Capitolo 32

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Cole era a qualche metro da me
, in piedi in quella postura fiera e possente.
Ancora impietrita al Chicago's Beat io guardavo incredula e scioccata lo stato in cui era ridotto: il suo collo, la sua bocca e la sua maglietta portavano evidenti macchie di rossetto; il bottone dei jeans era aperto e i bordi della maglia erano in parte conficcati nei pantaloni, in parti di fuori; infine, sul collo la pelle pallida, che era solita lasciare i lividi anche delle carezze più delicate, testimoniava il rossore delle dita che lo avevano toccato.
Dita di una mano che non era la mia.
Un flusso di ira attraversò il mio corpo insieme ad un letale istinto di omicidio; dovetti stringere i pugni con forza per mascherare il tremore alle mani ed assumere un'espressione neutra.
Non riuscii però a smettere di guardare stupore ed indignazione l'uomo di fronte a me; lo stesso uomo che poche ore prima aveva rivendicato il diritto di essere l'unico per me , senza però,evidentemente ,prendere in considerazione il fatto che io potessi volere altrettanto.
"No mi guardare così. Non è come pensi," ebbe la sfacciataggine di dire quando si avvicinò a me. Troppo adirata, troppo esausta per affrontarlo, feci un passo indietro per tornare dentro. Uno sguardo allarmato dominava la sua espressione; sembrava quasi gli importasse di avermi appena
frantumato il cuore.
Mi fermò poggiando una mano sulla mia spalla, ma il suo tocco ormai mi disgustava. Lo spinsi dunque via.
"Non mi toccare Cole, non prima di esserti lavato via il suo ridicolo rossetto dalla bocca."
"Lascia che ti spieghi, non è come credi," si azzardò a giustificarsi.
"Cazzo che novità! Non è mai come credo, vero? Come vorresti allora spiegare questo?" Indicai la macchia rossa sulla sua maglia. "O questo?" Indicai il bottone slacciato. "O il profumo che hai addosso!" Feci una smorfia come se la femminile e assai sensuale essenza che proveniva da lui fosse tossica per le mie narici.
"Non era una ragazza qualunque Layla, lascia che ti spieghi..." scoppiai in una risata isterica, non potendo seriamente credere che la sua giustificazione fosse quella.
Ma il modo in cui i suoi occhi scintillarono quando pronunciò quella frase....la dolcezza che sciolse il suo sguardo quando quelle parole amare uscirono come pallottole dalle sue labbra macchiate dal peccato....quello faceva male.
"Senti Cole, è stata una brutta sera. Sinceramente non ho neanche le forze per capirti in questo momento. Per cui adesso tornerò a casa...tu continua a guardare in giro, magari trovi altre ragazze speciali con cui passare la notte." Combattei la lacrime che minacciavano di trasformare la mia rabbia in debolezza e il mio deciso tono accusatorio in fragili singhiozzi.
"Dannazione Layla, ascoltami solo per-"
"Buonanotte Cole."
Lo superai scontrando la mia spalla con il suo braccio quando gli passai accanto e, prima che potesse reagire, fermai un taxi.
"Ti porto a casa io," mormorò dopo avermi seguita,  impedendomi ora di aprire lo sportello.
"Non ti voglio vedere in questo momento Cole. Lasciami andare."
"Allora ti porterà Tom... o Rick."
"Signorina, vuole salire o me ne devo andare?" Domandò l'autista con un tono annoiato e monotono, proprio di una persona che ha vissuto la stessa scena fin troppe volte.
"Sì, arrivo." Cole lasciò cadere il braccio giù ed io potei finalmente aprire lo sportello ed entrare nel taxi.
Cole non si mosse più.
Gli lanciai un'ultima occhiataccia, poi
L'autista partì.

*

Quando arrivai alla villa erano ormai le due passate. Denise aveva messo Jamie a dormire nella mia stanza e quando vi entrai lo trovai rannicchiato sul letto con le braccia strette attorno a Woody, il peluche che gli avevo acquistato qualche settimana prima e al quale si era già incredibilmente affezionato.
Resistetti alla sensazione di accarezzare i capelli lisci e radiosi che illuminavano la stanza; invece, presi il cellulare e informai Tom che ero tornata a casa presto per riposare.
Sei proprio una nonna. , rispose lui facendomi sorridere.
Fottiti. E non bere troppo.
Pochi secondi dopo replicò: Okay, nonna.

Depositai il cellulare sul materasso e rimossi i tacchi silenziosamente. Uscii dal vestito e il mio corpo fu premiato da una paradisiaca sensazione di liberazione; lo stesso accadde quando mi sbarazzai del reggiseno.
Infilai una maglietta extralarge rubata dal guardaroba di Tom qualche tempo prima e mi recai in bagno per rimuovere il trucco e lavarmi i denti.
Quando mi trovai di fronte al mio riflesso mi vidi costretta a ripensare all'abbraccio che Cole aveva dato a quella ragazza e al conseguente bacio che le aveva posato sulla fronte.
Prima che il mio sangue si avvelenasse dalla rabbia o dalla gelosia, mi costrinsi a spazzare via l'immagine dalla mia mente. Ero talmente stanca da non avere nemmeno l'energia di sentire qualcosa a riguardo; sapevo già che l'indomani avrei dovuto fare i conti con le mie emozioni, ma per quella notte mi sarei accontentata di riposare le palpebre e sperare che quel poco alcool consumato cancellasse  quell'incubo.

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