LIKE A BRAIN WASHING

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New York era stretta nella morsa dell'inverno ma né Charlotte né Bucky sembravano sentirlo, dato che entrambi avevano dei vestiti molto leggeri: la prima indossava un paio di pantaloni azzurri, una maglietta bianca ed un giubbotto senza maniche mentre il secondo portava un paio di jeans neri, una maglietta ed una giacca in pelle del medesimo colore.

Charlie non soffriva il freddo perché apparteneva alla razza dei Giganti di Ghiaccio mentre Bucky aveva vissuto moltissimi anni in Siberia e lì il clima era molto più rigido.

Entrarono entrambi in un supermercato e la ragazza si raccolse i capelli castani in un'alta coda di cavallo.

"Dobbiamo prendere che ci serve per la cena del trentuno"

"Hai già pensato a cosa preparare?"

"Si, pensavo di fare dei maccheroni al formaggio, polpettone con patate e purè di zucca. Magari anche una torta alle mele con gelato. Se c'è qualcosa che non ti piace basta solo che me lo dici"

"Va tutto bene, non devi cambiare nulla"

"Perfetto, perché indossi gli occhiali da sole? Hai paura che qualcuno ti possa riconoscere dentro a questo supermercato?" domandò la ragazza prendendo in mano un barattolo che conteneva sugo al pomodoro.

"Si, preferisco non togliermeli" mentì il giovane uomo, deglutendo a fatica, non aveva timore che qualcuno potesse riconoscere in lui il Soldato d'Inverno, voleva tenere gli occhiali da sole perché così gli era concesso di guardare Charlotte senza essere visto, evitando così di dover rispondere a domande imbarazzanti.

Dalla notte precedente non faceva altro che pensare a lei, a quanto volesse baciarla, toccarla, arrivando perfino a possederla; era riuscita a risvegliare qualcosa che sembrava essersi assopito per sempre, che mai più si sarebbe potuto risvegliare.

Charlotte gli si era conficcata in profondità, al centro dei suoi pensieri, con i suoi occhi azzurri e la sua forza da leopardo; lei lo aveva incatenato ad una parete e gli aveva bruciato completamente il cervello, prendendone il controllo, ma era un controllo dolce e piacevole come una colata di caramello.

Una cosa per cui si avrebbe ucciso, pur di assaggiarla anche un solo istante.

Quella ragazza gli era entrata nel cervello già la prima volta in cui l'aveva vista, due anni prima, altrimenti perché le avrebbe scaricato i proiettili di una pistola in una gamba anziché nella schiena, dato che l'occasione non gli era mancata?

Anche in quel momento, con in mano un semplice barattolo di sugo, appariva ai suoi occhi come la creatura più bella e seducente del mondo.

"Prendiamo questo? James? James, mi stai ascoltando?" domandò Charlotte voltandosi a guardarlo, allungò la mano destra e gli tolse gli occhiali da sole "ti senti male?"

"No, scusami, mi sono solo distratto. Vado un momento in bagno, arrivo subito" rispose lui in fretta, doveva allontanarsi il prima possibile o sarebbe impazzito definitivamente; una volta nei bagni si lavò il viso con dell'acqua fredda e guardò il proprio riflesso allo specchio.

Quello che vedeva era il volto, sconvolto, di un giovane uomo che a volte faticava a riconoscere come proprio, soprattutto perché un tempo portava i capelli corti e le guance sbarbate.

Prese in mano il cellulare per chiamare il suo migliore amico ma si bloccò poco prima di premere il tasto per chiamare, non poteva di certo disturbare Steve per una simile cavolata e dire che aveva perso la testa per la stessa ragazza con cui lui era andato a letto; si fermò prima di compiere una delle più grandi cazzate della propria vita.



Charlie era rimasta alquanto perplessa dal comportamento di Bucky e dal modo brusco in cui le aveva risposto, avrebbe voluto seguirlo in bagno ma ci ripensò subito, capendo che non era il caso, era molto meglio aspettarlo nella corsia delle bibite gassate; incrociò le braccia sotto il seno e fissò una delle piastrelle a scacchi del pavimento.

Si sentiva una completa schifezza per come aveva trattato il giovane uomo, per il veleno che gli aveva sputato addosso, soprattutto dopo quello che lui le aveva detto la notte precedente, per come l'aveva fatta desistere da quello che era in procinto di fare.

Si, se Bucky non fosse arrivato in tempo avrebbe rivolto la canna della pistola contro il proprio mento, avrebbe sparato e non avrebbe avuto alcuna via d'uscita; nel caso fosse sopravvissuta, invece, avrebbe scatenato l'ira del suo capo, oltre a quella di tutti gli altri Avengers e sarebbe stato mille volte peggio.

Il giudizio nei confronti del giovane uomo si era capovolto completamente e da un pazzo assassino, ora lo considerava una vittima di un'organizzazione crudele, in grado di non avere pietà per nessuno.

Charlotte chiuse gli occhi e sorrise, senza rendersene conto, quando gli tornò in mente quando era entrata nel bagno del suo appartamento ed aveva trovato Bucky privo di qualsiasi vestito, anche se era uscita subito e velocemente aveva fatto in tempo a godersi quella vista ed il braccio meccanico non aveva affatto guastato il panorama.

La ragazza si riscosse velocemente da quei pensieri assurdi, semplicemente assurdi ed inconcepibili; non poteva iniziare ad avere dei pensieri decisamente peccaminosi su colui che le aveva rovinato la gamba destra ed era, per giunta, il miglior amico di Steve, non era decisamente il caso.

"Come stai?" gli chiese quando lo vide tornare.

"Sto bene, è stato solo un mancamento"

"Vuoi mangiare qualcosa?" domandò, allora, Charlotte con l'ansia che già aveva preso a salirle dalla gola.

"Si, forse ho proprio bisogno di mangiare qualcosa"

"Devo prendere le ultime cose e poi andiamo a prendere un panino e delle patatine. Ho pensato che potremo prendere degli abiti eleganti per la sera di San Silvestro, per la nostra cena, che cosa ne dici?"

"Dico che è un'ottima idea" mormorò Bucky impallidendo, non stava per avere un mancamento, semplicemente già sapeva che sarebbe stato ancora più difficile resistere a qualsiasi genere d'impulso se avesse visto la ragazza con addosso un abito da sera.


An Unexpected Host; Bucky Barnes (✔️) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora