Capitolo 10.

278 30 1
                                    

Mancavano pochi minuti all'intervallo e noi eravamo bloccati nell'ora di storia dell'arte, la professoressa era così presa nel descrivere la Gioconda che sembrava non volersi fermare più. Guardavo il mio orologio continuamente, sperando che il tempo volasse per fiondarmi fuori dall'aula e mangiare qualcosa di buono. Il giovedì era trascorso velocemente dopo l'appuntamento con Cody, con cui mi ero trovava bene e mi ero divertiva. Mancavano giusto tre ore prima di uscire da scuola e godersi il sacrosanto weekend e questa non era una giornata qualunque perché sarei uscita con Lavonne e Clarissa. Avremmo fatto un giro e trascorso il tempo insieme. Quest'ultima, inoltre, mi aveva tormentata tutto il giorno per saperne di più sull'uscita, ma io volevo attendere. Ne avrei parlato nell'attesa del bus. Finalmente la campanella suonò, facendoci sospirare di sollievo, e alcuni corsero fuori dall'aula come dei fulmini per arrivare per primi dal paninaro. I primi panini sparivano con una velocità impressionante se non correvi. Clarissa era corsa via dall'aula prendere qualcosa alle macchinette, mentre io cercavo di superare la folla di studenti per raggiungere di nuovo l'aula. Era inutile, secondo me, fare sempre avanti e indietro, ma qui si preferiva il settore 'complichiamoci la vita'. Risposi al saluto del professore di religione, che era uscito dall'aula con la sua valigetta immancabile, e mi addentrai nel corridoio. Non poteva mancare una delle mie solite figuracce giornaliere, se no la vita non aveva un senso, infatti per sbaglio diedi una spallata al ragazzo che stava passando. Il mio sguardo era altrove e sentii, comunque, una voce chiamarmi «Scusa...» mi voltai confusa e trovai di nuovo il ragazzo biondo che mi aveva indicato Clarissa. Prima lui, poi Blake, e infine ancora lui. «Eh? »domandai non capendo e bloccandomi nel guardare i suoi occhi di un bel colore «Hai perso questo...» tra le dita teneva il mio anellino speciale a forma di corona. Lo presi velocemente sfiorandolo e arrossii, non succedeva spesso questo genere di cose «Grazie mille!» lo ringraziai. Non so che cosa avrei fatto senza quell'anello «Di niente!» ricambiò con un sorriso. Annuii e lui uscì dal corridoio lasciandomi lì ferma. Ok, basta sognare. Sentii qualcuno toccarmi la spalla e quando mi voltai trovai davanti a me Clarissa con in mano il suo pacchetto di taralli. Entrai in classe rossa come un peperone, seguita dalla mia amica, e posai la cartella sul mio solito banco, volevo solo mangiare la mia merenda per non morire di fame. E dimenticare ciò che era successo poco prima. Era strana la sensazione che avevo provato quando avevo sfiorato le mani di quel ragazzo misterioso, di cui non sapevo il nome. Non succedeva spesso che provassi delle emozioni del genere e non smettevo di ripensare alla scena appena vissuta. Il mio cuore batteva all'impazzata al solo ri-immaginare i suoi occhi azzurri a contatto con i miei. Ero così immersa nei miei pensieri che non mi ero resa conto di star mangiando la merenda con gli occhi persi nel vuoto. Sembravo ipnotizzata. E pensare che dovevo accantonare l'accaduto «Ehi! Ehi pelah!» mi scosse Clarissa «Eh?» tornai alla realtà «A che cosa pensi?» mi guardò, cercando di capire che cosa stessi pensando «Aah, forse il biondino? O Cody? Devi ancora dirci tutti dell'appuntamento!». Era vero, dovevo ancora raccontare dell'appuntamento, nonostante fosse stata solo un'uscita semplice tra amici. Dopo avrei spiegato tutto, spegnendo l'entusiasmo della ragazza, perché Cody era solo un amico. Un amico carino, e sosia del becchino «Ahm, niente...». Suonò la campanella e ciò riuscì a placare la mia migliore amica, che chiedeva spiegazioni da parte mia. La professoressa entrò in aula facendoci sbuffare e noi prendemmo i libri di letteratura. 


*****

La scuola era appena finita, la campanella fece rallegrare tutti gli studenti e l'edificio era stato evacuato il più velocemente possibile. Nessuno voleva rimanere lì ancora un secondo in più. Finalmente avrei potuto trascorrere il resto della giornata insieme alle mie due amiche. Ci saremmo dirette verso il paese dove abitava Clarissa per fare un giro, parlare, sclerare insieme. Tutte e tre raggiungemmo la prima fermata del paese, di fronte al supermercato, per attendere il secondo bus, più vuoto rispetto agli altri, e camminammo in mezzo al paese parlando del tanto famoso appuntamento con Cody. Alla fine lo avevo promesso. Questione di dieci minuti il bus arrivò alla fermata, rivelando pochi posti liberi per sedersi, ma per fortuna noi eravamo riuscite a sederci. Davanti Clarissa e Flori, dietro io e Lavonne. Mi infilai gli auricolari per godermi il viaggio al meglio, mentre la ragazza dai capelli blu controllava qualcosa nella sua borsa. Non ero mai salita su quel bus per andare in quella città, più che altro ero andata in macchina con i miei genitori seguendo un'altra strada. Alla fermata salì anche Martin «Miranda? Lavonne? Che ci fate qui?» domandò non appena notò la nostra presenza sul bus. Era seduto poco distante da noi «Andiamo da Clarissa!» dissi subito. Poco dopo mi persi nella mia musica. Scorreva nelle mie orecchie sempre Shed a Light , che era diventata la mia droga. Ogni singola volta che ascoltavo quella canzone sentivo una strana sensazione appropriarsi del mio corpo, come se sotto di essa ci fosse qualcosa di più. Come se quella canzone dovesse rappresentare qualcosa di importante per me in futuro. E quelle parole, aprivano una voragine dentro di me, dove miliardi di farfalle ne uscivano svolazzando senza cessare più. Il viaggio era durato mezz'oretta, dove avevo avuto l'occasione di pensare molto rispetto al solito viaggio che facevo ogni giorno, troppo corto per dare sfogo alla mia mente. Shed a Light continuava a far fuoriuscire quelle farfalline facendole svolazzare allegramente dentro di me, senza farmi sapere il vero motivo. Mi scomponeva lo stomaco, mi faceva provare un senso di felicità strano che non riuscivo a comprendere. Era un segno? Il testo apparteneva a qualche fatto che sarebbe accaduto nella mia vita? Come se il cantante avesse predetto il mio futuro scrivendo quelle parole? Qualcuno mi avrebbe davvero amata? Accantonai il pensiero quando scendemmo alla stazione del paese, o direi quasi città, permettendoci di scendere. Durante il viaggio, inoltre, le ragazze mi avevano mostrato in quale fermata scendesse ogni volta Blake e io la guardai attentamente. Rimaneva, comunque, la mia ossessione quel ragazzo. Nella fermata successiva scese Flori «Adesso ti mostro la strada che dovevi fare al posto del giro sulla tangenziale!» Clarissa si rivolse a Lav ridendo. Indicò delle scale mostrando alla ragazza dove portassero. Dopo cambiammo strada e Clari ci fece da guida decidendo di volerci portare in alcuni posti carini, tra cui una gelateria dove lei andava molto spesso. Prendemmo una stradina che passava accanto ad un supermercato e secondo quello che ci aveva detto lei si passava accanto ad una passerella realizzata da poco. Quella passerella univa le due sponde del fiume che attraversava la città e permetteva non solo di passeggiare a piedi o in bicicletta, ma di trovare un luogo rilassante dove sedersi a leggere e osservare la vista o fermarsi con gli amici. La attraversammo e Clari andò alla continua ricerca di soldini persi perché lei ogni volta, mentre camminava, riusciva a trovare delle monetine abbandonate da altre persone o perse e quindi si riteneva fortunata nell'averle trovate. Le prendeva e aveva sempre più soldi «Oddio! Due euro!» non appena li vide si fermò per prendere la monetina «Per il compleanno regalatemi un metall detector grazie!» ci chiese ancora «Seh!». Salimmo delle scale e in poco tempo ci trovammo nel centro, ci indirizzammo su una strada che seguiva il corso del fiume. Era bellissimo ammirare il fiume perché il sole era basso e lo illuminava. Alcuni praticavano canoa. Camminai seguendo il corso sul marciapiede e sinceramente mi sarei fermata per perdermi nei miei pensieri. Era rilassante fermarmi, guardare l'orizzonte e pensare. Era stimolante. Peccato che poco dopo Clari mi prese il braccio e mi trascinò dalla parte opposta, attraversammo la strada e lei ci guidò verso quella gelateria tanto famosa. Non distava molto, solo che dovevamo entrare nel vero e proprio centro cittadino con i portici, le viuzze e una piccola piazza molto popolata. Seguendo una viuzza ci trovammo davanti alla porta della piccola gelateria. All'interno, verso il fondo della stanza, era posizionato il bancone con a vista i gusti dei gelati e dietro il necessario per preparare il tutto. A destra la porta per la cucina, il tabellone con appesi i vari gusti di gelati e la zona dove accomodarsi con sedie, panchine e tavolini. Una donna non molto giovane si avvicinò a noi «Ciao ragazze, cosa prendete?» ci sorrise «Io prendo un milkshake al pistacchio...» cominciò Clarissa «Io al fior di latte!» la seguii. Lavonne ci pensò qualche secondo e successivamente le disse il gusto scelto .In dieci minuti aveva preparato i nostri milkshake e pagammo il conto. Salutammo la signora e uscimmo fuori. 

Clarissa era la nostra guida e ci voleva portare in un giardino dove rilassarci e parlare, senza disturbi. A quei giardini molti ragazzi della nostra età si riunivano finita scuola per divertirsi, parlare e scherzare insieme. Noi ci appostammo su un muretto, finendo di bere il milkshake. Avevamo parlato delle elementari, dei vecchi amici, delle cotte, scoprendo anche alcune cose su Lavonne che non ci aveva mai detto prima. Aveva molto da dirci quella ragazza. Clarissa nel mentre continuava a scriversi con Lucas, il loro rapporto si era rafforzato abbastanza. Si erano scritti per tutta la settimana e sembrava ci fosse un bel feeling, giovedì erano anche usciti insieme «L'appuntamento è stato magico. Non ci siamo baciati, però mi sono sentita così bene quando sono uscita con lui. Mi ha portata in un bar per prendere una cioccolata calda e grazie a Dio perché odio mangiare davanti alla gente, solo con le mie amiche più care ci riesco. Ho sentito aleggiare una strana magia...» sorrise come un'ebete. Mi fece ridere e le tirai una piccola gomitata «Innamorata?» domandai guardandola. I suoi occhi sognanti dicevano tutto «Può essere...» guardò ancora le nuvole con lo sguardo perso e un sorriso stupido. Poco dopo tornò finalmente alla realtà chiedendoci se avessimo fame, ottenendo risposta affermativa ci portò al supermercato lì vicino. Aveva dubbi a riguardo? Era evidente che io avessi fame. Io avevo sempre fame. Ci incamminammo per raggiungere il supermercato, passeggiando di nuovo sulla passerella per attraversare il fiume e trovandoci dall'altra sponda. La struttura era posizionata vicino a dove eravamo scese con il bus. Non ero mai stata in questa zona e non avevo idea che oltre ad un supermercato ci fosse anche un'enorme stazione. Ne avevo sentito parlare, solo che non l'avevo mai vista. Sentivo un certo languorino e volevo prendere qualcosa di salato per saziarmi, per esempio delle patatine, infatti fui ispirata da un pacchetto di patatine sottili come stuzzichini. Clarissa rise al vederle, solo io potevo scovarle, mentre lei sceglieva delle patatine rustiche «Io tra poco devo andare...» sbuffò Lavonne «Tra quanto?» «Mezz'ora» guardò l'orologio «Allora vi porto in un posto!». Seguimmo un'altra strada guardandoci attorno curiose. Chissà dove ci avrebbe portate. Ci mostrò un piccolo parchetto durante il tragitto e io subito capii che ci aveva portate dall'altra parte del fiume perché avevo riconosciuto l'altra sponda in cui mi ero fermata a osservare la vista. Ci accomodammo su un lungo muretto apposito per sedersi e osservai il paesaggio davanti a me. Al posto del fiume si trovava sempre un corso d'acqua ma con un percorso per la canoa, in effetti vi era poco distante un club dedicato. Mi bloccai qualche secondo a guardare la vista bellissima che si prospettava davanti a noi.

Shed a Light Where stories live. Discover now