Capitolo Ventitre

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Lo schermo si accese, e un lampo illuminò camera mia. La pioggia si fece più forte e il frastuono prodotto da quest'ultima aumentò, battendo contro la finestra.
Mi portai la mano sul petto dovuto al grande spavento, accesi la Tv per avere un po' di compagnia e passai la mia attenzione all'apparecchio telefonico che inizialmente si era acceso.

'Amore, ma tra quanto arrivi? Devo far venire mia madre, vista la pioggia?'

Abitavamo a cinque minuti di distanza a piedi. Nonostante la fortissima pioggia, decisi di andare con le mie gambe.
Sistemati i capelli e indossati stivali e impermeabile, uscì di casa chiudendo a chiave.
Il cielo ormai nero, diede sfogo alla sua ira, non dandomi nemmeno la possibilità di aprire l'ombrello. Fortunatamente avevo un cappuccio largo, che mi permise di coprire abbastanza bene la testa. Gli alberi del viale, ondeggiavano da destra a sinistra e vice versa, formando delle strane ombre, ogni qual volta ci fosse un lampo. La situazione non migliorò, quando a passare sul ciglio della strada, fu una punto nera che mi fece il 'bagno'

'VAFFANCULO' esclamai portandomi le mani sulla testa. Ero completamente fradicia.

'Pronto'
'Amore, preparami un cambio.'
'Cosa è successo?'
'Un pezzo di merda mi ha bagnato'
'Ok. Mi spiegherai, poi, una volta a casa il motivo per il quale non sei voluta venire in macchina'
'Me lo chiedo anche io.'

Non appena riattaccai, notai Alice nella sua veranda gesticolare in modo animato al cellulare. Pensai immediatamente che parlasse con Francesco della nostra discussione. Ero molto tentata di raggiungerla, ma mi fermai a guardarla e la rabbia svanì, dando spazio alla delusione. La delusione di due persone che reputavi migliori amiche, ma che in realtà si sono dimostrate al contrario. Credevi di contare su di loro, ma invece ti sbagliavi e a quel punto è l'amarezza a prendere il sopravvento e forse è peggio.

Scossi la testa e proseguii il mio cammino verso casa di Gabriele.
Una volta giunta, mi accolsero sua madre con il cambio già pronto in mano e suo padre con un tè caldo.

'Potevamo portarti noi!' disse suo padre, mentre appendeva il mio impermeabile.
'Lo so, ma volevo camminare.. Ho sbagliato!' risposi sorridendo.
'Tante cose a cui pensare?' domandò sua madre 'Cammino anche io, quando ho molte cose che mi passano per la testa.'
Alle mie spalle comparve Gabriele, che abbracciandomi, mi mostrò un tubicino, infilato nel sul braccio. Lo guardai dubbiosa e mi informò che da quel pomeriggio avrebbe iniziato un nuovo trattamento a casa.
' Hanno detto che non possono ancora operarlo.' intervenne sua madre, fingendo di essere indaffarata per non incrociare nessuno sguardo. '
' È un carcinoma non operabile, semplicemente. '
' Non hanno detto questo. ' sua madre di arrabbiò e uscì dalla cucina per dirigersi al piano superiore.
'Come dici tu!' Le urlò Gabriele.
'Amore! Tua madre ha ragione..'
'Silvia, per favore'
Non avevo niente da aggiungere, perciò presi i vestiti puliti e mi avviai in bagno. Chiusa la porta, mi guardai allo specchio e iniziai a spogliarmi. Iniziai a provare una sensazione strana, mi mancava l'aria, ogni qualvolta che provavo a ispirare, avvertivo un colpo al cuore. Mi lavai il viso con l'acqua, inizialmente fredda e poi calda. Una volta cambiata, decisi di tranquillizzarmi e di raggiungere Gabriele che si era già chiuso in camera.
La sua stanza, ogni giorno diventava, sempre di più un ospedale. Lui non ci faceva più caso, ma io che non frequentavo così spesso quella casa, mi faceva effetto.
'Come ti sta bene la mia divisa da calcio' disse sorridendo e fancendomi cenno di accoccolarmi accanto a lui, sul letto.
'Film e patatine! Che ne dici?' propose
'Film, patatine e un po' di buon sesso' aggiunsi io, baciandolo a stampo.
Si mise a ridere e scostandomi una ciocca di capelli, mi disse 'Come fai a volerlo fare con me?'
'Perché ti amo, sei il mio ragazzo e sei stupendo. Piuttosto perché me lo chiedi?'
'Perché sono "sciupato".'
'Io ti vedo bello, come la prima volta che ti ho visto.' - 'Comunque guardiamo' Noi siamo infinito'ho voglia di piangere! Hai i fazzoletti a portata di mano? '
' Ovvio, capo! ' mise sul letto tre pacchetti, di fazzoletti e accese il lettore DVD, inserendo il film.
Come sempre, dopo neanche i primi cinque minuti, Gabriele fu costretto a passarmi il primo fazzoletto di una lunga serie.
Entrambi ci immedesimavamo nella figura timida e introversa di Charlie, il protagonista. Noi all'inizio delle superiori, quando ancora non ci conoscevamo, non frequentavamo ne feste, ne niente di tutto ciò che fa divertire un adolescente. Come Charlie, eravamo timidi e non pensavamo di essere 'notati', come dice lui a Patrick 'Non credevo che qualcuno potesse notarmi!' non esiste frase più vera.

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