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Aver finito la scuola ma fare l'università ed impegnarsi il doppio è difficile da spiegare.
Soprattutto se della facoltà che ho scelto io non hai capito una ceppa.
E ancora più inspiegabile è finire alle undici di sera quattro pagine di filosofia.
Non riesco a levarmi dalla mente la scena di oggi.
Quel ragazzo che mi guardava con i suoi occhi color metallo, che attiravano anche me sempre di più..
Sembra strano a dirlo, ma mi ha colpito notevolmente quel tipo, e non poco.
Mi vibra il telefono e vedo nel blocco schermo una notifica di Ellie e Sasha:
Usciamo oggi?
Dite di si.
Per favoreeeeee (: (:
Perché devo uscire con loro se poi non mi rendono partecipe di nulla?
Io.. non vengo ragazze. Devo fare dei servizi.
Un'altra scusa più credibile no, vero Melissa?
Ma che servizi, non farci ridere. Alle quattro di domani passo da te e andiamo a prendere Sasha.
Scrive Ellie.
Odio il suo organizzarsi da sola. Chi si crede di essere?
Incazzata, blocco il telefono mettendolo in modalità aereo. Almeno nessuno mi disturberà per ora.
Mi metto il pigiama e vado a letto, guardando il soffitto con le stelline illuminate.
Cameron oggi non si è fatto proprio sentire.
Infondo devo lasciarlo perdere, si sta sentendo con Ellie e poi non noterebbe mai una come me.
Aspetterò perché arriverà anche per me l'amore, quello forte. Quello vero.
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POV's CAMERON.
«Sarà meglio che vada. È sempre un piacere mangiare da voi. Lo sapete. Vi voglio bene.» dico a mia madre rivolgendo uno sguardo a mio padre.
In tre anni che ho lasciato casa, quando rimetto piede dentro è come se mi sentissi un estraneo.
Che sensazione orribile.
Saluto mia mamma che finisce per macchiarmi la camicia blu di trucco sbavato da lei mentre piangeva.
Sospiro mantenendo la calma e cerco di rimanere me stesso.
Vado in cucina per passare un po' d'acqua sulla camicia.
Niente, l'ho solo aumentato.
Sarà meglio buttarla una volta arrivato a casa.
Saluto mio padre e vado via prendendo il primo taxi che incontro facendomi riportare a casa dove vedo una luce accesa in camera da letto.
Ammetto di avere paura, ma chi può essere entrato in casa senza le chiavi?
Faccio il giro della casa ed entro nella porta sul retro, facendo molta attenzione a non fare rumore mentre salgo le scale come un ballerino.
«Si, lo sai. Geourse Street,36. Si, fai presto però. Altrimenti se ne accorgerà.»
Sento una voce familiare.
Sarà mica..
«Cameron! - urla Shawn uscendo dalla mia stanza. - Com è andata dai tuoi?» sorride buttandosi sul divano e inizia a giocare col cuscino.
Mi gratto la nuca non sapendo che dire.
«Bene. Come mai questa domanda?» inizio a gesticolare guardandolo.
Fa spallucce e posa il cuscino. «Semplicemente curiosità. Sai come sono fatto» mi fa una specie di occhiolino e scende giù, andando in cucina.
Lo seguo senza dire niente per poi incrociare le braccia una volta che si era fermato.
«Suvvia, dici qualcosa. Andiamo a ballare?» propone con un sorriso a trentadue denti.
Scuoto leggermente la testa.
Non mi va di ubriacarmi e non capire niente il giorno dopo.
«Andiamo nel locale?» propone ancora.
Il 'locale' è dove ci riuniamo tutti noi 'vip' e concordiamo ogni minima cosa con l'altro, sotto forma di gioco.
Scuoto nuovamente la testa, fissando il muro.
«Ho voglia di messaggiare.» lo guardo sorridendo appena.

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