Capitolo undici.

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Non poteva star succedendo per la seconda volta.
Mario non poteva essersene andato nuovamente da casa sua.

Ma fu proprio così.

Claudio aprì gli occhi e non trovò il moro al suo fianco, ma solamente la parte del letto dove aveva dormito quella sera, e tutte le altre volte, vuota e fredda. Richiuse gli occhi e respirò profondamente. Era a pancia in giù, con le braccia strette intorno al cuscino, e quanto desiderava che quel cuscino fosse il corpo di Mario.

Ma purtroppo la realtà era un'altra e in quella realtà Mario se n'era andato per l'ennesima volta. Claudio inevitabilmente dedusse che il Romano si fosse pentito di ciò che avevano fatto quella sera, ma lui come al solito no. Lui non si sarebbe mai pentito di aver provato le emozioni più vere e più pure.

Emozioni che mai aveva provato in tutta la sua vita. Con nessun altro ragazzo si era sentito come con Mario, e la differenza stava nel fatto che non era innamorato di tutti i suoi ex. Loro erano solo sesso, Mario no.

Ciò che avevano fatto quella notte per Claudio era ciò che di più giusto potevano fare. Lui in quel momento lo voleva lo desiderava, Mario anche, qual era il problema? Perché Mario doveva continuare a comportarsi come un ragazzino, scappando il giorno dopo e facendolo sentire usato e sporco?

«Copriti quel sedere o ti prendo in questo istante, senza prepararti» Claudio sussultò e sollevò di scatto la testa dal cuscino, spostandosi su un fianco per osservare Mario con indosso i boxer e la maglia nera, poggiato contro lo stipite della porta con un vassoio tra le mani e un sorriso malizioso a contornare il tutto.

«Sei qui» sussurrò Claudio, rimanendo a bocca aperta.

Mario corrugò la fronte e si avvicinò, poggiando il vassoio su un comodino ai lati del letto. «Ovvio, dove dovrei essere?» gli chiese, sedendosi sul bordo del letto e coprendo il corpo nudo del Veronese, per non cadere in tentazioni.

Claudio si mise a sedere, sistemando per bene il lenzuolo sulla parte bassa del suo corpo. Lanciò uno sguardo a ciò che c'era sopra il vassoio e guardò poi Mario mordendosi le labbra.

Il moro non era un tipo mattiniero, anzi, quando andava a dormire a tarda notte gli piaceva rimanere a letto fino al pomeriggio, ma quel giorno si era alzato solamente per portargli la colazione a letto, e lui invece cosa aveva fatto per lui? Appena aveva aperto gli occhi l'aveva solamente insultato e si sentì talmente tanto in colpa per quello che non riusciva neppure a ringraziarlo per la colazione.

«Allora? Ti sbrighi a mangiare ste banane e sto yogurt coi cereali di merda?» lo rimbeccò, indicandogli con la mano il vassoio.

Claudio rise e annuì, allungando un braccio per prendere direttamente lo yogurt con i cereali già all'interno, ma proprio mentre stava per portarsi il cucchiaio in bocca, venne interrotto dalla voce di Mario. «O preferisci prima far sesso?»

Claudio lo guardò interdetto, con le sopracciglia inarcate e con la bocca aperta, mentre Mario aspettava una risposta. «Ho capito, vuoi prima mangiare. Ma muoviti» a quel punto il castano scoppiò a ridere, gettando la testa indietro, poggiandola contro la testiera del letto. Anche Mario ridacchiò e si allungò per prendere la sua spremuta dal vassoio.

Claudio terminò il suo yogurt in un tempo brevissimo, e Mario notò il suo sguardo insistente su di sé, che ancora doveva terminare la sua spremuta.

«Le banane non le mangi stamattina?» gli chiese, inarcando un sopracciglio e terminando in un unico sorso la spremuta.

«No. Ho bisogno della tua, in questo momento» Mario quasi si strozzò, dopo quella frase, e dovette deglutire in fretta il liquido ancora nella sua bocca, ma tossì perché gli era andato comunque di traverso.

The tale of us. // clarioOnde histórias criam vida. Descubra agora