Capitolo 12

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Sono sdraiata nel letto d'ospedale e ho così tanti tubi infilati nelle braccia che non riesco a muovermi. A quanto pare, a detta dei medici, ho avuto una leggera commozione cerebrale e mi sono anche lussata il polso sinistro e il mio ginocchio destro è completamente sfregiato. Mi continuano a chiedere come abbia fatto, sia loro che i poliziotti, ma non ne ho la più pallida idea, o meglio, ce l'ho ma non posso dirlo ad alta voce perché mi farebbero passare al reparto psichiatrico.

Non riescono a capire come mi sia fatta così male cadendo semplicemente per terra dopo essere svenuta dal momento che non ci sono segni di lotta e percosse ma io so che l'altezza da cui sono caduta era molto più elevata di quanto possano pensare. Sono stata sputata per terra da un vortice con estrema potenza, è un miracolo che io sia ancora qui a parlarne.

È notte fonda e i miei genitori sono in corridoio a parlare con i poliziotti da un'eternità. Erano così preoccupati e quando mi hanno vista mia mamma è scoppiata a piangere un po' dal sollievo e un po' dalla preoccupazione.

Mi hanno riempita di domande su dove fossi stata, cosa avessi fatto e come mi fossi ferita ma non riesco a rispondere a nessuna delle precedenti domande, non so che dire perché non lo so.

Non posso spiegare razionalmente cosa sia successo, tanto meno come abbia fatto a passare da mattina a notte in un attimo, o almeno a me è sembrato così, un attimo.

Mi giro verso il comodino che è di fianco al letto e guardo il libro poggiato sopra. È a causa di quello, e del quadernino scomparso, che è successo tutto e questa cosa mi spaventa a morte.

Non ero sola in quel parco, c'era qualcuno con me e che mi stava per raggiungere. Magari è la stessa persona che mi ha rubato il quadernino con tutti i disegni dentro. Ma chi era? Non sono riuscita a vedere molto dato le mie condizioni ma dalla falcata e dalla postura penso fosse un uomo, anzi ne sono quasi certa.

Qualcuno bussa alla porta e la testa di Liam fa capolino dentro la stanza.

Gli sorrido e lui entra in silenzio per poi sedersi sul letto, vicino a me.

"Come ti senti?" il tono della sua voce lo tradisce, sta cercando di fare quello tranquillo ma sento che è preoccupato

"Un po' ammaccata" e gli sorrido debolmente

Ci guardiamo qualche istante in silenzio e so che la sua prossima domanda sarà su cosa sia successo, così decido di precederlo io.

"Non so cosa sia successo stanotte Liam, so solo che non era niente di normale, niente che possa raccontare alla polizia o ai miei"

"Ha a che fare con Harry, Austin, la stanza da letto segreta e tutta quella roba che fa accapponare la pelle?" mi guarda speranzoso aspettando che gli dica di no, invece mi ritrovo ad annuire e abbassa lo sguardo

"Oggi sono andata in libreria e il signor Colin, il proprietario, mi ha ridato il libro sull'Irlanda. Poi sono andata al parco e mi sono seduta sotto un albero e sfogliando il libro ho notato un disegno di una rosa che ho ritrovato sul quadernino. E, indovina? La stessa rosa ce l'ha tatuata Harry sul braccio ed è stato in quel momento in cui è successo..." ma mi fermo sentendo dei rumori fuori dalla porta

Io e Liam stiamo un attimo in silenzio aspettando di capire se qualcuno debba entrare ma poi sentiamo dei passi che si allontanano e continuo.

"Era come se fossi in un vortice di aria gelida. Mi muovevo in modo scomposto e velocemente, giravo su me stessa e i capelli erano completamente all'aria. Stavo tipo volando all'interno di quel vortice. Poi delle immagini si sono susseguite davanti ai miei occhi e sentivo dentro di me delle emozioni risalire. Amore, rabbia, tristezza, impotenza. Ma non capivo, non sono mai stata in quei luoghi ma era come se li conoscessi. Ho cercato di toccare una delle immagini ma la mia mano si è praticamente dissolta al contatto e dopo qualche istante ho sentito che stavo perdendo i sensi e quando mi sono svegliata ero sdraiata sul prato, bagnata e impaurita senza aver capito cosa fosse successo" mi sento leggermente meglio ora che l'ho detto ad alta voce ma ho paura che Liam possa scappare da un momento all'altro, il suo sguardo è assente, come se stesse riflettendo su quello che gli ho appena detto.

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