Seventeen

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La Sala Grande era, come sempre nell'ora dei pasti, affollata di studenti che chiacchieravano allegramente bevendo grosse sorsate di succo di zucca e i ragazzi del primo e del secondo anno tiravano il cibo da un tavolo all'altro cercando di colpire qualcuno di un'altra casa, ma quella mattina non ci feci molto caso. Il mio sguardo si posò immediatamente sul tavolo degli insegnanti e lo passò in rassegna, finché il mio sguardo non incrociò quello di Remus. Rimanemmo immobili a guardarci da un capo all'altro della Sala finché Hermione non mi tirò per una manica, obbligandomi ad interrompere quel contatto. Sentii lo sguardo di Remus seguirmi fino a che non presi posto circa a metà del tavolo con i miei amici ed iniziammo a mangiare la nostra colazione. Guardai ancora una volta in direzione di Remus e scoprii con piacere che non mi aveva tolto gli occhi di dosso un istante e mi stava rivolgendo quel suo solito sorriso educato. Abbassai leggermente il capo a mo' di saluto ricambiando il sorriso e lo stesso fece lui, ignorando il professor Lumacorno che sembrava gli stesse spiegando qualcosa di importante gesticolando ampiamente, mentre sia Hermione che Silente seguivano dai loro posti i nostri scambi di sguardi.
Dopo aver finito la colazione, i miei amici ed io ci dirigemmo verso la prima lezione del giorno: Pozioni.
Scendemmo nei sotterranei e subito notai che la temperatura si era notevolmente abbassata rispetto a quella della Sala Grande. Quella mattina Lumacorno ci chiese di ricreare una potente pozione guaritiva che aveva come ingrediente principale i semi di dittamo. Era un composto estremamente complesso, i cui innumerevoli ingredienti dovevano essere sminuzzati e triturati con precisione millimetrica e bisognava rispettare alla lettera i tempi di cottura. Alla fine delle due ore la mia pozione era diventata di un bel colore rosso scarlatto ed emanava un sottile vapore blu che profumava di margherite, proprio come diceva il libro. Anche quelle di Hermione e di Harry erano perfettamente riuscite, mentre quelle di Ron e di Neville avevano assunto una colorazione verdognola, e il vapore giallo che ne fuoriusciva puzzava vagamente di palude.
Lumacorno si complimentó con me, Harry ed Hermione per la perfetta riuscita della pozione, mentre incoraggió Ron e Neville a studiare di più per acquisire la giusta manualità. Inoltre, quando tutta la classe ad eccezione di me, Harry ed Hermione fu uscita, Lumacorno ci informò che la settimana prossima avrebbe organizzato la prima serata del Luma Club e ci disse che saremmo stati i benvenuti.
Dopo averlo ringraziato, ci diregemmo nuovamente al piano di sopra per la lezione di Rune Antiche con la professoressa Babbling, che quella mattina ci mostró alcune rune celtiche e la loro rispettiva traduzione, assegnandoci infine alcune frasi da tradurre. Presi molti appunti e feci alcune domande quando qualcosa non mi era chiaro per assicurarmi di non avere problemi quando avrei dovuto svolgere la lezione assegnata. Quando l'ora finí, uscimmo tutti insieme nei corridoi per raggiungere la serra numero 6, dove avremmo avuto lezione di erbologia con la Sprout. Quando passammo davanti dall'aula di difesa contro le arti oscure, vidi che Remus era lì dentro con gli studenti del terzo anno e gli stava spiegando cosa fosse un molliccio e come respingerlo. Mi fermai un attimo a guardarlo e non mi accorsi neanche che i miei amici mi avevano superata; era davvero molto affascinante e non ero per niente sorpresa del fatto che anche Ninfadora fosse attratta da lui. Dopo poco Remus si accorse di me e non mi ci volle molto per accorgermi fatto che mi stesse guardando a sua volta con la coda dell'occhio, senza però interrompere la spiegazione. Mi riscossi subito dai miei pensieri e corsi letteralmente via per il corridoio, sperando che i ragazzi del terzo anno non si fossero accorti di nulla. Corsi dietro ai miei amici e li trovai poco più avanti, in prossimità dell'ingresso della serra. La lezione fu abbastanza noiosa, ed io non riuscii a concentrarmi su niente, infatti poco ci mancò che una vorace pianta carnivora mi staccasse una mano dal braccio, facendomi guadagnare un'occhiata poco amichevole da parte delle professoressa. Dopo un tempo che sembrò un eternità a tutti quanti, finalmente arrivò la tanto attesa ora di pranzo che segnava la fine delle lezioni per quel giorno. I ragazzi si avviarono subito in Sala Grande, mentre io decisi di tornare prima al dormitorio per lasciare la borsa con i libri ed il mantello. Percorsi il corridoio che congiungeva la Sala Grande con la Torre di Grifondoro salutando di tanto in tanto qualche personaggio di qualche quadro che conoscevo. Stavo per prendere la scala che portava al ritratto della signora Grassa quando mi sentii afferrare il polso da qualcuno che mi trascinó in un'aula vuota e chiuse la porta dopo che fummo entrambi entrati. Inziavo ad avere paura, ma quando mi voltai capii che era stato Remus. Gli sorrisi e lo abbracciai d'istinto, e lui ricambió la stretta lasciandomi un bacio sulla fronte. Dopo poco si staccò e mise due dita sotto al mio mento, costringendomi ad alzare il viso in corrispondenza del suo.
"Come stai?" Mi domandò serio, e capii che voleva sapere se sentivo ancora quel fastidioso bruciore.
"Bene, sto bene. E tu?" Gli sorrisi. Lui allora fece aderire totalmente i nostri corpi e mi bació con trasporto, facendomi venire la pelle d'oca. Quando si staccò prese ad accarezzare con dolcezza infinita i miei capelli, facendoli scorrere tra le dita. Potevo leggere chiaramente la tristezza nei suoi occhi.
"Cos'hai Remus?" Gli chiesi lasciandogli un bacio all'angolo della bocca.
"Sono stato così egoista ieri sera...non avrei mai dovuto lasciare che accadesse, per quanto ripeterei lo stesso errore all'infinito." Rispose lui accarezzandomi il labbro inferiore con il pollice.
"Remus non devi darti la colpa di qualcosa che non hai fatto, io...io lo volevo, volevo che accadesse, e voglio che accada ancora e ancora." Ammisi arrossendo. Lui sorrise davanti alla mia confessione, ma subito dopo i suoi occhi tornarono tristi.
"Tu sei così bella e giovane, mentre io sono solo un mostro, non potrei mai perdonarmi se ti succedesse qualcosa a causa mia. Ieri notte quando ho visto Charlie che ti abbracciava, che toccava i tuoi fianchi in modo così possessivo, ho sentito un istinto primordiale che mi imponeva raggiungervi e fargli passare la voglia di toccare ciò che non gli appartiene." Disse lui allontanandosi bruscamente ed iniziando a misurare a grandi passi la stanza. Non sapevo che fare per calmare il suo dolore, così mi avvicinai e mi fermai davanti a lui per poi avvolgergli le braccia intorno al collo e posare la testa sul suo petto. Rimanemmo in quella posizione per diversi minuti e se fosse stato per me avrei potuto benissimo rimanere tra le sue braccia per sempre, ma all'improvviso mi venne in mente una domanda che avrei sempre voluto rivolgergli, ma la scarsa confidenza che c'era tra di noi non lo aveva permesso.
"Remus, c'è stato qualcosa tra te e Ninphadora?" Gli chiesi staccandomi dal suo abbraccio più bruscamente di quanto avrei voluto.
"Ci tieni proprio a saperlo?" Domandò di rimando, inclinando lievemente la testa verso destra.
"Allora c'è stato davvero qualcosa." Dissi allontandomi di un piccolo passo, come se mi fossi appena scottata. Il fatto che Remus avesse toccato lei nello stesso modo in cui lo aveva fatto con me mi provocava una dolorosa morsa all'altezza del petto e non potei fare a meno di essere gelosa.
"Sì Sophia, c'è stato qualcosa se é questo che vuoi sapere." Ribatté lui vagamente irritato. Io spostai lo sguardo altrove per evitare che vedesse i miei occhi diventare lucidi. Lo avevo sospettato, ma il fatto che Remus me lo avesse appena confermato rendeva tutto più doloroso e difficile da accettare.
"Vi siete lasciati da molto?" Gli chiesi con una punta di insicurezza nella voce che avrei voluto nascondere, ma non ci ero riuscita. Lui sorrise e azzeró la distanza tra di noi, accarezzandomi i capelli e prendendomi il viso tra le mani, incatenando i suoi occhi nei miei. "Voglio dirtelo perché non voglio che tra noi ci siano segreti, ma devi promettermi che una volta che l'avrai saputo, non cambierai il modo in cui mi guardi." Disse lui estremamente serio.
Io annuii con sguardo preoccupato.
"Promettimelo Sophia."
"Te lo prometto." E sperai con tutto il cuore che avrei potuto mantenere la mia parola.
Remus sospirò "Tutto iniziò due anni fa, quando conobbi Tonks durante la prima riunione del Secondo Ordine della Fenice, quando voi eravate ancora troppo giovani per partecipare. Ci fu da subito un'attrazione reciproca e dopo poco iniziammo a frequentarci anche fuori dalle riunioni con l'Ordine. Pensavo che Ninfadora fosse una strega affascinante e di piacevole compagnia e mi trovavo bene con lei, fino al momento in cui iniziò a volere di più da me, a volere una relazione più stabile chiedendomi anche di convivere. Io non ero pronto per tutto questo, ma lei sembrava essere davvero innamorata e così facemmo una specie di patto che metteva più o meno d'accordo entrambi."
Ascoltai il suo monologo in silenzio assumendo alla fine un'espressione confusa. Che cosa intendeva dire? Possibile che...? Improvvisamente sentii il sangue gelarsi nelle vene e le ginocchia tremare, come se non riuscissero a reggere il peso del mio corpo. Remus se ne accorse e si avvicinò, afferrando con delicatezza la mia vita sottile. Avrei voluto sottrarmi al suo tocco ma lo lasciai fare, troppo scossa com'ero.
"Remus, tu e Ninphadora avete..."
"Abbiamo avuto una relazione di sesso durata all'incirca un anno, sì, è così che é andata." Ammise lui con voce apparentemente tranquilla, ma i suoi lineamenti erano contratti in segno di nervosismo. A quelle parole seppi per certo che non avrei potuto tenere fede alla mia promessa tanto facilmente, così cercai di divincolarmi dalla sua presa, che si intensificó non appena Lupin intuì le mie intenzioni.
"Sophia ti prego non essere infantile, te l'ho raccontato perché non volevo che ci fossero segreti tra noi e tu mi avevi promesso che...-"
"Non mi importa niente di quello che ti ho promesso Remus! Tu e Ninfadora avete fatto sesso per un intero anno, come pretendi che reagisca?" Sbottai arrabbiata.
"Sapevo che non avrei dovuto dirtelo, sei troppo piccola per capire certe cose." Ringhió lui staccandosi da me.
Le sue parole mi ferirono, ma cercai di non darlo a vedere "Ieri sera non sembrava che la pensassi così." Dissi soltanto e mi voltai per andarmene, ma Remus me lo impedì afferrandomi con forza per un braccio.
"Non voglio perderti Sophia. Ninfadora non ha significato niente per me, credevo lo sapessi." Disse lui avvicinandosi pericolosamente.
"Credevo di saperlo, ma evidentemente mi sbagliavo." Ribattei cercando di divincolarmi, ma Remus mi bloccò entrambi i polsi e mi bació con foga, cercando di farmi stare ferma. A quel contatto sentii un familiare calore all'altezza del basso ventre, ma non dovevo ricambiare il bacio, non potevo, non dopo quello che mi aveva detto.
Remus continuava a muovere le labbra sulle mie, ma io cercavo disperatamente di non lasciarmi trasportare e di non cadere ancora tra le sue braccia. Lui se ne accorse e ringhió sulle mie labbra "Smettilta di fare la bambina e baciami." Mi fece indietreggiare fino a che la mia schiena non toccò il muro, intrappolando in mio corpo tra la parete e il suo, facendoli aderire completamente.
Quando i miei fianchi toccarono quelli di Remus, gemetti sommessamente e non riuscii a resistere oltre. Schiusi le labbra e ricambiai il bacio. Lui allora lasciò lentamente la presa sui miei polsi e mise le mani sui miei fianchi, avvicinando, se possibile, ancora di più i nostri corpi. Stavo impazzendo e non riuscivo a capacitarmi di come il solo baciarlo scatenesse in me emozioni così forti e profonde. Lo desideravo, desideravo Remus più di ogni altra cosa, e sapevo che anche per lui era così, riuscivo a sentire il suo corpo fremere dall'eccitazione. Iniziò a lasciare baci leggeri sul mio collo e su tutta la linea della mandibola facendomi gemere ed io reclinai la testa all'indietro per facilitargli il compito. Ero sicura che se fosse andata avanti così, avremmo finito per fare l'amore lì dentro, in quella stessa stanza.
"Remus...Remus aspetta." Dissi flebilmente. Lui si scostó dolcemente da me.
"Io devo andare in Sala Grande adesso, i ragazzi mi staranno aspettando." Dissi spostando altrove lo sguardo. Sapevo che non sarei riuscita a lasciarmi andare dopo quello che mi aveva detto.
"É per quello che ti ho detto, non é forse vero?" Mi domandò lui, allontanandosi di qualche passo.
Io valutai per qualche secondo cosa rispondere.
"Perché l'hai fatto? Non potevi semplicemente essere onesto con lei?" Gli chiesi cercando il suo sguardo. Avevo bisogno di capire, di sapere. Avevo una paura tremenda che stesse facendo lo stesso con me.
"Sono un uomo adulto Sophia e non sarai certo tu a farmi la predica." Sbottó lui voltandosi nella mia direzione.
"Non voglio farti la predica Remus! Ho solo paura che...-" La mia voce si affievolì fino a spegnersi del tutto. Non avevo il coraggio di dirgli quello che pensavo in faccia, non ancora almeno.
Seguirono attimi di interminabile silenzio, e a quel punto fui certa che anche lui avesse capito quello che avrei voluto dirgli. Lo sentii avvicinarsi a piccoli passi, ma quando provai ad indietreggiare mi ricordai di essere con la schiena al muro.
"É questo quello che pensi di me?" La sua voce era triste, per cui non ebbi neanche il coraggio di provare a guardarlo negli occhi.
"Pensi che ieri sera io...-" Continuò, interrompendosi subito dopo.
"Rispondimi!" Mi ordinò, vedendo che non reagivo. A quel punto sentii che le lacrime che avevo cercato disperatamente di reprimere stavano inziando a venire fuori copiosamente, senza che potessi fare niente per fermarle.
Remus mise due dita sotto al mio mento per farmi alzare il viso, ed io provai ad opporre resistenza dato che non volevo che mi vedesse così, ma lui era più forte. I nostri occhi erano di nuovo incatenati gli uni negli altri. Appena vide che stavo piangendo alzò dolcemente la mano avvicinandosi piano al mio viso, arrestandosi poco dopo a mezz'aria. Intravidi chiaramente una scintilla di esitazione nei suoi occhi scuri, e solo Merlino sa quando desideravo che Remus mi accarezzasse e di fare ancora l'amore con lui, ma forse aveva ragione. Lui era un uomo ed io solo una ragazzina.
Lo vidi allontanarsi di qualche passo, tirare fuori la bacchetta e aprire la porta con un incantesimo non verbale.
"Sei libera di andartene." Disse indicando la porta con un cenno del capo.
Sentivo già la mancanza del suo corpo ora che non era più a contatto col mio. Guardai la porta e poi Remus, che mi restituí uno sguardo apparentemente inespressivo. Avrei dovuto dimenticarlo e lui avrebbe dovuto fare lo stesso, sarebbe stato meglio per entrambi. Raccolsi da terra la mia borsa e uscii da quella stanza senza dire una parola.

The Dark Side Of The Moon|| Remus Lupin (COMPLETA)Where stories live. Discover now