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13 maggio, 2016 autentico

Liesel aveva camminato a lungo per raggiungere il cimitero del paese. Essendo abbandonato e maltenuto, le erbacce crescevano sempre più e nessuno si era mai preoccupato di estirparle.
Le possibili condizioni delle altre lapidi non erano per lei di vitale importanza, essendo dell'idea che ogni familiare dovesse occuparsi dei propri cari. Per questo motivo, l'unica cosa che le interessava, era rendere più pulita e accogliente possibile la tomba di suo nonno.
Era morto diversi anni orsono e, per quanto alla giovane potesse dispiacere, si era convinta che semplicemente fosse arrivata la sua ora.
Essendo molto anziano, era più che giusto che la sua anima volasse via, libera da tutti i problemi della vita terrena.
Iniziò a percorrere le vie del cimitero circondato dalle scure tombe, fermandosi di tanto in tanto per leggere il nome di qualcuno. Molti appartenevano a bambini, ragazzi e altre persone molto giovani.
Erano quelle le morti inspiegabili che la colpivano maggiormente, non certo quella di un povero anziano che, dopo anni ed anni di vita vissuta, decide finalmente di staccarsi dal suo corpo.
Aveva naturalmente sofferto, essendo molto più affezionata al nonno che agli altri membri della sua famiglia, nonostante potesse definirsi certa che in quel momento si trovasse in un posto migliore, più sereno.
Si fermò un istante a contemplare la distesa di piccole lapidi, sostando poi definitivamente alla tomba che la interessava.
Lasciò scorrere le dita sul nome e cognome incisi sulla tomba, leggendo la data di nascita e di morte. Depositò delicatamente dei fiori in un vaso, per poi metterli proprio davanti al marmo.
Si fermò ad osservare la scena per qualche secondo, sedendosi poi ed iniziando a raccontare al nonno, come era solita fare ogni volta che andava a trovarlo, tutti i fatti accaduti nelle ultime settimane.
Liesel tratteneva dentro di sé sensazioni di tristezza e rimorso, soprattutto per non essere andata alla funzione avvenuta in suo onore, a dieci anni dalla sua scomparsa. Si era svolta il mese precedente, e la ragazza l'aveva saltata di proposito per andare ad una festa organizzata da alcune amiche della sua classe.
Essendosi sentita in colpa per settimane, adesso non poteva far altro che scusarsi.
Ricordò suo nonno, scorbutico e saccente, ma in fondo di buon cuore, che la teneva sulle ginocchia e, sottovoce, le descriveva come avrebbe dovuto essere il suo funerale ideale.
Immaginava poche persone, le solite che lo avevano sopportato nel corso degli anni, che si stringevano attorno al feretro per dargli l'ultimo saluto.
Le ripeteva il nome dei più cari che sicuramente avrebbe voluto avere accanto a sé. Le sue due figlie, sua moglie, Liesel e un suo vecchio amico d'infanzia del quale la ragazza non ricordava il nome.
Il nonno le aveva spiegato quanto fossero stati amici in passato. La giovane aveva spesso domandato che fine avesse fatto, ma il vecchio non era mai stato in grado di darle una risposta precisa.
Si limitava a dirle che semplicemente non le stava più accanto, sostenendo però di essere convinto che un giorno lo avrebbe rivisto, magari dopo la morte, per ridere e scherzare nuovamente assieme.
Liesel raccontò alla tomba del nonno di quanto si sentisse sola, di quanto sua madre fosse concentrata sul lavoro e sul suo nuovo fidanzato e di quanto la ragazza sentisse la sua mancanza ogni giorno che passava.
Ogni volta aspettava, da parte della lapide, una risposta che non arrivava mai.
Quel giorno, però, accadde qualcosa che la giovane ragazza sicuramente non si sarebbe mai aspettata.
Tutto il paesaggio accanto a lei iniziò, d'improvviso, a dissolversi, come se la giovane stesse lentamente divenendo cieca. Iniziò dunque a sbattere le palpebre, preoccupandosi del fatto che se avesse perso la vista nessuno avrebbe potuto aiutarla a raggiungere la strada di casa.
Si stropicciò gli occhi, tentando di guardarsi e di mettere a fuoco gli oggetti, le cose.
Tutto aveva iniziato a perdere tono, sempre più. Attorno a Liesel la visuale aveva assunto un colore simile al bianco; la luce si stava diffondendo, impedendole di vedere, tanto che ella dovette chiudere gli occhi per il fastidio.
Appoggiò una mano sulla fronte nella speranza che tutto finisse al più presto, finché non iniziò a sentirsi lei stessa leggera, quasi trasparente.
Toccò il suo corpo e si rese conto di aver iniziato a perdere consistenza fisica. Riusciva ad attraversare il torace con un braccio e a sentire il battito del cuore sempre più vicino e irregolare.
Tentò di urlare, ma non uscì alcun suono. Provò allora a muoversi, comprendendo di non riuscire più a poggiare i piedi a terra.
Continuando a sperare che tutto terminasse al più presto, perse i sensi, ritrovandosi a galleggiare in un vuoto oscuro ed immenso.    

Lolita non l'ha mai fattoWhere stories live. Discover now