26

4.5K 337 25
                                    

Claudio era agitato quella mattina, i lavori per il bar procedevano, erano quasi pronti per l'inaugurazione, aveva anche cominciato a portare le sue cose nell'appartamento del moro.

Claudio inizialmente aveva proposto di stare nel suo appartamento era più grande " ma che ce ne facciamo di due camere? Tanto dormiamo insieme e poi il mio è sopra la palestra vuoi mettere la comodità?" e così si era trasferito.

Aveva portato l'essenziale e ogni giorno recuperava un po di roba, la foto dei genitori sulla mensola in sala, il suo profumo in bagno, la sua sveglia sul comodino al lato destro del letto, anche se prima che arrivasse lui quello era il posto di Mario.

Stava riempiendo piano piano quella casa e la vita di Mario, una sera erano intenti a montare il cantatu di Claudio in salone quando Valentina li chiamò " È stata un'impresa avere il permesso per entrambi comunque tra 5 giorni potete andare in carcere" aveva detto la ragazza.

Mario i cinque giorni successivi fu nervoso, intrattabile e Claudio era in difficoltà nel gestire quella situazione tanto che una sera decise anche di restare a dormire nel suo vecchio appartamento ma il moro, che non era più abituato a dormire da solo, se lo era andato a riprendere durante la notte chiedendogli scusa e trascinandolo nella loro casa, nel loro letto.

" Questo è il tuo posto, è qui che devi stare" gli aveva detto Mario " qualunque cosa succede devi dormire abbracciato a me non andartene mai più".

Claudio era diventata la sua droga, la sua dose giornaliera non poteva più farne a meno, non voleva più farne a meno.

Non aveva mai provato una cosa così forte per qualcuno nella sua vita e cercava di tenersela il più stretto possibile.

Quei 5 giorni erano passati, il giorno era arrivato e a orario di pranzo avrebbero incontrato Juan, finalmente Claudio avrebbe scoperto cosa volesse da lui e forse avrebbe messo un punto definitivo a tutta quella storia.

Mario invece non era della stessa opinione, era convinto che quello era un modo per lo spagnolo di rientrare nelle loro vite.

" Cla qui in palestra è un delirio" lo aveva chiamato il moro

" Che succede?"

" Ce l'ambulanza e la polizia un ragazzo è caduto e si è fatto male. Niente di grave fortunatamente ma ora stanno controllando documenti, permessi, assicurazione sugli infortuni. Non posso passare al bar. Scusami"

" Tranquillo Mario riesco a fare da solo qui tanto sono solo colloqui. Tu invece riesci a liberati per pranzo?"

" Dovesse cascare il mondo non ti ci mando lì dentro da solo"

" Allora ci vediamo dopo. Mario?"

" Eh?"

" Ti amo"

" Lo so" e sorrise.

" Mai una volta che rispondi anch'io eh? Vaffanculo Serpa" e sorrise anche lui, Mario non glielo diceva quasi mai ma quando lo faceva era sempre nei momenti importanti o quando sapeva che il compagno ne avesse bisogno.

"Cla?"

" Eh ?"

" Anch'io"

" Cosa?"

" Ti amo. Idiota" e quello era un momento in cui Claudio ne aveva estrema necessità e il moro lo aveva capito.

" Grazie"

" Per cosa?"

" Per aver capito che ne avevo bisogno"

" Ricordi " tu mi scorri nelle vene" capirò sempre i tuoi bisogni, sono dentro ti te, ti scorro dentro" e così si erano salutati in attesa di rivedersi per andare in quel posto che li avrebbe portati in un passato che sembrava lontano ed invece era di nuovo troppo vicino.

Erano seduti in attesa che accompagnassero Juan nella sala visite del carcere " Sei agitato?" chiese il moro " un po'" rispose Claudio con estrema sincerità.

Quando Juan entrò, Claudio fu sorpreso da quello che vide, era dimagrito, aveva il viso stanco di chi non dorme da settimane, occhiaie marcate e violacee, barba incolta.

Claudio non ricosceva niente del ragazzo con cui era stato per un anno.

Juan era visibilmente agitato, non si aspettava la presenza di Mario che era lì a tenere la mano di Claudio stretta nella sua.

" Che ci fa lui qui?" chiese lo spagnolo indicando Mario.

" Credevi sul serio che lo avrei mandato da solo" replicò il moro.

" Io con lui non ci parlo" Mario stava per rispondere di nuovo ma Claudio lo implorò con lo sguardo.

Mario sussurrò all'orecchio di Claudio " i patti erano che io restassi qui"

" Infatti non voglio che tu vada via. Se non vuole parlare ce ne andremo ma ti prego fai parlare me ok?"

" Che cazzo avete da dirve sottovoce?" disse arrabbiato.

Quando i due si erano avvicinati per sussurrarsi quelle parole il suo atteggiamento era subito cambiato e il viso si era indurito.

" Io volevo parlare con te Claudio. Da soli"

" Mario resta con me" disse convinto " altrimenti andiamo via"

" Che ce el tuo ragazo ha avuto paura de mandarte da solo da me? Continua a farte da guardia del corpo?" sorrise maligno.

Non mostrava nessun segno di pentimento, nessun cambiamento di atteggiamento, nessun rimorso per avergli sparato, voleva solo provocarli.

" Avevi ragione" disse rivolgendosi a Mario.

" Usciamo da questo posto"

" Solo una domanda Claudio. Lo ami?" disse guardando il moro e poi di nuovo Claudio.

Il ragazzo rispose subito, senza nessun tentennamento " Si"

" Allora spero che siate felici" e fece un ghigno, era qualcosa di inspiegabile, l'odio che traspariva da quegli occhi era inquietante.

Sapevano entrambi che in quella frase era nascosto un altro significato.

Sapevano entrambi che niente era detto con sincerità.

Sapevano entrambi che aveva in mente qualcosa e di sicuro non era nulla di buono.

Entrambi furono percorsi dallo stesso brivido, un brivido di paura che li accompagnò fino al ritorno a casa.

" Mario?"

" Dimmi"

" Ho avuto una brutta sensazione"

" Lo so l'ho avuta anche io. Ecco perché non volevo ci andassi"

" Avevi ragione"

" Come sempre"

" Zitto e baciami idiota"

" Con piacere" si baciarono a lungo fino a togliersi il fiato con la speranza di riuscire a togliersi quella sensazione di dosso ma era sempre lì, ancora lì e il moro se ne accorse.

" Cla non avere paura. Io ti proteggerò sempre" e Claudio si rilassò tra le sue braccia al suono di quel " sempre ".

BoxingWo Geschichten leben. Entdecke jetzt