10. Tempo

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Il passare dei secoli non aveva cambiato nulla. Aveva solo peggiorato le cose, almeno in quel frangente. Quello di cui prima la gente comune aveva paura perché era di dominio pubblico, ora era celato agli occhi di tutti per evitare di creare il panico. Chi governava non si era reso conto che in realtà si teme maggiormente proprio ciò che non si conosce o ciò che si ignora, perché non si sa come contrastarlo. In passato probabilmente mancavano i mezzi e l'intelligenza necessaria per contrastare ciò di cui si aveva paura. La guerra tra cacciatori e licantropi continuava, celata agli occhi del mondo e combattuta in silenzio, in quelli che erano i territori di nessuno. Nei boschi, nelle radure, tra le montagne. Nessuno sapeva e vedeva nulla. Nessuno tranne lui. Ormai aveva deciso che sarebbe stata Artemisia la sua erede. Era l'unica creatura abbastanza potente da poter custodire la fonte del suo potere. Il rischio non poteva essere contemplato, non in momento così fragile come quello che stava affrontando ora io mondo sovrannaturale. Non si trattava più di miti o leggende, si trattava di sopravvivere alla realtà, quella che tutti, prima o poi, devono affrontare.

La stessa che anche Boris e Artemisia stavano affrontando quel sabato pomeriggio insieme al consiglio del branco, riunito nella sala delle assemblee per discutere ancora della situazione che permaneva sulle spalle di tutti i licantropi.
«Vi chiedo di non cedere, non proprio ora che siamo vicini ad un esito positivo per la nostra specie. Non possiamo lasciarci sopraffare così facilmente dai cacciatori. Non voglio più creare cadaveri, dobbiamo solo rimanere vigili e non abbassare mai la guardia.» Alpha Boris era in piedi, di fronte ai membri di quello che era il consiglio di guerra del branco. Seduta al suo fianco vi era Artemisia. Indossava un abito di seta verde smeraldo, lungo fino ai piedi che le risaltava gli occhi e i capelli raccolti in una treccia. Da quando si era seduta, la mano di Boris non aveva smesso neanche per un istante di avvolgerle la coscia, lasciata scoperta dallo spacco laterale dell'abito. Era un vero incanto per gli occhi e per l'anima.
«Sei un folle! Abbiamo già rischiato abbastanza, non possiamo continuare a contro attaccare, dobbiamo iniziare ad assecondarli. I cacciatori non si fanno tanti problemi ad uccidere quelli della nostra specie. Se non vogliamo combattere allora dobbiamo patteggiare.» Uno dei consiglieri del branco aveva decisamente esagerato, dando voce ai suoi pensieri più profondi e insultando davanti a tutti il loro Alpha. Sebbene Boris in quei giorni avesse la testa da un'altra parte, complice della sua distrazione lo stato di Artemisia, non poteva tollerare un comportamento del genere. C'è sempre un modo e un tempo per tutto. Il consigliere aveva sbagliato entrambi. Boris stava per rispondere all'uomo, quando un altro prese la parola e inveì a sua volta contro di lui.
«Abbiamo tutti questi problemi, senza contare che loro sanno che non sei ancora Alpha al cento per cento, o sbaglio?» Artemisia strinse inconsciamente le mani a pugno a quella domanda sgarbata, fatta da un altro membro del consiglio. Ma che consigli erano poi? Tanto era lei quella che doveva rimanere incinta e sfornare un bebè nel minor tempo possibile, magari anche un bel maschio. Menomale che i licantropi si credevano una specie evoluta! Boris stava ancora una volta per prendere la parola e parlare, quando ad interromperlo ancora una volta fu la sua compagna.
«Visto il vostro innato grado di maleducazione nei confronti del vostro Alpha, ora parlo io, che non sono nessuno giusto? Anche se sono fondamentale per il branco. Ironica la vita.» Artemisia si alzò in piedi facendo scendere in sala un silenzio di tomba. Tutti la osservavano quasi intimoriti. Sul suo viso un espressione di puro scherno stava prendendo forma, senza considerare la battuta appena fatta. Boris si stava gustando la scenda con un sorrisetto malizioso a fargli da cornice sulle labbra. Gli piaceva da matti quando lei tirava fuori la parte aggressiva del suo carattere. Artemisia era furibonda, non si sarebbe fermata fino a quando non avrebbe detto ai presenti tutto ciò che pensava. Sentiva il fuoco nelle sue vene surriscaldarsi e i suoi capelli diventare più rossi, animati dal fuco stesso. Tutti furono testimoni ancora una volta del suo immenso e sconosciuto potere.
«Da quando sono arrivata qui sono sempre stata al mio posto, non mi sono mai intromessa nelle vostre faccende da licantropi nobili. Ora però non riesco più a morsicarmi la lingua. Avete come vostra guida un abile condottiero, una grande mente militare e un grande uomo, ma a voi questo non importa perché non perdete mai un'occasione per rinfacciargli il fatto che non ha ancora un erede e che quindi non è in tutto e per tutto un Alpha. Beh, vi svelo un segreto. Non è lui quello con cui ve la dovete prendere, sono io. Se devo essere del tutto sincera, trovo anche piuttosto ironico il fatto che la sopravvivenza di un Alpha al suo ruolo, che gli spetta di diritto tra le altre cose, sia unicamente supportata dal fatto che la sua compagna deve rimanere incita. Una questione che evidenzia l'importanza delle donne in una società così maschilista come la vostra. Ad ogni modo, per quanto io ami i bambini e voglia in ogni modo possibile assecondare il volere del mio compagno, non il vostro volere, il suo, questa non è una cosa che avviene a comando. Ci vuole del tempo. Quindi è questo che vi chiedo. Dateci del tempo e avrete l'alpha vero e proprio che tanto desiderate. Nel frattempo mi auguro che il vostro comportamento nei confronti della persona che avete scelto, anni fa, come vostra guida, migliori perché in caso contrario, non avrei di certo più la pazienza per fare un bel discorsetto come questo.» Artemisia si portò una mano alla pancia, nascosta dalla gonna ampia dell'abito, mentre una mano di Boris si stringeva alla sua vita e l'altra si appoggiava sopra la sua sul ventre di Artemisia.
«Ora se volete scusarmi vado a riposare, la gravidanza si fa sentire nonostante sia solo al secondo mese. È stato un vero e proprio piacere avere questa conversazione con voi.» Artemisia lasciò un bacio sulle labbra di Boris, che di casto aveva ben poco e poi uscì dalla stanza in cui si erano riuniti tutti gli uomini. Il silenzio nella stanza perpetrò fino a quando ella non fu uscita definitivamente dalla stanza. Aveva colto di sorpresa tutti quanti. Si era tolta un peso da cuore, ma allo stesso tempo aveva alimentato una paura. E se avesse perso il bambino? Come avrebbe reagito il branco? E Boris, come l'avrebbe preso? Sapeva solo da una settimana di essere in dolce attesa. Non era stata un notizia che l'aveva colta troppo di sorpresa, dato che lei e Boris erano soliti dedicare parecchio tempo, da tre mesi a quella parte, a soddisfare i loro istinti primitivi. Portò istintivamente una mano al ventre. Era gonfio rispetto al solito e sentiva come mai prima la creatura che stava lentamente crescendo dentro di lei. La percepiva, sentiva il suo battito cardiaco. Era anche questo faceva parte del suo poterei era qualcosa in più? Percepiva di avere una connessione particolare con il suo bambino, lo sentiva che le parlava, come una nenia della buonanotte. Qualcosa voleva pur significare! Stava camminando diretta verso la stanza da letto che condivideva a Boris, tenendosi la mano sulla pancia. Gesto non molto saggio, dato che ancora nessuno sapeva del suo stato interessante. Ad ogni modo, Artemisia era così persa nei suoi pensieri da non badare troppo si suoi gesti o alle persone che le passavano accanto. Avrebbe voluto davvero andarsi a stendere in camera da letto, ma inspiegabilmente si ritrovò sull'uscio della porta della casa branco. Non si ricordava di essere arrivata fino a lì, non si ricordava nulla da quando era uscita dalla sala della riunioni. Il portone era aperto. Artemisia fece un passo avanti per chiuderlo, quando nel prato verdeggiante, poco lontano da lei, vide una figura che mai aveva veduto prima. Sembrava un uomo, anche se tutto ciò che si vedeva era la tunica un tempo bianca, ora consumata dal passare del tempo, insieme ad una lunghissima barba bianca. Quello che Artemisia ipotizzava fosse un uomo stringeva nella mano destra un lungo bastone, in vita portava una sacca marrone, che aveva tutta l'aria di essere piuttosto pesante. L'individuo fece un passo avanti, ma la donna Alpha non si mosse di un centimetro. Artemisia sentiva che poteva in un certo senso fidarsi di chiunque si celasse sotto quel cappuccio bianco consumato e la lunga barba.

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