7. Rabbia

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Al castello, la notizia del ritrovamento delle principesse doveva essere giunta in anticipo perché, al loro arrivo, Luis e metà della corte le aspettavano per strada, appena oltre il ponte levatoio. Senza nemmeno attendere che scendessero da cavallo, il re venne loro incontro. Aveva lo sguardo tirato e cupe occhiaie gli solcavano il viso. Quando le vide si illuminò, e Kether non potè fare a meno di notare l'espressione di sollievo che gli si dipinse in volto nel rendersi conto che stavano bene entrambe. Tuttavia, quando furono faccia a faccia, l'ira e la frustrazione presero il sopravvento.

«Dove credevate di andare? Vi siete comportate da autentiche irresponsabili!» esclamò indignato, cercando di mantenere il controllo. «Siete state fortunate che i miei uomini vi abbiano trovate prima che potesse accadere qualcosa di irreparabile. I sobborghi della città sono pericolosi. Nonostante i controlli, non avete idea della feccia che c'è in giro. Avreste potuto essere uccise, e forse anche peggio!» Ora non cercava più di mascherare la rabbia. In fondo, prima che un sovrano era un padre. Kether si costrinse a non pensare a lui come tale.

«Non avete pensato nemmeno per un istante al dolore che mi avreste arrecato... Scoprire che eravate svanite nel nulla, nel cuore della notte, ero certo che vi avessero rapite! Nemmeno nelle fantasie più sfrenate avrei immaginato che vi sareste allontanate spontaneamente!»

"Ce l'avete con me così tanto?" parevano gridare i suoi occhi.

«Sono mortificata padre» mormorò Tiferet chinando il capo. Ne aveva avuto abbastanza per quella notte. Se Kether non l'avesse sorretta con un braccio, non sarebbe riuscita a reggersi in piedi. Povera sorella, in fondo la capiva. Ma non poteva fare a meno di biasimare la facilità con cui si piegava dinanzi a quell'uomo che per anni le aveva abbandonate, senza poi fornire neanche una spiegazione decente!

«Kether!» Il re la stava chiamando. «Cos'hai da dire tu?»

Era il momento. C'era l'intera corte riunita intorno a loro, nugoli di notabili, servitori e soldati che si accalcavano ad attendere le sue spiegazioni col fiato sospeso. In altre circostanze si sarebbe forse intimidita, ma dopo tutto quello che era avvenuto sentiva scorrere dentro di sé l'adrenalina, e avrebbe detto ciò che doveva anche se fossero stati presenti tutti i cittadini del regno.

«Avete perfettamente ragione» disse. «I sobborghi di Gevurah sono molto pericolosi. Abbiamo finito col perderci e per miracolo siamo riuscite a scampare all'agguato teso ai nostri danni da una banda di malviventi allo scopo di derubarci o peggio...» tirò un sospiro e continuò. «Se siamo ancora vive lo dobbiamo solo all'intervento di questa bambina». Indicò Miky che arrossì e sembrò rimpicciolire tra le braccia di uno dei soldati. Il re mosse lo sguardo da sua figlia alla piccola, riportandolo poi su Kether. Era palese dalla sua espressione che pensava lo stesse prendendo in giro. Per qualche istante nessuno parlò. Conoscendola si sarebbero aspettati che lo assalisse con la solita foga, invece li aveva stupiti. Sembrava di ghiaccio.

Il Cavaliere Alato (Disponibile in versone Ebook)Where stories live. Discover now