Mollare tutto e tutti!

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Il dolore che mi lacerava il petto ogni notte non poteva capirlo nessuno,se non la mia mamma.

Era come un’esplosione in un barattolo di vetro.Dovevo fingere. Sempre. Costantemente e senza vie di eccezione. Solo a casa durante la notte potevo tornare ad essere la  vera Camilla.Ora ero sola.

Una folata di vento fece brezza sulla mia pelle,facendomi tornare il sangue nelle vene. Avevo paura. Paura di non farcela. Di essere una delusione per tutti,ma ormai era inutile,mi avevano abbandonata nel momento del bisogno.

Forse dovevo diventare adulta in breve tempo,crescere e farmi le ossa da sola. Non di certo,sarei restata per sempre con mia zia. Dovevo solo aspettare altri due anni,se mia mamma non ce l’avesse fatta,e poi fuggire lontana da quel posto;chissà forse a Londra o a Parigi,o in qualche luogo con acqua cristallina…la cosa che mi importava era rifarmi una vita.

 Nel piano di sotto non si sentiva più alcun rumore. Dovevo riprendermi il mio cellulare.potevano esserci cose importanti e poi mia zia non aveva proprio,alcun diritto di farlo.Girai lentamente la chiave ed aprì la porta. I rumori quando vi è silenzio non fanno altro che amplificarsi. Scesi lentamente le scale ed arrivai in cucina.Quel luogo era diventato una discarica:sigarette,fumo,scarti di cibo e scatole del cibo cinese ovunque.

Presi il cellulare e lo misi in tasca. Ad un tratto vidi una cornice per terra,ridotta in frantumi. La girai delicatamente e scostai i vetri. Dei volti felici e tante risate riempivano quella foto. Era la mia cresima dove tutti e cinque eravamo perfetti. Quei boccoli biondi di mia madre che le cadevano lungo le spalle,dove la mano di  mio padre la teneva stretta,con Mario che mi stringeva,e mia zia distesa per terra a pancia in giù.  Era il parco più bello che esistesse sulla faccia della terra. Presi quella foto e tornai in camera.

Ritagliai la parte dove c’era mia zia, e la custodii sotto il cuscino. Sarebbe stato il mio porta fortuna.

Piansi ancora. Quanto mi mancavano. Avrei pagato,per poterli riabbracciare tutti un’ultima volta,ma purtroppo non c’era più una via del ritorno. I loro corpi,o anime o qualsiasi cosa fossero ora,infestavano i miei incubi peggiori,e spesso delle volte mi svegliavo senza respiro,come quando si fanno le gare di apnea in piscina. A volte avevo timore di dormire pensando di non riuscire a svegliarmi più.

Mi alzai nuovamente dal letto e  tornai nel bagno. Del vapore aveva appannato il vetro e con la mano destra.Cercai di pulirlo.

Il mio volto allo specchio. Il mio corpo riflesso. I miei capelli castani bagnati e i miei occhi spenti. 

Poggiai le mani sul rubinetto aprendolo con tutta la forza che avevo,iniziando a piangere,ancora,cercando di riuscire a smettere a contatto con acqua gelida. Ma era impossibile. Impossibile mascherare tutto ciò. Portare una maschera ogni giorno e sorridere,come se non fosse accaduto nulla. L’acqua mi entrava negli occhi,mi puliva il volto, e scivolava lungo il collo,bagnandomi la maglietta,facendo tornare tutto come prima. Perché anche l’esperienze o fatti accaduti non possono essere spazzati via con qualcosa?

La vibrazione del telefono mi fece smettere per qualche secondo,di piangere.24 messaggi con tanto di chiamate.La maggior parte erano di Andrea. “dove sei? Sto venendo da te?”, “entro dal retro” “che fai?” “ma perché non rispondi?” “Camilla è successo qualcosa?”...etc.

poi stranamente noto un messaggio di Alessandra. La dottoressa.

“hey,ciao piccolina,non ti vedo più in ospedale!noto solo tua nonna che viene la mattina portandole dei fiori,come se fosse morta. Perché non torni più? Credi che a tua madre non farebbe piacere se venissi ogni tanto a trovarla? Le sue condizioni ultimamente non sono ottime. Il coma è una fase che solo Dio può decidere e far accadere miracoli. Ti ricordi quando ti dissi che si salverà? Bè,ora non so più a cosa credere! Se a dei reperti medici o alla fede e speranza. Tua madre era ed è una persona fantastica. Non te lo raccontai mai,ma la conoscevo sin dai tempi dell’asilo…sono venuta anche alla tua cresima!”

ecco…dove l’avevo vista! Però aveva i capelli neri un tempo!

“forse domani mattina potrei venire a salutarti e vedere come stai! Dimmi l’ora e dove ti hanno portata! Aspetto un tuo messaggio,buonanotte bellissima!”

 Il pensiero di mia madre che non stava in ottime condizioni mi creò un senso di vertigine,la mia vista si fece appannata e i colori si mischiarono formandone uno solo.Il nero e il buio. Subito dopo svenni. 

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