Capitolo 21

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Arriviamo alla tavola calda e un cameriere, di nome Kyle, ci ha fatto accomodare in un tavolo non molto lontano dall'entrata.

"Devo dirti un sacco di cose" esordisce Rafael, sedendosi davanti a me.

"Anche io in realtà" dico io, abbassando la testa e con un tono che non so nemmeno spiegare, un mix di emozioni che non riesco a descrivere.

"Tutto ok Val?" domanda lui, preoccupato.

"In realtà no. Da quando sono tornata da New York, le cose sono solo peggiorate: ho rotto con Antonio e lui si è messo con una delle mie più care amiche" dico io, nervosa e agitata.

"Dici sul serio? Ma cos'è successo? Eravate così innamorati a New York" dice lui, sconvolto.

"Ha ricevuto delle foto di me e Sean, il mio vecchio partner in pattuglia, in atteggiamenti intimi prima di partire per New York e mi ha lasciato. Li lo capisco, anche io se fossi nei suoi panni lo farei, ma la cosa che mi ha fatto più arrabbiare è il fatto che dopo nemmeno una settimana già se la spassa con Sam, una delle mie più care amiche" dico io, arrabbiata.

"Siete pronti per ordinare?" domanda il ragazzo di prima, tirando fuori un bloccetto e una penna.

"Per me un cappuccino, per te Rafael?" domando io a mio cugino.

"Per me la specialità della casa e una pottiglia d'acqua" dice Rafael, chiudendo il menù.

"Aspetta, mi potresti portare anche a me una specialità della casa, oltre al cappuccino? Però con doppio chili" dico io, sorridente e con lo sguardo sconvolto, ma non so se in positivo o meno.

"Comunque non è stato molto carino nei tuoi confronti, nonostante quello che hai fatto te sia imperdonabile e inaccettabile" dice lui, prendendo la bottiglia d'acqua che gli ha dato Kyle.

"È questo il punto! Allora vuol dire che non mi ha mai amato quanto mi diceva sempre" dico io.

"Infatti, quello che dico io. Se mi trovassi Dawson davanti lo prenderei a schiaffi. Non ci si comporta comunque così.

In quel preciso istante mi viene un attacco di nausea allucinante.
Corro verso il bagno delle donne e, al primo disponibile, mi ci sono fiondata dentro e ho vomitato persino l'anima.

Uscita, una signora mi ha chiesto come stessi e io le risposi che sto bene.

"Stai bene Val? Non dirmi di si perché non è vero" dice lui, con quello sguardo che hanno gli avvocati dell'accusa quando hanno l'imputato alla sbarra e lo vogliono far confessare.

"Non sto affatto bene, di salute intendo. Ho continui mal di testa, nausee e mal di schiena che non mi danno un attimo di tregua"

"Sei percaso..." incomincia lui e io faccio cenno si con la testa, quindi si ferma.

"Si, Raffie. Sono incinta" dico io, sorridendo. A lui vengono quasi le lacrime agli occhi dalla felicità.

"Congratulazioni Val! Sono felice per te. Chi è il fortunato? Spero no quello stronzo" dice lui, riferimendosi ad Antonio.

"Non lo so. Non so se il padre sia Sean oppure Antonio" dico io, nello stesso momento in cui il cameriere porta il resto delle nostre ordinazioni.

Dopo circa mezz'ora, nella tavola calda entrano Jay ed Erin, seguiti da Kev e Adam.

Erin mi saluta con la mano e  ki raggiunge al tavolo, seguita dai nostri tre colleghi.

"Vice Procuratore,  come mai a Chicago?" domanda Jay, mentre si siedono nel tavolo affianco.

"Sono venuto a trovare mia cugina" dice lui, guardandomi.

"Ragazzi, devo dirvi una cosa. Ora è arrivato il momento e non riesco più  a tenermelo dentro" dico io, con le facce preoccupate di Atwater, Lindsay e Halstead. Adam, invece, sorride.
Ha capito di cosa voglio parlare.

"Dicci Val.  È qualcosa di grave?" domanda Erin.

"No, nulla di grave, penso" dico io, sorridendo e toccandomi il ventre.

"Mi hai fatta preoccupare" dice Erin sorridendo.

In questo momento mi squilla il telefono e leggo il numero.
È sconosciuto, ma il prefisso è come quello di Rafael. Viene da New York.

"Devo rispondere" dico, alzandomi e allontanandomi, dirigendomi verso il bagno.

"Pronto?" rispondo, dubbiosa.

"Salve, sono la Tenente Benson"

"Salve Tenente. A cosa devo la chiamata?" domando, curiosa ma allo stesso tempo preoccupata.

"Mi sono consultata con la squadra e con il capo e loro sono del mio stesso parere. C'è bisogno di organico, abbiamo bisogno di agenti e una della mia unità, la Detective Rollins, è in maternità. Pensavamo che tu saresti perfetta per ricoprire il suo ruolo" dice la Tenete, e io, per qualche minuto non rispondo.

Mi sta chiedendo di andare a lavorare per lei a New York? Se è uno scherzo ideato da Rafael o chiunque altro, mi arrabbio sul serio.

"Dice sul serio?" sono le uniche parole che riesco a pronunciare.

"Certo, mai stata più seria. Non devi darmi una risposta subito"  dice lei, con tono serioso.

"Le faccio sapere" dico e, salutando, chiudo la chiamata.

Ritorno al tavolo e già subito Erin, curiosa come sempre, mi domanda chi fosse al telefono.

"Nessuno" minimizzo io, sedendomi e finendo il pranzo.

Finita la pausa, andiamo al distretto, saluto Rafael e saliamo all'Intelligence.

Appena mi siedo alla scrivania, mio padre esce dal suo ufficio e, con fare minaccioso, viene alla postazione e mi sbatte davanti un foglio.

"Che cosa significa questo?!" urla con tutta la rabbia che una persona possa avere in corpo.

È il foglio del MED che hanno spedito a casa con il pagamento della visita ginecologica.

Non appena Antonio sale le scale, Hank va dritto verso di lui.
Temo quello che possa fargli.

CHICAGO 2Donde viven las historias. Descúbrelo ahora