BABY, BABY, BABY...

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Charlotte abbassò gli occhi azzurri sulla pistola che teneva in mano, come se si fosse accorta solo in quel momento dell'arma, ma quando i suoi occhi tornarono a guardare Bucky erano lucidi di lacrime, di disperazione.

"Ho parlato con Steve e lui mi ha detto di essere pentito di quello che abbiamo fatto. Dell'amore che abbiamo fatto insieme, perché era amore e non sesso. Forse, però, sono stata l'unica a pensarla in questo modo. Lui è innamorato di Sharon, la nipote di Peggy, ed io sono stata solo uno sfogo"

"Tu non sei stata solo uno sfogo"

"Si, invece, lo sono stata e sempre lo sarò. È da quasi tre anni che la mia vita va completamente a rotoli, ho provato a reagire, ho provato ad andare avanti ma non è cambiato nulla. Da quando la persona di cui mi ero innamorata mi è stata strappata via, tutto è diventato solo un profondo abisso ed io continuo a cadere ed a cadere. Ho tentato di trovare un'uscita ma non c'è, non esiste" mormorò Charlie disperata, cedendo al primo singhiozzo disperato; il giovane uomo, in risposta, si sedette nel bordo del letto e le sollevò con delicatezza il mento, costringendola a guardarlo negli occhi.

"Non devi pensarla in questo modo, mai. Tu sei ancora giovane, sei una bambina di ventiquattro anni, hai ancora una vita davanti a te. Lo vedo che hai conosciuto molta sofferenza, solo uno stupido non lo capirebbe ma c'è sempre un modo per andare avanti, forse adesso non lo vedi perché è ancora troppo presto ma prima o poi apparirà, vedrai. A te hanno strappato la persona che amavi, a me hanno strappato la vita che amavo. Per salvare Steve sono caduto da un treno ed ho perso il braccio sinistro, non sarei sopravvissuto se quelli dell'Hydra non mi avessero trovato. Dovrei ringraziarli? Dovrei maledirli? Forse è più probabile e giustificabile la seconda dato che sono caduto anche io in un incubo senza fine; ma poi Steve mi ha ritrovato e tutto è cambiato, forse. È ancora presto per dirlo. Io so solo che il ragazzo di una volta non esiste più e che devo imparare a vivere con quello che sono ora. Tu sei una ragazza forte, sei la ragazza più forte che io abbia mai conosciuto, diversa da tutte quelle che mi sono portato a letto anni ed anni fa. Io ti ammiro, Charlotte, sei tanto forte e bella allo stesso tempo"

"Come puoi dire questo dopo tutte le cose brutte che ti ho urlato? Non volevo dire che sei un rifiuto dell'Hydra, mi dispiace tanto. Mi dispiace per tutto ma sono così confusa"

"Non ha importanza, non è accaduto nulla, vieni qui, piccola" sussurrò con dolcezza Bucky e la strinse al proprio petto, lasciandole piangere tutte le lacrime che aveva sempre continuato a trattenere per tutto quel tempo, affondò il viso nella sua chioma castana, profumata di vaniglia e pesca a causa dello shampoo che amava usare "Oh, piccola, piccola mia".

La ragazza continuò a singhiozzare in modo disperato, aggrappandosi a lui come se fosse la sua unica ancora di salvezza, alla fine crollò addormentata, senza nemmeno accorgersene e Bucky la sdraiò nel letto, sistemandole con cura le coperte e nascondendo la pistola il più lontano possibile, dove lei non l'avrebbe trovata tanto facilmente.

Gli tornò in mente che Elisa era ancora sdraiata nei sedili posteriori della sua stessa macchina: non poteva svegliare Charlotte ma non poteva nemmeno lasciarla lì tutta la notte! Decise, dunque, per una terza opzione.

Scese dall'appartamento, salì in macchina e portò la ragazza in un motel vicino; prese in affitto una stanza per quella notte (grazie a dei soldi che aveva preso in prestito dalla sua coinquilina) e la lasciò sopra al letto matrimoniale.

Bucky avrebbe potuto benissimo svegliarla e concedersi con lei una storia leggera, senza alcun impegno, ma non ci teneva ad illudere quella ragazza riguardo a qualcosa che non esisteva, non se lo meritava.

Uscì dal motel e tornò a casa , a piedi, godendosi quella passeggiata improvvisata nel cuore della notte, con il freddo che gli penetrava nelle ossa ed il fiato che gli si condensava subito fuori dalle labbra; salì le rampe di scale ed entrò nell'appartamento dopo una decina di minuti.

Andò subito in camera e trovò Charlotte addormentata e nella stessa posizione in cui l'aveva lasciata, si augurava che il giorno seguente non ricordasse nulla del suo gesto sconsiderato; il giovane uomo sospirò profondamente, quella era stata proprio una giornata dura e strana, lunga e corta allo stesso tempo ed ora si sentiva terribilmente stanco, tanto che le palpebre quasi si chiudevano da sole.

Si tolse la giacca e la maglietta nera, le scarpe ed i calzini, si sdraiò affianco alla giovane e le passò il braccio sinistro attorno ai fianchi, addormentandosi quasi subito e con una pace che non provava da tempo immemore.



Il giorno seguente, più o meno nello stesso momento in cui Elisa si svegliava in una stanza di motel, Charlie aprì gli occhi su quella che era la sua camera da letto; si stiracchiò e si voltò dall'altra parte, capì subito che qualcuno aveva dormito affianco a lei perché sentì nel cuscino un profumo dolce e forte allo stesso tempo che non le apparteneva.

Trovò finalmente la forza di alzarsi e di andare nel salotto; trovò Bucky in cucina, intento a preparare la colazione e questa volta senza bruciare qualcosa, rimase ad osservarlo in silenzio, fino a quando l'istinto da soldato del giovane uomo gli suggerì di non essere più solo.

"Buongiorno, ti sei appena svegliata?"

"Si, tu? Sei sveglio da molto?"

"Da poco. Ho appena iniziato a cucinare la colazione"

"Oh, bene, attento a non bruciare nuovamente i pancakes" disse Charlotte con un sorriso, poi tornò subito seria "ascolta... Per quanto riguarda ieri notte..."

"Ieri notte? Non è accaduto nulla ieri notte. Sono entrato nel tuo appartamento e tu stavi dormendo, allora sono stato costretto a portare Elisa in un motel e pagare una stanza per una notte" rispose il giovane uomo con un sorriso e lei gli fu grata di quel tentativo di cancellare una cazzata che avrebbe potuto trasformarsi in una maledetta tragedia.

"Con che soldi hai pagato la stanza?"

"Con quelli che ho preso in prestito dal tuo portafoglio. Appena posso te li restituisco"

"Oh, non ha alcuna importanza, James. E comunque è nostro"

"Nostro?"

"Nostro appartamento" rispose Charlotte con un sorriso "senti..."

"Cosa?" domandò Bucky fermandosi un secondo, voltandosi a guardarla e la ragazza si perse un momento in quella perfezione sottoforma di uomo; stava per chiedergli se la notte precedente l'avesse chiamata con un diminutivo come 'piccola' o se era solo stato frutto della sua debole mente, ma decise di lasciar stare.

"Nulla, volevo solo dirti che adesso mi faccio una doccia, tu continua a preparare la colazione e poi andiamo a comprare quello che ci serve per festeggiare la notte di San Silvestro" disse, allora, prima di uscire dalla cucina.

An Unexpected Host; Bucky Barnes (✔️) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora