Capitolo XI - Louis è un po' perso

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Motion Picture Soundtrack - Radiohead

È il periodo più bello dell'autunno. Tutti gli alberi in fiamme, le loro foglie inondate di differenti sfumature di fuoco, il cielo è bianco e caldo, l'oro e l'argento che svettano alle estremità, e l'aria è secca come i ramoscelli che scricchiolano sotto i piedi di Louis.
Sta camminando con decisione, anche se in maniera un po' frastagliata. Frastagliata come il suo attuale stato d'animo e come i capelli sudici che non si è neanche preoccupato di lavare in circa una settimana. Fa decisamente cagare, ad essere sinceri, i peli incolti sparsi sul viso giusto un po' troppo lunghi per essere etichettati come 'barba'. Indossa la stessa vecchia lurida giacca, le sue scarpe di merda, i suoi skinny jeans neri strappati e troppo stretti, e la sua maglietta di Rod Steward perennemente macchiata.
Tutto sommato, non può fare a meno di sentire una leggera fitta di imbarazzo.
Harry probabilmente lo manderà a quel paese nel secondo in cui lo vedrà, dato il suo aspetto trasandato e incasinato. E, sinceramente, sarebbe il miglior risultato possibile ora come ora, anche se il pensiero fa sentire i denti di Louis fragili come il legno.
Ma, no.
No, Louis non ha più tempo per concedersi queste stronzate sentimentali. Ha già speso l'intera fottuta settimana a cercare su Google i suoi sintomi per paura che stesse morendo - non ha più bisogno di soffermarsi sulle 'sfortune' della vita. Si è cacciato lui in questo casino. Ha firmato di sua spontanea volontà per questo. Quindi ha intenzione di andare fino in fondo. Perché lui è Louis Tomlinson, cazzo, e se è stato capace di uscire dalla vita della sua intera famiglia mentre dormiva senza pensarci due volte, allora chiaramente non avrà problemi a rompere il cuore di un ragazzino.
Man mano che si avvicina alla scuola, aumentano i corpi avvolti dalle sciarpe che stringono le bevande di Starbucks, come aumentano le giacche e le risate monotone. In un breve momento di distrazione, si trova a fissare il tè di una ragazza con aria assetata; lei inarca un sopracciglio, un misto tra sfida e irritazione che Louis quasi accetta perché le sfide sono praticamente la sua cosa preferita. Ha una mezza idea di strapparle la bevanda dalle mani piccole e nervose, scolarsela in un sorso e restituirle il bicchiere vuoto solo perché lui può. Ma fortunatamente, reprime l'impulso, distogliendo invece lo sguardo e continuando a trotterellare in avanti, tenendo gli occhi aperti per l'unico motivo per cui è in giro nel suo ventoso e pittoresco giorno autunnale direttamente dall'inferno. Si guarda intorno, leccandosi le labbra screpolate, cercando Harry tra la massa.
Una parte di lui vorrebbe trovarlo immediatamente. Una parte di Louis vorrebbe non vederlo mai più. È un po' una situazione di merda.
Arrabbiato con se stesso, (deve smetterla di pensare a stronzate come quella), si morde l'interno delle labbra, aguzzando la vista mentre fa scricchiolare le foglie cadute sul marciapiede, il freddo che comincia ad entrargli nelle ossa.
Ce la può fare, okay? A questo punto, deve decidere in fretta cosa vuole fare. Quindi deve farlo. E il più velocemente possibile, anche se al momento ha l'aspetto di un cadavere.
Quindi, cammina con passi pesanti, la postura rigida, le articolazioni tese, la spina dorsale dritta come se avesse barre d'acciaio conficcate nel suo corpo. Con ogni passo, compone una fortezza dentro di sé, ogni passo che sistema un nuovo mattone.
È una fortezza. Louis Tomlinson è una fortezza. Impenetrabile. Forte. È una fottuta fortezza e rimarrà l'ultima in piedi, semplice. E così procede a passo lento.
È quando Louis comincia ad avanzare verso il laghetto, che lo vede.
È quando si trova davanti all'albero contro il quale si siedono sempre - la corteccia grigia e contorta, le foglie ormai cadute, solo quelle marroni, mosce e ricurve che rimangono ancora attaccate disperatamente - che vede il solito paio di pulite Converse bianche, un maglione arancio scuro, e una testa castana, che splende dolcemente chinata su un libricino che giace tra le gambe incrociate del ragazzo. Ogni cosa in quella visione è Harry, così semplice, e sarebbe davvero dovuta finire lì, ma in realtà non accade.
In qualche modo, Louis si ferma di colpo, la vista di Harry che spinge fin troppa aria fuori dai suoi polmoni e fa scorrere qualcosa di tagliente e allarmante nelle vene. Sembra pericolosamente adrenalina e Louis non sa che cazzo significhi, perché non ha appena sniffato e non ha appena ricevuto un pugno in faccia e non ha appena corso per tutta la città per evitare la polizia. Sta solamente fissando la figura china e solitaria di Harry, circondata da gruppi di studenti. Tuttavia, in qualche modo, Louis non riesce a respirare.
Senza rimuginare troppo su cosa questo significhi (no, grazie), i suoi piedi riprendono a camminare, ma questa volta con più determinazione. Sta marciando concretamente verso il ragazzo, fissandolo senza battere ciglio perché è improvvisamente e inspiegabilmente sopraffatto dal desiderio di vedere la faccia di Harry quando si accorgerà di lui. Vuole vedere cosa faranno i suoi occhi, cosa farà la sua bocca, dove metterà le mani... non ha davvero nessun senso ma ha bisogno di vedere quando Harry lo vedrà.
E poi accade.
Harry alza la testa dal suo libricino mentre il rumore di foglie calpestate diventa più forte, e i suoi occhi scivolano subito in quelli di Louis, mandando il mondo in cinque direzioni diverse. La sua espressione assente si trasforma in sorpresa che si trasforma poi in autentica gioia e i piedi di Louis vacillano di nuovo perché è gioia quella presente sul viso del ragazzo. Lontanamente, è consapevole del fatto che nessun altro lo stia guardando nel modo in cui lo guarda Harry. Non c'è nessuna lussuria primitiva nel suo sguardo, non c'è nessun bisogno o richiesta o volere o derisione o stanchezza o giudizio o paura o qualsiasi altra cosa con cui Louis è così abituato ad essere guardato. È semplicemente gioia, nient'altro, e Louis se ne sente già dipendente perché lo fa sentire bene ed è una sensazione nuova e non ha nessun senso.
Ma poi, da vero stronzetto quale è, Harry chiude il suo libro, senza mai distogliere i suoi occhi grandi e gioiosi da Louis, e si alza, le gambe lunghe e infinite mentre trova un appiglio tra le radici e il fogliame dell'albero. Poi diventa anche peggio, in qualche modo, assolutamente peggio, perché comincia a camminare verso Louis con entusiasmo, come se aspettare i cinque secondi in più che Louis avrebbe speso per raggiungerlo fossero cinque secondi sprecati.
Buon dio. Ma che cazzo.
Louis non riesce ancora a respirare. Forse è il motivo per cui improvvisamente un'orribile, orribile sensazione comincia a scorrergli nelle vene mentre guarda Harry venire verso di lui; una sensazione che, per la prima volta nella sua vita, gli dice che non può vincere. Che è destinato a fallire e non c'è niente che possa fare per impedirlo.
Ma no, col cazzo.
Prova a scacciare il pensiero, prova a mandarlo giù perché possiede ancora il libero arbitrio e in questo momento il suo libero arbitrio ha stretto un patto con Liam; ma poi Harry lo raggiunge, fermandosi ad una distanza di sicurezza, il sorriso che gli esplode sul viso.
"Louis," lo saluta senza fiato, il sorriso meravigliosamente ampio. Forse neanche lui riesce a respirare.
"Ehi straniero," Louis ricambia il saluto, sorridendo debolmente, ficcando le mani tremanti nelle tasche. I suoi occhi scivolano immediatamente sulle labbra di Harry, il loro ultimo incontro che improvvisamente decide di farsi vivo nella sua memoria perché il mondo si diverte sempre a farsi due risate alle sue spalle.
Merda. Harry ha tentato di baciarlo. Harry voleva baciarlo. Harry lo vuole.
Louis ha bisogno di una sigaretta. Peccato che non ne abbia neanche mezza.
Harry continua a sorridergli con dolcezza, anche se un po' titubante, osservando i dettagli del viso di Louis. "Tutto bene?" domanda, morbido come crema di mele. Ha ancora quel suo libricino in mano. È così studioso.
"Tutto bene," Louis annuisce, cercando saldamente di distogliere lo sguardo dalla bocca di Harry. Gli fa sentire la pelle bollente in un modo che gli è completamente estraneo. Non è sicuro se sia desiderio o meno - il desiderio di solito non è esattamente così. Questo è meno confortevole, più estraneo e astratto. Difficile da identificare. Il desiderio è semplice. "Tu?"
Harry annuisce di rimando. "Sì," dice dolcemente. Poi, immediatamente, il suo sorriso cresce. "Sei qui," dice, timido e felice, spostando una boccolo ribelle dalla fronte con una mano, il pollice che accidentalmente pizzica le ciglia, facendolo sussultare. Sbatte le palpebre più volte, rapidamente, prima di ricomporre il sorriso felice e riportarlo su Louis, unendo le mani dietro la schiena e mordendosi le labbra. Sembra quasi civettuolo. Ingiustamente dolce e delicato.
L'intera fortezza che era una volta Louis Tomlinson viene colpita da un macigno catapultato sul fianco. I mattoni sono polverizzati. I danni sono molteplici.
Louis potrebbe essere fottuto.
"Sono qui," ripete inutilmente, sentendo le mani improvvisamente pesanti. Si schiarisce la voce, guardando verso il cortile della scuola perché guardare Harry pompa ancora più piombo nel suo stomaco e catapulta più macigni.
Segue un breve e tortuoso attimo di silenzio, e una rapida occhiata al viso di Harry gli dice che il suo sorriso sta diminuendo ogni secondo che passa.
"Sono felice che tu sia venuto," Harry tenta a bassa voce, gli occhi leggermente tristi, ma il sorriso non si allontana dalle sue labbra. "Mi sei mancato."
Un'altra ondata di adrenalina. Cristo. Che cazzo gli sta succedendo? Forse ha bisogno di fare una visita al sito dei Medici Online.
Louis si schiarisce la gola, strisciando appena i piedi mentre osserva le foglie sparse per terra. "Sì sì, anche tu," è tutto quel che dice, il tono un po' basso, e segue ancora più silenzio.
Nonostante stia fermamente evitando il suo sguardo, Louis sa che il sorriso di Harry si sta trasformando in un cipiglio profondo. Lo sente. Lo sta facendo impazzire, ma onestamente non sa cosa dire perché ha preso la sua decisione su come andranno le cose d'ora in poi, e devono cambiare. Prova a scorrere un paio di frasi nella sua testa, nessuna delle quali suona giusta, fino a che non ne sceglie una. È decente.
"Non pensavo di trovarti qui, sinceramente," dice con un'alzata di spalle, studiando la corteccia di un albero vicino.
"Perché?" chiede Harry, e c'è confusione nel suo tono.
Louis allunga una mano per toccare la corteccia. È molto ruvida, molto fredda. Fa spallucce. "Non so. Pensavo che fossi uscito con alcuni amici o... Qualcosa di simile." Arrischia una rapida occhiata a Harry. Già. È corrucciato. Un sacco. Louis si sente come se gli avessero spaccato la testa in due. "Lo sai, dovresti frequentare alcuni di quei tuoi compagni di classe. Lo sai che amerebbero averti nel loro gruppo. Dato che sei il ragazzo d'oro della scuola eccetera." Sorride in modo sardonico e prova a incontrare gli occhi di Harry, la mano che ancora scortica la corteccia. Harry non ricambia il sorriso. Louis si schiarisce la gola, distogliendo nuovamente lo sguardo. Strappa altra corteccia. "Dovresti provare a farti degli amici, Harry."
"Te l'ho già detto," dice lentamente, e a Louis non sfugge il tono ferito della sua voce. "Non vado d'accordo molto facilmente con le persone. Ho preferito aspettare te."
"Ma non sapevi se sarei venuto oggi," afferma Louis, lasciando cadere la mano e donando la sua completa attenzione a Harry, indipendentemente da quanto sia difficile. Louis è forte.
"No, non lo sapevo," Harry concorda, la frustrazione che spinge sui suoi morbidi lineamenti. Louis si sente un completo stronzo. Si sente a disagio, il corpo in conflitto con il cervello. Migliaia di messaggi contrastanti dentro di sé. Scoppiano come bombe, crepitano come fulmini. "È per questo che ti ho aspettato tutti i giorni."
E, oh, dio. L'ha aspettato tutti i giorni? Tutti i giorni?
Louis sente come se il suo stomaco stesse attualmente ospitando un acquario, ogni cosa che improvvisamente nuota. Niente più elettricità, solo melma paludosa e alghe. Uno o due calamari, forse.
"Mi hai aspettato tutti i giorni?" domanda, un po' vacuo. Infila le mani nelle tasche, le nocche che sfregano contro il jeans.
"Sì," Harry annuisce con sicurezza, ma un rossore sta iniziando a scaldargli le guance. "Sì, ovvio che l'ho fatto."
Ovvio che l'hai fatto.
Louis deve distogliere lo sguardo. Così non va.
"Mi dispiace," dice, prima di potersi fermare.
Harry tace.
"Sinceramente sono stato veramente di merda," Louis ammette con calma, e questo non è il modo in cui doveva andare, ma sembra che non riesca a trattenersi, cazzo. È diventato tutto così difficile. Quando cazzo è successo? Dov'è finita la 'semplicità'? Perché se n'è andata?
"A causa mia?" Harry domanda a bassa voce, osservando Louis con attenzione. Le sopracciglia sono corrucciate e sofferenti, sembrando appena intagliate nel marmo sullo sfondo della scuola e degli alberi e del laghetto.
"No, no," Louis si affretta a dire, voltandosi nuovamente verso di lui, perché non ha nessun controllo. "No, non a causa tua. Tu non hai fatto niente."
"Perché ho l'impressione che sia io il problema," Harry continua, come se Louis non avesse neanche parlato, e il suo viso sempre più piccolo, più insicuro. "E, tipo... E, tipo, anche adesso. È la prima volta che ci vediamo in oltre una settimana e la prima cosa mi dici è che dovrei trovarmi dei nuovi amici." Il suo volto è quasi completamente rosso ora, ma appare morbido e fragile, le parole tremanti. "Mi sento un po' come se tu stessi cercando di liberarti di me, Louis. Ma non sai come fare, o qualcosa del genere."
E, cazzo. Non è proprio questo il problema?
Louis ride senza umorismo, arido. "Sinceramente, Harry?" comincia, voltandosi verso di lui con una strana espressione. "Devo proprio essere onesto, in questo momento? Se fossi una persona matura, un uomo migliore, è esattamente quel che cercherei di fare." Harry sbatte le palpebre, attonito. "Ma, dato che sono... solo un minuscolo, debole e piccolo gremlin..." Scuote la testa, quella stessa orrenda sensazione di fallimento che gli pesa sul petto. "Non penso di esserne in grado. Ecco la verità."
Gli occhi di Harry sono annebbiati, stanchi e confusi, ancora feriti. "... Grazie?"
Louis si limita a fare spallucce, distogliendo lo sguardo. Non sta andando proprio come voleva. Non succede mai. "Non so se sia una giustificazione, ma. Ma è la verità. Dovresti trovare persone migliori con cui stare."
"Ehi. Non parlare di te come se non valessi abbastanza per stare con qualcuno," Harry lo rimprovera con dolcezza. Quando Louis alza la testa, vede nuovamente la tenerezza nel suo sguardo, in coppia con una smorfia di disapprovazione.
L'intera fortezza è probabilmente crollata. Rasa al suolo, perfino.
"Senti, mi dispiace di essere stato evasivo," Louis continua, ignorando con decisione il commento malgrado sia alimentato da esso. "Ma, ehm, anche tu mi sei mancato, ragazzino. Sono un po' fuori di testa quindi a volte... non so. A volte mi succedono dei casini e mi dispiace se ti ho fatto pensare che fosse in qualche modo colpa tua. Non voglio farti sentire così."
Harry sorride, lento e sfuggente. È più che sufficiente. "Non importa. Sono solo felice di vederti, ad essere sincero. Mi sentivo solo senza di te."
Buon dio. Ogni frase che questo ragazzo sputa fuori è sempre peggio. Louis non sa se vuole infilare la propria testa in un frullatore o se vuole annotarsi le parole di Harry, tenerle per sé in un qualche romantico diario di merda macchiato d'inchiostro e sporco di impronte. Ha sempre voluto tenere un diario... Ma la sua dedizione non è mai durata per più di quattro giorni. Magari Harry potrà inspirarlo di nuovo.
"Lavori oggi?" Louis domanda un po' senza fiato, inclinando la testa mentre continua a fissare Harry, il cui sorriso sta lentamente crescendo man mano che Louis mantiene il contatto visivo. E ora sente il proprio cominciare a formarsi sulle labbra. Cazzo.
"Già," Harry annuisce, la bocca che tira sulle guance. "In effetti sono già in ritardo. Proprio mentre parliamo."
Louis sbatte le palpebre. "In ritardo? Perché non me l'hai detto prima? Stavi seduto lì a leggere, quindi ho pensato-"
"Lo so," Harry alza le spalle. "Ho deciso di aspettarti un po' di più oggi. Avevo un buon presentimento."
A quello, Louis si permette un sorriso sincero, una piacevole sensazione che sboccia tra le sue costole. "Be' sono contento che abbia funzionato, allora," dice, calciando un paio di foglie secche e alzando di scatto gli occhi su Harry in un sorriso scherzoso. "Io, uh, non credo che ti spiacerebbe molto se ti seguissi fino al lavoro, allora? Sono sicuro che Julian senta la mia mancanza. Così come i ragni e i dischi di Syd Barrett che sono sicuro nessun altro abbia toccato."
"Come se permettessi a chiunque altro di avvicinarsi a loro," lo sfotte Harry, i denti visibili mentre sorride, scuotendo la testa. "Sono tuoi, se posso dire la mia."
Louis ridacchia. "Sei proprio un rubacuori, cucciolo. Troppo, troppo buono con me."
Il sorriso sul viso di Harry è abbastanza da spazzare le nuvole dal cielo e riportare l'estate. "No, non ho detto questo," afferma con aria felice, studiando Louis così da vicino con quei suoi occhi luminosi. "Ma mi piace essere buono con te. Ecco."
Bene, allora. Almeno adesso Louis si sta abituando alle misteriose ondate random di adrenalina. E questo è un bene.
"Sì che l'hai detto. Me l'hai letteralmente detto, parola per parola," Louis precisa con un sorriso divertito, gli occhi che cominciano a fissarsi maggiormente su Harry, ora un po' esitanti a guardare da qualsiasi altra parte. È una visione magnifica, ecco. Tutto carne pallida e cornee luminose e gambe lunghe e mani grandi, che stringono un romanzo rilegato in pelle che probabilmente profuma di polvere e pelle vecchia.
"Oh. Già. Okay. Mi sembra giusto," Harry brilla, sembrando tutto tranne che offeso dalle prese in giro di Louis. Sembra il contrario, addirittura - felice da far schifo. Entusiasta, si potrebbe dire.
Ugh. Come pensa di cavarsela Louis in questo casino?
"Oh, Harry Styles," si lascia sfuggire con un sospiro, scuotendo la testa.
"Oh, Louis Tomlinson", Harry lo sfotte alzando gli occhi al cielo, muovendo i fianchi e stringendo le braccia attorno al petto nella maniera più altezzosa possibile.
Una risata sorpresa fuoriesce dalla gola di Louis. "Ma guardati! Vedo che la vecchia insolenza va alla grande oggi."
"Alla grandissima," Harry lo corregge, e Louis ride di nuovo, il che è piacevole. Le cose stanno cominciando ad essere piacevoli.
"Ottimo," dice con approvazione, qualcosa stranamente simile all'orgoglio che ricopre la parola mentre Harry si pavoneggia, illuminandosi d'oro e fuoco per le attenzioni.
Passano un paio di secondi, intervallati solo dalla risata di Louis e dal sorriso di Harry.
"Mi è mancata la tua risata," Harry commenta con affetto, distrattamente, gli occhi che si distendono su tutto il viso di Louis; ma poi improvvisamente si blocca, divampando di rosso vivace, e i suoi occhi si allargano quasi in modo preoccupante, come se avesse appena realizzato le parole che si è lasciato scappare.
E, di punto in bianco, un'inaspettata tensione spezza la piacevole calma tra loro.
È abbastanza per far sbattere le palpebre a Louis, il sorriso che vacilla, mentre le parole rimangono sospese a mezz'aria, davanti ai suoi occhi, tremanti nella brezza.
"Mi è mancata la tua risata."
Fanculo lo scriversi quella frase in qualche diario di merda. Se avesse avuto un animo più sensibile, Louis probabilmente se la sarebbe tatuata lungo tutto il fottuto costato. Probabilmente avrebbe usato la calligrafia di Harry e ci avrebbe premuto le dita contro ogni notte, prima di addormentarsi in un qualche squallido buco dove si sarebbe trascinato in quel momento. Se avesse avuto un animo più sensibile.
Per come è, invece, Louis sente il suo sorriso scivolare via, vagamente inorridito dal fatto che stia addirittura evocando ipotetici scenari comprendenti tatuaggi, per non parlare del fatto che sta sperimentando una brusca pressione del petto. In effetti, 'vagamente inorridito' è probabilmente un eccellente riassunto del punto di vista di Louis riguardo la sua relazione con Harry in generale, a questo punto.
È tutto semplicemente troppo, vedete. È troppo, cazzo. E pare che Louis non riesca ad organizzare niente di tutto questo in qualcosa di logico che possa comprendere.
Dopo che il silenzio si è trascinato per un po', e Louis un po' perso nei suoi pensieri, il viso di Harry crolla. L'inequivocabile lampo di dolore guizza nel suo sguardo e Louis non se lo perde.
Merda, merda, merda.
Perché tutto questo probabilmente dà una pessima impressione a Harry, vero? Dato che Louis non riesce effettivamente a spiegare cosa gli stia succedendo, tutto quello che Harry vede è un tentativo fallito di un bacio, Louis che di conseguenza lo allontana, e ora, durante il loro ricongiungimento, Louis che lo allontana ancora di nuovo. Si sta comportando come se non gli interessasse. Come se fosse a disagio. E, certo, lo è, ma... Ma non in quel senso. Questo non è... Questo non contribuisce a nessuna delle intenzioni di Louis.
Merda. Ha bisogno di rimediare, ma come?
"Uhm," Harry dice impacciato, rosso e imbarazzato, distogliendo i suoi occhi feriti da Louis. Cristo, è così sincero, vero? Ogni cosa che sente è riversata direttamente da ogni sua cellula. "Scusa," balbetta. "Mi dispiace. Vuoi-vuoi che andiamo adesso? Nel senso, ti va ancora di venire? Al negozio, intendo. Vuoi ancora venirci? Con me? Puoi anche andarci per conto tuo, se vuoi. Ecco, sì."
Si fissano negli occhi, Louis che boccheggia in cerca di parole, Harry che va a fuoco come il sole, cercando di mantenere con determinazione il contatto visivo con Louis.
Cosa deve fare? Harry pensa che non sia interessato. Harry vuole Louis e pensa che lui lo stia rifiutando, oh dio. Quando è accaduta questa drastica svolta negli eventi? Louis si sente stordito. E stranamente paranoico.
"Ovvio che voglio ancora venire. Con te. Andiamo, dai. Non voglio che fai tardi," dice stupidamente, il panico che gli rimbalza nel petto.
Harry annuisce rigidamente prima di cominciare a camminare, ma la tensione è così, così palpabile che Louis non può semplicemente lasciar correre, non può semplicemente camminare con Harry in qualche silenzio tacito e incompreso per tutto il tragitto. No. Vuole che sia tutto di nuovo perfetto.
"Harry, senti," comincia, incerto su cosa fare mentre i suoi piedi rimangono piantati sull'erba morente, la voce che suona un po' strozzata.
Ma Harry non si ferma, si limita ad andare avanti mentre scuote la testa con decisione. "Ho capito, Louis," dice a bassa voce.
"No che non hai capito," Louis protesta con un sospiro frustrato, e prima che possa ripensarci raggiunge Harry, afferrando la sua mano con la propria. "Ascoltami, okay?"
A quello, Harry si ferma, ma quando si volta verso Louis, è arrossito, nervoso e imbarazzato, mentre cerca di evitare il suo sguardo.
"Non ti voglio ascoltare," dice in punta di piedi, la voce ancora più bassa. "Non sono stupido. Ho capito, okay?"
Louis sbatte le palpebre. "Capito cosa?"
Harry sospira, strisciando goffamente i piedi e cercando di liberare la sua mano da quella di Louis - ma Louis non lo lascia andare. "Che tu non-" Si interrompe, distogliendo lo sguardo con durezza, e il suo viso sembra così delicato che Louis si chiede se si sgretolerebbe se provasse a toccarlo. "Che tu non sei-" ci prova di nuovo, ma non dice effettivamente niente.
Cristo. È diventato tutto così intenso così in fretta. Louis è così fuori dal suo elemento, cazzo.
"Harry," ci prova dolcemente, in ogni caso, e lo tira appena un po' più vicino, cercando di attirare la sua attenzione. Ma non sa cosa dire, non lo sa mai, e cazzo. Cazzo, più a lungo sta in silenzio, peggiore sembra la situazione.
Harry pensa che lo stia rifiutando. Rifiutando. Louis era il viscido bastardo che ha letteralmente perseguitato Harry fino a che non gli ha rivolto volontariamente la parola e pensa davvero che Louis adesso non lo voglia? Non riesce ancora a crederci.
Ma, cazzo, lui non lo vuole adesso, vero? Non dovrebbe volerlo adesso. Non può volerlo adesso.
Lo vuole adesso.
Merda. No. Cazzo.
È tutto così intenso.
È solo quando Harry comincia a tirare con più determinazione, uno strano riflesso lucido a rivestire le eleganti curve dei suoi occhi, che Louis si decide ad agire. Non è mai stato bravo con le parole, non riesce mai a metterle insieme - ma è sempre stato bravo con i fatti.
In un momento di stordimento e improvvisa genialità (o è follia?), lo tira di nuovo con delicatezza, muovendosi per trovarsi proprio di fronte al ragazzo, il suo cuore che comincia a battere all'impazzata come fa così spesso ultimamente. Si sente anche nuovamente a corto di fiato, ma i suoi occhi si concentrano su quelli abbattuti di Harry mentre lentamente solleva la sua mano, portando le nocche del ragazzo alle sue labbra.
È una replica precisa delle azioni mascherate di Louis al gala. E, dio, spera che Harry capisca. Spera che lo capisca.
Lo sguardo di Harry scatta immediatamente su Louis nel secondo in cui sente la sua bocca sfiorare la sua pelle, gli occhi spalancati in totale sorpresa. È totalmente spiazzato mentre osserva la scena, Louis che ora stringe la mano di Harry tra le proprie mentre sposta il bacio sul retro del palmo, inchinandosi appena - proprio come ha fatto l'ultima volta in cui stavano l'uno di fronte all'altro, quando avevano il conforto della maschera tra loro.
Ma ora sono messi a nudo, esposti, occhi negli occhi, e vuole che Harry capisca, vedete. Louis non glielo può dire, non può dire niente, ma vuole che Harry sappia. Vuole che lo sappia. Sappia che non è... Che lui non...
Vuole che Harry capisca.
Mentre osserva gli occhi di Harry, vede sbocciare un'ombra di consapevolezza tra il verde-grigio. Vede la comprensione e l'attenuazione dell'umiliazione e dell'imbarazzo. Vede svolazzare le palpebre di Harry mentre le sbatte più volte e vede le sue labbra dischiudersi in aria e parole non dette e vede ogni cosa, ecco il punto. Louis vede l'intero processo della comprensione di Harry ed è fottutamente incredibile per ragioni a lui ignote, ma è davvero bellissimo e sembra come se potesse risolvere tutto. Almeno in questo momento, Louis si sente bene e sente che questa volta potrebbe aver fatto la cosa giusta.
"Non sono bravo con le parole," spiega dolcemente, stringendo ancora la mano di Harry.
Harry si morde il labbro, un sorriso che minaccia di formarsi mentre annuisce in maniera solenne, strizzando la mano di Louis. Appare radioso e stupefatto. Louis è in caduta libera.
"Grazie per essere buono con me," continua piano, la voce improvvisamente lacerata.
Sembra tutto troppo sincero. Specialmente per qualcuno come Louis.
Ma tutta questa storia del cazzo è completamente fuori dal suo controllo e non importa quante fortezze possa costruire, sembra che non riesca a trovare la forza di vincere. E nonostante sia terrificante, il pensiero giace pungente dentro di lui perché non vuole essere debole, non può essere debole, e inoltre non si lascia prendere dal panico o sottomettere o bruciare dentro. Invece, si ancora allo sguardo di Harry e al sorriso e alla calda pressione delle sue mani sulle proprie.
E poi il sorriso di Harry diventa accecante.
"Non c'è di che," dice, le parole morbide come la sua bocca, prima di sollevare l'altra mano, (quella che ancora stringe quel maledetto romanzo) per strizzare per un attimo il gomito di Louis.
In qualche modo questo riesce sia a trattenere che a far sollevare da terra Louis. Ma è piacevole. Ed è dolce. E la testa di Louis è una specie di casino perché parte di essa sta sbraitando sulle opportunità, sui progressi e su Liam, e l'altra parte è silenziosamente stordita e bollente, illuminata dal viso di Harry Styles.
"Andiamo?" domanda Louis sottovoce, rauco, dopo un lungo momento di silenzio, lasciando gentilmente la mano di Harry.
Harry sembra quasi contrariato mentre segue la traiettoria della sua mano, ma è solo per un attimo. Presto, il suo sorriso ritorna, caldo e ampio, attirando i colori dell'autunno sulle sue labbra. "Andiamo."
Camminano fianco a fianco, i piedi che calciano le foglie mentre i loro gomiti si sfiorano e la risata di Harry fa volare via i corvi dagli alberi mezzo spogli, Louis che va incontro alla propria morte al suo fianco.

Gods&Monsters [Larry Stylinson • Italian Translation]Where stories live. Discover now