Prologo

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Ogni giorno sperava che qualcosa cambiasse nella sua vita, non che per lei fino ad ora quest'ultima fosse stata brutta, anzi non rimpiangeva nulla, chiedeva solo di avere un amico. Tutto qui. È così difficile trovare qualcuno che ci voglia bene semplicemente per come siamo?

Sapeva di essere strana agli occhi degli altri, ma cosa ci poteva fare lei?
Non era di certo colpa sua se riusciva a percepire cosa pensavano le persone ancora prima di aprir bocca o rivolgerle uno sguardo. Lei aveva questo dono e poteva sfruttarlo o meno, ma non poteva far finta che non esistesse. Non poteva nascondere la vera se stessa, solo per essere accettata. Artemisia Larsson, una ragazza dagli occhi color del cielo e dai lunghi capelli color fuoco, si era sempre sentita tremendamente sbagliata in questo mondo, più volte aveva pensato di cambiare o trasferirsi, ma alla fine, aveva trovato sempre una valida ragione per continuare a vivere la sua vita. E la viveva con ironia e sarcasmo, cercando di non prenderla mai troppo sul serio, perché altrimenti non sarebbe stata se stessa. Sua nonna, prima di morire, le aveva detto che, tutto ciò che le persone fanno descrive il loro essere, indica chi sono. Ma ora che era rimasta da sola, faticava a credere nelle parole della sua cara nonna. Faticava persino a credere in se stessa.

Lei sperava di poter usare questo suo dono per aiutare gli altri, ma la maggior parte delle volte, il suo dono, l'aveva solo allontanata dalla speranza di poter trovare qualcuno come amico. Non aveva pretese, le bastava qualcuno con cui potersi confidare e confrontare. Qualcuno con cui iniziare a vivere per la prima volta. Non è facile essere se stessi nel mondo di oggi, dove ogni passo "falso" viene criticato e ridicolizzato. Ma chi siamo noi per giudicare gli altri? Con quale faccia tosta ci permettiamo di dare delle sentenze sulle altre persone, che magari neanche conosciamo?

Artemisia cercava di vedere il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto, ma a lungo andare anche la speranza del più fedele, inizia a vacillare. Serve solo un piccolo segno a volte, per farti capire che anche se sembra che tutto vada male, c'è sempre qualcuno che sta peggio e che non è fortunato come lo sei tu. La vita è difficile, è una strada tutta in salita, ma è solo una e bisogna impegnarsi, crederci, fidarsi di se stessi e capire che se non si crede prima di tutto in se stessi, allora non ci si può fidare di nessuno. Credi in te stesso? Si? No? Solo tu sai la risposta, ma quando l'hai capita, puoi credere anche negli altri. Perché alla fine l'unica cosa davvero importante è essere giusti per se stessi.

Noi siamo gli artefici del nostro destino. Noi scegliamo cosa fare della nostra vita.

Artemisia viveva anche con queste due semplici frasi la sua vita di tutti i giorni. Forse il fatto di essere sempre di buon umore, o di cercare di vedere in ogni cosa il lato positivo la facevano apparire ancora più strana agli occhi degli altri. Nonostante questo, era una brava ragazza e soprattutto lei credeva. Credeva nella vita, credeva nelle persone, credeva nella bontà. Non era una ragazza normale, non lo era mai stata. Saper leggere le auree delle persone mette paura a volte. Eppure qualcosa in lei era speciale. Qualcosa che nessuno riusciva a notare. Nessuno tranne lui. Boris.

Boris Johansson era un uomo di trent'anni, con lunghi capelli biondo scuro e con due grandi occhi color del ghiaccio freddo del nord con striature tendenti all'azzurro. Non aveva mai provato alcun tipo di sentimento al di fuori della rabbia e dell'odio o della irritazione. Questo almeno per quanto riguardava le persone esterne alla sua famiglia. La sua intera gamma dei sentimenti rimaneva attiva solo per sua madre e suo fratello più piccolo. Poi, piccolo si fa per dire. Boris era arrivato ad essere l'Alpha dei Dark Wolves, il branco più importante e potente della Svezia, solo dieci anni fa, quando alla morte di suo padre, si era offerto come successore, sfidando ogni candidato e vincendo. La sua famiglia era da sempre stata a capo del branco più potente della Svezia e lui non aveva fatto di meno. In lui scorreva il sangue puro di un Alpha.

Boris non era una persona che amava perdere tempo, anzi tutt'altro e soprattutto non perdeva mai occasione per rinfacciare le mancanze di questo o di quell'altro membro del suo branco. Insomma era un vero e proprio borioso, come il suo nome del resto, che lo rendevano, agli occhi del suo branco, sia un uomo forte e amato, sia un uomo temuto. Tutto questo scompariva però quando si trattava del suo branco, perché lui era un Alpha eccezionale, sotto ogni punto di vista. Non lasciava nulla al caso e si impegnava affinché ogni cosa potesse essere svolta correttamente, anche se questo suo comportamento lo portava ad essere definito come un vero e propio antipatico.

Eppure la madre Luna aveva deciso di legare due persone così diverse tra loro. Boris e Artemisia. Il fuoco e il ghiaccio.

Artemisia nascondeva dentro di se un importante segreto, un segreto che nemmeno lei conosceva. Un segreto che probabilmente avrebbe sconvolto il branco del suo compagno, quando si sarebbero trovati. Solo che loro non si conoscevano ancora. Boris era troppo stanco per vivere veramente la sua vita, da troppo tempo aspettava che la sua compagna si facesse viva, che si mostrasse a lui, ma in tutto quel tempo, non era mai successo. Mai, fino a quel giorno.

Era un giorno come molti altri a dire la verità. Era il compleanno della madre di Boris, Amelia Murs, una piccola donnetta bionda, con grandi occhi verdi e il sorriso sempre sulle labbra. Per quella giornata così speciale, Boris aveva deciso di regalare a sua madre un mazzo di fiori. Non fiori normali si intende, ma un fiore che sua madre amava molto. Il mughetto. Un fiore piccolo e semplice, ma estremamente grazioso. Così Boris aveva deciso di abbandonare, per qualche ora, la casa branco e poter andare personalmente a comprare il regalo per l'unica vera donna della sua vita. Almeno fino a quel giorno di aprile.







Spazio autrice:
Allora allora! Ciaooo🌼🌺
Eccomi con una nuova storia werewolf!🔥💎
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Marta🌹

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