Capitolo 45.

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Lei mi guarda con gli occhi spalancati e increduli: -Tu dici di non aver fatto nulla??-
Guardo le mie gambe, fare un passo alla volta, non riesco a sostenere il suo sguardo.
Io: -No io non ho fatto nulla.- Dico con un filo di voce. Mi sento ancora i suoi occhi addosso.
Lei: -Piccola mia, mi hai regalato sorrisi e io ti ho solo trattato male, io ti ho spinto via e tu comunque c eri.- Mi guarda come se davvero ci fosse qualcosa di bello da guardare in me. -Tu hai fatto molto di più con un tuo semplice sorriso di chiunque altro in anni interi.- Io sorrido e la guardo con la punta dell'occhio. -Tu mi hai salvata da un qualcosa di cui nemmeno io sapevo mi possedesse.- Prende fiato. -Mi hai salvato da me stessa.- Dice con un filo di voce. Ma io sono semplicemente me stessa, non faccio nulla di proposito, non mi preparo nulla o altro, sono me stessa. La guardo e lei ha gli occhi fissi su di me come volesse farmi capire qualcosa o non si riuscisse a spiegare.
Io: -Io non voglio perderti..- Affronto le mie paure e la guardo. -Non mi importa di ciò che vuoi tu, c'è si mi importa, ma se vuoi qualcun altra Io lo accetto, nel senso io non ti impongo di stare con me o di fidanzarti o parlare solo con me, mi capisco?- Lei fa cenno di si con la testa e io continuo. -Io non voglio obbligarti a stare nella mia vita, nemmeno io vorrei una come me vicino e ne ho la consapevolezza, ma dirlo..- Dico quasi sottovoce. Ho paura di quello che potrebbe dire, ho paura di ciò che gli passa per la testa, potrebbe benissimo darmi ragione e mollarmi subito, ma questo comporterebbe più cose, significherebbe che la sua gelosia è le sue parole, soprattutto, non erano vere, ma solo una grandissima presa in giro. Io la guardo aspettando una sua risposta, che non arriva, i secondi passano e l'ansia sale. Dopo quasi un infinita, mi risponde.
Debora: -Davvero pensi che io non ti voglia?- Faccio cenno di si con la testa, dai suo viso trapela stupore e incomprensione, o almeno è quello che io capisco. Continua: -Ho aspettando una ragazza come te, da praticamente sempre, aspettavo una ragazza che mi riempisse la vita, e tu mia piccola meraviglia hai dato un senso a tutto, anche a ciò che non poteva avere un senso. Io farei qualsiasi cosa per averti nella mia vita oggi è domani e in tutti i giorni avvenire. Sei il regalo più bello che la vita potesse farmi. Forse tu non vorresti avere una te nella tua vita, e sinceramente io non ne capisco il motivo, c'è parliamoci chiaro, ragazze come te al giorno d'oggi è difficile trovarle, hai la testa sulle spalle e non è cosa da poco, poi trasmetti un infinita dolcezza anche solo in uno sguardo, potrei sentirmi crollare ora e mi basterebbe un tuo abbraccio per far tornare tutto al proprio posto, sei speciale..- Si interrompe, guarda per qualche secondo davanti a lei, la sorella con il ragazzo e poi torna a guardarmi. Io non le tolgo gli occhi di dosso. -Io amo ogni singola cosa di te, anche quelle cose che tu odi, quei particolari che a te appaiono insopportabili, io li amo, amo quel sorriso che fai quando scleri o il tuo viso quando ti imbarazzi, amo quando ti siedi e ti copri le gambe perché le vedi grandi quando io le vedo perfette, o quando mi prendi la mia mano e la stringi perché hai paura. Amo qualsiasi cosa di te piccola, qualsiasi parola o atteggiamento che tu faccia o dica. Io ti amo..- Allora perché ha fatto quello che ha fatto ieri?! Perché è così contraddittoria con ciò che dice è ciò che fa?! Io non la capisco..
Io: -Sei sicura di ciò che dici?- Le Chiedo guardandola dritto negli occhi. Lei resta qualche secondo stupefatta e aspetta un po' prima di rispondere.
Debora: -Si.- Risponde decisa. -Sono sicura di amarti, di volerti nella mia vita. Ieri..- Prende aria. -Quello che è successo, per me non contava nulla, ho pensato a te per tutto il tempo..- La guardo. -Lei era lì e io volevo fregarmene di tutto, e tornare l acida di prima, te l'ho detto, da quando ci sei di molte cose sono cambiate in me e nel mio essere e nel mio relazionarmi con gli altri.- Non la seguo, ma distolgo gli occhi da lei e guardo davanti a me.
Io: -Cosa è cambiato?-
Lei alza gli occhi al cielo e poi torna guardare davanti a lei, anche io faccio così, ma ogni tanto mi concedo di guardarla. Credo sia molto difficile per lei aprirsi così tanto ed esporsi così tanto. -Rita prima me ne fregavo se facevo del male a qualcuno, ci scommettevo sulle persone, ho fatto stare male un infinità di ragazze, le ho viste piangere, straziate dal dolore, perse, farsi male.. E a me non importava nulla di loro, le usavo e basta, mi importava solo di quello e a loro piaceva. Piaceva il fatto che io le volevo, ma poi si illudevano di un qualcosa che io non volevo, ma ripeto, a me non importava, se loro c'erano o meno a me non cambiava nulla. Se loro stavano male o meno a me non cambiava nulla, ed era così con chiunque..-
Io: -E ora?- Fa in mezzo sorriso.
Debora: -Anche ora è così, non mi importa di chi c'è o non c'è nella mia vita o di chi mi ama o di cosa vogliono.- Non la seguo.. prima ha detto che le cose ora sono diverse, e poi mi dice così, mi confonde..
Io: -Avevi detto che le cose erano diverse, cambiate..- Ho la voce tremante, ho paura di cosa posa dire.. non voglio sentirmi dire che anche io sono come le altre, voglio che continui a farmelo capire..
Debora: -Sono cambiate da quando ci sei tu.- ora dice così, è troppo contraddittoria. Sbuffo. Io non la capisco.
Io: -Prima hai detto il contrario.- Dico guardandomi le gambe.
Debora: -Prima ho parlato di tutti, non di te.- Dice guardandomi, io resto perplessa.
Io: -Perché io non sono come tutti?-
Lei scoppia a sorridere: -Mia piccola dolce meraviglia, quante altre volte dovrò ripeterti che tu non sei come tutti gli altri.- Mi si avvicina e mi appoggia un braccio sulle spalle e mi stringe a lei. -Piccola mia, se tu fossi come le altre, non ti avrei mai portato nella mia casa in montagna o non ti avrei mai portato in camera mia o qui..- Mi sorride e io non posso fare a meno di ricambiare. -Sei stata il mio primo ti amo, dovrai essere anche l'ultimo.- non ha mai detto ti amo a qualcuno e in che senso io dovrò essere l'ultimo?!
Io: -Non lo avevi mai detto prima?- Chiedo incredula. -In che senso sarò l'ultimo?-
Debora: -No non l'ho mai detto, ho sempre pensato che fosse una cosa da riservare alla persona giusta, quella che un giorno diventerà tua moglie o che in caso contrario ti porterai dentro per il resto della vita.- Quanto è romantica..
Io: -Io opterei più per diventare tua moglie..- Deve capirlo che a me piace, cosicché se davvero vuole stare con me come dice continui a dimostrarlo..
Debora: -Cosa?- Chiede incredula. Io la guardo e I nostri occhi si incontrano e per qualche frazione di secondo il resto sparisce, io mi dimentico del resto e vedo solo i suoi occhi, così belli, da perdermici dentro. Così profondi, e stanno guardando me, con tutte le cose belle che abbiamo intorno, lei decide di dare le sue attenzioni a me.
All'improvviso la sorella le butta le braccia al collo, sommergendomi anche a me. Eravamo talmente perse una negli occhi dell'altra che ci eravamo completamente dimenticare di dove stavamo o di con chi stavamo, o almeno per me è stato così..
Debora: -Ma che stai facendo?- Dice in un ghigno.
Sara: -Mi ha chiamato mamma..-
Debora corruga le sopracciglia, continuando a non capire, ma la sorella non può vederla dato che la tiene stretta a lei e ha la testa sulla sua spalla, lei continua a fare smorfie con il viso, ma alla sorella non gliene importa più di tanto è continua a stringerla sempre di più.
Debora: -E quindi?-
Sara: -Mi ha detto del vestito che mi hai comprato.- Alza le sopracciglia e togliendomi il braccio dalla spalla, le appoggia sulla vita della sorella, cercando di togliersela di dosso, ma a quando vedo è un compito arduo.
Debora: -E fai tutte queste scene per un vestito.- Sbuffa. -Stavamo parlando io e Rita.- Aggiunge con tono freddo quasi.
Sara: -Sii il vestito era quello che avevamo visto al negozio bello.- Dice urlando. -Con Rita puoi continuarci a parlare tranquillamente.-
Debora: -Si ma scendi, non respiro più.- in effetti guardandola bene Sara gli è saltata praticamente addosso, è sollevata da terra e piega le gambe a le continua a muovere, su e giù.
Sara: -Io ti adoro.- Continua ad urlare, Marco e io la guardiamo esterrefatti. E poi dicono che la bambina della situazione sia io.
Debora: -Staccati.- Le ordina, continuandola a tirarla per i fianchi sperando che si stacchi, ma è tutto inutile, non si smuove. È peggio di una sanguisuga.. Alla fine si stacca e scende, continua a sorridere guardandola con gli occhi a cuoricino. Solo io posso guardarla così.. Non mi importa se è la sorella, ma solo io posso guardare lei così. Dopo averla ammirata per qualche secondo si incammina salterellando e battendo le mani con un sorriso che le riempie il viso, Marco ovviamente la segue.
Quando restiamo solo io e lei e loro hanno fatto qualche passo avanti, si aggiusta il gubbino e riprende a camminare e io la seguo. Continua a mettersi le mani nei cappelli, la sorella glieli ha rovinati, ha dei movimenti così delicati ma decisi, si butta tutti i capelli all indietro, ed è così bella Quando lo fa..
Io: -Come mai le hai regalato un vestito?- Le Chiedo, sperando si fosse dimenticata, almeno per il momento, dell argomento di prima, non mi va di dirle che la amo ora.
Debora: -Un paio di giorni fa è stato il suo compleanno, quel giorno non ci sono stata e quindi nulla, gli ho fatto un bel regalo per farmi perdonare.-
Io: -Quando è stato?- Chiedo corrugando le sopracciglia.
Debora: -Due settimane fa..- Si mette le mani nelle tasche del gubbino e continua a guardare la sorella.
Io: -E come mai non ceri?-
Debora: -C era mio padre, non mi andava di vederlo e quindi me ne sono andata in montagna.- È seria, non volevo farla arrabbiare con le mie domande o peggio ancora infastidirla.
Io: -Ti devi sempre far perdonare per qualcosa.- Lei sorride e scuote la testa dandomi ragione.
Debora: -Faccio solo casini vedi.-
Io: -Fin quando sono rimediabili.- continuiamo a guardare davanti a noi, superiamo giostre su giostre, e sinceramente io non do importanza a nessuna di loro.
Debora: -Sarebbe un bene non farli proprio, non credi?-
Io: -Bhe in effetti si, ma l'importante è saper rimediare ai propri errori, non credi?- Chiedo guardandola.
Lei annuisce e io torno a guardare davanti a me. La strada sembra interminabile, ma farla con lei la fa sembrare meno una tortura.
Debora: -Non ci vorrà ancora molto, fra un po' siamo arrivati.-
Io: -Come fai?- Chiedo sbalordita.
Debora: -A fare cosa?- Non mi guarda, ma fissa la sorella che sta qualche passo più avanti a lei.
Io: -A sapere sempre ciò che penso.. o ciò che mi passa per la testa.- Dico con un filo di voce.
Debora: -Perché sono cose che penso anche io.- Sorride. Non capisco. -E poi l'espressione sul tuo volte dice tante cose.-
Io: -Cosa fa capire?-
Debora: -Quando non capisci qualcosa corrughi le sopracciglia, quando sei felice spalanchi gli occhi e hai un sorriso che ti va praticamente da un orecchio all'altro.- Mi guarda per qualche secondo poi torna a dare attenzioni a sua sorella. -Mi piacerebbe capire ciò che pensi, ma con te non riesco mai. Devo cercare di capirlo attraverso i tuoi movimenti o espressioni e ho sempre la paura di sbagliare, non sei prevedibile come le altre ragazze.- non sbaglia mai, o almeno oggi non sta sbagliando nemmeno una volta.
Io: -Oggi ti sta riuscendo bene questa cosa del capirmi.- Dico guardandola per qualche secondo e sorridendola. Lei mi guarda e mi sorride a sua volta.
Debora: -Quando e il tuo compleanno?- Chiede. Torna a guardare davanti a lei e io pure.
Io: -Il 5 aprile. Il tuo?-
Debora: -23 febbraio.-
Io: -Fra tre mesi praticamente.- Dico entusiasta.
Fa un sorriso sarcastico: -Si, poi mi faccio vecchia.-
Corrugo le sopracciglia: -Ma non è affatto vero!-
Debora: -Piccola mia, faccio 27 anni.-
Cavolo.. abbiamo sette anni di differenza.. non ci avevo mai pensato, ma ad essere sincera non mi importa. La amo e potrebbe avere anche più di trent'anni che sarebbe comunque bellissima.
io: -E non sono tanti, a parte che non li dimostri nemmeno.
Debora: -Abbiamo sette anni di differenza, non ti infastidisce che una della mia età ci provi con una come te.- sorrido. Ci sta provando con me!! Che bello!! -Perché sorridi?-Chiede
Io: -Sinceramente non ci avevo mai pensato che avevamo sette anni di differenza, però non mi dispiace la cosa.- La guardo. -Sorrido all idea di te che ci stai provando con me.- Lei mi guarda e scoppia a ridere. La guardo anche io.
Debora: -Non ti infastidisce?? E poi perché ti fa sorridere??-
Io: -No, è una cosa aggiuntiva, mi fa sentire piccola, e con te mi piace sentirmici.- Torno a guardare davanti a me. -Mi fa sorridere perché mi piace.-
Dal suo viso si capisce che non ha capito del perché io sia contenta che lei ci stia provando con me, credo che non abbia capito che a me piace o che mi sono innamorata di lei..
Debora: -Potrei stuprarti.- Dice scoppiando a ridere. -Potresti prendermi per pedofila.- Dice guardandomi. Io scoppio a ridere e le rispondo: -Ma fallo, di certo mi lascerei stuprare da te, non ci penserei due volte.- Rido ancora di più per l'imbarazzo.
Debora: -Lo devi prendere come un invito?- Chiede tra un sorriso e l'altro.
Io: -Prendilo come vuoi.- Rido stridendo tra i denti. .
Debora: -Ma tutta questa perversione dove la tenevi nascosta?- Dice al quanto imbarazzata anche lei.
Io: -Questa me la chiami perversione?- Chiedo ridendo.
Debora: -Sii.- Dice esultando.
Io: -Questa non è perversione.- Dico. -Perversione è altro.- aspetto un po' a rispondere e poi aggiungo: -E Pedofila no dai, tornando al discorso di prima, abbiamo solo sette anni di differenza ci sono persone che hanno più anni.-
Debora: -Mi hai invitato a stuprarti.- Ripete esterrefatta guardandomi, lasciando perdere tutto ciò che ho detto dopo. È rimasta ferma al fatto che io mi farei stuprare da lei.
Io: -Si e quindi?- Dico guardandola, sorridendo.
Debora: -Mi hai stravolto ragazza.- Scoppio a ridere.
Marco: -Ragazze siamo arrivati.-
Guardo davanti a me e un grande arco con scritto qualcosa in inglese, che io non capisco, divide le giostre da tutti gli angoli bar. Non appena lo superiamo un infinita di fast food, ristoranti e pizzerie mi sommergono la vista. Io sorrido, mi sembra di essere in paradiso.
Debora: -Ti va pizza e coca cola o hamburger e patitine fritte e coca cola?- Dice guardandomi.
Io: -Ehm, patatine fritte e hamburger.- Le rispondo guardandomi intorno.
Debora: -Sara fermati al McDonald.- La guarda anche lei e si entusiasma per ciò che gli ha appena detto la sorella. Lei e il ragazzo aumentano il passo, così come me e Debora.
Non appena arriviamo infondo alla via dove c'è il McDonald, è grande visto da fuori, non appena ci avviciniamo la porta si apre ed entriamo. Mi guardo intorno, ci sono tavoli ovunque quasi e i puffi, e nei tavoli negli angoli ci sono anche le panche imbottite, alcuni tavoli sono anche alti con dei sgabelli con imbottitura su. È tutto arredato con il rosso e il giallo. Dentro al fast food c'è molto caldo rispetto a fuori. Anche se c'è il sole, c'è sempre un po' di freddo.
Debora: -Bimba.- La guardo, normalmente chiama me con quei nomignoli. Quando la guardo mi sorride. -Sembri una bimba, ora siediti dove vuoi e io arrivo con l ordinazione.
Io: -Va bene, ma nella mia ordinazione non farci mettere del piccante o salse cosi, non mi piacciono.- Lei fa cenno di si con la testa e mi avvicino a uno di quei tavoli ad angolo, sono così belli, mi piacciono, L imbottitura della panchina è di color rosso, mentre il piano del tavolo è giallo, altri tavoli intorno, invece, hanno invertono i colori. Mi ci siedo e l'imbottitura mi avvolge, mi tolgo la felpa pesante con la sciarpa e lo appoggio dietro di me, hanno così tanto spazio queste panchine, sono immense. Appoggio i gomiti al tavolo e guardo Debora avvicinarsi al bancone per prendere l'ordine, si mette in fila. Chissà cosa mi prenderà. Mentre la continuo a guardare noto con la punta dell occhio che Marco si sta avvicinando al tavolo dove sono seduta, allontanandosi da loro. Si siede su uno dei puffi di fronte a me, sempre al mio tavolo, la panchina prende solo l'angolo del tavolo, non tutto. Io lo guardo, aspettando che dica qualcosa o meno. Dopo che si è tolto il gubbino con lo zaino da dosso e averlo appoggiato su un puffo vicino a lui inizia a parlare.
Marco: -Mi dispiace per prima.- Dice visibilmente dispiaciuto.
Io: -Tranquillo.- Ho un tono di voce molto freddo e distaccato, quel ragazzo all'inizio mi piaceva, ma dopo quello che ho saputo di lui e di Sara non mi convince tanto è poi mi intimorisce un po'.
Marco: -Non avevo nessun diritto di chiederti quelle cose così tanto personali e intromettermi nella tua vita.- Ha gli occhi fissi su di me e io guardo lui e Debora che gli sta praticamente dietro, ma sempre vicino al bancone, aspettando il suo turno per prendere l'ordine. Sua sorella le sta facendo compagnia.
Io: -Non preoccuparti davvero, non è successo nulla.- Dico facendo un mezzo sorriso forzato.
Marco: -State bene voi due insieme.- Cerca di cambiare argomento, ma questa cosa sentita dire così mi fa sorridere.
Io: -Grazie, ma come sai non stiamo insieme.- Lo informo. Con la punta dell'occhio noto che Debora lo sta guardando e dalla sua espressione non sembra così tanto contenta che io stia parlando con lui, è piuttosto seria con gli occhi fissi su di lui. La sorella è vicino a lei, ma guarda la cameriera dietro il bancone.
Marco: -No Bhe si, lo so che non state insieme, ma se voi steste insieme, sareste proprio una bella coppia.- Fa un mezzo sorriso, ed è palese, che è forzato, molto di più del mio di prima. Io non lo rispondo, mi limito a guardarlo e sorriderlo. Distolgo lo sguardo da lui e da Debora e Mi appoggio completamente alla panchina, togliendo il gubbino con la sciarpa da dietro e appoggiarla di fianco a me, mi guardo le gambe, sono enormi e quindi cerco di abbassare un po' la canotta, per coprirle, ma è tutto inutile, mi arriva in vita e se la tiro, dopo mi si vede tutto il petto, e non mi sembra il caso. Accavallo le gambe cosicché sembrino meno enormi. Faccio uno sbadiglio e inizio a guardarmi le punte dei capelli e giocarci con le dita, mi sento ancora gli occhi di lui puntati addosso, ma faccio finta di nulla.
Debora: -Amore..- Alzo il viso e me la ritrovo lì davanti a me, e involontariamente sorriso. Mi sposto un po' più in là così che lei si possa sedere vicino a me e capendo il mio intento lo fa, sempre non togliendomi gli occhi di dosso, si siede del tutto sulla panchina e mi appoggia una mano sulla gambe io mi appoggio a lei stringendogli la mano con entrambe le mie mani.
Debora: -Ho ordinato un panino con hamburger, insalata, pomodori, speck e maionese poi ti ho preso le patatine con maionese e checiap, va bene??- Chiede preoccupata.
Io: -Si amore, va benissimo grazie.- Un sorriso gli spunta sul viso e spalanca gli occhi.
Debora: -Mi hai chiamato amore..- Dice con un filo di voce. Io scoppio a ridere così come la sorella.
Io: -Si amore, ti ho chiamato amore.- Sorride ancora di più. Amo vederla sorridere, specialmente se la causa dei suoi sorrisi sono io. Sta sclerando al fatto che io l'abbia chiamata amore.
Debora: -Mi hai chiamato due volte amore..- Mi fa sorridere sempre di più.
Io: -Amore. Amore. Amore. Amore. Amore. Amore. Amore.- Prendo aria. -Amore. Amore. Amore. Amore. Amore. Amore. Amore. Amore.- Continuo a guardarla e a ogni mia parola, lei sorride sempre di più, e così anche io.
Debora: -Ha un suono così dolce quando lo dici tu..- Parla con un filo di voce, è visibilmente felice e anche un po' imbarazzata credo.
Io: -Amore mio.- Apre la bocca, stupita e sbatte le palpebre. Sembra una bambina.
Debora: -Ripetilo..-
Io: -Amore mio.- chiude la bocca, mordendosi le labbra e io mi fisso su di loro. Voglio mordergliele io. Lei mi guarda senza dire nulla.
Sara: -Basta.- Dice ridendo prendendosi le attenzioni mie e di Debora. -Fate venire il diabete.- Non mi ero nemmeno accorta che ci fosse anche lei. Si è seduta vicino a Marco, e si è tolta anche lei il gubbino e lo ha appoggiato vicino al mio sulla panchina. Marco invece è serio, visibilmente arrabbiato, anche se non so per cosa, ma non mi importa. Debora una volta ripresa, toglie la mano da sopra la mia gamba e si libera delle mie mani poi si toglie il gubbino, lo appoggia vicino a lei e si aggiusta il cappuccio della felpa. Guardandola, mentre lo fa noto i segni sul collo, sono ancora molto visibili, ma distolgo subito lo sguardo, non voglio rovinarmi la giornata per loro o ripensando a ieri.
Sara: -Allora dopo dove andiamo?-
Chiede entusiasta guardando tutti uno solo alla volta. Debora si rimette come prima, appoggiata a me e con la mano sulla mia gamba.
Io: -Per me è uguale.- Dico guardandola.
Debora: -Andiamo sulle attrazioni con l'acqua.- Dice guardando Sara e Marco.
Marco: -Perché?- Ha un tono di voce freddo.
Debora: -Mi piacciono.- È altrettanto fredda.
Sara: -Dovremmo tornare indietro dove eravamo prima e perdiamo troppo tempo.- Dice guardandoli entrambi. -Qui vicino ci sono le figure, andiamo lì così posso fare altre foto e poi nell albero di prezzemolo che è qui vicino. Poi ci sono le giostre quelle dove sali e ci vedi il mondo da lassù.- oddio quelle no. Soffro di vertigini, avrei troppa paura.
Debora: -Facciamo questi tre.- La informa guardandola.  -Facciamo le figure e poi L albero, e quelli alte, ma quelli per i bambini no, al massimo facciamo i cavalli ma stasera, prima che inizi la sfilata.- spalanco gli occhi.
Io: -Davvero?- Dico guardandola e lei mi dà le sue attenzioni e sorride.
Debora: -Cosa?- Sorride guardandomi.
Io: -Il carillon.- La guardo sbalordita. -La giostra dei cavalli, davvero vuoi farla??- Il mio sorriso cresce a vista d'occhio e credo che lei se ne sia accorta.
Debora: -Tu vuoi farla amore, quella giostra è per i bimbi e non avevo dubbi sul fatto che ti piacesse.- la amo, credo sia evidente dall'espressione del mio viso in questo momento.
Io: -Amo quella giostra.- Le dico con un filo di voce.
Debora: -E io amo vederti felice.- Mi sorride e tutto il resto sparisce. -Amo renderti felice.-
Sara: -Allora perfetto, abbiamo organizzato il pomeriggio.- Dice prendendosi, nuovamente, le attenzioni di entrambe.
Marco: -Era meglio se stavo a casa oggi.- Dice sottovoce e Sara lo guarda malissimo.
Sara: -Nessuno ti ha obbligato a venire.- Gli dice.
Marco: -Scusate.- Sia alza e prendo il suo gubbino. -Vado a fumarmi una sigaretta, mentre arrivano le ordinazioni.- Dice prendendo il pacchetto di sigarette con L accendino dallo zaino e uscendo fuori dal locale. Sara fa un sospiro rumoroso.
Debora: -La smetti di trattarlo male.-
La sorella la guarda malissimo: -Non lo sto trattando male.- Dice arrabbiata.
Debora: -È innamorato di te e tu non fai altro che parlargli dei tipi con cui ti senti.- La guarda dritto negli occhi e la sorella fa lo stesso.
Sara: -Quando abbiamo iniziato questa cosa lui era d'accordo e lo sai.-
Debora: -Si ma secondo te perché non sta con nessuno ora?-
Sara: -Potrebbe benissimo stare con chi gli pare, lo sai.-
Debora: -È innamorato di te, non vuole stare con altre ragazze, ma lo capisci?- Sara alza gli occhi al cielo e si strofina gli occhi con le mani: -Lui è importante, ma se dovessi smettere di vedere gli altri, per lui non Lo farei.-
Io: -Gli altri?- Chiedo sbalordita.
Sara: -Mi vedo con altri due ragazzi..- Dice guardandomi con un filo di voce. Spalanco gli occhi. Non ci posso credere.. come diamine fa e lui nonostante tutto gli rimane ancora vicina?!
Debora continua a guardarla: - Allora mollalo, così gli fai solo del male e nulla di più.- Prende fiato. -Ma capisci che da quando siamo qui tu gli parli degli altri con cui ti senti e con con cui ci vai, è normale che sia arrabbiato con te. - poverino, non oso immaginare il dolore che prova o che sta provando.
La conversazione si interrompe quando la cameriera con due vassoi pieni si avvicina al tavolo.
Cameriera: -Salve, la ordinazione numero 15 siete voi vero?- Chiede guardandoci.
Debora: -Si siamo noi.- La cameriera sorride cortesemente e lascia i vassoi sul tavolo, poi si allontana dicendo semplicemente: -Buon appetito.- Mi meraviglio come anche questa non si caduta a sbavare per Debora.
La guardo allontanarsi e poi torno a fare le mie attenzioni a loro. Debora torna a guardare la sorella e nessuno tocca i vassoi sul tavolo.
Debora: -Vai a chiamarlo??- Dice socchiudendo gli occhi. Con tono severo.
Sara scuote la testa, e non si alza dal tavolo. Lei non insiste e quindi mi alzo io, mi libero della mano di Debora e mi trascino verso la fine della panchina e alzandomi dico: -Vado io a chiamarlo.-
Esco fuori senza aspettare una loro risposta o altro, anche senza guardarle, senza nemmeno prendere il gubbino.
Non appena esco dalla porta da dove siamo entrati, mi guardo intorno e lo vedo infondo al lato delle McDonald seduto su una panchina, con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e la testa china. Incrocio le braccia al petto, senza gubbino si sente un po' freddo e mi avvicino a lui molto velocemente. Non appena lo raggiungo, lui alza la testa e mi guarda perplesso. Mi siedo vicino a lui e gli dico: -L ordinazione è arrivata, vieni a mangiare?- Lo guardo dritto negli occhi e lui fa lo stesso, solo che ha il viso incredulo.
Marco: -Ehm non ho fame..- Dice con un filo di voce, appoggiandosi del tutto sulla panchina.
Io: -Lo so, ma devi mangiare comunque.- Mi volto a guardarlo e lui appoggia le braccia sulla spalliera della panchina.
Marco: -Perché cosa ti cambia?- Mi guarda e io faccio lo stesso.
Io: -Devo essere sincera?- Gli Chiedo, lui fa cenno di si con la testa. -A me nulla.- Faccio un sospiro. -Ma dimmi, non mangiando, stai solo male ed è inutile nel senso sono a Gardaland, nel senso inizia a non mangiare da domani.- Mi guarda incredulo e scoppia a ridere: -Fammi capire, tu vuoi che io mangio cosicché oggi tu puoi stare qui e non debba portarmi via perché io stia male?- Faccio cenno di si con la testa, sorridendogli.
Marco: -Non ho mai visto nessuno, così tanto sincero come te.-
Io: -Lo so, e so anche che sei innamorato di quella ragazza là dentro e che facendo così la stai solo perdendo.- Il suo viso torna serio e guarda davanti a lui distogliendo lo sguardo da me.
Marco: -Lo so.- Dice freddo.
Io: -Ecco, ma se la ami perché fare così?-
Marco: -Va con altre ragazzi, io no sopporto l'idea che oggi si sia messa quella maglia così tanto scollata, figuriamoci che ci vada con altri.-
Io continuo a guardarlo, ma lui non ha il coraggio di guardarmi: -Ascoltami, se stai cosa ti fa male, lasciala stare, ma se lei ne vale la pena, se lei è davvero così tanto importante, se davvero sei così tanto innamorato di lei, conquistala.- Lui mi guarda e io anche. -Prenditela, fai in modo che stando con te, non abbia bisogno di altre persone.- Mi meraviglio di me stessa, a volte dico cose così sagge.
Lui sbuffa: -Rita ascoltami, io penso che se lei mi amava fin dal inizio non ci andava proprio con altri ragazzi, da quando sto con lei io non riesco proprio più a vedere altre ragazze in quel senso.- La sua voce va a scendere ad ogni singola parola.
Marco: -Io voglio un rapporto come quello tuo è quello di Debora.- Dice. -Pieno di dolcezza e amore e protezione. Lei per te darebbe la vita..-
Io: -Falla innamorate di te.- Dico decisa.
Marco: -Non ne sono capace..- Dice con un filo di voce. Mi fa pena, ma infondo i ragazzi cosa ne sanno su come far innamorare qualcuno di loro?! Si soffermano solo a ciò che uno fa e non che dice e non guarda i dettagli.
Io: -Ti aiuterò io.- Dico decisa.
Marco: -Davvero?- Chiede perplesso.
Io: -Si, però ora torni dentro e mangi. Per il resto della giornata sii dolce e stalle vicino. Non avere questo scatti.- Non risponde. -Okay?- Chiedo alzando le sopracciglia.
Marco mi guarda e fa cenno di si con la testa, credo sia più sconvolto lui della mia testardaggine che io. Io mi alzo e lo prendo per il polso e lo tiro, ma non ho molta forza quindi è inutile e lui scoppia a ridere e io anche. Alla fine si alza lo stesso mi segue mentre torniamo al nostro tavolo. Ci fermiamo poco prima della porta di entrata.
Marco: -Grazie.- Dice raggiungendomi. -Ah e per prima, cercavo solo di farla ingelosire quando ti ho chiesto quelle cose ma è stato tutto inutile..- Si guarda i piedi.
Gli sorrido: -Tranquillo.- Gli sorrido. -Non c'è problema.- Infondo non è così male come ragazzo. Fossi eterno potrebbe anche piacermi.
Ci avviciniamo alla porta che si apre, Mi strofino le mani sulle braccia, cercando di riscaldarmi, torniamo al nostro posto, io vicino a Debora che non appena mi vede mi scruta da capo a piede e lui sul puffo vicino a Sara.
Quando mi siedo vicino a Debora lei mi avvolge con le braccia e mi riscalda: -Sei uscita senza gubbino, scema.- Io le sorrido e mi appoggio al suo petto, ha dei respiri così profondi, sono fortunata ad avere lei nella mia vita, fortunata ad avere una persona che mi ami così, può fare casini è vero, ma rimarrà comunque lei e io sono perdutamente innamorata di lei.
Io: -Amore sto bene, ora mi stringi forte?-
Lei sorride e mi stringe fortissimo e io mi lascio coccolare dalle sue braccia, mi ci perdo dentro. Appoggia la sua testa sulla mie e ogni tanto mentre mi Accarezza la schiena mi dà piccoli baci sui capelli. Sara e il ragazzo ci guardano, ma a me non importa, preferisco vivermi quel momento. Mi stacco un po' da lei, tanto quanto basta per guardarla negli occhi e lei fa lo stesso poi mi sorride e mi bacia la fronte, mi sento così protetta fra le sue braccia o quando fa così, chiudo gli occhi e mi lascio avvolgere da quel momento, resta qualche secondo così, con le sue labbra, così tanto morbide, appoggiate sulla mia fronte. Quando si stacca mi guarda e sorride: -Mangiamo piccola?- Faccio cenno di si con la testa lei si sposta da me, mi lascia andare inizia a distribuire le ordinazioni a ciascuno di noi.

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