Accettare la verità!

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La mattina seguente,prima di andare da mia nonna,all’ospedale,decisi di comprarle un pacco di cioccolatini ripieni di caramello.I suoi preferiti.

Alessandra,mi chiamò per avvertirmi che mia nonna era sveglia e che Caterina sarebbe andata a trovarla solo il tardo pomeriggio.Meglio evitare quella vipera.

Bussai alla stanza 24,dove era ricoverata mia nonna.

“avanti!” disse una voce bassa e rauca dall’interno. Quasi irriconoscibile.

“permesso?” chiesi,con un sorriso,iniziando già ad entrare.

Vi era odore di chiuso e medicine. La stanza era alquanto spettrale. C’era solo una piccola luce che le illuminava metà corpo e il resto era tutto completamente buio.

Quando mi vide il suo volto si tramutò dalla sofferenza alla felicità.

 “nipotina..cara!vieni qui!”

Chiusi la porta,presi una sedia e mi poggiai sul suo letto.

“tieni sono per te!” esclamai,entusiasta porgendole i cioccolatini.

Le sue mani tremanti e rugose,quasi trasparenti presero con gioia  il pacchetto e lo poggiò sul comodino.

“grazie piccola!” esclamò con un filo di voce,mentre fece una smorfia di dolore.

“cosa ti fa male nonna? Devo chiamare qualcuno?”

“nono,tranquilla,sto bene!”

Non era la solita nonna. Qualcosa era cambiato. Qualcosa la stava cambiando.

“mi fai un favore? Apri le tende? Qua mi tengono sempre al buio!”

L’accontentai e i luminosi raggi iniziarono a colorare la stanza.

Il sole aveva sciolto tutta la neve che vi era sul balcone e  sugli alberi. Tutto brillava.

“che bella giornata!” esclamò dal letto,chiudendo gli occhi e godendosi il calore del sole.

“sembra estate..o primavera!”

Risi.

“ti ricordi quando andavamo alla casa sul lago di papà? Quant’era bella! Lì sul prato tutti insieme a mangiare i panini! Persino Caterina era dolce in quel periodo! Bei tempi”

“eh si…” un senso di malinconia mi pervase la schiena.

Mi sedetti sul materasso e la guardai. Le sue palpebre si aprirono lasciando spazio ad un’iride celeste così accesa,che sembrava parlare.

“nipotina…ascoltami bene!” divenne seria e aveva gli occhi lucidi. “non mi accadrà niente di male..e questo lo sai! Da oggi in poi potrà andare solo meglio,ed io un giorno sarò felice e piena di vita e potrò riabbracciare Mario,papà e  forse la mamma…o forse no! Spero solo che si svegli!”

“nonna mi spaventi…!” le strinsi più forte la mano.

Ad un tratto tutti i rumori diventarono secondari ed io e lei le voci primarie della stanza. 

“sono una vecchietta,bambina mia…non so per quanto tempo resterò su questa terra!non sono eterna. Sono umana!”

“no..non puoi io ho bisogno di te!” mi poggiai sul suo petto piagnucolando.

“hey,hey!” disse con tono dolce,alzandomi il volto,asciugandomi una lascrima.

 “io sarò sempre! Lo sai! Non me ne andrò mai! Resterò qui!” esclamò picchiettandomi il petto dalla parte del cuore. “la mia felicità è ormai vicina…starò solo in pace…!”

“perché TI ARRENDI?” chiesi,agitata.

“perché NON DOVREI?” incentivò,con voce sempre calma e rilassata.

Dovevo accettare la verità e quella risposta appena ricevuta,così spontanea.Anche se non era per niente facile!

Soffrivamo in silenzio ed io la vedevo lentamente scomparire da me.Ci tenevamo tutto dentro,ma prima o poi una delle due doveva scoppiare. Lei meritava solo di star bene.

“hai paura?” le domandai.

“no!” sorrise e mi diede un bacio sulla mano. Aveva le ciglia umide dalle lacrime.

 Bussarono,lentamente. 

“scusate,il disturbo…ma la signora deve andare a fare dei controlli!”

Era un’infermiera,alta,magra e dal tono dolce. Aveva con se una carrozzina nera.

“si..ehm…me ne stavo giusto andando!” mi alzai,ricomponendomi,prendendo il cappotto e la borsa.

Abbracciai forte la nonna,evitando di piangere per non lasciargli un cattivo ricordo e me ne andai.

Mentre scendevo le scale dell'edificio,ripensavo a tutta quella mattinata passata con lei.

Inutile negare che la sua assenza mi avrebbe creato solo altro dolore da aggiungere alla lista. Era uno dei miei punti di riferimento. Avrei pagato per farla vivere in eterno. Come faceva ad essere così forte?Priva di paura? 

“Andrea…ti prego…vieni a prendermi!” lo chiamai.

“Dove sei,piccola?”

“all’uscita dell’ospedale!”

Lo aspettai seduta al ciglio della fontana,sfiorando l'acqua,che scendeva impetuosa e risalendo dal basso come se volesse respirare.

Non piangevo.Non mi esprimevo. Non reagivo. 

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