Capitolo 27 - L'appuntamento.

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Passò un mese, circa, da quel giorno. Io e Rosa continuammo a vederci di tanto in tanto, ma col lavoro e i nostri figli il tempo e le cose da fare erano limitate. Dovevamo programmare qualcosa per stare da sole, qualcosa che non includesse per forza il sesso, qualcosa di normale da fare insieme. Avevo bisogno di stare da sola con lei, non mi andava che qualcun altro ci sentisse, soprattutto i nostri figli. Loro probabilmente non avevano ancora capito perché continuassimo a baciarci, a farci delle semplici carezze e a tenerci la mano. Ma a me tutto quello non bastava, così alla fine le chiesi un appuntamento. Un vero appuntamento, solo io e lei. Nessun bambino e nessuna ragazzina invadente, anche se in quel mese Alessandra e Francesca ci lasciarono molto più spazio, sembrava sempre che non ci fossero anche quando invece erano nella stanza accanto.
«Cos'è che vorresti fare??» mi chiese Rosa, con un sorriso sarcastico, non appena trovai il coraggio di chiederle di uscire da sola con me.
«Beh v-vorrei uscire con te...» ripetei io, ma ero decisamente imbarazzata, e il fatto che accanto a noi ci fossero i nostri figli non aiutava.
Quel giorno lei venne da me con la scusa che Ilenia volesse passare più tempo con Mattia, usava quasi sempre quella scusa, e io non sapevo se crederle oppure no. Non che pensassi il contrario, però passavamo più tempo insieme noi di loro, quei due spesso uscivano dalla stanza di Mattia e venivano da noi. Non avevo mai tanto tempo di approfondire nulla con lei, e quando le chiesi di uscire lo feci di notte, mentre quei due dormivano.
«Andiamo a cena fuori, solo io e te!» aggiunsi alzando lo sguardo sui suoi occhi.
«A cena?! Io e te?!» ripeté lei con fare confuso e sarcastico. «Come se fossimo una coppia?» aggiunse con quel tono.
«C-cosa?! N-no no... Ci andiamo come fanno due semplici amiche!» risposi un po' titubante.
Sapevo cosa volevo io, ma non sapevo cosa si aspettasse lei da me.
«Lo sai che io e te non siamo amiche, vero?!» chiese guardandomi negli occhi e continuando a sorridere, mentre io deglutii.
«Oh perché dici questo? Così mi offendo...» le dissi con un tono palesemente ironico, cercando di non far trasparire l'insicurezza nella mia voce, in fondo non sapevo nemmeno cosa diavolo fossimo.
«No dai, non ti offendere...» commentò lei col mio stesso tono, poggiandomi una mano sul viso e facendomi arrossire. «Io non ti vedo come un'amica...»
«E allora cosa siamo?» le chiesi decisamente confusa.
«Due persone che si piacciono, che fanno sesso e che cercano di capire perché il destino le ha divise per ben 27 anni...» rispose sussurrando.
«Bella spiegazione!!» commentai io sarcasticamente. «Che poi, per quel poco che mi ricordo, non facciamo sesso da almeno un mese...»
«Oh "per quel poco che ti ricordi"?!» chiese lei trattenendo una risata. «A me sembra che tu ricordi tanto, se non tutto!!» disse. «Forse l'unica cosa che non ricordi è che io ci ho provato a fare sesso, ma a te non andava...» aggiunse con un tono più serio.
«C'erano...» provai a dire, ma lei mi interruppe.
«I bambini...» disse lentamente. «Si, lo so!»
«Proprio per questo voglio uscire da sola con te!!» continuai con un mezzo sorriso.
Io volevo uscire con lei per parlare un po', per conoscerci meglio, ma lei capì tutt'altro motivo.
«Ti manca fare sesso con me, eeh?!» chiese lei con un sorriso malizioso.
«Ma che... No, non è affatto così!! Voglio solo passare un po' di tempo con te, voglio scoprire quali sono i tuoi interessi, a parte il disegno.» le spiegai contenendo il rossore sul mio viso.
«Tu!!» esclamò lei semplicemente.
«Io che cosa?» le chiesi un po' confusa.
«Tu mi interessi molto!!» rispose lei sorridendo.
Abbassò la sua mano sulla mia mascella, mi passò il pollice sul labbro inferiore e subito dopo mi baciò. Io mi feci più vicina a lei, le poggiai una mano sul fianco destro e salii lentamente sul suo seno, ma un piccolo verso di Mattia mi fece fermare subito. Sì, in effetti mi mancava fare sesso con lei, mi mancava sentirla mia, sentirla gemere e ansimare per ciò che le facevo. Ma quello, come tanti altri, non era il momento adatto. Mi staccai da lei e mi rimisi al mio posto, poggiando una mano sul corpo di Mattia. Ero così in imbarazzo che non riuscivo nemmeno a guardarla in faccia, mi limitai a fissare le coperte sotto di noi.
«Ti va di uscire con me, domani sera?» mi chiese Rosa con un tono particolarmente basso, facendosi più vicina a me.
«E-ehi, l'ho chiesto prima io a te!!» protestai nervosamente, con un lieve tono sarcastico.
«Allora va bene...» continuò lei poggiandomi due dita sotto al mento e alzando il mio viso verso il suo. «Usciamo!!» disse sorridendo. «Dove vuoi andare?»
«Ho già un bel posto in mente, ma sarà una sorpresa, metti il vestito più bello che hai!» le dissi fissandola nei suoi fantastici occhi azzurri.
«Mmm... Va bene, proverò a spolverare il mio miglior vestito. Tu invece perché non vieni così? I gattini potrebbero avere fame!!» commentò lei sarcasticamente mentre io le diedi un leggero colpetto sulla spalla.
Lei rise, mi poggiò un braccio sotto la testa e io mi strinsi di più a lei, tenendo sempre una mano sulle spalle di Mattia, giusto per fargli capire che ero ancora lì con lui. Il giorno seguente ero decisamente molto in ansia, non avevo mai invitato nessuno a cena, non sapevo bene come mi dovessi comportare e quindi qualche ora prima di uscire chiesi aiuto a Francesca e Alessandra.
«Quindi adesso vorresti che ci "impicciassimo" degli affari tuoi?» mi chiese Francesca, che era la più permalosa delle due.
«Dai France', ciò che abbiamo fatto non era poi così bello...» commentò Alessandra provando a convincerla.
«Se non sbaglio l'idea è stata tua... Eri tutta "uuuh che carini, facciamogli delle foto!!", no?!» contestò la sua ragazza con un tono decisamente nervoso.
«Si, forse, ma lo erano davvero tanto. Non potevo andarmene come se niente fosse, e poi dopo un po' l'idea è piaciuta anche a te!» ribatté Alessandra mentre Francesca arrossì leggermente.
«Ragazze, non mi interessa di chi sia stata l'idea, ormai è passato. E poi ho una di quelle foto come sfondo del desktop, quindi in una minima parte l'abbiamo apprezzata tutti!!» commentai provando a farle smettere di litigare, e in parte ci riuscii, ma poi si concentrarono su ciò che dissi.
«Tu hai messo una di quelle foto come sfondo del desktop?!» ripeté Francesca piuttosto sorpresa.
«Ti piace proprio tanto, eeeh?!» mi chiese Alessandra ridendo.
«Ovvio che si, altrimenti non l'avrei invitata a cena fuori!!» risposi io col viso particolarmente rosso.
«L'hai invitata a cena??» chiese Alessandra confusa.
«Scusa ma tu dov'eri pochi minuti fa?» le chiese Francesca.
«Qui, ma pensavo ci stesse sgridando per l'ennesima volta e ho finto di ascoltare...» spiegò lei ridendo.
«Fantastico!!» esclamai io sarcasticamente. «Tra un po' mi farò venire una crisi di panico e tu nemmeno mi ascolti, grazie mille!! Faccio da sola allora...» aggiunsi allontanandomi da loro.
Uscii dal salotto e mi avviai nella mia stanza, e subito quelle due mi vennero dietro.
«Dai, aspetta, vogliamo aiutarti.» disse Francesca.
Io mi sedetti su un bordo del letto e le lasciai parlare, le chiesi alcuni consigli ma loro mi dissero che dovevo essere me stessa. Come facevo ad essere me stessa se non sapevo come si sarebbe comportata questa "me stessa" in una situazione del tutto nuova?? Avevo paura di fare una grossissima figuraccia, di esagerare con l'abbigliamento e di non essere così interessante come pensava lei. Alla fine, dopo varie ore perse a sparlare, a farmi venire delle autentiche crisi di panico, riuscii a vestirmi. Mi misi lo stesso tailleur che misi quando andai a provocare Rosa al lavoro (abito nero a tubino e una giacca con maniche a tre quarti, color pesca), ma stavolta optai per dei tacchi più bassi dell'ultima volta. Mi portai anche un paio di scarpe comode, giusto per guidare, visto che non riuscivo a tenere bene i piedi sui pedali con i tacchi. Lasciai Mattia con Alessandra e Francesca e uscii di casa, entrai in auto e mi diressi verso casa di Rosa. In strada non c'era molto traffico, e quelle poche auto che c'erano le superai velocemente, ma ogni metro in meno che mi divideva da casa sua aumentava la mia ansia. Non capivo perché dovessi essere così dannatamente ansiosa, non avevo più vent'anni e con lei avevo passato un bel po' di tempo, peccato che quei pensieri non placarono la mia ansia. Quando arrivai sotto casa sua, erano le 20.30 circa, l'ansia era al massimo e il pensiero di lasciar perdere tutto si infilò nella mia testa, ma provai ad accantonarlo. Parcheggiai velocemente nel primo spazio libero, presi il cellulare e chiamai Rosa.
«Ehi, bellezza, tutto ok?» rispose lei e subito la mia ansia diminuì.
«Come mi hai chiamata?!» le chiesi ridendo.
«Bellezza?!» ripeté lei sarcasticamente. «Volevi che ti chiamassi "amore" o "tesoro"?» chiese con quello stesso tono.
«N-no, certo che no...» risposi io decisamente imbarazzata. «Senti, io sono giù, tu hai fatto?»
«Ehm, no... Mi serve una mano, puoi salire un attimo?» chiese un po' titubante.
«S-si, certo... Adesso arrivo!!» dissi staccando la chiamata subito dopo.
Uscii dalla macchina e salii su, fino alla porta di Rosa, che era già semiaperta. La aprii del tutto ed entrai, chiudendola poi alle mie spalle. Mi avviai nel corridoio e chiamai Rosa, cercando di capire dove fosse.
«Sono nella mia camera...» disse lei.
Io mi avvicinai alla sua porta, la aprii, entrai e mi guardai intorno. Alla mia destra, poco lontano dal letto, Rosa aveva uno specchio rettangolare a terra, alto quasi più di lei e non molto largo. Davanti a quello specchio c'era lei, con un abito rosso senza spalline, lungo fino alle ginocchia, con uno scollo a V profondo e la schiena scoperta, a causa della cerniera ancora aperta. E si teneva una mano sul seno, provando a non far cadere il vestito.
«Mi potresti aiutare... Sono qui da dieci minuti e non riesco proprio a chiuderla...» mi spiegò lei con un tono divertito, come se si stesse prendendo in giro da sola, mentre mi guardava da dentro lo specchio.
Io annuii e mi avvicinai a lei velocemente, mi fermai a pochi centimetri dalla sua schiena e le sfiorai la spina dorsale con la punta delle dita. La sentii tremare leggermente sotto il mio tocco e subito sorrisi, abbassando poi lo sguardo sulla cerniera che dovevo chiudere, anche se le avrei volentieri sfilato completamente l'abito.
«Non pensarci nemmeno!!» mi disse lei con fare severo, ma piuttosto divertita.
Io alzai lo sguardo sullo specchio e vidi che mi stava fissando con un sorrisetto sarcastico.
«A cos'è che non dovrei pensare?» le chiesi abbozzando un sorriso imbarazzato.
«A ciò che stai pensando!!» rispose lei come se mi leggesse nel pensiero.
«Non sto pensando a nulla!! Solo ad allacciarti questo vestito!» contestai io.
«Se pensassi davvero a questo lo avresti già fatto!!» ribatté lei con un sorrisetto compiaciuto, come di chi sapeva che aveva ragione.
«In effetti non è che mi vada molto di chiuderti la cerniera...» commentai io facendomi più vicina a lei.
Le avvolsi le mie braccia intorno alla vita e le stampai un bacio sul collo, poggiando poi il mento sulla sua spalla destra.
«Sei già a metà, perché la scelta migliore dovrebbe essere quella di chiudere la cerniera piuttosto che toglierti direttamente il vestito?» le chiesi con un tono particolarmente basso, fissando i suoi occhi nello specchio.
«Perché dobbiamo andare a mangiare, forse?!» disse lei sarcasticamente.
«Al diavolo la cena!!» esclamai io. «Siamo da sole, possiamo fare tutto ciò che vogliamo...»
«E io voglio mangiare!» mi interruppe lei ridendo mentre io mi sentii leggermente offesa e lentamente mi staccai da lei. «Non prendertela, ma è da oggi pomeriggio che non mangio nulla, e poi abbiamo l'intera serata per fare tutto ciò che vogliamo!» disse voltandosi verso di me.
«Va bene, fammi chiudere questa cerniera allora!!» risposi subito, anche se il mio tono risultò più freddo di quanto non volessi.
Fino a un minuto prima di chiamarla avevo un'ansia pazzesca, il cuore sembrava impazzito e le gambe mi tremavano, ma mi era bastato sentire semplicemente la sua voce per farmi calmare. Poi volevo uscire con lei, fare qualcosa di normale, ma appena la vidi le uniche cosa che mi passarono per la testa furono le sue labbra e il suo corpo nudo contro il mio. Riusciva a cambiare il mio umore anche con la sua semplice presenza, senza dire una singola parola, anche se non mi guardava, mi bastava sapere che fosse nella stessa stanza con me.
«Lo so che ti manco...» sussurrò avvicinandosi a me e stampandomi un bacio sulle labbra.
Si staccò da me per pochi centimetri e mi sorrise, io le poggiai una mano sul viso e feci incontrare di nuovo le nostre labbra, spingendola poi con le spalle contro il muro accanto allo specchio.
«Quanto sei egocentrica!!» commentai staccando leggermente il mio viso dal suo, e sorridendole.
«Non mi sembra che ti dispiaccia...» replicò lei con un sorriso. «Poi non hai nemmeno detto che non è vero, quindi ti manco sul serio, tutto ciò ti manca molto!!» aggiunse facendomi segno con lo sguardo sul suo corpo.
Io ripresi a baciarla, non mi andava di ascoltare le stronzate che aveva da dire. Per carità, erano stronzate vere, ma pur sempre stronzate. Mi mancava un casino fare sesso con lei, ma le avevo promesso una cena e non potevo tirarmi indietro. Lentamente mi staccai da lei, mi morsi leggermente il labbro inferiore ma continuai a rimanere attaccata al suo corpo.
«Cazzo... Sarà meglio uscire da qui!!» commentò lei col viso particolarmente rosso.
Io arrossii, feci un passo indietro e lei si voltò. Le chiusi la cerniera e lei mi passò accanto, si sedette sul letto e si mise le scarpe. Un paio di tacchi, non molto alti, sempre rossi.
«Belle scarpe!!» commentò lei abbassando lo sguardo sulle mie.
«Grazie!!» risposi io sarcasticamente abbassando per un attimo lo sguardo sulle mie scarpe da ginnastica. «Sono comode, almeno per guidare devo essere comoda! Poi spesso mi dimentico anche di avercele addosso, con i tacchi è diverso...» le spiegai un po' imbarazzata.
«Speriamo che ti dimentichi di avercele anche quando arriveremo al ristorante, voglio proprio vedere le facce delle persone che ti vedranno!!» continuò lei ridendo.
«Non preoccuparti, le toglierò prima di scendere dall'auto!!» le dissi con una smorfia.
«Peccato!!» esclamò lei un po' delusa, ma sempre con un sorriso stampato in faccia.
Subito dopo uscimmo da casa sua, entrammo nella mia auto e ci dirigemmo al ristorante in cui prenotai quella mattina. Io non riuscivo a concentrarmi al 100% sulla strada, di tanto in tanto posavo il mio sguardo su Rosa, che era proprio accanto a me. Lei si limitava a guardare in avanti, ma spesso si lasciava scappare un sorrisetto divertito, o stava pensando a qualcosa di divertente o aveva capito che non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso. Era così bella con quell'abito addosso, ma anche col camice da dottoressa, a lei stava bene tutto!!!
«Puoi semplicemente guardare la strada??» mi chiese all'improvviso voltandosi verso di me.
«La sto guardando!!» replicai io tentando di fissare esclusivamente le auto davanti a noi.
«Ma ti stai fissando spesso anche su di me, non vorrei dover lasciare Ilenia proprio adesso che ho deciso di fare la mamma!!» ribatté lei ironicamente.
Io non risposi, e per tutto il resto del viaggio rimasi a fissare la strada, anche se quando mi fermavo mi voltavo verso di lei. Poi lei incrociava il suo sguardo con il mio ed io tornavo a fissare la strada davanti a noi. Appena arrivammo al ristorante, parcheggiai lì accanto e mi cambiai velocemente le scarpe.
«No dai, lasciati queste!!» si lamentò Rosa mentre mi slacciai le scarpe da ginnastica.
«Ti piacerebbe!!» commentai io sarcasticamente.
Non appena mi misi i tacchi uscimmo dall'auto, entrammo nel ristorante e seguimmo il maître al nostro tavolo.
«Questo posto ha tre stelle!» sussurrai a Rosa dopo che quell'uomo alto e ben vestito si allontanò da noi, dopo averci lasciato due menù.
Il ristorante era davvero carino, il colore che spiccava di più era il bianco, con alcuni accenni di rosso, beige e nero. I tavoli non erano così vicini tra loro e avevano una distanza tale che non dovevamo per forza parlare a bassa voce per non farci sentire dagli altri. Le sedie erano davvero comode, i tovaglioli ricamati e le tovaglie erano ben fatti e curati. Proposi spesso a Manuel di andare in quel ristorante, aveva sì tre stelle ma a lui non piaceva, lo trovava troppo elegante e costoso. Ma a me non importava il prezzo, i soldi non li guadagnava solo lui, e avrei potuto pagare io se non fosse stato così dannatamente orgoglioso. Rosa non sembrava farsi molti problemi come lui, anzi, sembrava piacerle molto quel posto.
«Ma da adesso, fino a quando non ce ne andremo, ne avrà quattro!!» ribatté con un sorriso particolarmente imbarazzato.
«Vorresti dire di essere la quarta stella che rende migliore questo ristorante?» le chiesi io sarcasticamente ripensando all'egocentrismo di una mezz'oretta prima.
«No no!!» rispose lei ridendo. «Tu sei la quarta stella che rende migliore questo e qualsiasi posto nel mondo!!»

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