Capitolo 6

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Ci stanno seguendo. Daryl mi spinge dietro di sé, continuando a puntare la balestra davanti a lui.

"Via, via!"

Quando usciamo dai corridoi, Rick chiama subito gli altri perché aprano la porta del blocco C. Beth scoppia in lacrime quando vede suo padre, mentre Carol prende le redini della situazione, essendo l'unica che Hershel ha istruito un minimo in campo medico. Io osservo tutto da fuori la cella, con un'apatia che non mi appartiene. Mi accorgo che Daryl non è entrato con noi, così torno fuori raggiungendolo. Quando mi vede però, sgrana gli occhi, intimandomi di tornare indietro. Assieme a me, dai corridoi emergono i cinque prigionieri, un bianco, un ispanico e tre uomini di colore. L'ispanico è armato, e il modo in cui i suoi occhi si puntano subito su di me mi da subito un indizio di che tipo di uomo sia. Mi avvicino a Daryl, puntando la mia Beretta su di loro.

"Non fate un altro passo." L'arciere li avvisa.

"Blocco C, cella 4." L'ispanico avanza, spostando lo sguardo su quello di Daryl. "E' la mia, gringo. Lasciami entrare."

"Oggi è il vostro giorno fortunato: siete stati graziati, siete liberi di andarvene." Daryl quasi gli sibila contro.

"Che sta succedendo qui?"

"Niente che ti riguardi." Stringo di più la pistola.

"Non dirmi quali sono e non sono gli affari miei, puttanella." Estrae la pistola dai pantaloni e Daryl stringe la balestra, migliorando la mira.

"Rifletti," L'uomo di colore più grosso parla. "La gamba del vecchio è messa male, e noi siamo liberi. Che cosa aspettiamo?"

"Io devo trovare la mia vecchia."

"Se un gruppo di civili tra tanti posti preferisce barricarsi in prigione," l'ispanico mi guarda sorridendo maliziosamente. "Vuol dire che noi là fuori non sapremmo dove andare."

"Ehy!" Daryl costringe l'uomo a voltarsi verso di lui. "Occhi a me, se non li vuoi perdere."

"Perché non ce ne andiamo?" Il bianco parla timidamente.

"No, non ce ne andiamo!"

"Ma qui non ci restate!" T-dog spunta al mio fianco, anche lui armato.

"Questa è casa mia, le regole le faccio io!"

"Non credo proprio." Scuoto la testa.

"Se non vi sta bene, tornatevene da dove siete venuti." Daryl urla, e improvvisamente sfocia il caos. Voci su voci... Le voci nella mia testa si sono fermate, per ora, ma quelle fuori si sovrappongo strillando. Rick compare dietro di noi cercando di farli calmare.

"Ehy, ehy, rilassiamoci tutti, non c'è bisogno di fare così."

"Non vi muovete!"

"Quanti siete là dentro." L'ispanico chiede.

"Più di quanti voi possiate gestire." Rick mente.

"Avete svaligiato una banca. Perché non lo portate in ospedale?"

Cosa?

"Quanto siete rimasti rinchiusi in quella mensa?" Lo sceriffo abbassa la voce.

"Direi circa dieci mesi."

"C'è stata una sommossa. Mai visto niente del genere."

"Persone diventate cannibali, morte e tornate in vita."

"Una guardia ci ha difesi. Ci ha chiusi nella mensa, dovevamo aspettarlo. La pistola me l'ha data lui, doveva tornare subito."

"Sono passati 292 giorni."

"294, a dire il..."

"Zitto, basta!" L'ispanico ringhia al suo compagno, prima di continuare. "Pensavamo che l'esercito o la guardia nazionale sarebbero arrivati prima o poi."

"Non c'è nessun esercito." Rick inizia a parlare. "Nessun governo, nessun ospedale, polizia... Non c'è più niente."

"Dici davvero?" Il bianco chiede allo sceriffo.

"Davvero."

"Che ne è stato di mia madre?"

"E i miei figli, e la mia vecchia?! Per caso avete un cellulare per farci chiamare le nostre famiglie?"

"Non avete capito?" Stringo la Beretta. "Non c'è nessun cellulare. Internet... Non c'è elettricità. È finito tutto. Almeno metà della popolazione è morta, probabilmente di più."

"Non è possibile." L'ispanico scuote la testa.

"Allora guardate voi stessi."

...


La discussione viene portata all'esterno. I carcerati ci hanno seguiti nel cortile, ed hanno visto la situazione con i loro occhi increduli. Tomas, l'ispanico, si volta verso Rick dopo qualche minuto.

"Da dove venite?"

"Atlanta."

"Dove siete diretti?"

"Per ora, da nessuna parte."

Tomas ci pensa un po' prima di indicare il punto dove la sera prima ci eravamo accampati.

"Potete avere quel pezzo di terreno, accanto all'acqua. Dovrebbe essere comodo."

"Useremo quel terreno per coltivare."

"Vi aiuteremo ad andare fuori."

"Nah, non sarà necessario. Abbiamo ucciso noi quegli zombie, la prigione è nostra."

"Rallenta, cowboy..."

"Avete rotto i lucchetti delle nostre porte." Andrew, uno degli uomini di colore, il più minuto, si intromette.

"Ve ne daremo di nuovi se è quello che volete."

"E' la nostra prigione." Tomas allarga le braccia. "Eravamo qui da prima."

"Chiusi dentro uno sgabuzzino." Incrocio le braccia sotto il seno, e Tomas si volta a guardarmi. "Noi ce la siamo guadagnata, e vi abbiamo liberato."

"E ora ce ne torniamo nel nostro blocco. Tu sei la benvenuta, guapa."

"Non penso proprio." Daryl si avvicina a me, mettendosi fra di noi. "Dovrete trovarvene un altro."

"E' mio, c'è ancora la mia roba là! Non potrebbe essere più mio di così!" Tomas estrae la pistola puntandomela contro ed io faccio lo stesso, anche se Daryl è più veloce di me con la balestra.

"Aspettate, cerchiamo una soluzione che vada bene per tutti." Axel, il bianco, si posiziona in mezzo ai due gruppi.

"Non mi sembra possibile."

"Neanche a me." Rick concorda.

"Io non torno in quella mensa neanche per un minuto."

"Nel carcere ci sono altri blocchi." Alzo le sopracciglia. "Oppure potreste andarvene. Tentare la sorte in strada, come abbiamo fatto noi."

Tomas ci pensa su prima di guardare i suoi per un attimo parlare.

"Se questi finocchi ce l'hanno fatta noi come minimo conquistiamo un altro blocco."

"Con cosa?"

"Atlanta qui ci presterà un po' di armi vere. Giusto capo?"

"Quanto è rifornita la mensa?" Rick negozia. "Deve esserci tanto cibo, cinque uomini per un anno!"

"Ce n'è rimasto ben poco."

"Ne prenderemo metà, e in cambio vi aiuteremo a ripulire un blocco."

"Non l'hai sentito?!" Andrew alza la voce. "Ce n'è rimasto poco."

"A quanto pare avete più cibo che scelte." Rick sorride. "Voi pagate, noi vi ripuliamo un blocco del carcere e ve lo tenete."

"D'accordo." Tomas concorda, ma lo sceriffo è pronto a specificare i termini dell'accordo.

"Ma mettiamo in chiaro una cosa: se vi vediamo qua fuori, se vi avvicinate al nostro gruppo, se anche solo sento il vostro odore, sappiate che vi ucciderò."

"D'accordo."

...


Torniamo in caffetteria. Seguiamo Tomas fin dietro la dispensa che contiene più cibo di quanto io abbia visto in tutto l'inverno. Daryl entra e dopo essersi guardato in torno si rivolge all'ispanico.

"Questo per voi è poco cibo?"

"Finisce in fretta. Potete avere un sacco di grano, del tonno..."

"Abbiamo detto metà." Rick lo ferma subito. "E' l'accordo."

"Beh, se volete metà del nostro cibo potremmo buttarci dentro qualcos'altro." Tomas porta gli occhi su di me, squadrandomi dalla testa ai piedi. "Che ne dici, chica, uh? Ti va di passare un po' di tempo con me e i miei amici?"

"Che ne dici se ti sparo adesso e ci prendiamo tutto il cibo." Rispondo appoggiando la mano sull'impugnatura della mia Beretta.

"Uuuuh, morde." Andrew sorride.

"Basta." Rick mette la mano davanti al petto di Daryl, che già stava puntando i due uomini stringendo l'impugnatura della balestra. "Prendiamo il cibo. La metà. Questo è l'accordo, se non vi sta bene potete uscire."

"Non vi scaldate ragazzi." Tomas allarga le braccia sorridendo. "Stavamo solo scherzando."

Stringo la pistola ignorando l'istinto di sparargli. Per questo si dovrà aspettare.

...


Daryl arriva dietro di me mentre poso l'ultimo scatolone di cibo sulla mensola del salone.

"Ehy."

"Dove sono?" Chiedo riferendomi ai carcerati. Ci manca solo che se ne scorrazzino per i paraggi.

"Con T. Torneremo presto. Tu dai un'occhiata qui, va bene?"

"Cosa? No! Io vengo con voi."

"No, non credo proprio." Daryl scuote la testa. "Torneremo in men che non si dica, dobbiamo solo..."

"Daryl! Ne abbiamo già parlato. Non hai voce in capitolo su come decido di mettere in gioco la mia vita."

"Quelli non vedono una donna da un anno!" Sussurra, ma il suo tono di voce la dice lunga sul suo stato emotivo. È arrabbiato, e spaventato. "Non posso coprire il culo a Rick e tenere d'occhio dove mettono le mani allo stesso momento!"

"Posso difendermi da sola. Pensi che non ne sia capace?"

Rimane in silenzio. Dopo qualche secondo sospira e parla di nuovo.

"Nella caffetteria?" Non rispondo. "Continuavi a ripetere che ti dispiaceva. Con chi ce l'avevi? Con chi stavi parlando?"

"Daryl..."

"Io mi fido di te. Mi fiderei di te con la mia vita ma non posso rischiare che ti succeda qualcosa. Pensavamo stessi bene, ma non è così. Prima che torni lì fuori... Dobbiamo capire cosa ti sta succedendo."

"So cosa mi sta succedendo." Gli rispondo a tono. "E non c'è bisogno che tu mi faccia da balia. Se rimango concentrata..."

"Daryl!" Rick lo chiama. "Dobbiamo andare. Julie tu rimani qua."

"Ma..."

"Muoviamoci." Rick sparisce nei corridoi della caffetteria e Daryl mi guarda per un secondo prima di abbassare gli occhi e seguirlo.

E rieccoci. Chi aveva ragione? Non sei che un peso. Non ti lasceranno più uscire, non ti lasceranno più coprire le spalle al tuo nuovo fidanzato perché pensano che tu sia pazza.

Io non sono pazza.

Oh sì, invece. Come un cavallo. Sei ancora in tempo, usignolo.

Sta zitto.

This sorrowful life.Onde histórias criam vida. Descubra agora