Dal Colabrodo alla Cattedrale

326 33 42
                                    

Winifred tenne duro finché poté con l'accampamento (semi) abusivo del gruppo in casa propria, ma tutto aveva un limite, e a una settimana dal loro arrivo, quando Roger cominciò ad accennare a sua madre della possibilità che comparissero dei menù differenziati a seconda dei gusti e delle preferenze dei membri della compagnia, il sottile e precario equilibrio che teneva in piedi la pazienza della donna si spezzò: le trattative tra madre e figlio si erano svolte nel rispetto del diritto internazionale, senza nessun lancio di oggetti o imprecazioni fantasiose e Roger, facendo appello a tutta la sua migliore diplomazia, era miracolosamente riuscito a ottenere un intero giorno di tempo affinché si potesse trovare una collocazione alternativa.

Sfortunatamente, quel lasso di tempo si era rivelato sufficiente soltanto a rimediare un posto all'asciutto dove dormire in attesa di migliori prospettive, ossia l'unico albergo di Truro le cui tariffe giornaliere fossero abbordabili dalla comitiva. Si trattava di una locanda senza troppe pretese (come il bagno per ogni camera) che la band aveva unanimemente soprannominato il Colabrodo dopo solo un'ora scarsa di permanenza: un posto che sulla carta doveva apparire leggermente fuori dal centro della città, mentre nella realtà si trovava piuttosto nel bel mezzo del nulla della periferia, ma in fondo l'unico che avesse accettato l'idea di vedersi l'ultimo piano praticamente colonizzato per intero da una band di rock n roll con relative fidanzate.

Naturalmente, Claire ne era stata tenuta a debita distanza ed era rimasta a casa sotto la severa sorveglianza materna, dopo aver potuto soltanto salutare (in lacrime) i suoi nuovi amici a patto di non oltrepassare la soglia della porta principale. Oh, quanto le sarebbe piaciuto condividere quella situazione che a lei pareva tanto densa di avventura, e che gli altri vedevano soltanto come scomoda, inospitale e umida.

Il primo impatto con la nuova, temporanea, collocazione, non era stato certo dei migliori: Freddie s'era persino stupito che il furgone si fosse davvero fermato lì davanti a quello squallido ingresso da cui gli pareva di veder trasudare l'untume più sospetto, e non ne volle sapere di scendere se non quando Roger minacciò di cacciargli la valigia nel fiume che scorreva a poca distanza dall'albergo. Mary passò la giornata a cercare di convincere Freddie per lo meno a fare lo sforzo di entrare nell'atrio e posare a terra la valigia, anziché tenersela stretta fino a farsi sbiancare le nocche.

Brian aveva tentato di vederla in maniera più positiva, se non altro per incoraggiare Clementine a varcare la soglia della stamberga senza temere di essere risucchiata insieme a lui dalle sabbie mobili, e a ogni passo che faceva attraverso l'edificio, cercava di trovarvi qualcosa di caratteristico, interessante, o per lo meno accettabile, a cui poter fare affidamento per non crollare nella depressione.

Dal canto suo, Clementine era perfettamente riuscita a demolire ogni piano di autoconvincimento del suo fidanzato non appena egli l'aveva vista passare un dito sul bordo dello schienale del letto, con un'aria perplessa che tradiva il più profondo disgusto per lo spessore dello strato di polvere che vi alloggiava indisturbata probabilmente dal momento in cui il Colabrodo aveva aperto i battenti. L'unico vantaggio era che, costretti dalla necessità di adattarsi all'offerta del Colabrodo, non avrebbero dormito in letti separati.

Quanto a Roger e Mairead, erano entrati nella camera a loro assegnata, ne avevano contemplato l'aspetto desolatamente spoglio, s'erano reciprocamente guardati, prima con sconforto, poi con speranza, quindi con orrore, avevano sospirato all'unisono e si erano messi a ridere per la disperazione.

John aveva preferito non esprimere le proprie impressioni al riguardo, ma si limitò a trascorrere tutto il tempo prima del sound-check a sfogliare riviste e giornali con particolare attenzione alla sezione dedicata agli annunci immobiliari.

Dopotutto, perfino l'aspetto del proprietario si confaceva perfettamente all'atmosfera del luogo: si trattava di un individuo di dubbia onestà che rispondeva al nome di Mr Fog, un essere dall'aspetto volpino e furbesco, accentuato dalle guance rubizze per le ripetute e abbondanti bevute che dovevano contribuire alla sua particolare percezione della realtà. Le poche volte che i ragazzi l'avevano incocciato s'era sempre mostrato con gli stessi abiti dall'aspetto poco rassicurante, in parte nascosti da un ampio e rigido grembiule la cui tinta originale era ormai stata fagocitata dalle macchie multicolori che ricoprivano quasi come una superficie continua la rozza stoffa.

Hurry, put your troubles in a suitcase!Where stories live. Discover now