Capitolo Ventidue

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Il 15 ottobre, fu una giornata da dimenticare. Il profumo del caffè arieggiava per il salotto, in casa non c'era nessuno, tranne me, Alice e Francesco. Aveva appena finito di raccontare cosa era successo in carcere, quando il rumore della moka ci avvertì che era pronto.
'Non ci posso credere.' disse Francesco, scuotendo la testa in modo di disapprovazione.
'Dillo a me, avrei voluto tirargli uno schiaffo, ma mi sono trattenuta.'

L'aria si fece pesante e interruppi la conversazione, posando le tre tazzine di caffè, accompagnate dal barattolo dello zucchero, sul tavolo. 'Quanto zucchero volete?'
Volevo esserle d'aiuto in quel suo momento difficile, ma non riuscivo a trovare un discorso o una frase sensata che potesse tirarle su il morale.
Francesco negli ultimi giorni era molto attaccato al cellulare, sbloccava, scriveva, bloccava e così via, anche dieci volte in meno di un minuto e quando gli parlavi sembrava sempre distratto.
Quindi nessuno dei due era di aiuto e mi dispiaceva.
Gabriele mi chiamò e mi disse che sarebbe stato meglio se quella sera non ci fossi andata.
Ci rimasi un po' male, ma riuscì a capire la situazione.
'Non ci tornerò mai più!' tirò un pugno sul tavolo, con aria convita per poi continuare 'O forse...'
'Eccoci.' aggiunsi io sospirando, portai lo sguardo in alto scuotendo la testa. 'Non sono molto forte, vero?'
'Mi sa, sai?'
'Quindi stasera?' domandò Francesco mentre inviava l'ennesimo messaggio a Filippo.
'io starò con Gabriele.'
'Io non vengo più alla festa.'
'Seriamente? Mi lasci solo con Andrea?'
'Scusami, ma non sono nelle condizioni di venire a una stupida festa.'
'Che palle.'
'Avremo modo di partecipare ad un' altra festa. '
' Certo, come no. '
' Non te la prendere.. '
' Tranquilla, orami mi sono abituato alla situazione, chiederò a Filippo..' si alzò ed uscì da casa mia senza salutare.
'È normale o ha perso la testa in questo periodo?' domandai, ad Alice, perplessa indicando la porta di casa mia -' Non lo so, davvero! Da quando si è fidanzato è cambiato molto.'
'O semplicemente si è stancato.'
'Stancato di cosa?' domandai confusa 'Non ha nemmeno finito il caffè..'
'Stanco di noi'
'Che significa?'
'Beh.. Il nostro gruppo è distrutto, praticamente!'
'È normale che si esca un po' meno quest'anno '
'No, Silvia. Intendo dire che abbiamo diciotto... Diciannove anni, ma facciamo la vita da eremita in questi ultimi mesi, siamo passati da andare a ballare o andare a feste ogni fine settimana a non andarci praticamente più, per vari motivi.'

'Non è colpa di nessuno, semplicemente siamo cresciuti e abbiamo esigenze diverse. Ormai in discoteca ci vanno i sedicenni e noi saremmo i più grandi.'
'Si, Silvia, ma il problema è che abbiamo diciannove anni e non quaranta, siamo ancora giovani e in teoria bisognerebbe iniziare adesso ad andare a ballare. Comunque lascia perdere...'
'Dillo,lo so quale è il problema..'
'Non è un problema..'
'Si, invece da come ne parli.'
'Silvia..'
'Dai, dillo. Da quando Gabriele si è ammalato, non facciamo più niente di divertente.'
'Si,ma non è un problema, cioè semplicemente Francesco vorrebbe passare qualche serata divertente, come facevamo fino a poco tempo fa. Sei molto cambiata e lo capiamo, ma se solo ogni tanto ti dimenticassi della situazione e ti lasciassi andare, non ti farebbe male, anzi..'

'Alice, non capisco davvero il tuo modo di ragionare. Te in primis dovresti sapere cosa si prova a non avere più il ragazzo di cui ti sei innamorata. Entrambe sappiamo cosa significa, tramite esperienze diverse, il tuo è cambiato da quando ha iniziato a spacciare e il mio è cambiato, non per colpa sua, da quando si è ammalato. Se mi girano le palle, è semplicemente perchè, ho la paura costante, che il mio cellulare squilli. Non augurerei nemmeno al mio peggior nemico questa sensazione di ansia e angoscia. La mattina mi sveglio con il terrore di trovare una chiamata persa e la sera mi addormento con una sensazione di schiacciamento.'
'Silvia mi dispiace un sacco, ma io e Francesco abbiamo deciso che qualche volta andremo a delle feste o a ballare con o senza di te. Lasciamo perdere stasera, molto probabilmente lo chiamerò e gli dirò che andremo, perché non possiamo più dipendere da altre persone.'
'Fuori..' indicai la porta d'uscita senza rivolgerle lo sguardo. Mi sentivo tradita, amareggiata, non capivano, per fortuna, la mia situazione, non capivano che ogni giorno poteva essere l'ultimo, alla fina a diociotto anni non si dovrebbe sapere cosa significa perdere il proprio ragazzo. 

'Cosa?' - 'No, Silvia, non capisci, noi intendiamo dire che​ vorremmo tornare ad essere quelli di prima senza sentirci in colpa..' 

'È del mio ragazzo che parli, fuori!'
'Silvia, ma cosa stai dicendo? '
'Nessuno vieta a voi due di andare alle feste o in discoteca. Stasera, ad esempio, non vi ho negato l' uscita fra voi due per andare ad una festa di una persona che conosco a mala pena io e voi per niente. Quindi non capisco tutto questo grande problema. Sapete cosa? Non ve la rifate con me se avete qualche problema personale del tipo.'
' Questo non l' accetto. '
' Fuori da casa mia '
' Sei pazza. '
' Non sono pazza' - 'Io sto bene.'

Chiusi la porta  davanti a me e mi corricai. Sdraiata e immersa nel silenzio della casa, iniziai a pensare al mio ultimo anno che era quasi giunto al termine.
Non avevo fatto niente di particolarmente utile per il mio futuro, a scuola non eccellevo e non avevo ancora iniziato a studiare seriamente per l' esame d'ammissione all'università.
Tremila domande e solamente centocinquanta posti. Non potevo presentare impreparata, era una scuola di disign e i ragazzi che provavano ad accedere iniziavano a studiare anni prima.

Il cielo fuori dalla finestra si fece nero e una luce illuminò la mia stanza, poco dopo l'eco di un tuono rimbombò in camera mia.
La schermata del mio cellulare si accese e comparì una notifica.


Vivrà In Lui Where stories live. Discover now