•Dieci•

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Amo l'inverno. Posso mentire dicendo che tremo per il freddo, quando poi invece il freddo ce l'ho dentro.
-Giuseppe Di Lascio.

Siamo arrivati a sabato e io ho nella mia mente impressa la faccia di quel idiota. Non riesco a non pensarlo, stento a credere che lo avevo così vicino e che non gli ho fatto niente.

Cazzo dovevo picchiarlo fino a spaccargli la faccia, avrei voluto vederla piena di sangue.

Sento la porta suonare e mi alzo di scatto dal divano, guardo l'orologio e noto che sono solo le nove del mattino.

Chi è che viene a quest'ora a casa mia?

Apro la porta e ci trovo Lara dietro con un pantaloncino di jeans chiaro e una canotta rosa sopra, un paio di infradito ai piedi e una borsa sulla spalla. Alzo un sopracciglio e continuo a fissarla, perché è vestita così?

«Ma ancora non sei pronto? Sono le nove» mi sorpassa.

Pronto? Perché dovrei essere pronto? Non devo andare da nessun...
Oh cavolo dovevamo andare a mare.

«Il tempo che mi cambio e sono da te» le dico avviandomi in camera.

Tolgo i pantaloni e la maglia e metto un costume nero con una maglia bianca sopra a mezze maniche, le infradito ai piedi e preparo la sacca mettendo un telo e un pantalone dentro.

Ritorno in cucina e trovo Lara seduta su una sedia a sgranocchiare noccioline. Quanto cazzo odio quando toccano le mie cose.

La guardo assottigliando gli occhi e le tolgo la busta di mano, poi prendo una bottiglia d'acqua e la metto nella sacca.

«Possiamo andare» dico prendendo le chiavi della macchina e le sigarette.

Lei annuisce e ci avviamo di fuori, entriamo in auto e partiamo per il molo, dista circa mezz'ora di macchina da dove abita io, non appena arriviamo scendiamo sulla spiaggia che è strapiena.

Mi tolgo la maglia e mi volto verso Lara che è ancora vestita «Non ti spogli?» le chiedo.

«Si, solo un attimo» dice in imbarazzo.

Io mi volto e sposto il mio sguardo sulla marea, oggi il mare non è per niente agitato anzi direi che è calmissimo.

Amo il rumore del mare, sin da piccolo era una delle cose che riusciva a farmi calmare.

Mia madre mi raccontava che quando ero piccolo e vivevamo in Australia, per la precisione a Sydney, lei per farmi calmare ogni volta che piangevo mi portava sulla spiaggia e io come sentivo il rumore del mare sbattere sugli scogli mi calmavo.

Poi all'età di dieci anni ci siamo dovuti trasferire in Inghilterra, è stato un grande passo sia per mia madre ma anche per me, dato che lì avevo i miei amici ma soprattutto avevo il mio adorato mare.

Ma crescendo mi sono abituato al freddo di Brighton, è diventato parte di me.

Non è tanto il sentirlo fuori, ma averlo dentro, il freddo intendo, è allora che diventi arido e sterile ai sentimenti e alle emozioni.

E forse è un bene, perché a me piace non provare niente, perché l'ultima volta che ho provato qualcosa, è stato qualcosa che mi ha distrutto, qualcosa che mi ha annientato anima e corpo.

«Che fai? Non vieni?» urla Lara avviandosi verso il mare.

Io sorrido e la seguo. Mi butto tra le onde e subito mi sento a casa. Mi sento rilassato, tranquillo, ma ovviamente arriva Lara a interrompere la mia pace, si butta su di me cercando di farmi andare con la testa di sotto.

Aiden (IN REVISIONE) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora