1, domatore di oceani

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«Sono padre, figlio e marito; di lungo in largo ho calcato la terra bollente del deserto rosso, ho domato gli oceani e soppresso l'intolleranza. Come un contadino annaffiando la Parola Proibita che ho seppellito nei vostri cuori ora vi chiedo di chiudere gli occhi e ascoltarvi. Cosa udite dalle vostre viscere?»
Michael era un vagabondo con i capelli colorati, uno di quei punk con le borchie e i jeans rattoppati e lo smalto sulle unghie. Si divertiva ad improvvisarsi predicatore e farci pendere dalle sue labbra e dalle sue doti oratorie. Faceva parte del gruppo, lo avevamo raccattato io e Calum da un marciapiede mentre leggeva Kerouac al suo fantasma, ci pareva incredibilmente fico. Riusciva a controllarsi e sniffare una volta ogni tanto, che lui era già drogato di suo e quindi stava a posto. Lo chiamavamo pure Lupo, perché era un solitario, uno di quelli che scompaiono all'improvviso e ti ricompaiono davanti mesi dopo con nuove storie di sbirri droga e marchette da raccontare. Lo invidiavo, uno come Michael; pur essendo un solitario amava stare in un gruppo e riusciva a non farsi influenzare da tutti i tossici che frequentava, noi inclusi. Anzi, credo ci usasse proprio come cattivo esempio da non imitare. Penso che, ogni volta qualche ragazzetto si fosse mai avvicinato a lui per rifilargli la roba, Michael riportasse a galla il ricordo di noi poveri nevrotici sfigati che avevamo ceduto la nostra anima e la nostra devozione alla grande Droga, e a quel punto mandava a fare in culo il tizio e teneva la sua sanità mentale a posto.

In ogni caso ora se ne stava sopra ad un tavolino da caffè, l'unico nell'appartamento abbandonato, e teneva le mani in aria e le labbra tirate in un sorriso sghembo, di quelli che a un tossico spaventano un po' per quanto sono sobri. Ci fissava uno ad uno, faceva oscillare lo sguardo sulle pareti che puzzavano di chimico per tutte le scritte che ci erano state impresse, e poi aveva aspettato che tutti noi ci rifocillassimo e ascoltassimo il nostro Io interiore.

«Sento che ho proprio bisogno di una bella speedball» disse Roy. Roy era un matto da legare, un attaccabrighe astruso ed eristico. Spalla destra di Calum, mente diabolica del gruppo, il suo soprannome era Bestia perché a una bestia certe volte ci si avvicinava davvero. Era nato e vissuto per strada, sputato fuori dalla vagina di una cocainomane rimasta incinta di uno spacciatore che le aveva offerto tre grammi in cambio di una bella scopata. Illegittimo di natura e di fatto, a prima vista pareva proprio qualcosa di illegale, qualcosa che può ammazzarti in un attimo e in una miriade di modi diversi. Era un po' il capo, o almeno si comportava da tale solo perché si faceva da più tempo di tutti e tutti lo temevano. Tutti tranne Calum, Roy aveva un debole per Calum.
Comunque sia ecco che Giglio si allungava a passare a Roy la coca e la roba per la speedball; Giglio in realtà si chiamava Lily ed era una creaturina carina, minuscola, delicata che sembrava fatta di cristallo. Aveva solo sedici anni, ed era stata iniziata alla droga dal suo fidanzato prima che quello la lasciasse sola con se stessa non appena i soldi che lei racimolava facendo marchette finirono. Era come una sorella per me, come la sorellina che avevo lasciato a casa ad aspettarmi sempre alla porta d'ingresso e, inconsciamente, ero certo che il senso fraterno che provavo per Giglio era solo un anfratto del senso di colpa che provavo nei confronti di mia sorella, quella di sangue. Comunque ignoravo la cosa, e fingevo di non saperne niente.
Affianco a lei, Luke stava dicendo a Michael che dentro di se sentiva una gran voglia di vedere New York e mangiare i Corn flakes che prendeva la mattina quando era ancora un bambino. Luke lo chiamavamo pure Angelo o Narciso, perché era tanto buono quanto bello; tutti lo invidiavano per questo, sia ragazzi che ragazze. Povero dalla nascita, i genitori rinchiusi in prigione per una produzione illegale di metanfetamina, viveva con il fratello in un camper in periferia, nel parcheggio di un supermercato, dopo essere scappati entrambi dal centro minorile a cui erano stati affidati quattro anni fa in Ohio. Era un po' stupido, ma faceva il possibile per non darlo a vedere, e si limitava all'uso di droghe leggere per non spillare troppi soldi a suo fratello o rubare agli sconosciuti. Gli piaceva scrivere canzoni, e sognava di poter imparare a suonare uno strumento, un giorno, e diventare un artista di strada o suonare ai rave o nei bar in centro.

𝐓𝐇𝐄 𝐃𝐀𝐘𝐒 𝐖𝐄 𝐃𝐈𝐄𝐃Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu