28. Prigionieri

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Scortati dal gruppo di fuorilegge, Cole e Kether raggiunsero il luogo in cui altri due uomini avevano acceso un fuoco e stavano arrostendo dei pezzi di carne sugli spiedi. I cavalli dei mercenari erano impastoiati poco lontano, con i finimenti addosso, pronti a partire all'istante in caso di necessità. Quelli che stavano in attesa alzarono la testa dal fuoco scoppiettante, mostrandosi sorpresi nel vedere gli altri di ritorno con due prigionieri.

«Ci sono stati movimenti nella boscaglia?» chiese Ralph.

«Nossignore. Abbiamo dato una bella lezione a quelle bestiacce, non credo che torneranno tanto presto».

Il capo dei mercenari annuì, poi prese uno spiedo dal fuoco e si sedette a mangiare, invitando Kether con un cenno a fare altrettanto. «Prego, serviti pure... a proposito, qual è il tuo nome?»

Kether fece spallucce. «Non toccherò nulla se prima non mi sarà concesso di esaminare la ferita del mio amico» affermò, incrociando le braccia e sollevando il mento in un gesto di sfida.

«Fai pure» ribatté lui, cogliendola di sorpresa. «Sorvegliala» aggiunse poi, rivolto a uno dei suoi uomini.

Kether si avvicinò a Cole, che giaceva legato tra le radici di un grosso albero. La ferita non era profonda, ma continuava a sanguinare, e Kether non poté far altroche fasciarla stretta, rimpiangendo i suoi strumenti di pronto soccorso, rimasti nella bisaccia da sella. Mentre osservava quel bel volto tumefatto si fece sfuggire un gemito. «Non temere» le sussurrò Cole, dando un'interpretazione errata alla sua reazione. «Ti tirerò fuori da questa situazione, lo prometto». La ragazza annuì impercettibilmente, perché il mercenario non staccava loro gli occhi di dosso.

In quel momento tornarono Zack e Darius. Il primo si toccò il naso fratturato, fissando Cole con ferocia, mentre il gigante nerboruto lanciava a Kether un'occhiata lasciva. Entrambi riferirono a Ralph di non aver incontrato anima viva, ma che c'erano tracce di cavalli nella boscaglia. «Devono essere i nostri» fece Kether. «Sono scappati quando i grifoni ci hanno aggrediti» mentì.

«Anche noi siamo stati attaccati da quelle immonde creature» disse il mercenario di nome Thom. «Ma hanno avuto la fine che si meritavano» aggiunse, facendo un cenno in direzione delle bistecche che sfrigolavano sul fuoco. Ralph ne offrì di nuovo un pezzo a Kether, che rifiutò, disgustata. L'altro rise, ma non insisté.

Dopo che ebbero consumato la cena, Ralph dispose i turni di guardia per la notte. Kether pensava a Mikye Sumire, rimaste sole e vulnerabili all'attacco dei grifoni, ed era così angosciata per la situazione in cui si trovavano, che non si accorse che Ralph si era avvicinato. Il ragazzo la prese per un braccio, costringendola ad alzarsi.

«Che fai? Lasciami!» esclamò mentre lui la spingeva sul suo mantello, che aveva steso accanto a un cespuglio, in un angolo più appartato. Lo osservò, inorridita, liberarsi della casacca e piegarla per farne un cuscino. Nonostante la paura e l'imbarazzo, non poté fare a meno di notare che il mercenario aveva un fisico snello e asciutto, con addominali che sembravano scolpiti nel marmo. Era pronta a opporre ogni genere di resistenza, ma il ragazzo si sdraiò su una coperta a una distanza che lei giudicò sicura, dandole le spalle e augurandole la buonanotte.

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