Capitolo 19 - Il passato è passato, forse...

932 52 0
                                    

Ilenia non voleva smettere di singhiozzare mentre anche sul viso di Rosa scese una lacrima, ma io allungai una mano sul suo viso e l'asciugai. Lei si voltò verso di me e mi sorrise, tentando contemporaneamente di tranquillizzare la piccola.
«Dai non piangere, non è successo nulla!!» disse Rosa passandole una mano dietro la schiena.
«H-hai detto che è bellissimo!!» commentò Ilenia staccandosi leggermente dal corpo della madre e stropicciandosi gli occhi.
«E quindi? Ti sembra un buon motivo per piangere?» chiese Rosa alzando delicatamente il viso della piccola verso il suo facendole un piccolo sorriso.
«N-non m-me lo av-avevi mai detto...» continuò la piccola mentre la madre le tolse le mani dal viso.
«Ero molto distratta negli ultimi cinque anni, ti giuro che non succederà più!!» ribatté Rosa asciugandole il viso, e la piccola subito sorrise. «E se lo appendessimo da qualche parte? Ti va? Cerchiamo due puntine e lo appendiamo nella mia camera!!» aggiunse prendendo quel disegno dal tavolo, mentre Ilenia annuì. «Bene!! Allora noi andiamo un attimo in camera, torniamo subito!» concluse alzandosi in piedi con ancora la piccola in braccio.
Lentamente si allontanò da noi e uscì dalla cucina, mentre Claudia si voltò verso di me con un sorriso strano sul volto.
«Cosa c'è?» le chiesi io un po' imbarazzata.
«Cosa le hai detto per convincerla a cambiare atteggiamento con sua figlia?» domandò lei fissandomi negli occhi.
«Niente di che, le ho solo detto che non era giusto avercela con Ilenia senza che lei avesse fatto qualcosa.» risposi io tranquillamente. «Poi alla fine penso che si sia convinta da sola...»
«Si, ma lo ha fatto comunque col tuo aiuto!!» ribatté lei. «Sono cinque anni che io provo a farle capire che deve cambiare, tu ci hai messo due minuti!»
«Magari era già convinta, le serviva solo una spinta.» commentai io poggiandomi una mano dietro la nuca.
«Si, certo... Tu hai i poteri magici e non vuoi dirlo!!» continuò lei sarcasticamente.
«Non li chiamerei poteri magici, solo forte dedizione verso il prossimo e tanta esperienza sulle spalle!!» ribattei io col suo stesso tono.
Lei rise e per un attimo ci fu un silenzio imbarazzante, poi solo dei semplici minuti di silenzio mentre aspettammo il ritorno di Rosa. Alla fine fu Claudia ad interrompere quei minuti di silenzio.
«Non ho mai visto Rosa sorridere così verso Ilenia... Le hai davvero cambiato la vita!!» commentò lei lentamente alzando lo sguardo su di me.
«È stata Rosa a cambiare la mia vita!!» esclamai col tono più deciso che avessi mai avuto.
Non sapevo ancora se in meglio o in peggio, ma lei mi aveva decisamente cambiato la vita!!!
«Cos'è che avrei fatto?» chiese Rosa alle mie spalle, a metà tra me e la porta della cucina.
«Niente, niente!!» risposi subito io contenendo il rossore sul mio viso.
Claudia rise mentre Rosa ritornò a sedersi accanto a me, con ancora Ilenia in braccio.
«Beh io adesso devo proprio andare...» dissi pochi istanti dopo alzandomi in piedi.
«No, dai, resta un altro po'...» commentò Rosa mettendosi di fronte a me.
«Ho alcune commissioni da fare, ci sentiamo più tardi magari...» continuai io facendo dei piccoli passi all'indietro verso la porta.
«Va bene, ho capito... Ti accompagno alla porta!» aggiunse lei lasciando la piccola sulla sua sedia e venendomi dietro.
Io salutai Claudia e Ilenia e uscii da lì seguita da Rosa. Mi avviai verso l'ingresso, aprii leggermente la porta e mi voltai indietro verso Rosa. Peccato che quando lo feci, lei mi inchiodò con le spalle contro la porta. Mi mise una mano sul viso, l'altra su un fianco e mi baciò. Non mi sarei abituata facilmente a quei suoi baci...
«Cosa posso fare per convincerti a restare?» sussurrò staccando leggermente il suo viso dal mio, quel tanto che bastava solo per poter parlare, ma non così tanto per evitare che i nostri respiri si scontrassero.
«Non puoi fare nulla, hai passato cinque anni ad evitare quella bambina. Adesso devi passare del tempo con lei, tanto tempo!!» le dissi sorridendo. «Ti somiglia così tanto... Claudia dice che è simile a te da piccola, tu eri davvero così timida?»
«Si...» rispose lei un po' imbarazzata. «Ma a 11 anni, dopo aver dato il mio primo bacio ad una ragazza, sono cambiata tanto...» aggiunse.
«Sarà stata una bambina fortunata...» commentai io con un po' d'invidia nel mio tono di voce, anche se era stupido invidiare una ragazzina del suo passato visto che nel suo presente c'ero io.
«Più o meno, la incontrai ad una festa nella mia città, era estate e c'erano molti turisti. Lei non era della zona e aveva alcuni anni più di me. Le ho regalato un mio braccialetto portafortuna, sperando di poterle regalare un sorriso e lei mi ha dato un bacio...» mi spiegò lei togliendomi la mano dal viso.
«Bello scambio!!» commentai io sarcasticamente mentre lei fece un piccolo sorriso. «Beh, semmai un giorno la incontrassi di nuovo, potresti presentarmela...» aggiunsi con un tono decisamente ironico mordendomi leggermente il labbro inferiore.
«Semmai la incontrassi nemmeno la riconoscerei, sono passati più di 25 anni, e poi ormai nemmeno mi interessa. Lei è il mio passato!!» ribatté lei fermamente, sfiorandomi lentamente il fianco con le dita della sua mano destra.
«Ma davvero?!» le chiesi io prendendola in giro.
«Già!!» sussurrò lei prima di ricominciare a baciarmi.
Io le poggiai delicatamente una mano sul collo e ricambiai quel bacio, ormai ero drogata delle sue labbra.
«M-mamma...» ci interruppe Ilenia con un tono decisamente titubante.
Rosa si staccò lentamente da me e poi abbassò lo sguardo sulla piccola, che era proprio accanto a noi. Io le tolsi la mano dal collo e lei la prese in braccio.
«Che cosa c'è?» le chiese.
«P-posso dire un attimo una cosa a...» rispose la piccola puntando il suo dito verso di me.
«Vuoi dire una cosa a Olivia?» continuò Rosa un po' confusa.
«Si!!» esclamò Ilenia.
«Beh fallo!!» continuò lei ma sua figlia la guardò con uno sguardo piuttosto contrariato. «Cosa c'è?» le chiese sorridendo.
«Puoi lasciarci da sole?» domandò la piccola.
«Dai lasciaci un secondo da sole!» dissi io alzando lo sguardo su Rosa, che mi guardò un po' confusa.
«Va bene, ma non metteteci troppo...» concordò lei poggiando Ilenia a terra e allontanandosi lentamente da noi, voltandosi di tanto in tanto indietro.
Io mi piegai sulle ginocchia, mentre la piccola continuò a guardare la madre allontanarsi da noi, si voltò verso di me solo quando Rosa entrò in cucina.
«Allora, cosa volevi dirmi?» le chiesi con un tono calmo.
«L-la mia mamma non mi ha mai detto niente di bello...» rispose lei alzando lentamente il suo sguardo su di me, ma senza riuscire a tenerlo fermo per più di dieci secondi. «Oggi è stata la prima volta!» aggiunse grattandosi le dita della mano sinistra nervosamente.
«Ehi...» dissi prendendole entrambe le mani mentre lei alzò di nuovo il suo sguardo su di me. «La tua mamma ti vuole molto bene, ma ha avuto molti problemi, tu devi solo cercare di avere pazienza. Se non ti dice che ti vuole bene non vuol dire che non lo pensi, dalle tempo!»
«S-si ma lei non ha mai giocato con me, non è mai venuta nemmeno all'asilo... Le altre mamme sono sempre fuori a prendere i loro figli, la mia non lo ha mai fatto. È sempre venuta la mia zia, diceva che la mamma aveva da fare, ma quando tornavamo a casa lei era lì...» mi spiegò lei con gli occhi lucidi. «A lei non importa di me...» aggiunse ricominciando a singhiozzare.
«No, dai, non fare così. Non è vero!» le dissi poggiandole una mano sul viso. «A lei importa molto di te, le serviva solo un po' di tempo per capirlo!!»
«D-davvero?» chiese lei con un leggero tremolio nella voce.
«Certo!! Vedrai che da oggi sarà tutto diverso!» risposi facendole un largo sorriso.
Sul suo viso scesero altre lacrime, ma io gliele asciugai subito e lei mi abbracciò poco dopo.
«G-grazie!!» sussurrò.
Io le poggiai una mano dietro la schiena e alzai lentamente il mio sguardo dal pavimento, dietro di lei. Davanti alla porta della cucina, in piedi e con un'espressione particolarmente triste, c'era Rosa che ci stava guardando. Non sapevo se avesse sentito tutto ciò che disse sua figlia, ma una cosa era certa: nessuna delle due voleva continuare in quel modo. Feci segno a Rosa di avvicinarsi e lei lentamente si mosse verso di noi. La piccola si staccò da me, si asciugò il viso, fece un passo indietro e Rosa la prese in braccio, fermandosi poi di fronte a me.
«Che cosa le hai detto eeh??» le chiese cercando di avere un tono sarcastico, ma sembrava fin troppo finto.
«N-niente...» rispose lei particolarmente imbarazzata.
«Beh, allora io vado!!» dissi alzandomi in piedi e posando il mio sguardo su Rosa.
«Davvero non vuoi restare?» mi chiese lei.
«Non posso!!» specificai io avvicinandomi lentamente a lei.
Le stampai un bacio sulla guancia, accarezzai il viso della piccola e uscii da lì salutando entrambe. In effetti non avevo molto da fare, anzi praticamente non avevo nulla. Mattia era con suo padre, io non avevo ancora iniziato a lavorare, e a casa sicuramente mi stavano aspettando Alessandra e Francesca per sapere i dettagli della mia uscita. Entrai nella mia auto e mi diressi verso casa, cercando di non pensare alle miriadi di domande che mi avrebbero potuto fare quelle due, ma mentre ero per strada sentii il mio cellulare squillare. Iniziai ad andare un po' più piano, presi il cellulare e risposi subito, continuando a guidare.
«Olivia, senti, puoi venire qui a prendere Mattia?» mi chiese mio padre.
«Papà?! Ma cosa ci fa Mattia da te? Io l'ho lasciato con Manuel...» risposi io senza capire cosa stesse succedendo.
«È passato da qui infatti, ha lasciato Mattia dicendo che aveva una cosa urgente da fare e se n'è andato!!» continuò lui. «Noi lo avremmo tenuto anche tutta la giornata, ma devo portare tua madre in ospedale...» aggiunse lui mentre io invertii subito il mio senso di marcia e mi diressi verso casa dei miei.
Un'auto dall'altro lato suonò il clacson verso di me, ma io lo lasciai perdere.
«Non dirmi che stai guidando mentre parli con me?» continuò lui con fare severo, probabilmente sentì il clacson di quell'auto.
«Ok, se vuoi non te lo dico!!» commentai io sarcasticamente. «Cos'ha la mamma?» gli chiesi con un tono fin troppo preoccupato.
A lei non era mai fregato nulla di me, io perché dovevo fregarmene di lei??
«Le è caduto il ferro da stiro acceso sul piede. Adesso stacco, così la pianti di spaventare quei poveri automobilisti che condividono la strada con te!» rispose lui sarcasticamente.
Per fortuna presi buona parte del mio carattere da lui, se avessi preso da mia madre sarei stata sempre seria. Lui mantenne la sua parola, staccò la chiamata e io posai il cellulare sul sedile del passeggero, aumentando la mia velocità. Arrivai quasi subito a casa dei miei genitori, salii su e quando arrivai trovai anche Barbara. Sia lei che mia madre mi guardarono con uno sguardo quasi furioso, come se avessi fatto qualcosa di male, mentre mio padre andò a chiamare Mattia. Io provai a chiedere delle spiegazioni ad entrambe, ma tutte e due ci girarono attorno.
«Chiedilo a tuo figlio!!» fu l'unica cosa che disse Barbara.
«Cos'è che avrebbe fatto Mattia??» continuai io sperando che mi rispondessero ma nessuna delle due mi diede una risposta sensata.
«Ti sei scelta proprio un marito perfetto, uguale a te, decisamente irresponsabile!!» commentò mia madre mentre mio padre tornò nel salotto con Mattia alle spalle.
Era più triste del solito. Quando stava con loro si divertiva sempre tanto, almeno col nonno, in quel momento invece non riuscivo proprio a capire cosa fosse successo.
«Volete che vi accompagni?» chiesi quando Barbara e nostra madre si alzarono in piedi.
«No, continua pure a pensare agli affari tuoi!!» commentò Barbara facendomi salire la voglia di stamparle la mia mano sul suo viso.
A lei l'avrei volentieri presa a schiaffi anche se credevo che fosse una cosa inutile, ma almeno avrebbe taciuto. Io mi feci da parte, loro uscirono seguite da mio padre e io uscii dopo di lui, con Mattia in braccio. Poco dopo loro andarono in ospedale e io mi diressi verso casa mia, con Mattia che continuava a non parlare. Di solito ci volevano dei cartoni animati per farlo tacere, o anche dei film di Batman, in quel momento non c'era nulla eppure si rifiutava di parlare. Quando salimmo su, in casa, continuai a chiedergli cosa fosse successo e lui mi mostrò un braccialetto di tessuto rosso, un po' sbiadito. Io lo presi dalle sue mani e lo guardai meglio. Era piuttosto alto, quasi un centimetro, e su un lato c'erano dei cuori disegnati, neri, con delle lettere anch'esse sbiadite. Una lettera si capiva bene, era una R, l'altra però sembrava una B e la cosa non mi piaceva affatto. Non ricordavo quel bracciale, ma ricordavo che da piccola giravo molte città d'Italia con i miei genitori e Barbara, e speravo che quello non fosse lo stesso bracciale di cui mi parlò Rosa. Lei non poteva aver baciato mia sorella... Seppur fosse successo tanti anni prima era una cosa decisamente disgustosa, anche solo pensarci.

Ascoltami...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora