Capitolo 8

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E così è stato.

È passata una settimana da quando ho parlato con Daryl. Una settimana di pace, passata a ripulire la prigione e a prendersi cura di un Hershel ancora allettato. Io e Carl siamo tornati nell'infermeria (questa volta dopo averlo detto a sua madre) e contro ogni pronostico abbiamo trovato delle stampelle. Ieri sera Hershel ha finalmente detto di essere pronto per provare ad alzarsi, così stamattina, una volta tornata dal mio turno di guardia, ho raggiunto Lori, Beth e Carl nella sua cella.

Io e Beth lo aiutiamo ad alzarsi, mentre Lori tiene le stampelle davanti a lui, in modo che le possa afferrare facilmente.

"Non devi avere fretta." La donna al mio fianco gli sorride, ma dopo essersi tirato in piedi l'uomo si sbilancia leggermente all'indietro, perdendo l'equilibrio.

"Whoa!" Lo tengo in piedi posandogli la mano sulla spalla. "Dopo aver insistito tanto per alzarti hai intenzione di tornare sul pavimento?"

Hershel sorride prima di voltarsi verso Beth e rassicurarla. Prova le stampelle testandone la stabilità e annuisce.

"Sapete, mi sento abbastanza stabile." Fa qualche passo in avanti, e quando Lori gli chiede se vuole riposarsi la guarda incredulo.

"Riposarmi? Facciamo una passeggiata!"

Lori mi guarda con stupore ed io le sorrido, seguendo Hershel e i ragazzi verso il cortile. L'uomo è ancora traballante, specialmente sui gradini che portano al piano giardino, ma dopo qualche minuto riusciamo a camminare all'aria aperta. Daryl, Glenn e Rick si stanno liberando degli ultimi cadaveri rimasti, mentre T-dog, Maggie e Carol spostano le auto all'interno della recinzione. Lascio ad Hershel lo spazio per avanzare, pur tenendomi pronta a tenerlo in piedi in caso dovesse perdere l'equilibrio sulle stampelle. So bene quanto possa essere difficile usarle quando non si è abituati, il mio legamento crociato malandato dai miei anni da giocatrice di pallamano alle superiori mi ha dato modo di appurarlo, ed io avevo entrambe il gambe.

"Avete eliminato tutti quei cadaveri?" Hershel sembra stupito da quanto lavoro siamo riusciti a fare questa settimana qui fuori. "Sta cominciando a sembrare un posto in cui poter vivere."

"Attento a dove cammini, non sia mai dovessi cadere." Lori è preoccupata, ma mi sembra esagerata.

"Ma figurati. Ormai va come un treno." Sorrido, spostando lo sguardo su quello dell'uomo. "Sei pronto per i 100 metri, no Hersh?"

"Dammi un altro giorno e competerò alle olimpiadi, signorina."

Rido assieme agli altri, e sempre assieme agli altri mi rendo conto che tutti i nostri compagni guardano Hershel come se fosse la miglior cosa che abbiano mai visto. Il fatto che sia sopravvissuto e sia in piedi qui con noi è l'ennesima riprova della buona leadership di Rick, e non solo. È speranza. È un nuovo inizio. Vedo il sorrido abbozzato di Daryl anche da qua sopra e lo ricambio. Sì, le cose andranno decisamente meglio d'ora in poi.

"Zombie!" La voce di Carl mi strattona fuori dalla mia positività, e quando mi volto verso il bambino li vedo. Una decina di vaganti, forse di più, si sono riversati nel cortile, avvicinandosi a noi. Estraggo la mia pistola dalla fondina sulla mia coscia, disinserisco la sicura e inizio a sparare sui corpi barcollanti. Maggie, T-dog e Carol ci hanno raggiunto, ma sento le urla di Daryl e Rick, ancora lontani. Ce ne sono troppi. Abbatto uno zombie vicino a Carl e lo afferro per il colletto della giacca, tirandolo verso me e Lori.

"Forza, dobbiamo andarcene di qui!"

"Julie, qui!" Maggie è davanti all'entrata del blocco C e ci fa segno di entrare assieme a lei. La raggiungiamo correndo e richiudendo il cancelletto dietro di noi, lasciando gli altri nel cortile per poi addentrarci nella prigione.

Una volta nell'ala ricreazione siamo costretti ad allontanarci anche da lì, inseguiti da un gruppo di zombie nel blocco di celle. Spingo Lori e Carl nei corridoio che portano alla caffetteria, seguita da Maggie, che richiude l'inferriata allontanandosi dalle braccia che cercano disperatamente di afferrarla. Una sirena d'allarme risuona nei muri dei cunicoli mentre ci addentriamo sempre di più.

Cammino davanti al gruppo seguita da Carl, Maggie e Lori, ma quando quest'ultima si appoggia ad un muro lamentandosi di dolore ci fermiamo tutti a guardarla. Lori posa una mano sul suo bassoventre. Il bambino. Ovviamente! Con quale tempismo!

"Qualcosa non va!" Lori stringe i denti mentre Maggie la soccorre e io e Carl rimaniamo pronti a difenderle. "Il bambino... Il bambino sta per nascere."

"Mamma..."

Suoni di ringhia e passi strascicati a terra arrivano da infondo al corridoio. Li sento prima di vederli. Mi volto verso gli altri spingendoli da dove siamo arrivati.

"Non c'è tempo, dobbiamo tornare indietro."

Maggie aiuta Lori a camminare, mentre Carl è troppo scosso nel vedere sua madre soffrire. Quando arrivo alla svolta del cunicolo però un altro gruppo di zombie mi taglia la strada, costringendomi ad indietreggiare. Sono quasi sicura di aver visto una porta lungo il cunicolo sulla mia sinistra, e quando ne ho la conferma spingo Carl oltre l'entrata, tenendo l'ingresso spalancato per Maggie e Lori. Quando tutti e tre sono al sicuro faccio un passo all'interno di quella che sembra la stanza caldaie, e guardo Maggie lasciare Lori appoggiata ad una parete prima di voltarsi verso di me.

"Puoi occupartene tu?" La guardo con determinazione mentre lei sgrana gli occhi scuotendo la testa.

"Dove pensi di andare? È pieno di zombie la fuori!"

"Ha bisogno di tuo padre, o di Carol. Anche Rick dovrebbe essere qui." Poso una mano sul pomello della porta. "Cercherò di portarli qui il prima possibile, dovete solo resistere."

"Julie, no!" Carl tenta di fermarmi. "E' un suicidio!"

"Me la caverò." Sorrido con poca convinzione. "Non vi preoccupate."

"Julie!" Sento la voce di Maggie, ma prima che possa raggiungermi sono già fuori nei corridori, la porta di metallo chiusa dietro di me. Devo raggiungere gli altri, possibilmente senza farmi uccidere.

...


Mi piace paragonarli a degli sciami di vespe, a volte. Instancabili, aggressivi, orda su orda, zombie su zombie, cranio dopo cranio. L'odore è così forte che nemmeno ci faccio più caso mentre mi faccio strada tra i cadaveri ambulanti. Ci sto mettendo troppo tempo, potrebbe essere troppo tardi. La sirena si è fermata qualche minuto fa, lasciando un fastidioso ronzio di sottofondo nelle mie orecchie assieme ai lamenti dei vaganti dietro ogni angolo. Dopo qualche decina di minuti, riesco a trovare la porta che da sull'area di ricreazione, ed esco richiudendola dietro di me. Mi affaccio all'uscio del nostro blocco di celle, ma vedo solo cadaveri di zombie. Devono essere stati Rick e gli altri. Corro verso il cortile, e quando inizio a scendere gli scalini esterni vedo il resto del gruppo voltarsi verso di me. Daryl è il primo ad avvicinarsi, ma viene superato da Rick, che mi guarda negli occhi, preoccupato per la sua famiglia.

"Dove sono Lori e Carl?"

"Sono con Maggie nella sala caldaie, sono al sicuro." Poso una mano sul braccio di Rick. "Rick, Lori sta per partorire." La pelle dell'uomo diventa bianca tutto a un tratto. Vorrei rassicurarlo, ma non c'è tempo ora. "Hershel, devi venire con noi. Ti terremo al sicuro." L'uomo sulle stampelle si fa avanti annuendo. Mi volto di nuovo verso Rick. "Rick, dobbiamo andare."

"D'accordo, Daryl e Glenn, venite con..."

Un suono flebile. Un suono che credevo non avrei sentito mai più. Non è per niente in tono con lo scenario, con i nostri abiti e i nostri visi macchiati di sangue. Non è normale in un mondo di lamenti e urla agonizzanti sentire la voce di un neonato, ma è quello che arriva alle nostre orecchie. Il bambino. Mi volto con il sorriso pronto, pronta per vedere Lori stringere il piccolo Grimes, pronta per abbracciarla, ma quando lo faccio il cuore mi si ferma completamente. Il piccolo non è tra le braccia di sua madre, ma tra quelle di Maggie. Carl cammina dietro di lei, la tesa del cappello gli copre gli occhi ma non mi serve vedere le sue lacrime per capire cosa è accaduto. Lori non c'è, e il volto di Maggie è abbastanza per capire quello che le è successo. Rick le si avvicina, lasciando cadere l'ascia a terra. Quando la ragazza tenta di parlargli, di spiegargli, senza però riuscire ad articolare le parole, inizia a girarle intorno, passandosi le mani tra i capelli.

"Dove... Dov'è? Dov'è Lori?" Le chiede quasi aspettandosi già una risposta che non gli piacerà.

Non c'è nessuna possibilità che le mie gambe sorreggano il peso sulle mie spalle in questo momento. Mi accascio a terra cercando di continuare a respirare, mentre guardo Rick scoppiare in un pianto isterico, buttandosi a terra. Ha perso un pezzo di sé. L'ha perso perché io non sono stata abbastanza veloce, l'ha perso perché forse avrei dovuto rimanere con loro. Forse avrei potuto fare qualcosa. E invece no, invece è...

"Non è colpa tua." Alzo lo sguardo trovando quello di Daryl. È in ginocchio accanto a me, una mano posata sulla mia spalla e la sua voce in un sussurro. "Julia. Julia, non è colpa tua. Non lasciare che nessuno ti dica il contrario."

Lo guardo per un secondo prima di osservare il volto rigato dalle lacrime di Carl, di ascoltare le urla strazianti di Rick. La mia gola si chiude in una morsa terribile, i miei occhi si riempiono di lacrime e la mia testa cade sulla sua spalla. Daryl mi stringe a sé, continuando a ripetermi che non è colpa mia, che non sono stata io a fare questo a Lori, a fare questo a Rick e Carl. Mi concentro sulla sua voce, mi appendo ad essa come se ne dipendessi, non lasciando posto a nessun altro. Vorrei nascondermi, sprofondare nel cemento. Vorrei non dover mai più guardare Rick o Carl negli occhi. Vorrei non essere più qui.

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