Incontri casuali

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Era Vanessa e insieme c'era Dean.
Erano a braccetto e si guardavano amorevolmente. Non ci avevano visto, sperai. Non avevo voglia di dargli spiegazioni.
Mi alzai di scatto, dando un occhiataccia ad Adam come per dire: "non seguirmi" e mi incamminai velocemente verso una stradina sterrata che portava in città.
Volevo solo starmene da sola, perché quel tipo continuava a seguirmi?
Gli interessavo? Inventarsi di essere morti era un nuovo modo per rimorchiare?
Ma sopratutto, che cosa voleva dire con la frase:
"pensavo che lo sapevaste tutti?" Il pazzo era lui, non noi.
Ero persa nei miei pensieri assurdi e in poco tempo senza accorgemene, ero già vicino casa. Avrei voluto parlare con qualcuno per raccontarle questa strana storia, ma non sapevo con chi parlarne senza far sembrare Adam un completo idiota. Anche se mi dava il tormento non volevo certo che lo prendessero in giro per colpa mia.
Mi sentivo strana, da una parte volevo evitarlo, dall'altra avrei voluto sapere di più su questa storia, non sapevo che fare, di rientrare a casa non se ne parlava nemmeno , che cosa avrei detto a Lina?
Sperai con tutta me stessa che la scuola non chiamasse per avvertirla della mia assenza... Non perche mi avrebbe sgridato, ma perche non sapevo cosa dirgli.
Sospirai rumorosamente rassegnata e confusa. Mi sedetti su una panchina, non c'era nessuno in giro a quell'ora, così cercai di rilassarmi e scacciare dalla mente Adam,
quando Sentii delle voci familiari avvicinarsi, pregai di sbagliarmi ma invece eccoli lì, dalla porta di un bar poco distante con una tazza di caffè in mano, c'erano Lina e il mio professore.
Erano soliti bere una tazza di caffè insieme, il professor Robert veniva spesso a casa nostra oppure si incontrava con Lina al di fuori.
Mi nascosi dietro un albero, non so perche lo feci...
Si certo, ero mancata da scuola, ma non avevo più sei anni, se volevo saltare un giorno di scuola, non sarebbe stata la fine del mondo. Stavano parlando animatamente, Lina gesticolava e sembrava particolarmente ansiosa. Mi avvicinai un po' per sentire cosa si stavano dicendo.
"Non so come se ne sia uscita" sentii' dichiarare Lina al professore.
"Forse gli è tornato in mente qualche ricordo, succede spesso.
Non preoccuparti eccessivamente."
gli rispose il professore.
Ma di che stavano parlando? Di me? Di quello che gli avevo chiesto ieri? Cosa avrei dovuto, anzi non dovuto, ricordare?
"Non lo so Rob, non so come risponderle, ho fatto finta di non sapere nulla ma non so quanto io possa continuare."
"Devi farlo, non c'è altra scelta."
Rispose lui con tono autoritario.
Sentii Lina singhiozzare.
"Mi dispiace, lo so che è il mio dovere..." balbettó in lacrime.
"Oh, vieni qui.' rispose il professore abbracciandola forte.
Non ricordavo che avessero questo tipo di confidenza. Che cosa mi nascondevano?
Mi allontanai ancora più stordita di prima con una valanga di domande che mi ronzavano nella mente.
Avrei dovuto parlare con Adam, forse non era l'unico fuori di testa, e se lo fissi stata io? Se ero io quella pazza? Non ci capivo più niente. Dovevo assolutamente parlare con lui.
Cosi mi girai e proseguii verso casa sua...
L'avevo appena mandato al diavolo e ora stavo andando a fargli visita, non so se vedendomi gli avrebbe fatto molto piacere, ma suonai comunque alla sua porta.
Sentii dei passi e trattenni il respiro,
aprì la porta di scatto e quando mi vide fu sinceramente sorpreso.
"Cosa ci fai qui?" mi chiese, ma non sembrava irritato solo sorpreso.
"Pensavo che non volessi più vedermi, a cosa devo la tua visita?" disse ironicamente.
Sentivo il suo sguardo che scivolava sul mio corpo e mi sentii come fossi nuda.
"Dobbiamo parlare" gli risposi, entrando in casa senza invito.
"Davvero? Nel caso non te ne fossi accorta, ci sto provando da giorni. Adesso sei tu che vuoi parlare con me? E se ti dicessi che mi è passata la voglia?"
"Vivi da solo?" gli chiesi facendo finta di non aver sentito.
"No, cioè si, per il momento. Mi stanno cercando un tutore legale, al momento risulto orfano, come te." Sospirò." Comunque non cambiare discorso, ti ho detto che non intendo più parlarne."
Lo guardai seria " ti prego..."
Lui scosse la testa e mi fece segno di sedermi.
"Allora, cosa vuoi sapere?" mi disse mentre prendeva qualcosa da bere dal frigo.
"Dopo che mi hai detto quella cosa al bar, ho pensato fossi pazzo..." confessai, evitando il suo sguardo.
Lo sentii sghignazzare.
"Poi, quando mi hai chiesto da quanto tempo ero all'ultimo anno, mi sono resa conto che non ricordavo nulla, ne degli anni scolastici passati, ne sulla mia vita." confessai d'un fiato.
Lui non rispose, mi fissò e basta.
"Allora?" gli domandai
"Allora cosa?" Rispose.
"Com'è possibile che non ricordi nulla, sono l'unica ? Tu ti ricordi qualcosa?"
Gli domandai, col fiato sospeso.
"Si, io mi ricordo la mia vita ma non so dirti il motivo, forse sono difettoso. Neanche i tuoi amici ricordano nulla credimi. Prova a chiederglielo se non ci credi".
Stavo pensando al fatto che né con Vanessa tantomeno con Carl, avevamo mai parlato del passato. Come se... Contasse solo il presente, questo momento e niente altro, e tutto questo non aveva senso, avrei dovuto chiedere ai miei amici qualcosa, e loro avrebbero dovuto farlo con me, allora...perché non l'abbiamo mai fatto?
Si avvicinò pericolosamente al mio viso, portando le mani sulla mia sedia chinandosi per avvicinarsi e guardarmi negli occhi.
Mi mancava il respiro.
"Hai mai visto qualcuno farsi male, morire o invecchiare?" aggiunse dopo qualche minuto di silenzio, interrompendo i miei pensieri. Scossi la testa. Perche non ci avevo mai fatto caso?
Rimasi per un momento in silenzio, non sapevo cosa dire.
"Cos'è questo posto?" ero spaventata ora.
"Hai detto di essere morto, allora questo è...il paradiso?
Lui rise di gusto e si allontanò da me.
"Assolutamente no."

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