4. Viola

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Nel sentire la voce del più alto Hinata si asciugò in fretta le lacrime, tirando su con il naso.
«Non sto piangendo.»
Mormorò flebilmente, sforzandosi con tutto se stesso per non far tremare la voce.
«Non prendermi in giro, ti ho sentito.»
«Hai sentito male.»
«Apri.»
Shoyo si mordicchiò insistemente le labbra, aprendo poi la porta della toilette solo dopo qualche minuto di silenzio.
L'altro ragazzo entrò nell'abitacolo, chiudendosi subito la porta alle spalle.
«Oggi continuavi a guardarmi.»
Disse poi.
«Io? N-No, non è vero.»
«Si che eri tu, non ci sono molti ragazzi con i capelli arancioni. Come ti chiami?»
Il rosso iniziò a sentirsi così piccolo davanti a lui, piccolo e indifeso. Si alzò in piedi di scatto, sperando di apparire più grande.
«Mi chiamo Hinata... Shoyo.»
Sussurrò il suo nome, sentendo la voce mancargli.
«Tobio Kageyama.»
Rispose l'altro, corrucciando le sopracciglia verso di lui.
«Quanti anni hai?»
Chiese infine, facendo un passo verso Hinata.
«Ho 15 anni!»
Rispose immediatamente Shoyo, quasi spaventato da quel suo piccolo passo.
«Sei più piccolo di me, io ne ho 17.»
il rosso annuì silenziosamente, distogliendo lo sguardo e abbassando il capo, trovando le proprie scarpe incredibilmente interessanti.
Tobio avvicinò una mano al suo viso, spingendolo nuovamente verso l'alto tenendo due dita sotto al suo mento.
«Fatti guardare.»
Mormorò poi, osservando i suoi dolci tratti.
Si fermò a guardargli le labbra, sottili e rosee, immaginò come sarebbe baciarle e morderle, magari in una situazione poco casta. Poi passò al naso alla francese, piccolino e delicato, con un accenno di lentiggini che continuava fin sulle guance paffute e leggermente arrossate. Lo guardò poi negli occhi, lasciando incontrare i loro sguardi, facendo si che blu notte e nocciola si mischiassero.
Indubbiamente scattò una scintilla tra i due, che continuavano a guardarsi- Hinata guardava Kageyama come fosse l'unica meraviglia del mondo, mentre quest'ultimo guardava l'altro quasi a volerselo mangiare con gli occhi.
Dopo minuti passati a studiarsi uno dei due ruppe il silenzio, a farlo fu Shoyo.
«Senti... Io... Vado, si.»
Sgattaiolò fuori dal bagno sotto lo sguardo di Tobio per tornare nella propria camera. Una volta chiusa la porta si portò una mano al cuore, che quasi gli usciva dalla cassa toracica per quanto battesse forte.
Si maledisse mentalmente per la figura da scemo appena fatta, poi si buttò sul letto a guardare il soffitto. Subito un piccolo sorriso si fece spazio sul suo viso.
«Come mai quel sorriso da ebete?»
Chiese il suo compagno di stanza, di cui si era accorto solo ora.
«Yamaguchi, credo di essermi preso una cotta.»

Il giorno dopo iniziò nel migliore dei modi per Shoyo: fece una colazione abbondante, ridendo e chiaccherando con Oikawa. Per un attimo sentì malinconia della propria casa, della propria sorellina, del proprio telefono che lì era vietato utilizzare. Molte cose gli mancavano, ma appena il suo morale calava un poco ecco che Yamaguchi o Yachi spuntavano, facendo tornare immediatamente il sorriso al ragazzo.
Si alzò da tavola una volta terminato di mangiare, lasciando gli amici a parlare allegramente tra loro e tirarsi cereali. Quando uscì dalla mensa notò Tsukishima, il ragazzo biondo, parlare con Daichi, il responsabile,  sembrava abbastanza adirato per i suoi standard apatici. Decise comunque di non farci caso, tornando nella propria stanza per leggere un libro che gli era stato portato.
Dopo qualche capitolo il rumore della porta che si apriva e si richiudeva lo distrasse dalle pagine, facendogli alzare lo sguardo così da incontrare due zaffiri.
«Kage... Yama?»

Prison [KageHina]Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang