Alzarmi dal letto alle 6:00 di mattina era contro la legge,soprattutto per andare a scuola. Avevo mille idee che mi passavano nella mente,creando numerosi film mentali.
Speravo in un giorno di routine,normalità,allegria e felicità che mi distraesse da tutti i problemi…in quanto ormai la mia vita, stava diventando una continua lotta tra “chi vorrei essere” e “chi sono?” oppure tra “la voglia di andare avanti” e “la paura di non farcela!”.
La giornata si dimostrò del tutto diversa da come me la immaginavo,sin da quando,arrivai al piazzale della scuola.
Appena scesi dall’autobus molte persone iniziarono a guardarmi con volto impietosito bisbigliando tra loro.Cosa avevano da guardare?Ero una persona normale;non indossavo un vestito da pagliaccio con tanto di parrucca,ma solo una banalissima divisa scolastica del quarto anno.
Salutai qualche amica abbozzando un finto sorriso che sembrava funzionare,anche se non capivo il loro atteggiamento. Era un misto tra compassione,desolazione,paura,amarezza e voglia di aiutarmi. Io non avevo bisogno di nessuno. Al mio fianco,volevo solo Andrea e Clara,perché nonostante tutto mi mancavano da morire,ed erano gli unici a capirmi,anche se si erano rivelati degli emeriti imbecilli.
Entrai in classe,togliendo le cuffiette dalle orecchie e poggiando lo zaino sul banco.
Dopo qualche minuto un professore giovane entrò in classe e tutti si alzarono in piedi.
“buongiorno!” e tutti risposero con la stessa parola detta dal prof.
Con assoluta lentezza preparò il registro poi si alzò iniziando a guardarci con volto malizioso,giocando con una pallina di gomma facendola rimbalzare.
“io sono il vostro professore di Filosofia e purtroppo per voi,anche il vostro tutor,se così si può chiamare…Quindi mi toccano tutti i compiti più antipatici che un professore possa fare!!” disse sedendosi sulla cattedra. Era un tipo allegro,buffo e amava scherzare. Gli si leggeva negli occhi.
Iniziò spostando i posti di banco,facendo combinazioni al quanto strane.
Mi spostò più volte,come se fossi la pallina che aveva tra le mani. Arrivata al limite esclamai che volevo solo un banco dove sedermi e scrivere.
“ah! C’è un posto tra Clara e Andrea! Perfetto! Mettiti lì!” guardai il soffitto,cercando di non odiare né Dio né il professore.
I nostri sguardi si incrociarono.Avevo bisogno del loro supporto e soprattutto sfogarmi,ridere,scherzare.
Dopo un po’ mentre alcuni ragazzi parlavano con il prof. Andrea scrisse con la matita,sul mio banco,una parola che poi continuò Clara.
“******* ! <3 ”
cos'era ciò?
“chiedo delle consonanti al pubblico…” esclamai poggiandomi le mani sulla testa,in segno di sconfitta. Era impossibile decifrarla.
Risero,e il professore iniziò a guardarci incuriosito.
“sc*s*c*! <3 ” ci pensai per qualche minuto e poi capì che la parola era “scusaci! <3”. Sul mio volto si formò un enorme sorriso,facendo dimenticare tutto il passato e il dolore provato. Ci abbracciammo forte,senza parlare. Erano le persone più importanti ancora vive su questa terra! Non potevo perderli per una cavolata.Dovevo crescere,accettare certe cose e andare avanti
“Non ci separiamo mai più!” bisbigliò Andrea.
“Mai!” confermai.
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l'essenza di vivere
General FictionCamilla, una ragazza di 17 anni che si trova a lottare quasi sempre tra il dolore e la voglia di ricominciare da zero. Le viene tolto tutto. Il suo adorato fratello e il padre morti in un incidente stradale, insieme alla madre che si trova in uno s...