Capitolo Otto.

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"Silvia secondo te dovrei lasciarlo Lorenzo?"

"Non saprei dirtelo."

"Gli stanno controllando il telefono e tutte le volte che cerco di parlare della situazione in cui si trova, cercando di farlo ragionare, lui si arrabbia e dice che sono una stronza, come quei bastardi delle forze dell'ordine."

"Sicuramente non è una buona situazione da quando la voce si è spanta in tutta la zona, a lui per caso sa chi sia a spargere la voce?"

"Pensi che l'abbiano scoperto?" mi domandò Alice con le lacrime agli occhi.

"Magari gli hanno fatto una spiata. I professori lo sanno, tutti lo sanno o magari ha dato noia a qualcuno di importante in quel 'settore', quindi si, ci sta che lo abbiano scoperto..."

"Potrebbe essere scagionato per uso personale?"
"Alice, prima di tutto dipende da quanti grammi ha addosso, nel momento in cui viene scoperto e due qui non si parla di semplice erba, qui si parla di droga pesante come: eroina, cocaina, ecc.."

"Oddio! Quanto può essere stupido!"

"No, ha voluto fare solo il gradasso.."

"Come scusa?"
"No, intendevo dire che ha esagerato questa volta."
"No, te hai utilizzato il termine ' gradasso'"
"Si, è vero ho detto così. Dovresti pensarlo anche te, perché ti ha messa in questa situazione bruttissima, ne ha fatte tante di bravate nella sua giovane vita, ma questa è stata la peggiore. Spacciare, si Alice, forse non ti è chiaro che il tuo ragazzo spaccia e la osa si sta rendendo sempre più complicata, ho sentito dire a scuola che ha debiti con persone abbastanza 'importanti'."

"Pensavo fossi mia amica."

"Proprio perché lo sono ti dico queste cose, lo so, sembrerò una stronza, ma è la verità e qualcuno doveva dirtelo e chi non meglio della tua migliore amica?" - "Ti adoro e non sopporto di vederti così per lui''  

Il barista ci portò tutto quello che avevamo ordinato, lasciandoci il conto in un piattino. Eravamo seduti fuori da un bar, il più carino del quartiere. Aveva dei bei tavoli, abbinati a delle sedie grandi e comode. Nelle giornate più calde, aprivano dei grandi ombrelloni, che permettevano alle persone di stare al fresco della loro ombra.

"Francesco tra quanto arriverà?" domandò Alice mentre addentava il suo panino.

"Mi ha scritto che sta parcheggiando, questione di qualche minuto"

"Perfetto.. Comunque hai ragione, solo che sono innamorata, so di essere una stupida, ma cosa c vuoi fare? Quando lo vedo ho le farfalle nello stomaco e quando sento la sua voce il cuore mi batte all'impazzata. Questa volta sono innamorata davvero, non è una semplice cotta."

Francesco interruppe il nostro discorso col suo arrivo, afferrò una sedia e si accomodò in mezzo a noi due "Ehi! Che bel succhiotto" esclamò Alice ridendo.
Francesco arrossì e si portò una mano al collo.

"Chi è stata?"

"O chi è stato.." intervenni a bassa voce.

"Cosa stai dicendo? Non sono frocio?" mi urlò Francesco.
"Ehi! Calmati e smettila di utilizzare questi termini brutti!"

"Non insinuare mai più una cosa simile!"

"Mah.." 
"Ci stiamo un po' scaldando qui.. Comunque ora sono troppo curiosa." disse Alice mentre continuava a mangiare.

"Non ne voglio parlare, ancora non è niente di serio." - "Vado dentro a ordinare" aggiunse Francesco, prima di avviarsi.

"Acidi oggi,eh?"

"Lascia stare, ogni tanto è così."


Tornò con un caffè, una volta seduto, si avvicinò a me senza farsi notare e vedi un articolo del giornale della zona 'TrackNews'. Vi era scritto che gli agenti antidroga, inseme ad altre divise come polizia; stavano facendo perquisizioni a tappeto, nelle abitazioni dei sospettati.
Sgranai gli occhi verso di lui e poi li spostai velocemente su Alice, quando ci domandò cosa fosse successo.


"Niente, io è meglio se mi avvio a casa, sono stanca."

Lasciai Francesco lì, nonostante mi mandasse sguardi di aiuto. Sapeva che uno sei suoi peggiori difetti era quello di non saper mantenere i segreti, ne quelli degli altri ne i suoi, la cosa infatti era abbastanza imbarazzante.


Quel giovedì pomeriggio il sole batteva forte e l'aria era sempre più calda, le persone che uscivano da lavoro si fermavano a comprarsi qualcosa di fresco e i bambini usciti da scuola andavano a giocare nei giardini del quartiere.
L'atmosfera era allegra,ma dentro di me c'era il vuoto. Un dolore che mi opprimeva, decisi di tornare a casa da sola e passare dalla via principale; lì ogni primavera, gli alberi di ciliegio che ricoprivano tutta la zona, si coloravano di rosa. Tutto diventava magico, mi tornò alla mente il primo 'ti amo' detto da Gabriele.

I suoi sguardi, le nostre passeggiate sotto quelle piogge di petali, che invece di bagnarti ti accarezzavano, rallegravano sempre i nostri rientri a casa. 

Non l'avevo sentito per tutto il giorno e per questo mi sentivo in colpa, l'indomani avrebbe dovuto riferire al suo medico la sua decisione, decisi quindi di chiamarlo.

"Gabriele.."
"Pronto.."

Vivrà In Lui Where stories live. Discover now