Capitolo XV - Louis ci prova

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Handsome Hands - Ingrid Michaelson

"Non so cosa fare."
Le parole suonano pesanti nella bocca di Louis, anche dopo aver lasciato i confini delle sue labbra. Abbassa lo sguardo sul suo tramezzino intatto, evitando fermamente lo sguardo deciso di Zayn. Registra vagamente l'odore di incenso proveniente dalla maglietta nera del ragazzo, mischiato con quello di burro fuso e carne che aleggia nell'aria del pub. Una cameriera passa loro accanto, trasportando un vassoio di birre schiumose. Il brusio del tardo pomeriggio è moderato, un leggero mormorio di voci allegre.
È davvero troppo irritante, cazzo. Quindi Louis si limita a continuare a fissare il suo tramezzino.
"Mh," annuisce Zayn, contemplativo e serio mentre osserva Louis, le dita intrecciate sul tavolo. Ha da tempo finito il suo pasto – è il mangiatore più veloce che Louis abbia mai incontrato – e ora ha preso a ispezionare profondamente Louis come qualcuno che scruta un organismo sconosciuto attraverso il microscopio.
Fa sentire Louis esposto e confuso, quindi mangiucchia un po' della crosta nel suo piatto, i muscoli del viso tesi e immobili.
"Liam è agitato ultimamente," mormora con serenità, senza battere ciglio. Louis si sposta sulla sua sedia, cercando di rimanere impassibile. "Penso che ti stia cercando."
"In realtà, uh, sì... sì, mi ha trovato," dice Louis, schiarendosi la voce. "Un po' di tempo fa. Voleva, uh... Abbiamo parlato. Dopo il lavoro."
Con delicatezza, le sopracciglia di Zayn si sollevano. "È venuto al pub?"
Louis annuisce, rigido. Cazzo, è teso.
Di nuovo, Zayn annuisce, principalmente a se stesso. "Sì... Sì, credo mi abbia accennato qualcosa del genere. Figo." Un secondo. "Quindi siete a posto adesso?"
Louis scuote la testa. Il tramezzino si fa beffe di lui.
"Mh," mormora Zayn di nuovo, lo sguardo che si posa da qualche parte in lontananza. Sbatte le palpebre parecchie volte, assemblando apparentemente le parole nella sua testa prima di riportare lo sguardo su Louis, le labbra già dischiuse. "Lo sai, la mamma di Niall non sa ancora di lui. O di me, ovviamente. È un segreto."
A quello, Louis alza la testa, la sorpresa chiara nel suo tono mentre fissa Zayn. "Oddio, davvero? Ma non è, tipo, a un passo dal chiederti di sposarlo?" dice con un sorriso gentile, uno che spinge contro la diga di resistenza ora costruita sul viso di Louis.
"Sì, siamo decisamente anime gemelle," annuisce Zayn, in maniera molto seria. Il suo sguardo è trasparente. "Ma sua mamma non lo sa comunque. Niall dice che ci rimarrebbe male. Ha bisogno di tempo per abituarsi all'idea. Per immergersi nel cambiamento."
Louis non può far altro che sorridere. Zayn è sempre così imperturbabile, così serio, così mistico. Fa sentire Louis molto umano e ordinario. Il che, delle volte, è magnifico.
"Lo sa che siete amici?" domanda, sinceramente curioso nonostante il totale cambio di argomento.
Di solito, odia quando la conversazione viene indirizzata lontano da lui, specialmente dopo aver trovato il coraggio di concedere il suo interesse verso un altro. Ma dato che è Zayn e dato che è importante, prosegue con l'argomento apparentemente random, ascoltando con attenzione mentre spinge via il piatto di cibo – non c'è speranza per il suo appetito. Si è chiaramente arreso.
"Sì," dice Zayn, gli occhi che ancora penetrano dentro Louis. Le sue labbra sono fluide mentre si muovono, nessuna traccia di domanda o cautela. "L'ho incontrata un paio di volte. È simpatica. Ha davvero dei gioielli fighi."
Louis sbuffa una risata, sfregandosi gli occhi stanchi. È esausto, incapace di dormire perché il suo cervello del cazzo si sta rivoltando contro di lui, tenendolo sempre sveglio per innumerevoli ore.
"Sa che siamo amici e sa che provengo da una buona famiglia, quindi le piaccio, ma probabilmente impazzirebbe se sapesse di noi."
"Cos'avete intenzione di fare, allora?" domanda Louis, le sopracciglia appena inarcate nell'incontrare gli occhi di Zayn, una mano che tamburella contro il legno grezzo del tavolo, l'altra che stringe un fazzoletto appallottolato. "Se siete 'anime gemelle' o quel che è" – gesticola con la mano del fazzoletto, trattenendosi valorosamente dal roteare gli occhi al cielo – "come avete intenzione di gestire il suo invito al matrimonio? Programmandolo di nascosto? Comportandovi da migliori amici che vivono insieme e che per caso adottano bambini? In un modo molto platonico e virile? Sai, come chiunque altro."
Probabilmente si sta comportando un po' da stronzo. Ma si sente amareggiato, un po' triste, quindi non si scusa e il suo sguardo non vacilla, si limita a mordersi il labbro e sbattere lentamente le palpebre in direzione di Zayn, che lo sta osservando senza battere ciglio, apparentemente tranquillo.
"Ovvio che no," dice con calma. "Abbiamo intenzione di scegliere il momento giusto per dirglielo. Lo sapremo quando – ci saranno dei segnali."
Ovvio che ci saranno.
"E quando ascolteremo questi segnali e glielo diremo, continueremo da lì. Ma funzionerà, Louis. Funzionerà perché ci amiamo ed eravamo destinati a trovarci." Si appoggia al divanetto, le gambe comode e agiate, comportandosi come se non avesse appena elencato ogni cliché Disney esistente. "Ci teniamo entrambi e abbiamo intenzione di impegnarci in questo progetto, amico. Abbiamo tutti gli strumenti che ci servono per costruire il nostro cammino. Ed è per questo che non ho paura."
Mh. Qualcosa si diffonde attraverso Louis, un vago barlume di apprezzamento e comprensione.
"Non hai paura, uh? Per niente?" domanda lentamente, e i suoi occhi ricadono sul tavolo.
"No."
Louis alza lo sguardo, osservando la tranquillità negli occhi castani di Zayn, la curva ampia delle sue palpebre.
"Non ho affatto paura. Siamo troppo forti per essere spezzati facilmente."
La frase rimane tra loro, intensa e piena di speranza, e colpisce Louis all'istante, ogni cazzo di parola. L'immagine di Harry – quella che è sempre a un battito di ciglia, fluttuando nel retro della sua mente – compare all'orizzonte, speranza, speranza,speranza che sboccia come un fiore attorno ai folti boccoli della sua testa.
Potrebbe funzionare.
Il pensiero gli lampeggia attraverso, come un fulmine.
Potrebbe funzionare. Loro potrebbero funzionare.
"Quindi non sai cosa accadrà," dice Louis mentre un flusso di speranza si spande attraverso i polmoni. Sta ancora fissando il tavolo, perso nelle parole che si stanno formando prima che possa anche solo pensarle. "E non sai che effetto avrà su di voi. Ma non hai paura. Perché sai che siete disposti a combattere per questo?"
Al silenzio che segue, Louis alza la testa, il battito più forte di qualche istante prima. Trova Zayn a scrutarlo da sotto i suoi capelli arruffati, un sorriso sbilenco che si forma lentamente. Annuisce una volta sola, i polpastrelli delle dita ora premuti insieme.
"Sì, amico."
Louis deglutisce.
Merda. Lui è disposto a combattere per Harry.
Non è esilarante? Louis Tomlinson, il guru autoproclamato del 'non me ne frega un cazzo' è disposto a combattere per qualcosa. Ed è una persona, nientemeno. Un ragazzo. Un giovane ragazzo che a volte fa finta di essere un gattino quando vuole che gli si gratti la schiena o quando temporeggia sui compiti e richiede l'attenzione di Louis. Un ragazzo le cui Converse meticolosamente bianche si sono strappate e macchiate da tutte le camminate notturne con Louis, la cui stanza profuma di cannella a causa delle candele sempre accese, il cui colore preferito è il pesca perché è una specie di rosa ma più delicato.
Louis vuole combattere per lui. Louis vuole tenerlo con sé.
Ma Harry vorrà lo stesso?
Cazzo.
Chiudendo gli occhi, Louis si strofina le mani sul viso, brusco e implacabile mentre tira alcune ciocche dei suoi capelli. Preme sugli occhi con i palmi, piccoli puntini dorati nel buio dietro le palpebre. Cazzo, è tutto così difficile.
"Lui mi piace, Zayn," dice all'improvviso, dal nulla. È debole, triste, persistente. Cazzo, quand'è che Louis è diventato così noioso?
"Lo so."
"Mi piace davvero. E vorrei solo, tipo..." Louis si interrompe, lasciando cadere le mani dal viso mentre i suoi occhi vagano per il pub con lo sguardo perso, cercando le parole giuste. "Vorrei solo che fossimo 'noi'. Tutto qui. Voglio... non lo so. Voglio solo... stare con lui. Solo con lui. E dovrebbe essere semplice, giusto? Non dovrebbe? Cioè, porca puttana, Zayn... guardati attorno! Sono tutti con qualcuno. Tu sei con qualcuno. È così semplice per tutti gli altri ma è sempre un fottutoproblema per me. Sai quante volte devo cambiare argomento ogni volta che Harry mi chiede dove vivo? Perché è un gran casino, cazzo. Sono praticamente un senzatetto. Ogni volta che parliamo della sua famiglia, devo evitare di pensare alla mia – perché anche quello è un casino. Persino le mie amicizie sono incasinate – guarda me e Liam. Cazzo, il mio rapporto con Harry è il più incasinato. Ogni singolo aspetto della mia vita del cazzo è un gran casino mentre tutti gli altri vivono le loro vite ed è così semplice, cazzo. Ma io devo fare i salti mortali, e la sai una cosa? Lo sai qual è la parte migliore? Quella più divertente?
Zayn sbatte le palpebre, in silenzio, il viso inespressivo.
Allora Louis continua, il collo troppo caldo, gli occhi troppo luminosi. "È colpa mia," ringhia, conficcandosi bruscamente l'indice contro il petto. "È letteralmente tutta farina del mio sacco, Zayn. E normalmente darei la colpa a chiunque altro, lo incolperei del fatto che abbia dovuto affrontare un sacco di merda quindi è giusto che io agisca in questa o quella maniera. Ma poi guardo Harry, cazzo, Harry, e lui non incolperebbe mai qualcun altro per i suoi problemi. Non lo farebbe mai. Harry si sta letteralmente spaccando le ossa per riuscire ad entrare in quella cazzo di università per ricchi solo per rendere orgogliosa la sua famiglia. Questo è il motivo. Solo per renderle orgogliose. Ed è tutto così..." Louis si interrompe, scuotendo la testa mentre abbassa di nuovo lo sguardo, premendo il palmo della sua mano contro la fronte. Ci si appoggia pesantemente sopra, il corpo improvvisamente stanco, più stanco di prima. "È tutto un casino del cazzo, Zayn. E non ho la più pallida idea di cosa fare." Fa una pausa. "Ma combatterò per lui. Sembra ridicolo, lo so. È stupido. Ma combatterò per lui se necessario. È come hai detto tu – è qualcosa di troppo forte per essere spezzato facilmente."
Quando alla fine trascina nuovamente lo sguardo su Zayn, trova il ragazzo a sorridere, uno strano luccichio negli occhi che di solito ha solo quando è con Niall.
"Che c'è?" chiede Louis, lo sguardo truce.
"Siamo fortunati ad aver trovato le nostre anime gemelle alla nostra giovane età," commenta serenamente.
E, oh Cristo.
A quel punto un po' della stanchezza fuoriesce dalle ossa di Louis, sostituita invece da scintille luminose.
"Okay, vacci piano, Speedy. Non montiamoci la testa," brontola, sentendo la sua pelle scaldarsi, ma non si dilunga.
Questo ragazzino. Seriamente.
Il sorriso di Zayn si trasforma in compostezza mentre sbatte lentamente le palpebre in direzione di Louis. "Se l'universo vuole che stiate insieme, starete insieme."
Louis sbuffa. "Fanculo l'universo. Io voglio che stiamo insieme."
Zayn sorride a trentadue denti.
Potrebbe essere o meno il motivo per cui Louis arrossisce, realizzando esattamente cos'ha appena detto, cosa ha inteso, perché solitamente non è per niente sincero o sensibile o emotivo, tanto meno per questo genere di cose, quindi è solo... be', è leggermente imbarazzante. Ma è Harry, okay? È Harry, quindi è molto diverso dai romanzi rosa o dalle pessime sitcom o dalle relazioni superficiali intrise di dichiarazioni d'amore compensative. Ed è anche sincero. È solo Louis in tutta la sua sincerità.
Quindi perché dovrebbe essere imbarazzato? Non dovrebbe. Non è una cosa seria. Gli piace qualcuno. Vuole stare con lui. È una cosa seria, cazzo.
Tuttavia, le sue guance si infiammano e Zayn sorride come se avesse appena catturato una perla di saggezza tra le sue mani. Chi se ne frega.
Il resto del pranzo passa in fretta, i silenzi riempiti da Zayn che parla a lungo di Niall.
"Dovrei incontrarmi con lui a breve. Vogliamo fumare nella mia stanza e ipotizzare i diversi significati della vita. Niall è molto sveglio, amico. Capisce cose a un livello pratico e fisico pur rimanendo in contatto con le mie idee astratte. Mi ha detto che crede nelle realtà alternative e che il suo alter ego è in una boyband."
A quello, Louis sbuffa in una risata, abbastanza forte da far girare un paio di teste. "Una boyband," ripete in maniera piatta, sollevando un sopracciglio critico.
Ma Zayn si limita ad annuire in modo solenne. "Già. È incredibile."
"È meglio di niente," Louis mormora sottovoce, ma Zayn è troppo preso dall'amore per notarlo. "Allora, uh. Hai detto che vi dovete vedere a breve? Dovremmo avviarci? Ti ha scritto?"
"Non so," Zayn sbatte le palpebre, tornando alla realtà, posando gli occhi su Louis. "Non mi piace usare il telefono. Però so dove incontrarlo."
"Oh, okay," sogghigna Louis, divertito. "Allora andiamo?"
"Sì," concorda Zayn, e nel tempo in cui Louis finisce la sua bevanda, si è già alzato e avviato verso l'uscita.
Roteando gli occhi al cielo, Louis si infila la giacca, accapigliandosi dietro Zayn con disappunto (non tutti hanno le gambe da gazzella, grazie). Ficca una mano in tasca, afferra il beanie all'interno e, proprio mentre raggiunge Zayn, se lo ficca in testa senza pensare. Si chiede che ore siano, sentendo il peso del telefono nei suoi jeans. Harry probabilmente ha quasi finito il suo colloquio.
"E quello cos'è?" domanda Zayn improvvisamente, indicando la testa di Louis.
Per un attimo, Louis non ha assolutamente la più pallida idea di cosa stia parlando – fino a che non allunga la mano sul beanie. Ah.
"Un cappello," Louis fa spallucce, cercando di non brontolare mentre prosegue per la sua strada, tirando su il colletto della giacca. C'è un vento pungente oggi.
"Tu non porti cappelli," commenta Zayn dopo un istante, ma c'è qualcosa nel suo tono. "Dici sempre che ti spettinano i capelli."
"È così."
"Allora perché ne stai indossando uno?"
Be', merda.
Per qualche secondo Louis contempla l'idea di ignorare la domanda, proseguendo lungo la strada fredda. Strizza gli occhi contro il vento, percependo la presenza pesante e curiosa di Zayn accanto a sé.
Alla fine, sospira, rifiutandosi di lasciare che le sue guance si scaldino alla confessione. "L'ha fatto Harry," mormora, sperando quasi che Zayn non abbia, di fatto, sentito questo piccolo dettaglio.
Ma, naturalmente, l'ha sentito eccome.
"Questo è molto importante, Louis," dice con passione, fermandosi per poggiare una mano sulla spalla di Louis e fissandolo negli occhi. "Sono sicuro che lo renda davvero felice il fatto che tu lo indossi."
Oddio.
Le guance di Louis sono decisamente in fiamme. Maledizione.
"Sì, uh. Lo spero," mormora, sentendosi estremamente in imbarazzo mentre si gratta la nuca e cerca di liberarsi dalla presa decisa di Zayn. "In ogni caso, è caldo e pratico. Quindi lo uso."
Continuano a camminare.
"Lavora a maglia?" domanda Zayn dopo un attimo.
"Sì," replica Louis e vorrebbe che la sua voce non si fosse addolcita con il divertimento che prova sempre ogni volta che pensa ad Harry e alle sue piccole e ridicole abitudini e interessi e talenti che sono così estremamente rari e unici e stupidi e adorabili. "Sì, lavora a maglia. È bravo, eh?"
Zayn concorda con ammirazione.
"È grigio. Un bel colore."
Louis sorride con dolcezza, appena visibile. "Sì. Lui ce l'ha rosa."
"Coordinato?"
"Cristo santo, no. Non è coordinato. Che cosa credi che siamo?"
"È coordinato, Louis?"
Segue un breve momento di silenzio, riempito solo dai loro piedi che colpiscono il marciapiede freddo e cosparso di ghiaccio.
"Se è coordinato, è solo per puro caso," soffia Louis alla fine, rifiutandosi di incrociare gli occhi di Zayn. Ma non ha bisogno di vedere il sorriso sul suo volto per sapere che è lì, pieno e caldo contro l'aria fredda di novembre.
"Vi ha fatto due beanie coordinati," sussurra Zayn, serio.
Louis arrossisce, rifiutandosi, assolutamente rifiutandosi di sorridere. "Sono sicuro che non l'ha fatto di proposito."
"Penso che sia davvero una cosa bellissima."
E di nuovo cala il silenzio, le labbra di Louis che fremono mentre Zayn fissa il cielo, vacillando occasionalmente verso il fianco di Louis perché i suoi passi sono lunghi e sta cercando di prendere il suo ritmo. Zayn è così sensibile.
Ma comunque. Louis non lo contraddice mentre si morde le labbra.
 
**
 
'Fatto tuttooooo! :))'
Louis sorride per un attimo al telefono. 'Sto venendoooo' manda in risposta prima di fermarsi, un sorriso a riempirgli le labbra. 'Ah, e sono anche per strada, arrivo ;)'
Eheh, scusate. Non è riuscito a trattenersi.
Ci vuole solo un attimo per Harry per mandare indietro il suo 'HAHAHAHAH' tutto maiuscolo che occupa due linee di testo. Louis riesce perfettamente a immaginarsi il rossore che sta sicuramente colorando il collo di Harry in questo preciso istante, il modo in cui sta fissando il telefono con quegli occhi luminescenti da gufo e i ricci ribelli e la pelle candida. Probabilmente ha addosso i suoi guantini – quelli di un orrendo verde pisello che ha comprato da una vecchia signora con un occhio solo e un pappagallo domestico. (A Louis piace chiamarla 'Piratessa', per l'orrore di Harry. Quando gli aveva chiesto come l'aveva conosciuta, Harry si era limitato a rispondere, nella maniera più dolce e semplice possibile, 'Ogni tanto prendo il tè con lei e lei mi insegna qualcosa sui fiori, sul giardinaggio e cose del genere. È davvero intelligente, Louis. Ha il roseto più bello del mondo." Seriamente, dove le trova queste persone?)
Oh, Harry.
Il suo telefono vibra di nuovo. È una serie di emoji – la maggior parte di queste sono sorrisi imbarazzati, le altre consistono in frutta e indecifrabili segni con le mani. Louis non ha la più pallida idea di cosa significhi nessuno di quelli ma non riesce a non essere affascinato dalla casualità. Quindi sorride e alza gli occhi al cielo, rimettendo il telefono in tasca prima che faccia qualcosa di ridicolo come mandargli in risposta una faccina o qualcosa di ugualmente banale e imbarazzante.
Louis Tomlinson è superiore alle faccine. Non ha mai mandato una faccina in vita sua. E non comincerà adesso. Anche se si dà il caso che Harry le usi come parte integrante e fondamentale dei suoi discorsi.
Ma comunque, merda. Robe come questa sono assurde a volte, no? A volte queste piccole cose prendono Louis alla sprovvista... Come, tipo, il fatto che fosse davvero tentato di mandare a Harry qualcosa di piccolo come una faccina. Non è un problema, giusto?
Sbagliato. È un problema enorme. Louis non fa queste cose. Non è parte del suo carattere o dei suoi modi di fare o di tutta la sua vita, è sempre stato attaccato alla sua vera natura e non ha mai piegato la sua volontà o le sue azioni per soddisfare gli altri. Mai. Neanche una volta. Neanche per la sua famiglia. Invece di allontanarsi dalla sua ferrea posizione di 'se stesso', Louis era uscito da quella cazzo di porta e neanche una volta era stato tentato di agire in modo fuori dal normale o anche solo provarci. E, certo, questo è tutto scaturito letteralmente da un messaggio, uno stupido potenziale messaggio, ma il fatto è che Harry porta Louis a voler essere diverso. È quello che fa.
Porta Louis a voler semplificare la sua vita, a voler ripulire le ragnatele e risolvere i suoi casini e mangiare un po' più sano e dormire un po' di più, e gli fa venir voglia di essere migliore e un po' più onesto e un po' meno schiavo delle sue paure. Gli fa venir voglia di inserire delle fottute faccine nei suoi messaggi e gli fa venir voglia di odorare i suoi capelli e toccarlo apparentemente per nessun'altra ragione oltre il semplice toccarlo.
È un cazzo di enorme problema, va bene? E a volte è terrificante, è orribilmente sconvolgente e destabilizzante quando Louis si prende un momento per chiedersi se lui stesso stia, tipo, cambiando o qualcosa del genere. Perché non nota davvero questo 'cambiamento' o quel che è, ma è più felice e, se ci pensa, riesce a vedere certe variazioni nei suoi comportamenti e nel suo modo di esprimersi ed è... è tantissimo.
Ma, vedete, è un bel cambiamento. In meglio. Louis è più felice. Certo, è un fottuto disastro perché la sua vita è un casino ed è sull'orlo del collasso, ma con Harry (e senza le complicazioni) è migliore.
Vuole tenerlo con sé. Lo vuole davvero. Vuole Harry.
Può farcela. Deve. È Louis Tomlinson, cazzo. Di certo ha già affascinato qualcuno prima d'ora, no? Sessualmente, sì. Ha 'conquistato' (diciamo così) centinaia di corpi consenzienti. Migliaia, probabilmente. Milioni.
Ma ha mai... qualcuno è mai rimasto per lui?
Deglutisce, i piedi che colpiscono il marciapiede ghiacciato. Fa così freddo fuori. L'inverno è decisamente arrivato. È freddo ed è spietato, cazzo, proprio come questi pensieri di merda che gli fanno sentire la gola così stretta.
Louis ha mai tenuto qualcuno prima d'ora?
Probabilmente no. Ma è stata una sua scelta? O di qualcun altro? Le persone vogliono tenerlo con sé?
Cazzo. Non ha mai fatto queste cose prima. Come dovrebbe sapere se ne è capace? Come dovrebbe sapere cosa fare?
L'edificio alto e di pietra entra nella sua visuale. L'ufficio del professore di Harry è lì dentro. Harry probabilmente è ancora all'interno, ondeggiando sul posto mentre legge qualche volantino nella bacheca che nessun altro si è mai preso la briga di guardare.
Vuole tenerlo con sé. Deve solo provarci, provarci con tutte le sue forze, cazzo. E anche di più.
Quando apre la pesante porta metallica, questa cigola rumorosamente, il metallo freddo che taglia le mani nude di Louis. Ha bisogno di un paio di guanti. O delle mani di Harry. Entrambi andranno bene.
Prima ancora di riuscire a muoversi all'interno dell'edificio, sente un rumore di passi, un piccolo sussulto, e infine una voce eccitata che sa di cocco e burro:
"Te lo sei messo!"
All'istante, senza alcun controllo, il sorriso di Louis torna sul suo viso. Tocca il beanie sulla sua testa con le dita gelate, gli occhi che non si spostano mai dal volto radioso di Harry, mentre il ragazzo cammina dritto verso di lui con passi leggeri e guance accaldate, il suo beanie sulla testa – è color pesca. Ovviamente. (Anche se Louis pensa che sembri più rosa.)
"Certo che l'ho messo. Te l'avevo detto." Prova a non sorridere ancora di più quando Harry continua a camminare, cammina fino a che i suoi piedi non sbattono contro quelli di Louis, cammina fino a che le sue braccia non lo avvolgono, il naso premuto contro il suo orecchio, abbastanza da fargli il solletico. Louis non lo soffre, Louis non lo soffre – "Razza di babbeo," non sta assolutamente ridacchiando, cercando di liberare la sua testa da dove Harry sta apparentemente cercando di inalarla, "Mi stai stritolando!"
"Non ti voglio stritolare. Promesso," mormora Harry attraverso un sorriso, limitandosi a sfregare il naso lungo il lato del viso di Louis. Picchietta la testa contro la sua.
"Cosa stai-"
"Beanie coordinati," cantilena Harry, il sorriso sghembo.
Oh buon Dio.
Louis si rifiuta di sorridere. "Sei allucinante."
"Sono così felice che ti piaccia. Ce l'ho messa tutta per farlo perfetto. Avevo fatto solo un paio di cappelli prima di questo, quindi non ero sicuro se sarei perfino riuscito a finir-"
Ma Louis lo zittisce con un bacio, un freddo scontrarsi di labbra che addolcisce le parole che escono dalla bocca di Harry, e il silenzio riempie il corridoio, entrambi i loro corpi a rilassarsi solo quel tanto in più.
"Lo adoro," conclude semplicemente, allontanando la bocca. Harry sembra in stato confusionale, gli occhi ancora catturati dalle sue labbra, le mani premute con fermezza nella curva dei gomiti di Louis. "E hai fatto un lavoro incredibile. Io non riesco neanche ad allacciarmi le scarpe da solo ed eccoti qua, a cucire cappelli. Quando il mondo finirà e saremo costretti a vivere nelle capanne e di quel che ci dà la terra, ti porterò con me."
Harry sorride a trentadue denti, del tutto entusiasta. "Cucirò delle coperte per noi. E preparerò la zuppa. E potrei anche trovare un modo di usare le radici degli alberi per il brodo perché Agatha mi ha parlato di-"
"Oh, Cristo," borbotta Louis, cercando di non ridere alla seria contemplazione nel tono di Harry. "Agatha è la Piratessa, vero?"
"Louis! Non chiamarla così!" lo rimprovera Harry, il sorriso che si trasforma in un broncio di disapprovazione a una velocità allarmante. "È simpatica! Fisicamente, potrebbe anche avere un occhio solo, ma la sua anima vede più di quanto noi potremo mai vedere! E non è vecchia. È giovane dentro."
Oh santiddio benedetto.
"Non riuscirai a incantarmi," dice Louis con fermezza, dopo trenta secondi buoni passati a fissare il piccolo bimbo imbronciato di fronte a sé. Non è molto sicuro se lo stia dicendo a se stesso o a Harry. "Non mi farò abbindolare dalle tue belle paroline o dai tuoi pensieri carini." Prendendolo in giro (e, forse, sperando nel ritorno del sorriso di Harry) tamburella con le dita gelate sulle labbra di Harry, ostinatamente premute insieme. Non gli sfugge però la scintilla di divertimento nel suo sguardo, anche se sparisce altrettanto in fretta, quindi continua, lasciando che le sue dita scompiglino le linee della sua bocca, tirando le sue labbra e ridacchiando quando Harry lotta per mantenere la sua compostezza. Ma sta cedendo, ovvio che sta cedendo, le spalle che si sciolgono in una risata contenuta e Louis sorride, e finalmente anche Harry sorride, ed è tutto così stupido, ecco cos'è. È stupido e loro ridono, il suono che rimbalza sui freddi pavimenti in granito del corridoio vuoto.
Louis vuole tenerlo con sé.
"Andiamo?" suggerisce, permettendo al suo sorriso di rimanere.
Harry annuisce, il sorriso intatto. "Sì. Ecco... ti ho portato dei guanti." Scava nelle tasche del suo doppiopetto, tirando fuori queste orrende muffole verdi prima di offrirgli un paio di spessi guanti grigi. Il suo sorriso è sereno. "Le tue mani sono sempre così fredde e non ne indossi mai," spiega.
Louis li fissa. Sposta poi lo sguardo sul viso calmo e innocente di Harry. Questo gesto è stato così naturale per lui. È stato così facile per lui pensare semplicemente a Louis in quel modo. Solo... preoccuparsi per lui. Nel senso più puro. Cazzo.
Louis ha bisogno di tenerlo con sé.
"Ehm," comincia, schiarendosi la gola mentre afferra i guanti offerti. Sono molto spessi, molto caldi. Ben fatti. Sono coordinati al beanie che Harry ha fatto per lui. Deglutisce, allarmato dalla sua stessa reazione perché si sente improvvisamente sopraffatto, sopraffatto. "Grazie, cucciolo. Grazie mille." Trova gli occhi di Harry, il viso arrossato. Sembra compiaciuto. Bene. "Grazie," ripete prima di premere un altro bacio sulla sua bocca e un altro ancora sul suo mento. Tutto quello che può raggiungere, davvero. Gli piacerebbe baciare persino le dita dei suoi piedi.
Questo è qualcosa che non dirà mai e poi mai a voce alta.
"Di nulla," risponde Harry serenamente, sorridendo ancora abbastanza da sciogliere il ghiaccio attorno a loro. Dopo che Louis si è messo i guanti, (e, merda, sì, sono davvero caldi), Harry offre la propria mano, e Louis sorride nell'afferrarla, colpendo in aggiunta la spalla di Harry con la propria, mentre escono dall'edificio.
 
**
 
Mentre camminano, Harry blatera sul suo colloquio, il tutto mentre Louis osserva il suo profilo, stranamente felice, gli angoli della bocca piegati verso l'alto. Le loro mani guantate sono ancora strette, ondeggiando tra di loro, e il cielo si sta scurendo dal bianco al blu grigiastro. La neve sembra imminente.
È tutto così invernale e solitamente Louis lo odia, odia la seccatura del freddo. Ma ora come ora non riesce a ricordare perché.
"Che c'è?" domanda eventualmente Harry, dopo che Louis è rimasto a fissarlo solo un po' troppo a lungo, un po' troppo senza batter ciglio.
Lascia che il sorriso si formi lentamente. "Mi piaci," è tutto quello che dice, scherzoso e compiaciuto, stringendo le dita di Harry.
Le parole fanno colorare Harry in maniera magnifica mentre china la testa, il solito anatroccolo timido. "Anche tu mi piaci," mormora ai suoi piedi prima di alzare lo sguardo, spingendosi improvvisamente in avanti per lasciare un bacio sull'angolo della bocca di Louis. "Mi piaci un sacco."
"A me piaci all'infinito," controbatte Louis, muovendo la mano per avvolgerla attorno alla vita di Harry, tirandoselo contro il fianco. Sorride, facendo spuntare la lingua in mezzo ai denti. "Quindi, ecco. Ho vinto."
Senza smettere di sorridere, Harry avvolge il proprio braccio attorno a Louis. "Abbiamo vinto entrambi," giunge a un compromesso con saggezza, incespicando appena sui suoi piedi. "E non ti lascerò mai andare. Neanche per prendere un bicchiere d'acqua o usare il bagno."
Louis sbotta in una risata. "Pazzoide."
"Mmm-mh," annuisce Harry, fiero. "Il più pazzo." Fa una pausa, in contemplazione per un attimo. "Be', accanto a te, per forza."
"Accanto a me," concorda Louis, apprezzando il modo in cui suona. Se lo tira ancor più vicino e continuano a camminare, Harry continua a parlare, e il sole tramonta lentamente.
 
**

Gods&Monsters [Larry Stylinson • Italian Translation]Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin