Capitolo diciotto.

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Claudio sbadigliò rumorosamente, senza disturbarsi di coprirsi la bocca con la mano, dato che in quel momento era da solo nella sua cucina, intento a cucinare il pranzo per lui e per Mario, che era sotto la doccia.

Erano le quattro del pomeriggio quando si erano decisi ad alzarsi dal letto quel giorno, solamente per colpa del brontolio dei loro stomachi che proprio non potevano ignorare, altrimenti sarebbero rimasti tra quelle lenzuola che profumavano di loro per tutto il giorno.

Avevamo dormito fino a mezzogiorno, perché quella notte erano rientrati in casa alle tre, Claudio aveva accompagnato Mario al lavoro ed erano usciti dal Romeo's non appena il moro aveva terminato.

Erano andati a casa di Claudio e naturalmente avevano dato il via a più di un round di rotolamenti tra le lenzuola. Alle sei del mattino, stanchi e appagati, si erano addormentati l'uno nelle braccia dell'altro, coi corpi nudi e accaldati.

Una volta alzatosi dal letto, Claudio si rivestì e andò a preparare il pranzo, mentre Mario decise di farsi una doccia e proprio quando il castano, fischiettando una canzone a caso, girava gli hamburger all'interno della padella, il campanello suonò. Sbuffò, poggiando la forchetta sul mobile della cucina per avvicinarsi poi a piedi scalzi alla porta.

«Credevo fossi morto» esordì Paolo, entrando come se niente fosse in casa. Claudio spalancò gli occhi.

«Cosa ci fai qui?» quasi gli si avventò contro, guardando più volte la porta del bagno.

«Perché me lo chiedi? Vengo sempre da te senza un motivo» ribatté l'amico, sedendosi sul divano. «Non hai ancora mangiato?» chiese inarcando entrambe le sopracciglia dopo aver notato la padella sul fuoco acceso.

«No» negò, deglutendo. «Sono stato indaffarato con cose di lavoro» mentì, grattandosi la nuca e dandogli le spalle per avvicinarsi al fornello e spegnere il fuoco quando gli hamburger erano ormai ben cotti.

Paolo prese il telecomando e accese la televisione, comportandosi come se fosse a casa sua. Non era una novità quella, anzi, era una cosa più che normale. A Claudio piaceva averlo in casa, perché gli faceva compagnia e lo faceva sentire meno solo. Ma quella volta, per ovvie ragioni, non era così e voleva fare di tutto per cacciarlo da casa sua.

Non sentiva più scorrere l'acqua nella doccia da prima che Paolo suonasse il campanello e sperava con tutto il cuore che Mario avesse sentito la voce del suo migliore amico, così da evitare di creare situazioni imbarazzanti.

Claudio si schiarì la voce, muovendosi nervosamente per la cucina e procurandosi lo sguardo confuso di Paolo addosso. «Ma che hai?» chiese.

«Niente, perché?» ribatté, scrollando le spalle.

«Sei teso, nervoso» costatò Paolo, con la fronte corrugata e con lo sguardo impegnato a studiarlo attentamente. Voleva capirci qualcosa, di solito riusciva sempre a capire l'atteggiamento del migliore amico, ma quella era la prima volta che proprio non ci riusciva.

«Niente Paolo, sarà la stanchezza e i problemi al bar» mentì ancora. Non stava facendo altro che mentirgli, mentire a colui a cui non aveva mai detto una bugia, nemmeno la più stupida. Ma doveva.

«Ho sperato fino all'ultimo che venissi a farmi compagnia sotto la doccia, invec..oh» Mario uscì proprio in quel momento dal bagno, facendo il suo ingresso in salotto con solo un asciugamano ad avvolgergli la vita e a coprire le parti inferiori del corpo, e un'altra asciugamano poggiata sulla nuca con cui poco prima si stava asciugando i capelli.

Mario spalancò gli occhi nel ritrovare Paolo seduto sul divano, che lo guardava a sua volta con la bocca socchiusa ed entrambe le sopracciglia sollevate talmente tanto che arrivavano quasi all'attaccatura dei capelli.

The tale of us. // clarioWhere stories live. Discover now