Capitolo 38

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Strano, vero? Come due persone così diverse potessero dipendere in quel modo l'uno dall' altra. Era davvero una cosa impensabile. E invece era così. Quei due erano tutto il contrario dell' altro. Bianco e nero, bene e male, ghiaccio e fuoco. Eppure era la verità. Nessuno dei due poteva stare senza il suo contrario. A volte è proprio vero che gli opposti si attraggono.

Quando si staccarono da quel bacio, rimasero per un po' a fissarsi negli occhi, sorridendo. Hermione era finalmente felice, dopo tanto tempo. La stessa cosa valeva per Draco.
In quel momento tutti i loro problemi erano diventati solo un lontano ricordo.
Purtroppo non lo erano, e Draco fu il primo a ricordarsene.

-Che cosa dirai a Potter quando ci vedrà di nuovo insieme?-.

Hermione ci pensò un po' su, poi rispose:- Niente, e se proverà a lamentarsi o a darmi fastidio sono benissimo capace di schiantarlo-.

Si, era vero, ne sarebbe stata capace. E quando faceva così a Draco metteva
quasi paura.

Dopo un po', però, gli venne in mente un orribile dubbio:- Senti, ma...-.

-Ma...?-

-Tu non... Non hai paura di me?-.

Hermione rise:- E perché mai dovrei averne??-.

-Bhé... Ti sei scordata quello che sono?-.

-Intendi un Mangiamorte?-.

Draco annuì. Chissà, magari si era scordata veramente e adesso che lui glielo aveva ricordato sarebbe scappata via. Anche se era una cosa un po' improbabile. Per tutto il tempo in cui lo aveva saputo non era mai scappata, quindi forse non lo avrebbe fatto nemmeno quella volta.
Ma... Forse Potter le aveva messo in testa strane idee e adesso aveva paura di lui.

Lo sguardo di Hermione, con sua grande sorpresa, si addolcì. Gli mise una mano sulla spalla e disse:- Oh, Draco... No che non ho paura di te. Io so che in realtà sei una persona buona, e che non mi faresti mai del male- e lo abbracciò.
Il ragazzo ricambiò l'abbraccio, sollevato. Si era tolto un grande peso dal cuore. E poi era bello sentirsi dire quelle cose.

-Ora è meglio che andiamo. Si sta facendo freddo- disse lei, staccandosi dall' abbraccio.
Lui annuì e si alzò, tenendo la mano di Hermione.

Tornarono ad Hogwarts a braccetto, ricevendo occhiate curiose dagli studenti che erano ancora in giro.

Davanti all' entrata della scuola si diedero un bacio, ma vennero interrotti da una voce:- Ma guarda... Malfoy ha colpito ancora. Dì un po', Hermione, non ti sei stancata di un idiota come lui?-.

Chi poteva essere, se non quell' idiota di Dean Thomas?

-Punto uno: non ti azzardare a chiamarlo idiota.
Punto due: no, non mi sono stancata.
Punto tre: fatti i cazzi tuoi!- sbottò Hermione.
Draco la adorava quanfo faceva così.

Dean sembrò ignorare i punti due e tre, e disse con tono di scherno:- Hai bisogno di farti difendere da una ragazza, Malfoy?-.

Il Serpeverde rispose a tono:- Se non vuoi urlare tu come una ragazza davanti a tutta la scuola ti conviene non provocarmi-.

Dean era offeso, ma non lo diede a vedere:- Che c'è? Se continuo chiami la tua mammina che ti venga ad aiutare?- e iniziò a ridacchiare.

-NON.OSARE.MAI.PIÙ.NOMINARE. MIA.MADRE- esplose Draco.
Si gettò contro Dean e lo buttò a terra, riempiendolo di pugni.
-Draco, basta!- gridò Hermione, ma il ragazzo non diede segno di averla sentita.
Dean provava a ribellarsi, ma Draco era troppo veloce per lui. Non riusciva a muovere un muscolo senza essere colpito di nuovo.
Molto probabilmente Draco si preparava da tempo per riempire di botte quell' imbecille.
Hermione provò a separarli, ma se non si toglieva di torno Draco avrebbe finito per colpire anche lei. E, a giudicare da come stava conciando Dean... Non doveva essere bello.

Pochi minuti dopo arrivò la McGonagall, attirata dal rumore. Appena vide i due ragazzi ed Hermione che provava a fermarli, si mise ad urlare:- Signor Malfoy! Che cosa sta facendo?! Nel mio ufficio, subito!-.
L'urlo della professoressa convinse Draco a smettere di tirare pugni e ad alzarsi. Non aiutò Dean a rimettersi in piedi, così lo fece Hermione.
Dean era tutto dolorante. Aveva un occhio nero e un labbro spaccato, con il sangue che gli usciva dal naso. Era ridotto proprio male.

I tre ragazzi seguirono la McGonagall nel suo ufficio e rimasero in piedi davanti alla scrivania.
Hermione aveva un' espressione colpevole, per non essere andata a chiamare un insegnate.
Dean si lamentava, facendo la vittima.
L' unico a cui non sembrava importare per niente della situazione era Draco, che se ne stava tranquillo a fissare la parete. Si era sfogato, e questo lo faceva star bene. Non importavano le conseguenze.

La McGonagall stava chiaramente scrivendo una lettera a Lucius Malfoy, per chiamarlo ad Hogwarts.
Spedì la lettera e, dopo dieci minuti, il padre di Draco bussò alla porta. La professoressa lo invitò ad entrare, infuriata.
Raccontò l'accaduto all' uomo e attese una sua risposta.
L'unica cosa che ottenne fu:- Potrei parlare da solo con mio figlio?-.
La McGonagall acconsentì e gli disse di andare fuori a parlare.

Davanti alla porta dell' ufficio, Lucius disse, minaccioso:- Stai lontano da quella Sanguemarcio, Draco. Altrimenti la ucciderò io stesso-.

All a mistake   •Dramione•   Where stories live. Discover now