie Louis di sorpresa. Styles sta camminando di fronte a lui, veloce abbastanza da mantenere le distanze ma più lento rispetto al suo solito passo. “Cosa devi, ehm, fare qui? Tipo, qui dentro? Precisamente?”
“Mi stai chiedendo perché sono qui? Di nuovo?” Louis replica senza mezzi termini. Sorride compiaciuto, facendo scivolare le mani nelle tasche posteriori dei suoi jeans, gli occhi che seguono ogni passo di Styles.
Styles annuisce, osservandolo con occhi stanchi. “Sì.”
Il sorriso cresce. Stanno camminando verso il fondo della stanza – verso lo stesso tavolo buio dove Louis si è quasi rotto il piede. “Per vedere se ci fossi, ovviamente. E avevo ragione,” afferma semplicemente.
Sa che si sta comportando di nuovo in maniera sfacciata e imprudente ma… Ha bisogno almeno di rendere chiare le proprie intenzioni, o tutto questo non porterà mai da nessuna parte.
In risposta, Styles alza gli occhi al cielo. Non prova neanche a nasconderlo e sembra tutto tranne che dispiaciuto quando incrocia lo sguardo di Louis, le labbra serrate.
Louis stavolta non riesce a trattenersi – sbotta in una genuina risata.
“Non è la risposta che volevi sentire, immagino?” commenta, il divertimento ancora presente nella sua voce.
Raggiungono il tavolo sul retro, dove Styles comincia a sistemare le sue cose. Attento alla situazione, Louis mantiene le distanze, fermandosi qualche passo indietro, mani ancora nelle tasche posteriori. Styles è metodico nell’aprire la sua borsa, tirando fuori ogni oggetto e posandolo sul tavolo, il corpo mezzo ruotato verso Louis. Ed è ovvio che sia pienamente cosciente della sua presenza – lo sta guardando con la coda dell’occhio – e c’è qualcosa di eccessivamente rigido e inquieto nella sua postura.
Almeno si è accorto di Louis. Piccole vittorie.
C’è un breve momento di silenzio (e, oh, sembra che si sia portato uva oggi, che tipo bizzarro) prima che Styles alzi lo sguardo, le sopracciglia piegate in un’espressione corrucciata, il viso serio e aperto e distante, quei larghi, prepotenti occhi che osservano Louis dritto nei suoi. Sempre più strano, sempre più snervante.
“Non sto cercando di essere scortese.”
“Okay.”
“Ma non è, tipo, esattamente inaspettato che tu sia qui per… quel motivo.”
E, Cristo, non riesce neanche a dirlo ad alta voce.
Louis ridacchia di nuovo. “Diamine,” allarga il sorriso, dondolandosi sulle punte dei piedi prima di tornare sui talloni. “Odio essere prevedibile.” Ammicca e Styles distoglie lo sguardo all’istante, alzando nuovamente gli occhi al cielo. Ma ecco un altro rossore.
“È solo che è strano che tu sia così, tipo, fissato con me. Voglio solamente studiare, okay? Ho un sacco di compiti e un sacco di consegne e non so cosa tu stia cercando di fare, ma ho davvero bisogno di concentrarmi prima di andare al lavoro.”
Bene.
Questo è quanto, allora.
Come si dovrebbe continuare da qui?
“Va bene, allora,” dice Louis mentre si mordicchia il labbro sovrappensiero; Styles sta litigando con la zip della sua borsa, la testa bassa, il mento poggiato sul petto. Louis ripercorre la conversazione nella sua testa, cercando di trovare un appiglio. Mh. “Hai detto che devi andare al lavoro? Dove lavori?”
E, okay. Adesso deve ammettere che suona decisamente terribile.
“Non avevo intenzione di sembrare inopportuno,” aggiunge di corsa, tirando fuori le mani dalle tasche e portandole di fronte a sé sulla difensiva.
Styles gli rivolge una mezza occhiata. “Ma perché?”
“Perché cosa?”
“Perché vuoi sapere dove lavoro?”
“Be’, così posso-”
“Seguirmi anche lì?”
Un momento di panico. “Cosa? No-”
“Venire a trovarmi e distrarmi?”
“Dio, Harry,” Louis ride, un po’ a disagio, osservando le deboli frecce lanciate direttamente contro la sua testa. Merda. Al ragazzino non piace giocare, eh? “Queste domande… Non sono sicuro quale stile di approccio sia più aggressivo. Se il tuo o il mio.” Pondera le parole. “Tutto quello che sto cercando di fare è prenderci una pausa e uscire con te,” aggiunge, per sicurezza.
Ancora una volta, Styles china la testa, smette di armeggiare con la zip e lascia cadere la borsa sulla sporca moquette con un sospiro. “Senti, ti chiedo scusa-”
Louis sospira con più esasperazione di quella prevista, alzando una mano. “Davvero, non è necessario-”
“Ho solo bisogno di studiare,” Styles lo interrompe, deciso. Le sue spalle si abbassano con impotenza. “E non ho intenzione di dirti dove lavoro.” Quando alza la testa appare determinato, dure linee impresse sul volto senza assolutamente nessun margine di tolleranza.
Bene allora.
Non c’è nessun altro modo per continuare da qui, no?
Lentamente, Louis annuisce, lo sguardo che cade sulla sporca moquette blu-marrone con i suoi pezzi mancanti e le macchie di gomme solidificate. Non ha mai sentito il sapore della sconfitta come adesso. È così…
È così dannatamente imbarazzante.
“Okay,” dice piano, forse più a se stesso. Non ha niente in mano in questo momento. Non conosce abbastanza di questo ragazzino per giocare sui suoi interessi, non sa chi siano i suoi amici più stretti, non sa neanche quali siano i suoi tratti caratteriali… Cazzo. Fanculo.
Non ha niente in mano.
“Okay,” ripete di nuovo, occhi ancora sul pavimento, e solo poi realizza quanto possa sembrare un coglione. Con un sorriso forzato e lo sguardo disinvolto, alza gli occhi su Styles e cerca i suoi, infilando nuovamente le mani nelle tasche. Qualcosa passa sul viso di Styles quando i loro sguardi si incrociano, un’ombra di qualcosa. Forse è senso di colpa. Louis spera sia senso di colpa.
Forse si è appena innamorato di Louis? Hah.
“Lo capisco,” dice Louis, e prova a strizzare gli occhi nonostante stia bruciando di frustrazione. Non era mai accaduto prima. Doveva funzionare. Louis ne aveva bisogno. Deglutisce, mandando giù qualcosa di infame e disperato che gli bloccava la gola. “Ti lascerò in pace. Passa una buona giornata e tutto il resto.”
Styles lo sta ancora fissando, ancora in piedi vicino alla sedia, le sopracciglia scure e corrugate, gli occhi al momento grigi così, così tranquilli. Sono un po’ meno grandi del solito. E si sta mordendo il labbro. È una cosa che fa spesso, eh? Louis ne prende nota.
O non ha neanche bisogno di prendere nota? Perché sembra che tutto questo potrebbe finire con un buco nell’acqua.
“Addio, Harry,” dice infine, allontanandosi. Mostra per un attimo un ultimo piccolo sorriso prima di girarsi e andarsene, il sorriso che scivola via dal suo viso il secondo in cui Styles è fuori dalla visuale.
Tutto questo è semplicemente… un cazzo di casino. È un cazzo di casino.
Louis ne aveva bisogno. Ne aveva bisogno. Ma ha potenzialmente appena fallito. È finita. Di già. Non è mai, mai successo prima e Louis ne aveva bisogno.
E poi, ovviamente cazzo, riceve un messaggio da Liam.
Novità?
Lo ignora, infilando il telefono nella tasca posteriore dei jeans.
Un cazzo di casino.
Spinge la porta della biblioteca, uscendo prima di essere soffocato dalla polvere.
“Oi! Tommo,” una voce all’improvviso lo chiama, proprio mentre Louis avanza verso la luce del sole, asfalto ed erba.
Chi cazzo-?
Si ferma di colpo, sentendosi solo leggermente seccato (non è davvero dell’umore per chiacchierare in questo momento) prima che un sospiro di sollievo lasci le sue labbra alla vista di Zayn, che cammina lentamente verso di lui, indossando una maglietta e un paio di jeans neri, i piedi infilati nei sandali.
“Ehi, amico,” Louis lo saluta mentre Zayn gli stringe la mano e gli dà una pacca sulla schiena, prima di fare un passo indietro.
Zayn fa appena un cenno di saluto, gli occhi che scrutano il cielo.
“Sei appena arrivato?” domanda Louis.
“No.” Sta ancora osservando il cielo. Le ciglia lanciano ombre sulle sue guance. È un dono di Dio. Perché non può essere Zayn l’obiettivo?
Louis sospira con malinconia. O almeno, tanto quanto gli riesce.
“È una giornata di merda. Andiamo al pub?”
Gli occhi di Zayn trovano nuovamente Louis e annuisce. “Sì.” Cominciano a camminare, mentre aggiunge “Perché di merda?”
Un’altra piccola scarica di inferiorità e ansia lo attraversa. Ugh. “Perché, nonostante il fatto che io sia riuscito a far sì che persino quel cazzo di Liam Payne cadesse ai miei piedi, per qualche motivo non riesco neanche a farmi concedere un minuto della cazzo di giornata di Harry Styles.” Sorride, nel modo più orribile che gli riesce.
Per un momento, Zayn è silenzioso, il cinguettio degli uccelli e il chiacchiericcio degli studenti che riempiono l’aria tra loro.
“Forse non dovresti prendertela con lui, allora.”
Louis sbuffa.
Sì. Forse.
 
**
 
Sono seduti ad un merdoso tavolo eccessivamente laccato vicino ai bagni, la luce quasi troppo tenue all’interno del bar. Louis ha qualche problema a capire cosa ci sia scritto sul suo boccale di vetro.
È ancora di cattivo umore, sia Liam che Styles in cima ai suoi pensieri. Non ha ancora risposto a Liam che gli ha scritto un altro messaggio solo pochi minuti fa: ‘Lo prendo come un buon segno’ è quello che diceva e Louis vorrebbe lanciare il suo telefono dentro il più vicino gabinetto. Ma con la sua fortuna del cazzo, la Signora del Lago lo prenderebbe al volo e glielo lancerebbe indietro, le parole di Liam ancora luminose sullo schermo.
Ma fortunatamente è con Zayn, che non richiede molte attenzioni o conversazioni. Spende la maggior parte del suo tempo evitando il contatto visivo con il cameriere e strappando il suo tovagliolo in mille pezzi mentre mormora i suoi pensieri al tavolo. Nel frattempo Louis sta divorando il cibo (“offro io,” Zayn aveva detto non appena si erano seduti, come se non fosse ovvio, alzando gli occhi al cielo) e tutto è calmo e dimesso e Louis sta quasi cominciando a sentirsi un po’ meno come un fallimento.
Ma poi Zayn inizia a parlare.
“Harry è un bravo ragazzo, Tommo,” è quello con cui comincia, e Louis quasi si strozza con una patatina. Gli occhi scuri di Zayn si alzano al rumore, ma continua con la sua voce fumosa, le dita che giocano con le gocce di condensa sul suo bicchiere. “Non merita di essere coinvolto in quello che fate tu e Liam.”
Louis sbuffa, sentendosi men che magnanimo nei confronti del ragazzo. Nei confronti del piccolo stronzo.
“Credimi, Zayn. Non lo stiamo coinvolgendo proprio da nessuna parte,” dice in maniera sarcastica.
“Hai capito cosa voglio dire. Smettetela con queste stupide cazzate,” Zayn rettifica, imperterrito, gli occhi che perforano la fioca luce. Il che è strano. Oscurità che perfora oscurità. “Non ci sono molte persone che sopporto in questa scuola. Lui è uno dei pochi. Ed è sveglio, sì. Brillante, persino. E alla gente piace perché è attraente o quel che è. Ma non è aggressivo o pericoloso. Nonostante quello che pensa Liam, Harry non sta cercando di fotterlo.”
Mh. Forse. Probabilmente.
“Sì, okay,” Louis concorda dopo un momento, acchiappando una patatina con le dita sporche di sale.
Zayn lo osserva con attenzione. “Posso parlare con Liam, se vuoi,” Il che significa che è una cosa seria. Perché se Zayn si sta offrendo di parlare con Liam, è perché sa che Liam lo ascolta. Sempre. (Anche se non lo ammetterebbe mai.)
Una parte di Louis lo valuta per davvero.
Ma l’altra parte… be’.
Il fatto è che Louis è bravo in quello che fa. È eccellente in quello che fa. E non ha mai fallito. Mai. Ha avuto a che fare con persone riservate in passato, ha avuto a che fare con persone timide, e ha avuto a che fare con persone indifferenti. Quindi perché cazzo Harry Styles dovrebbe essere l’eccezione?
Perché questo è il fatto – non lo è. Louis non glielo permetterà.
No, è totalmente intenzionato a mantenere il suo record. Loro cedono sempre, sempre.
“Non lo so, amico,” Louis pondera, spingendo via il piatto di patatine e afferrando il suo già sporco tovagliolo. Le dita unte afferrano la carta sottile, strappandola. Alcuni pezzi gli si attaccano alla pelle. Che fastidio. “Tipo… è frustrante, sì. Lo è veramente da morire. Specialmente perché questo è l’unico che in realtà, tipo…” ‘Importa’ è quello che vorrebbe dire. Ma non lo fa. “È frustrante, ma la questione è che non posso negare che Styles si stia rivelando più difficile del solito, sì?”
Zayn alza gli occhi al cielo alle parole, e beve un lungo sorso dal suo bicchiere. Il suo sguardo è pungente e imperturbabile.
Louis non può trattenersi dal sogghignare. “Ma, in un certo senso, è una specie di sfida.” Soppesa le parole, percependo un’improvvisa calma prendere il sopravvento sulla sua precedente ansia. Una sfida. A Louis piacciono le sfide. “Mi piacerebbe capire quanto tempo mi ci vorrà per conquistarlo.” La rivelazione è quasi sorprendente ma lascia che un’ondata di sicurezza fluisca nelle vene di Louis. Che è esattamente quello di cui ha bisogno in questo momento.
Sorride mentre alza lo sguardo, sentendosi già più sereno.  
Zayn lo osserva con occhi scuri e immobili, le labbra in una linea sottile. “Sì, come vuoi,” dice alla fine, ma c’è qualcosa che rasenta la tristezza nei suoi lineamenti e, no grazie.
Non vuole niente di tutto ciò.
Sentendosi forse un po’ più infastidito dello stretto indispensabile, Louis butta giù il fondo della sua birra.
Niente di tutto ciò.
“Andiamocene,” grugnisce, mentre Zayn continua ad osservarlo. Irritante.
E con questo, raccolgono le loro cose, Zayn paga, ed escono dal buio pub all’esterno così luminoso che per un momento Louis rimane accecato.
Non parlano per il resto del tragitto fino all’appartamento e Louis comincia già a fare progetti per il giorno dopo.





Note di traduzione:
Brother Dearest/Brother Dear è il soprannome che Louis usa per Zayn, quindi lo troverete sempre tradotto con la prima lettera maiuscola.
- Louis, quando pensa (troppo, troppo!) tende ad associare le sue parole a titoli di canzoni/album. Spero di essere riuscita a mantenere questa particolarità senza creare confusione.

Gods&Monsters [Larry Stylinson • Italian Translation]Where stories live. Discover now