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29 aprile, 2016 alternativo

Liesel non smise un solo istante di guardare Paul negli occhi, nel mentre raccontava qualcosa che l'anziano in realtà non aveva mai vissuto.
Il corpo della ragazza fremeva e piangeva al ricordo dei momenti di felicità, uniti alla tristezza scaturita dalla reale inesistenza di quell'amore.
Paul non aprì bocca per tutto il tempo del racconto, considerandolo inizialmente un lunghissimo sproloquio di una ragazza fuori di testa che aveva immaginato un mondo abitato da personaggi mai esistiti ed esperienze mai vissute.
Man mano che la giovane andava avanti nel racconto, però, nella mente di Paul iniziò ad accadere qualcosa. Le immagini descritte dalla ragazza cominciarono a prendere vita dentro di lui, portandolo a conoscenza di fatti che in realtà esistevano solo nei ricordi di Liesel.
Non erano accaduti per nessun'altro, ma lui li ricordava.
Nel preciso istante in cui la ragazza terminò la sua storia, sulle guance di Paul iniziarono a scorrere lacrime che l'anziano si trovò impossibilitato a frenare. Appoggiò la testa sul petto della ragazza, che con dolcezza iniziò a carezzargli la testa.
«Liesel.»
Iniziò a guardarla, con occhi di chi sapeva. L'aveva riconosciuta.
Senza apparente motivo, l'aveva riconosciuta.
Le stringeva le mani, come a volerle rendere parte del suo stesso corpo. Incominciò a passare le dita sul viso, fingendo di impararlo a memoria.
La ragazza sorrise, socchiudendo leggermente gli occhi.
«Non posso crederci, ti ricordi di me.» sussurrò, allo stremo delle forze.
Si abbandonarono ad un lunghissimo abbraccio, dal quale nessuno dei due pareva intenzionato a staccarsi. Desiderarono appartenersi per l'eternità, divenire l'uno parte dell'altra.
Paul era consapevole del fatto che il battito di Liesel aveva iniziato a farsi sempre più lieve, sempre più simile ad un soffio.
Sapeva che, da un momento all'altro, l'avrebbe lasciato nuovamente solo.
«Liesel.» riuscì a dire l'anziano, con voce sottile «Non avrei mai voluto che morissi per me. Saresti dovuta crescere, avresti dovuto viaggiare e poi andartene con un sorriso sulle labbra al pensiero della lunga esistenza che ti avrebbe accompagnato fino all'ultimo sospiro.»
«Se solo potessi tornare indietro ancora, lo rifarei. Hai avuto dei figli, hai amato tua moglie, e nonostante in questa realtà tu non mi abbia mai conosciuto, ti sei ricordato di me. Ti sei ricordato della nostra amicizia, fin troppo acerba per poter sfociare in qualcosa di più, ma ugualmente forte. Questa è la migliore riconoscenza che potessi avere, te lo assicuro.»
«Se solo avessi potuto fare qualcosa.» iniziò Paul, toccandole il volto «Se solo avessi saputo, le cose sarebbero andate diversamente. Avremmo potuto crescere e morire insieme, e tu avresti vissuto una vita lunga e felice, lontana dalla sofferenza. Tu mi hai salvato, ma io ti ho ucciso.»
Liesel era arrivata alla fine. Passò le dita fredde sulla labbra di Paul, guardandolo negli occhi con tenerezza.
«La cosa migliore che potessi fare non era salvarmi la vita. La cosa migliore la stai facendo adesso, agevolandomi un cammino oramai già segnato. Ho infranto le leggi della natura per portarti fino a qui, ma volevo ugualmente conoscerti ancora un'altra volta. Dovevo vedere il tuo viso, i tuoi occhi, di modo che potessero accompagnarmi anche nell'altro mondo.»
Paul afferrò l'esile corpo di Liesel ed iniziò a baciarlo dappertutto, mentre la ragazza esalava l'ultimo respiro, lasciando la terra con il sorriso sulle labbra.
L'uomo salutò per l'ultima volta l'involucro senza vita di quella giovane donna, alla quale doveva tutti gli anni di vita trascorsi fino a quel giorno.
Non sapendo cos'altro fare, decise di lasciare la casa sapendo che prima o poi la madre sarebbe rincasata, trovando il corpo di sua figlia steso sul materasso.
Sereno, sorridente.
Una morte tanto lieve quanto rapida.
Se ne andò con la tristezza stampata in viso, sperando un giorno di poterla incontrare nuovamente.
In un'altra vita.

Lolita non l'ha mai fattoWhere stories live. Discover now