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Misi la cuffia e sistemai gli occhialini, controllai che il costume fosse a posto e salii sul blocco. Guardai l'immensa distesa d'acqua, restando immobile come se il mio corpo fosse diventato una continuazione del blocco di partenza. La piscina era vuota, l'acqua rifletteva le luci del soffitto, era sera.
Mi tuffai e venni abbracciato dalla gelida acqua. Feci una lunga apnea, le gambe a delfino, sciolte libere. Feci una bracciata, sentii il profumo del cloro. Un brivido di freddo mi percorse tutto il corpo, l'acqua scorreva veloce sulla schiena. Mi sembrava di volare, volare nell'acqua, volare in ciò che amavo. Ritornai al muretto e tolsi la cuffia. Ora ero veramente libero, sentivo il ritmo delle bracciate che si susseguivano, il silenzio della piscina che mi accompagnava e il sottofondo delle gambate che mi spingevano sempre più veloce. Sembrava una sinfonia, la magistrale orchestra del nuoto si stava esibendo anche quella sera.
La mente vagava immersa nei pensieri, immaginava, sognava.
Il nuoto a cui avevo dato tutto, il nuoto che mi aveva dato tutto. Chiusi gli occhi, era bellissimo. Mi immersi verso il cuore della piscina in silenzio, sentivo il battito dell'acqua. Ero leggero, sospeso nel vuoto. Iniziai a guardare le bolle d'aria che buttavo fuori dalla bocca e salivano verso l'alto, era qualcosa di magico, sulle labbra si disegnò un sorriso.
Riemersi, era ora di allenarsi. Rimisi la cuffia, attaccai il programma al blocco, mi tuffai e iniziai a fare il lavoro serio. Consapevole che il nuoto sapesse che il mio amore nei suoi confronti era semplicemente infinito.

Perché infondo il nuoto ci ha insegnato a vivere.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora