Capitolo XII - Louis ci prova e Louis fallisce

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Halcyon - Ellie Goulding

“Allora. Ti ricordi il piano, vero?”
Louis annuisce, osservando Liam mentre si veste (per un qualche evento sportivo o un altro, che cazzo ne sa) dal suo solito posto sul letto, le ginocchia tirate al petto, la schiena premuta contro il muro duro e freddo. Non sta poi così comodo. O forse sì, perché non si è ancora mosso. O forse il suo corpo è paralizzato, o qualcosa di simile.
I have become comfortably numb...
“Sì,” mormora, avvolgendo le braccia attorno alle gambe mentre il suo sguardo scivola sull’angolo della stanza. Lancia un’occhiata al muro bianco e alle superfici linde; odia quanto siano pulite e vuote. “Me lo ricordo.”
E come potrebbe dimenticarselo? Sin da quando ha riferito a Liam di aver ufficialmente chiesto a Harry di uscire, il ragazzo ha spinto piani e programmi complottistici giù per la gola di Louis come se stesse riempendo un tacchino, organizzando la serata nei minimi dettagli, tanto da farlo sempre andar via stordito e destabilizzato.
D’altronde, ultimamente qualsiasi cosa riguardante Liam fa sentire Louis in quelle condizioni… e non in senso positivo.
Non sa esattamente perché o cosa sia cambiato, davvero, ma è stato così fin da quella notte – quando Louis era tornato all’appartamento per la sua ‘ricompensa’ o quel che fosse, dopo che Harry gli aveva chiesto con imbarazzo di uscire e Louis aveva sentito il mondo cadergli addosso. In quell’occasione, si era avviato da Liam e Zayn con il terrore che cresceva alla base del suo stomaco, ma era andato comunque, vedete. Perché conosceva la sua brama nei confronti di Liam, sapeva di volerlo e sapeva cosa aveva scelto, e quindi aveva premuto il pulsante dell’ascensore che l’aveva trasportato sempre più in alto, e aveva spento la sua mente perché quello che gli stava sussurrando, dal profondo del suo cervello, non aveva senso. Quando le porte si erano aperte, allontanandosi lentamente, avevano rivelato Liam, in attesa lì per lui, i suoi occhi scuri e colmi di intenti, le mani che si erano allungate verso Louis con decisione… I loro corpi si erano trovati a un centimetro dallo scontrarsi.
Eppure. Louis l’aveva fermato.
Panico cieco e incomprensibile lo aveva attraversato mentre il suo corpo reagiva contro la sua volontà, alzando di scatto una mano per fermare la bocca di Liam, ormai vicina alla sua.
“Oi, che significa?” aveva gracchiato mentre il suo sangue ribolliva, il ghiaccio infilzato nelle arterie. Si sentiva così nauseato, così totalmente senza energie. Era così esausto, cazzo, e… all’improvviso, semplicemente, non ci era riuscito.
Persino nell’oscurità dell’appartamento, Louis aveva visto gli occhi di Liam fiammeggiare.
“Perché mi hai fermato?” aveva domandato, un lampo di offesa a colorargli la voce. C’era anche del dolore, lì. Sorpresa, dolore e offesa.
Aveva fatto sentire una piccola parte di Louis colpevole mentre lo spingeva via del tutto, (aveva sempre voluto Liam prima, sempre, e non si era mai vergognato di questo), ma, quella notte, semplicemente non poteva fregargliene un cazzo, il tessuto della sua giacca ancora impregnata dell’odore del negozio di musica.
“Liam, sono stanco,” aveva spiegato con calma, la voce irreparabilmente tesa, e improvvisamente non sapeva neanche perché fosse venuto. Era lì, perché era lì?
Aveva evitato lo sguardo intenso di Liam, scegliendo invece di fissare con aria assente il resto dell’appartamento, Liam ancora di fronte a lui, esageratamente vicino.
“Louis…” aveva detto, la voce diversa, le sopracciglia unite come corde nere e pesanti. Forse c’era del panico nel suo tono. O forse era pura offesa. O forse era shock. Ma la voce di Liam era suonata diversa, quasi come una supplica, e Louis non era riuscito a cedere.
“Buonanotte, Liam,” si era trovato invece a dire, chiudendo gli occhi mentre superava il ragazzo, l’intero corpo svuotato.
Aveva dormito nella stanza di Zayn quella notte, intrufolandosi in silenzio e rannicchiandosi sul pavimento, sentendo il suo cuore battere a ritmo irregolare, inframezzato dal suono del debole russare di Zayn. Si era addormentato dopo essere rimasto sdraiato lì per troppe ore, e quando si era svegliato, era stato alla vista di Zayn che accendeva un incenso in boxer, affatto turbato dalla presenza di Louis; non erano necessarie spiegazioni. Solo quando erano usciti dalla stanza un’ora dopo Louis aveva visto Liam, vestito e pronto per la scuola mentre scriveva un messaggio sul suo cellulare, accasciato su una poltrona. Ombre delicate giacevano sotto i suoi occhi, ma per il resto sembrava totalmente imperturbabile, i capelli sistemati e i vestiti abbinati. La presa sul suo telefono era stretta.
“’Giorno,” Louis l’aveva salutato con esitazione mentre Zayn filava verso il bagno, ancora gonfio dal sonno.
Liam aveva alzato lo sguardo. “’Giorno, Tommo.” E poi era tornato al suo cellulare, le nocche bianche. “Ho detto a Sarah che saresti stato qui per colazione,” aveva detto, dopo una pausa. “Dovrebbe essere pronta a momenti.”
E questo è quanto.
Non ne avevano più parlato, neanche una volta. Tutto era rimasto silenziosamente imbarazzante mentre Louis continuava a sentirsi un po’ colpevole, sapendo che avrebbe dovuto volere Liam, volerlo quanto l’aveva sempre voluto, volere tutto ciò che poteva ottenere… Ma.
Ma qualcosa sembrava cambiato quella notte, e lo sembra tuttora. Ed è vagamente terrificante, quindi Louis preferisce non pensarci e col cazzo che ha intenzione di parlarne.
Non è cambiato niente, dice a se stesso.
Ma anche ora, mentre osserva Liam allisciare la maglietta sul suo stomaco prima di chinarsi per allacciare i lacci delle sue scarpe da ginnastica, i capelli appena tagliati, i suoi occhi scuri, la sua pelle pulita e le sue mani forti e curate… Louis percepisce quel quieto senso di terrore. Quel cambiamento. Quel qualcosa. Ricorda quella notte quando avrebbe voluto così tanto provare qualcosa per Liam… Ma non ci era riuscito.
Stringe le gambe più vicine al petto.
“A che ora devi passare a prenderlo stasera?” Liam chiede dopo un attimo, raddrizzandosi. Piega la testa una volta, facendola scrocchiare, mentre osserva impaziente Louis, spostandosi a chiudere il suo computer sulla scrivania. Sembra si sia lavato da poco, profuma come se si fosse lavato da poco.
Questo dovrebbe attrarre Louis. Dovrebbe fargli venir voglia di alzarsi dal letto, avvicinarsi a Liam e respirare il profumo dal suo collo e succhiarlo nelle sue ossa. Dovrebbe fargli venir voglia di volerlo.
Ma non sente niente. E questo rende la sua gola secca.
“Gli ho detto che sarò a casa sua verso le sei,” risponde piano prima di schiarirsi la voce, riscuotendosi dai suoi pensieri.
Liam annuisce, riflettendo. “Bene, bene. Ti scriverò l’indirizzo del ristorante quando partirai da lì. E hai la macchina di Zayn, giusto?”
“Sì.”
Liam sogghigna. “Suppongo tu non gli abbia detto per cosa hai intenzione di usarla, vero?” ride, e Louis serra forte la mascella, una lancia che attraversa violentemente il suo cuore.
Ma la ignora. La ignora come sta ignorando qualsiasi cosa ultimamente. Passerà tutto prima o poi. Come disse una volta George Harrison – tutte le cose devono passare. Devono levarsi dal cazzo.
“No,” Louis risponde con cautela dopo un attimo, abbassando lo sguardo sulle sue ginocchia, sentendo l’irritazione cominciare ad emergere. “Ovvio che no. Non lo farei mai, cazzo. Probabilmente in quel caso non me la presterebbe, sai?” sbotta, forse un po’ troppo aspramente.
Ma Liam non sembra minimamente turbato, mentre afferra il suo borsone e se lo fa scivolare sulla spalla. “Già, è probabile. Immagino che dovrai stare attento a non sporcare niente. Fotti Styles in maniera pulita stasera, Tommo. Non vorrai rovinare i sedili.” Lo dice con un sorrisetto disgustoso, cominciando a camminare verso la porta.
Louis fissa intensamente le ossa delle sue ginocchia, la bocca chiusa, i muscoli tesi.
“D’accordo, allora,” Liam continua, un po’ più lentamente, quando ormai è chiaro che Louis non ha intenzione di parlare. “Ti scrivo l’indirizzo una volta che hai recuperato Styles. Poi, dopo che avrete mangiato e sarete tornati alla macchina, fai ciò che devi. A quel punto arriverò io, cogliendovi sul fatto e boom– avremo abbastanza gossip da alimentare la distruzione della reputazione di Styles, se non altro.” Liam sorride a trentadue denti, totalmente entusiasta mentre si sistema la cinghia della borsa, in piedi vicino alla porta. “Probabilmente verrà espulso dal consiglio scolastico non appena si spargerà la voce – sai quanto odino gli scandali tra i loro rappresentanti. E se lo venissero a sapere a Brenton…” Liam fischia piano, la sua soddisfazione evidente. “Non sceglieranno sicuramente lui, no? Non una prestigiosa università come quella.” È raggiante, fiero di se stesso.
Non ha davvero senso, sembra più una sitcom adolescenziale, ma Louis non obietta, si limita a continuare a fissare le sue ginocchia.
“È solo che non capisco perché tu debba essere lì,” dice alla fine, l’irritazione a macchiargli la voce.
Perché,” Liam comincia, alzando gli occhi al cielo come se fosse ovvio. “Posso fare cose utili. Come procurare prove fotografiche. E mandare le suddette prove a chi di dovere.” Agita il telefono in una mano mentre sorride, l’altra che afferra la maniglia della porta. “E lo sai che due voci sono meglio di una, Tommo. Sarà fantastico e tutto se dici al mondo che sei riuscito con successo a fotterti il perfetto Harry Styles. Ma, sentirlo da me, è anche meglio.” Il suo sorriso sembra quasi dolce. “Lo sai bene che tutti cominceranno a tirargli merda addosso per questo. Saranno spietati – Me ne occuperò personalmente.”
“Ma perché?” Louis domanda, chiudendo gli occhi per tenere a bada l’ondata di nausea. Potrebbe o meno avere anche un capogiro, l’intera stanza che ruota. Ha bisogno di una sigaretta. Ha bisogno di comprare le sigarette. Sono passati giorni – sta impazzendo.
C’è una breve pausa.
“Perché è quello che facciamo sempre,” Liam dice lentamente, confuso. “E ha funzionato a nostro favore tutte le volte.”
Cristo. Sono davvero due teste di cazzo, eh?
Ma non era mai stato un problema prima, questo è il fatto. Qualcosa è cambiato.
Louis inghiotte qualcosa che potrebbe potenzialmente essere bile. O forse è la sua anima, che cerca di scappare e fuggire da lui. Fa dei respiri profondi, inspirando faticosamente attraverso il naso mentre incide la sua faccia nella pietra e apre gli occhi.
“Scrivimi l’indirizzo e basta,” riesce a dire, la voce piatta, e non prova ancora a guardare Liam, optando invece per uno sguardo fisso verso il muro.
Liam inarca un sopracciglio. “Lo farò. Scrivimi quando arrivi lì.”
Una pausa. “Okay.”
Ma Liam ancora non se ne va, e il silenzio che si trascina è abbastanza per far alzare lo sguardo a Louis, osservando il ragazzo di fronte a sé.
“Ce la puoi fare, Louis,” dice, il tono più tranquillo, e sembra che stia tentando di sorridere. Tentando di essere incoraggiante.
Louis tenta un esitante sorriso in risposta, ignorando il ghiaccio e la nausea e tutto quello che sembra sbagliato.
“Già,” è tutto quello che riesce a tirare fuori, e poi Liam è sparito.
 
**
 
Se ha intenzione di attenersi allo schema che lui e Liam hanno delineato, allora Louis ha bisogno di uscire in circa dieci minuti. Solo dieci.
Fissa la sveglia accanto al letto di Zayn, sfidando il tempo a rallentare o accelerare – qualsiasi cosa, davvero. Non è sicuro di cosa voglia. Non gliene frega più un cazzo. Funziona sempre allo stesso modo, indipendentemente da tutto.
Potrebbe essere un po’ risentito.
“Va tutto bene, Lou?” domanda Niall, la voce alta nella tranquillità della stanza. È seduto sul letto di Zayn e strimpella la sua chitarra acustica.
Zayn è stravaccato a stella sul pavimento appena sotto Niall, fissando il soffitto con occhi spalancati, sembrando ipnotizzato – sostiene che, ogni volta che Niall suona la chitarra, gli ispiri delle visioni. D’altra parte, sostiene anche che Niall sia la persona più talentuosa sulla faccia della terra e Louis deve ancora sentire il ragazzino suonare qualcosa di diverso dalle solite tre canzoni di Styx.
Interrompendo il suo flusso di pensieri, Louis si schiarisce la gola, annuendo e fingendo un sorriso tranquillo. “Ovvio,” dice semplicemente. “Sono solo annoiato. Riesco a sopportare fino a un certo punto il tuo dolce strimpellare, Horan.”
Fortunatamente, Niall non indaga più di questo, limitandosi a ridere, breve e rapito, prima di tornare alla chitarra nelle sue mani. Sembra un figlio di papà, nel suo maglione in cachemire e la camicia col colletto, i jeans puliti e su misura. Louis si chiede se sia viziato.
“Grazie per lasciarmi usare di nuovo la tua macchina, Fratello Caro,” Louis afferma in direzione di Zayn. Dalla sua prospettiva, riesce solo a vedere il retro della sua testa e le sue gambe distese, i piedi che spuntano fuori, (uno dei suoi calzini ha un buco sull’alluce), ma Louis coglie comunque il suo cenno.
“Figurati. Ogni tanto mi dimentico di avere una macchina.”
“Be’, posso sempre toglierti questo peso se diventa insopportabile,” Louis sorride, le mani strette a pugno sotto le sue cosce che tremano leggermente.
“No, non ti preoccupare,” Zayn risponde seriamente, come se l’avesse veramente considerato.
Oh, Zayn. Almeno Louis avrà sempre lui. La vita avrà ancora questi momenti.
Deve solo superare questa notte. Solo sopravvivere a questa notte, e poi tutto tornerà alla normalità, al modo in cui è sempre stato. Sarà di nuovo semplice e Louis starà bene. Dopo questa notte.
Lancia nuovamente un’occhiata all’orologio. Mancano sette minuti.
“Non devi uscire con Harry stasera?” Niall gli domanda poi, come se si fosse sintonizzato sui pensieri di Louis.
Harry. Har-ry. Louis sbatte le palpebre a tempo con le sillabe che riecheggiano nella sua testa, i pugni che si stringono ancora di più. La disinvoltura del suo sorriso abusato svanisce, tirando la pelle e i muscoli del collo. Harry.
“Ehm, sì,” risponde con noncuranza, ricomponendosi mentre l’eco si affievolisce. “Sì, in effetti sì. Devo uscire tra sette minuti, in realtà.”
A quello, Zayn gira il collo di scatto, voltandosi per incontrare gli occhi di Louis. Anche da quello strano angolo, riesce a vedere il profondo cipiglio sul suo viso.
“Hai un appuntamento con Harry stasera? Non me l’avevi detto.”
Be’, merda.
“Ah no?” Louis chiede con nonchalance mentre si alza dalla sedia, i numeri rossi e luminosi della sveglia a fissarlo, prendendolo per il culo. Il tempo è così fottutamente lento delle volte, non è vero? Il tempo è così immobile. Forse dovrebbe farlo presente a Zayn – probabilmente ha qualche teoria profonda sull’argomento.
“No,” risponde Zayn, e il suo cipiglio si infittisce prima che si volti verso Niall, che abbassa lo sguardo ingenuamente, un piccolo sorriso sulle labbra rosee. “Com’è che tu lo sapevi e io no?”
Niall fa spallucce, continuando a suonare. “Ho sentito Liam e Louis parlarne l’altro giorno.”
“Liam?” Zayn ripete, allarmato, e lo stomaco di Louis sobbalza quando Zayn si mette seduto, voltandosi per guardare Louis negli occhi.
Louis evita il suo sguardo. È abbastanza sicuro di sapere cosa vedrà quando lo incrocerà, e… Ora come ora non vuole. È un momento già abbastanza difficile, grazie. Non ha bisogno di ulteriori critiche. Per quello se la cava già benissimo da solo.
“Louis. Hai organizzato questo appuntamento a causa di Liam?” Zayn domanda, ed è condito con tutto il tradimento del mondo, tutta la genuina delusione. È come guardare dei cuccioli cadere giù dalle scale. È orribile.
Ma Zayn lo sapeva. Sapeva che Harry era l’obiettivo. Non dovrebbe essere sorpreso. Perché si comporta come se fosse sorpreso?
È comunque orribile.
Louis scrolla le spalle, sforzandosi di mantenere la compostezza del suo volto in un’aria assente, positiva e piacevole.
Anche se non lo vede, Louis percepisce Zayn corrucciarsi ancora di più.
“Pensavo che Harry ti piacesse.”
“Sì che mi piace,” taglia corto, sentendo un rossore diffondersi sul collo.
“Allora perché stai-”
“Senti, devo proprio andare,” Louis lo interrompe ad alta voce, il cuore che comincia a pulsare a battiti irregolari, un vago senso di panico a scoppiargli nel petto. Non ha tempo per pensare a questa roba. Non ha tempo per interrogatori o sensi di colpa.
È forte. Non ha tempo per queste stronzate.
“Vi scrivo dopo, ragazzi. Buona serata,” Louis dice tra i denti, chiudendo la porta dietro di sé, il corpo rigido. Sente la voce di Zayn chiamare il suo nome prima che sia seguito dal basso rombo della voce di Niall e Louis non vuole pensare a una potenziale conversazione che avranno su di lui, quindi si limita ad attraversare l’appartamento, a testa alta.
Ce la può fare.
Sta quasi per raggiungere l’ascensore, tutto pulito e lucidato e prestigioso, quando vede il lampo di un rossetto e perle e una gonna a tubino, improvvisamente sente l’odore caratteristico di soldi e superiorità.
Ah. Martha.
Incapace di resistere a stuzzicare il can che dorme (la sua presenza è un evento raro), Louis si blocca all’entrata della cucina, sporgendosi all’interno.
“Salve, Martha,” saluta allegramente, adottando il suo sorriso più falso.
Lentamente, la donna si volta, i suoi setosi capelli castani attorcigliati in un elegante chignon. Inarca un sopracciglio sottile nella sua direzione, le sue labbra rosse e lucide a contrarsi ancor più di quanto lo fossero già.
Dio, è proprio una stronza. Se Louis è un cattivo Disney, allora questa donna probabilmente è uscita direttamente dall’inferno.
“Oh. Sei tu.” È tutto quel che dice, nel lanciargli senza vergogna un’occhiata disgustata da capo a piedi. Che donna adorabile.
“È un piacere rivederla. Volevo solo salutarla. Buona serata!” cinguetta, raggiante, prima di continuare per la sua strada; missione compiuta – sembrava sufficientemente disgustata. Bene.
“Dov’è Liam?” sente poi domandare la donna, fredda e indifferente come ghiaccio a colpirlo sulle scapole.
Il passo di Louis non vacilla mai. “A qualche evento sportivo, sicuramente,” risponde, alzando gli occhi al cielo. Non c’è dubbio sul perché Liam sia venuto su così, sinceramente. “Tornerà stasera sul tardi.”
“Bene.”
E poi la strega non dice più niente, quindi Louis preme il pulsante dell’ascensore e si infila le cuffiette, determinato ad ascoltare tutto tranne i suoi pensieri.
 
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Gods&Monsters [Larry Stylinson • Italian Translation]Where stories live. Discover now