UN AMORE PROIBITO- PER SEMPRE NOI

Capitolo 8 Damon

Allyson si stacca da me senza fiato, ogni suo respiro ha riempito i miei polmoni regalandomi una vita nuova.

«Damon... credevo che ti arrabbiassi», biascica cercando il mio sguardo nella penombra della stanza che ci circonda, dove cavalletti e tele sono disposti qua e là.

«Sei pazza, Allyson, perché non me l'hai mai detto?», chiedo tenendo ancora la mano dietro la sua nuca, mentre con il pollice accarezzo la pelle calda del suo collo, che mi fa rabbrividire per il desiderio che ho di perdermi in lei. Smarrirmi completamente nel suo corpo plasmandolo sotto il mio tocco, lasciando che i nostri sguardi parlino per noi.

«Perché credevo che mi avresti rimproverato per essermi intromessa nelle tue cose e non sapevo se saresti stato realmente interessato a una qualsiasi proposta», si morde il labbro per il nervoso. Oddio, amo quando tortura le sue labbra con i denti, che affondano con prepotenza nella sua carne.

Non posso biasimarla se temeva che potessi prendermela, le ho sempre detto di stare fuori dai miei affari, ma questo succedeva in un tempo ormai lontano. Sono passati solo sette mesi, da settembre a marzo, ma sembrano anni. Lenti, sono trascorsi facendo pesare su entrambi ogni interminabile giorno nel quale le ombre ci inseguivano, prendendosi un pezzo di noi che non ci avrebbero più restituito.

«Lo sai che non sono più quella persona, anche se è vero che a volte faccio ancora fatica a gestire certe situazioni. Ma voglio te, Allyson Evans, compresa la tua testardaggine, il tuo modo impertinente di ficcanasare nelle mie cose, ma, soprattutto, voglio...», con il dito traccio una linea immaginaria, che disegna il profilo del suo viso dallo zigomo fino alla mandibola, per poi raggiungere la sua bocca carnosa, «questo sguardo innocente che mi supplica di farti urlare il mio nome», sibilo, sfiorandole con la punta della lingua le labbra che sanno ancora di me. Sorrido mentre la sento mugolare e le mani scorrono sul tessuto scivoloso del vestito.

«Andiamo via da qui», mormoro al suo orecchio con voce roca.

«Non... non possiamo», risponde inarcando il collo nel momento in cui la mia bocca la ricopre di baci, succhiando e mordendo la sua pelle che profuma di vaniglia.

«Sì, che possiamo», incalzo, con il respiro che si fa sempre più corto e l'eccitazione che divampa come fuoco nelle vene; la sento pulsare di desiderio mentre affondo il volto nell'incavo del suo collo.

«Questa è la tua serata», mi ricorda strascicando le parole.

«Con te al mio fianco, ogni sera sarà il mio giorno speciale», rimarco prendendo la sua mano, per posarla dove solo lei riesce a risvegliare l'inferno che la brama. «Vedi? Mi fotti letteralmente il cervello, Evans. Potrei persino scoparti qui, su questo semplice tavolo da lavoro», biascico perdendo completamente la ragione; avverto il suo corpo sussultare alle mie parole volgari, che la rendono prigioniera e l'attirano nel nostro oblio proibito.

«Dam...», mugola il mio nome scandendone ogni sillaba, che raggiunge la mia testa come un richiamo.

«Dimmi che ti piace l'idea, baby. Io e te, qui, mentre fuori da quella porta c'è un mucchio di gente che ci aspetta», le sue mani si aggrappano ai miei capelli, le mie sono già ovunque su di lei, e la stoffa del vestito che risale sulla sua pelle è uno spettacolo che non ha paragoni. La luce dei lampioni, che filtra dalle finestre poste nell'estremità più alta del laboratorio, basta per farmi vedere tutto ciò di cui ho bisogno.

«Dovremmo... Damon, dovremmo fermarci», balbetta, ma la mia mano non si ferma, l'accarezza e in uno scatto la sua schiena si inarca, facendomi percepire il suo corpo vibrare e fremere.

«Sicura? Vuoi che mi fermi, baby?», incalzo, facendole sentire come ogni cellula del mio corpo la desideri in questo preciso istante. Non mi importa dove siamo, lei mi appartiene. Nessuno può vederci e questo è ciò che mi serve per farle conoscere un brivido nuovo che scorra sul suo corpo.