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29 aprile, 2016 alternativo

Quella stessa sera, Paul decise di trascorrere quanto più tempo possibile sotto la doccia per lavarsi di dosso quella sensazione di disagio che l'aveva assalito dal momento in cui Liesel aveva lasciato la sua abitazione.
Erano anni che non ripensava al suo passato, all'amicizia con Eddie e al rapporto con la madre. Non era mai entrato nel dettaglio di certi argomenti con nessuno, quella strana ragazza era stata la prima a conoscere tutta la storia.
In soli pochi giorni era diventata la migliore confidente che avesse mai avuto, intima perfino più dei suoi stessi figli.
Il telefono squillò così forte che Paul lo sentì anche con l'acqua che gli scorreva nelle orecchie. Si allacciò un asciugamano alla vita e uscì dal bagno per andare a rispondere, con i capelli ancora bagnati che gocciolavano sul pavimento.
Dall'altro capo del telefono, sentì una voce familiare.
«Paul, devi venire subito.»
«Liesel, cosa succede?»
«Non mi sento bene, ho bisogno che tu venga a casa mia. Sono sola a casa e non voglio chiamare mia madre.» aggiunse questa, con tono agitato «Mi dispiace farti uscire nelle tue condizioni, ma è terribilmente urgente.»
«Liesel, devo chiamare l'ambulanza? Se mi lasci un secondo provo a cercare il numero sull'elenco telefonico.»
«No, Paul. Chiamare il medico sarebbe inutile. Devo vedere te, perché ho qualcosa da dirti.»
«Qualcosa da dirmi?»
«È molto importante. Non mi resta molto tempo, e ho un disperato bisogno di vederti.»
Quelle ultime parole convinsero Paul a rassicurare la ragazza che sarebbe andato da lei il prima possibile. Una volta segnato l'indirizzo di Liesel, si asciugò i capelli con rapidità, si vestì ed uscì dalla sua abitazione quasi correndo, senza l'aiuto del bastone.
Non riusciva a credere a ciò che aveva appena ascoltato. La sua mente iniziò a vagare, facendogli venire in mente pensieri malsani.
La sua Liesel stava male.
Aveva chiesto aiuto a Paul. Era forse in condizioni gravi?
Cosa doveva dirgli di così urgente? Non riusciva ad immaginarselo.
In meno di un quarto d'ora Paul era sotto la sua casa. Notando la porta aperta, non fece in tempo ad attraversarla che iniziò a sentire Liesel invocare il suo nome.
Seguendo la voce, la raggiunse nella sua stanza.
Era stesa sul letto, vestita esattamente come quel pomeriggio. Aveva tolto il cerchietto, ed i suoi capelli giacevano abbandonati e spettinati sul cuscino bianco.
Sembrava ansiosa, eccessivamente agitata. Cambiava espressione ad ogni battito di ciglia.
Paul le si sedette accanto, prendendole la mano. Liesel la ritirò stizzita, guardandolo con aria severa.
«Liesel, non posso aiutarti se non mi dici cosa ti succede.» la incitò Paul, carezzandole la guancia.
«Tu non puoi aiutarmi, nessuno può.»
«Se pensi di avere una malattia grave faresti meglio a parlarne con un medico.»
Liesel alzò gli occhi al cielo, facendoli roteare in segno di insofferenza.
«Paul, io non ho nessuna malattia! Lo vuoi capire?»
«E allora cos'hai?»
«Ma non ricordi nulla? Proprio nulla? Non ricordi quello che è successo?»
«Liesel, mi spaventi. Non capisco di cosa stai parlando.»
«È per questo che non capisci, perché non è mai successo. Sto parlando di qualcosa che non è mai successo!»
Si alzò a sedere sul letto, con lentezza e fatica, prendendo una mano di Paul per appoggiarla sul suo petto.
«Per te non è accaduto nulla, Paul, ma tutto ciò che tu non ricordi a me ha cambiato radicalmente la vita. Io ricordo tutto come fosse ieri, e tu non hai idea di quanto faccia male guardarti negli occhi e capire che non ti ricordi di me.»
Paul la lasciò delirare, non avendo la più vaga idea di cosa le stesse succedendo. Si sorprese di non essersi reso conto, fino a quel giorno, di quanto fosse malata.
Tentò di abbracciarla, di ascoltarla, ma la ragazza non dava cenno di volersi calmare. Continuava ad inveire contro di lui, accusandolo di non aver conservato il minimo ricordo nonostante lei stessa fosse consapevole del fatto che rammentare per lui sarebbe stato impossibile.
«Liesel, se non mi racconti il tuo punto di vista non capirò mai. Cosa è successo che riguarda me e te?»
«È per questo che ti ho fatto venire qui, Paul, per spiegarti. Lascia che ti racconti una storia avvenuta in un'epoca lontana.»
L'anziano continuò a stringerle le mani, osservandola attentamente, mentre Liesel iniziò a parlare.

Lolita non l'ha mai fattoWhere stories live. Discover now