Capitolo IX - Signore e signori, Niall Horan

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Once Upon A Dream - Lana del Rey

"Perfetto."
Louis inarca le sopracciglia. "Perfetto? Sembro un fottuto cameriere."
Gli occhi castani di Liam si intrecciano con quelli di Louis nel riflesso dell'enorme specchio della sua camera, lanciando uno sguardo intenso nella sua direzione. Abbassa piano il mento, quasi sfiorando la linea sicura della spalla di Louis - completamente avvolta in un eccellente tessuto su misura che prude, cazzo - e accarezza con le labbra la pelle liscia sotto il suo lobo. Mani decise premono sui suoi fianchi, le dita che stringono forte e lasciano scappare un sospiro dalle labbra di Louis. Liam non distoglie mai lo sguardo.
"Sembri pulito," lo corregge in un sussurro, ma il fastidio nel suo sguardo è presto spazzato via dal desiderio. "Sei scopabile da far schifo. È impossibile che tu possa fallire."
Louis deglutisce alla sua immagine riflessa, osservando la sua giacca, la bianca camicia attillata, i suoi stretti pantaloni neri (che ha preso in prestito da Zayn perché il guardaroba di Louis consiste in quasi praticamente niente, a causa della mancanza di un armadio o, sapete, di una casa) prima di riportare gli occhi su Liam. Impone ai suoi lineamenti di rilassarsi, a se stesso di sorridere, spavaldo, mentre Liam lo osserva con gli occhi socchiusi e i pugni serrati.
"Lo so," risponde pacato, praticamente un borbottio nell'aria, ma suona più graffiato di quanto intendesse, le parole ruvide nella sua gola. "È impossibile."
Tuttavia, vedete, oggi è particolarmente importante che Louis appaia al meglio.
Perché Niall Horan sta arrivando.
La piccola rosa irlandese è giunta in città più tardi del previsto. Ovviamente, ha mandato a puttane i grandi piani di Liam che prevedevano che Louis si scopasse il ragazzino sul letto di sua madre, ma. Dettagli. Ha decisamente rappresentato un problema, comunque. Perché Horan sta arrivando oggi, oggi, e si dà il caso che oggi sia anche il giorno del famosissimo Gala di Beneficienza Payne-Malik.
Il che, come se non bastasse, si è ora anche trasformato in un fottuto ballo in maschera - grazie, Liam.
Vedete, si è quasi cagato sotto quando ha scoperto i rinnovati piani di Alice di Horan di posticipare l'arrivo di suo figlio ("Probabilmente sospetta le mie intenzioni nei confronti di suo figlio, o qualcosa del genere," Liam aveva sputato, il volto rosso, lanciando una pallina di gomma contro il muro con notevole intensità mentre Zayn e Louis lo osservavano con le sopracciglia inarcate. "Probabilmente pensa che io-" Si era interrotto, furioso. Louis aveva alzato gli occhi al cielo e Zayn sembrava preoccupato. "Mi sta sabotando, cazzo. Sempre! Odio quella vacca di merda!" E poi aveva pestato i piedi sul pavimento lucido, facendo tremare un paio di penne sulla scrivania lì accanto, e Louis aveva soppresso l'impulso di colpirlo in testa con un oggetto contundente). Quindi, in uno sprazzo di 'genialità', Liam aveva proposto questa cosa delle maschere ai suoi genitori.
"È geniale," aveva detto a Louis mentre gli passava una canna sul balcone quella notte, gli occhi bagnati di fumo e luce blu. Aveva inspirato bruscamente, le labbra rosse e velenose, sogghignando. "In questo modo, puoi scoparteli entrambi nello stesso momento e sputtanarli alla grande. Allora forse potremo davvero divertirci." Il fumo gli era uscito dalla bocca ad ogni parola. "Horan e il piccolo Styles. Scopati Horan nella macchina di sua madre, o qualcosa di simile. Ne sarà entusiasta. E puoi fare il cazzo che vuoi con Styles, hai carta bianca." Aveva fatto un altro tiro. "Ancora meglio, dopo potrai negare tutto se verrai immischiato. Avrai una fottuta maschera addosso! Non potranno saperne un cazzo!" Aveva riso, come se avesse detto qualcosa di incredibilmente ingegnoso.
Louis si era limitato a fumare la sua sigaretta, lo sguardo fisso sulla fredda città, una mano ficcata nella tasca della sua giacca. Aveva strizzato gli occhi per il vento freddo, per il fumo. Per le stupide fottute frasi di Liam.
"Capiranno che sono io. Harry saprà che sono io," è tutto quel che aveva detto, le parole a risuonare nella notte. Le ciocche più lunghe dei suoi capelli erano spettinate dal vento.
Liam aveva semplicemente alzato le spalle, imperturbabile. "Okay, allora non parlare con lui. Fai quel che devi e basta. Non potrà dimostrarlo, no?"
Louis aveva serrato i denti.
"Saprà che sono io," aveva ripetuto con fermezza, ma Liam sembrava un gatto che aveva ottenuto l'ultima ciotola di latte rimasta nel mondo. "Inoltre," aveva continuato, a voce più alta, prima che Liam potesse interromperlo. "Non verrà. Harry? Non verrà. Non gli piacciono queste cazzate sociali. Non gli interessano le feste, o quel che è, come a tutti voi." Allora aveva deglutito, rivivendo nella sua mente immagini di poco prima, quel giorno stesso - di Harry che si allontanava educatamente da un piccolo gruppo di persone che volevano chiacchierare con lui, probabilmente per chiedergli di unirsi alle attività extra scolastiche, da bravi ragazzi innocenti quali erano...
Aveva poi pensato al modo in cui Harry aveva gentilmente rifiutato, passando loro affianco con gli occhi puntati su dove Louis lo stava aspettando, poggiato contro un albero come un malandato barbone mentre si fumava una sigaretta, le cuffiette ficcate nelle sudicie orecchie, grattandosi le cosce con mani impazienti. Una garanzia.
Harry sceglieva sempre lui, quei giorni. Sceglieva sempre ciecamente Louis.
Louis doveva mettere da parte quel pensiero.
C'era stata solo una pausa momentanea.
"Be', allora è facile," La voce di Liam, divertita e sicura di sé, aveva vibrato. Louis aveva alzato lo sguardo su di lui, aveva visto le sue spalle rilassate e la sua costosa maglia e i capelli appena tagliati. "Dovrai dargli solo un motivo per venire, no?" e aveva sorriso.
Le parole erano state intrise di abbastanza allusioni da bloccarsi nella gola di Louis. Per poco non ci si era strozzato.
Ma si era limitato a fare un altro tiro e non aveva più aperto bocca per il resto della notte mentre Liam parlava e parlava e parlava - di grandi progetti, di se stesso, del suo proficuo futuro in quella cazzo di università che aveva dato inizio a tutto...
Ugh.
Ad ogni modo. Tornando al presente.
"Vuoi seriamente che mi fotta Horan e Styles oggi?" Louis domanda dopo attimi di silenzio, riempiti solo dalle occhiate lascive di Liam sul suo corpo allo specchio. Sta cominciando ad irritarlo irrazionalmente e non sa il perché. Di solito ama quando Liam gli ronza attorno, quando lo desidera da troglodita mucchietto d'ossa quale è. Ugh. "Entrambi? Alla stessa cazzo di festa?"
La sua bocca si arriccia mentre Liam gli annusa il collo e quasi fa le fusa, annuendo e rilasciando finalmente la sua presa ferrea dal fianco di Louis. Da qualche parte, un vago desiderio si fa strada dentro di lui, qualcosa di lieve e contorto che sente presente ma irraggiungibile.
Vuole Liam. Lo desidera. È scopabile. Ha i soldi che gli escono dal culo. Louis potrebbe cavalcare le code di quel frac - letteralmente e metaforicamente - e questo gli darebbe qualcosa nella sua vita. Liam è la scelta giusta. Lo è. Ed è la ragione principale per cui Louis ha deciso di fare tutte queste stronzate - lui vuole Liam. L'ha sempre voluto, fin da quando gliel'ha succhiato in quel vicolo, tanto tempo fa. (Che romantico.)
Il fatto è che ha sempre saputo qual è il suo posto con lui. Non deve fingere gentilezza o educazione. Nessuna puttanata romantica. Sono entrambi incasinati ed egoisti e arrabbiati ed edonistici e primitivi e non gli importa usare le altre persone per raggiungere i loro scopi. Funziona con Liam. È facile con Liam. È la versione vincente di Louis. E se mai si uniranno - tipo, mettersi 'insieme' o quant'altro, quando Liam finalmente si arrenderà a Louis... sarà una vita meravigliosa. Di sicuro.
Louis è stato attratto da Liam per la semplicità del loro rapporto. Per il fatto che sa che Liam lo vuole. Sa cosa prova per lui. Cosa pensa su di lui. Cosa Liam si aspetta da lui.
È così completamente l'opposto di Harry. Louis non sa mai che cazzo Harry stia pensando o come si senta. Non sa mai cosa Harry farà o dirà. Louis non sa assolutamente nulla di lui e si sente fuori dal suo fottuto habitat naturale e non è neanche sicuro che Harry lo voglia. Pensa di sì. Probabilmente sì. Il modo in cui la sua pelle si scalda e il modo in cui i suoi occhi non si allontanano mai... Il modo in cui a malapena tocca un libro quando è con Louis adesso, limitandosi ad appoggiare il mento sulla mano e ridere alle battute di Louis e ascoltare le sue storie e prenderlo in giro con quella sua morbida e bassa voce...
Louis probabilmente dovrebbe rendere partecipe Liam dei suoi progressi. Sta distraendo Harry. Dovrebbe dirglielo. Dovrebbe anche probabilmente dirgli che hanno iniziato a messaggiare. Un po'. Forse tanto, dipende dagli standard. Ma Liam non ha detto nulla su un presunto peggioramento dei voti di Harry a scuola, quindi.
Quindi perché informarlo? Chiaramente non è un problema.
Sbatte le palpebre, uscendo dal suo stato confusionale mentre Liam si allontana, sogghignando con aria di vittoria. Cazzo, deve darsi un contegno. Osserva il riflesso della sua schiena dallo specchio.
E poi il suo telefono vibra contro la sua coscia.
Gli occorre una ferrea concentrazione per ignorarlo.
"Se c'è qualcuno che può farlo, Tommo, quello sei tu," Liam dice, e Louis dimentica momentaneamente di cosa stessero parlando. "Tu e quella tua bocca." Liam incrocia il suo sguardo e piega le labbra, per poi tornare a frugare nella sua pila di vestiti. Deve scegliere il suo completo per il gran giorno. Deve mostrare al giovane Horan chi comanda.
Louis contrae le labbra, le dita che sfiorano il cellulare attraverso il tessuto dei pantaloni aderenti, osservando le linee del corpo di Liam mentre ordina le camicie. Si sente nervoso e trasandato. Questi vestiti sono della taglia sbagliata ed estranei e troppo stretti per lui. È stufo di essere la bambolina di Liam.
Strattona il colletto della sua camicia e chiude di scatto la cintura dei pantaloni.
"Sai, ho sentito che Alice Horan aveva intenzione di organizzare una festa stasera. Per presentare suo figlio." Liam continua, ignaro della crisi interiore di Louis, rompendo il silenzio e apparendo decisamente furibondo mentre getta per aria camicia dopo camicia con una mano, sbottonandosi i jeans con l'altra. "Stasera! Ti rendi conto? La stessa cazzo di notte del Gala annuale dei miei genitori? Annuale, Tommo - cioè, la facciamo tutti gli anni."
Ma non mi dire, Sherlock.
Louis lo osserva dallo specchio, le labbra contratte. Si sente teso. Stranamente teso. Quando ha intenzione di arrivare questo ragazzino? Merda.
Vuole controllare il cellulare.
Ma non con Liam presente.
"Stupida vacca di merda," Liam impreca sottovoce, bevendo un abbondante sorso di qualcosa che brilla d'oro quando avvicina il bicchiere alle sue labbra. (Dove diamine se l'è procurato?) L'intera faccenda in qualche modo sembra molto sinistra - qualcosa in cui Liam è sorprendentemente bravo. Louis non ha paura di lui - come potrebbe aver paura di un bambino? - ma non è così stupido. Liam potrebbe anche essere un completo idiota, ma... ha potere e un'indole vendicativa. Una combinazione letale. "Non sarebbe una cattiva idea se mettessi su un vero e proprio spettacolo stasera, sai," sogghigna, lanciando un'occhiata a Louis, appoggiando il bicchiere.
Louis inarca un sopracciglio. "Vuoi davvero che rovini la festa che la tua famiglia sta organizzando?"
"Gala di Beneficenza," lo corregge Liam.
"Dettagli," Louis sospira, alzando gli occhi al cielo. "Tutta questa roba in maschera non è stata organizzata in mio onore per aver fatto passi avanti con Harry?" è un commento secco, carico di sarcasmo e occhi socchiusi.
"Due piccioni con una fava," Liam sorride, imperturbabile.
"Non verrà," Louis dice dopo un attimo, una volta che Liam ha scelto la sua camicia. È nera, con piccoli graziosi bottoni neri. È un po' sgualcita. Probabilmente se la farà stirare dalla governante.
"Verrà," Liam risponde immediatamente, infilandosi un paio di pantaloni neri. Gli occhi sono focalizzati sul problema attuale, valutando il vestito alla luce. L'orologio d'argento al suo polso appare enorme.
Senza pensarci, la mano di Louis sfiora nuovamente la sua coscia. Inarca un sopracciglio prima di incrociare le braccia al petto, costringendo il corpo in una posizione di esasperata indifferenza. Perché Harry probabilmente non verrà. Non ne hanno più parlato da quella notte al negozio di musica, e sinceramente... Louis non vuole che venga. Più o meno. Forse? Cazzo, non lo sa nemmeno lui.
"Sul serio, Liam," sospira, spegnendo il cervello, "Non credo che-"
"Oh, verrà," Liam garantisce, e il suo sorriso appare così offensivamente bello che Louis vorrebbe scavare la sua pelle con le unghie. "Verrà violentemente, ne sono certo. Per te." Appoggia i vestiti scelti sul letto mentre dà spettacolo leccandosi le labbra, muovendo oscenamente le sopracciglia, ed è una situazione così naturale tra loro che non dovrebbe mandare segni di rovente fastidio attraverso la spina dorsale di Louis, ma. È solo... sgradevole e inquietante, cazzo.
Lui non... non...
Liam non dovrebbe parlare di Harry in quel modo. Non è giusto nei suoi confronti. È innocuo.
"Lo sai, Liam," dice Louis, e il suo tono è molto cauto, quasi come se stesse parlando ad un socio d'affari o a un bambino capriccioso (stessa cosa, davvero). Fa una pausa, lasciando che l'aria tra loro si calmi un po', osservando un solitario ammasso di polvere sul pavimento. "Forse Harry non è poi così tanto pericoloso come lo dipingi tu." Di sbieco, vede Liam gelarsi. "Forse è... non lo so. Forse dovremmo gettare la spugna con lui. Dimenticarcelo. È un bravo ragazzo, sai? Non è nei suoi progetti 'de-tronizzarti' a scuola, o quel che è. Credimi. È solo-"
"Non è questione di 'de-tronizzare', porca puttana," Liam dice all'improvviso, tagliente, voltandosi per fissare Louis. Indossa solo i pantaloni e i calzini - nient'altro. Lo sta distraendo. Tutta quella pelle bianca che Louis desidera, che Louis probabilmente riuscirà ad avere.
Per qualche ragione, il pensiero lo lascia indifferente. "La questione è che lui potrebbe fottere il mio posto" - infilza ripetutamente il pollice nel petto mentre parla, come un bambino viziato - "all'unica cazzo di università per cui mi sto preparando da tutta la cazzo di vita. La questione è che lui si porterà via il mio futuro. I miei genitori mi hanno preparato per questo da quando sono nato, porca puttana!"
"Sì, ma-"
"Hai paura, Louis?" La domanda suona inaspettatamente pesante, e la testa di Louis quasi esplode quando si gira per guardarlo. Gli occhi di Liam sono freddi. Di ghiaccio. Forse appena spaventati. "Hai paura che questa possa essere la conquista che non riuscirai ad ottenere? Che fallirai per la prima volta?"
C'è qualcosa riguardo al modo in cui dice 'fallire' che manda un'ondata di rovente irritazione attraverso Louis, gli occhi che si socchiudono immediatamente. Liam si avvicina, gli occhi infuocati. Sicurezza, potere, e tutte quelle stronzate. Sta osservando Louis con attenzione, osservando il modo in cui le parole lo travolgono. "Non riesci a conquistarlo. Non ce la fai. Non è forse così?"
Sfida, sfida, sfida.
Si fa sempre più vicino, soffiando un caldo respiro contro le guance di Louis. "Non riesci a conquistare me," sussurra.
Louis digrigna i denti, serrando i pugni. Non incrocia lo sguardo di Liam, principalmente perché non può. Perché potrebbe davvero prendere a pugni il coglione, con le sue viscide parole e l'asfissiante colonia di merda che costa più di quanto potrebbe mai valere.
"Stai diventando più debole, Tomlinson?"
"No," sputa immediatamente, più duro di quanto volesse. "No, cazzo. Ce la farò, okay? Sarà mio. Anche il giovane Horan. Entrambi. Dammi solo una notte e saranno entrambi miei."
Il sorriso di Liam è abbastanza da incendiare il sangue di Louis. È un sorriso conosciuto, un sorriso vincente, un sorriso che racconta la storia di un ragazzo che ottiene sempre quel cazzo che vuole. Louis lo odia, lo odia da morire in questo momento, ma la sua bocca è serrata, e si limita a fissare il pavimento più intensamente che può, mentre Liam gli passa affianco, strisciando una mano senza calli - che non ha mai visto un giorno di lavoro - contro il suo fianco.
"Ottimo," è tutto quello che dice, e lascia la stanza, lascia Louis in piedi al centro di essa senza più nulla.

Gods&Monsters [Larry Stylinson • Italian Translation]Where stories live. Discover now