4. The memory of water

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Sono passati due giorni da quando ho incontrato Jace in centro, e ancora non riesco a scrollarmi di dosso i brividi che mi hanno dato i suoi occhi. So che dovrei pensare a cose più importanti – i mille messaggi di Violet, il reminder dell'appuntamento con mio fratello, le risposte ancora non arrivate ai curriculum –, eppure non riesco a concentrarmi. Mi sembra di essere entrata in un loop costante di immagini a cui non vorrei pensare.

Una volta, Jace non mi faceva questo effetto.

Una volta, i suoi sguardi non mi facevano male – tuttavia, otto anni hanno preso forma, hanno una densità così pesante da starmi sopprimendo. Non l'avrei mai detto.

Appoggio la matita sul foglio e sospiro. Credevo che disegnare si sarebbe rivelata un'attività utile, qualcosa che mi permettesse di distogliere i miei pensieri da lui, ma i ricci appena abbozzati su carta mi fanno capire che non sarà così facile – non finché non mi metterò il cuore in pace e capirò di starmi solo facendo film mentali.

A ventiquattro anni non mi sarei mai immaginata seduta sulla sedia nella mia cameretta, o almeno non in quella della casa dei miei genitori. Speravo avrei avuto un posto tutto mio, magari un compagno con il quale trascorrere mattinate così pigre – sebbene lavorative, ma fuori piove e tutto sembra grigio –, invece mi ritrovo sola come un cane e non ho niente da fare. Sono così poco impegnata che desidero passare direttamente allo stadio successivo, al momento in cui avrò un lavoro e metà giornata occupata da clienti e richieste.

Guardo il soffitto e sorrido. Se Violet sentisse i miei pensieri in questo momento, cosa che mi ha dato prova di saper fare, mi insulterebbe. Se fosse per lei, nessuno lavorerebbe mai e tutti saremmo ricchi sfondati.

Il telefono inizia a vibrare e mi costringe a dare un'occhiata allo schermo. La prima cosa che noto, per niente felice, è che sono solo le undici e che l'appuntamento con mio fratello è durante la sua pausa pranzo. Ho ancora due ore e mezza di ozio totale e, se potessi, schioccherei le dita per andare avanti nel tempo. La seconda cosa che cattura il mio sguardo è, però, un altro messaggio di Violet. Afferro il cellulare e scorro nella chat, stando ben attenta a rispondere a tutto ciò che mi ha detto per evitare di scatenare un cataclisma universale.

"Buongiorno, pulcina, lo sai che oggi ci sono le crêpes in offerta? Non possiamo assolutamente perdercele!"

"E no, non me ne frega niente del fatto che tu sia a dieta."

"Guarda che, se anche mi dici di no, io te le porto comunque."

"Però non ho la macchina, quindi devi venire a prendertele da sola."

"Dai, dimmi di sì! Ho voglia di sbafarmi una bella crêpe con te. :("

Scoppio a ridere e scuoto la testa, ben consapevole che lei non possa vedermi ma che riesca a sentire il mio velato rimprovero. Vorrei davvero dirle di sì e sto per farlo, benedicendo la mia forza di volontà durata già due mesi, ma il suo ultimo messaggio mi fa bloccare. Sbatto più volte le palpebre, sperando di aver letto male.

"Comunque, ho parlato con Andrew e mi ha detto che, se Jace prova anche solo a toccarti, gli spacca la faccia."

Schiudo le labbra e resto con il pollice a mezz'aria. Ho così tante domande che non so nemmeno da quale iniziare. Inspiro a fondo. È tutto okay.

"Punto primo: perché Jace dovrebbe toccarmi?"

La risposta di Violet non tarda ad arrivare. "Perché sei una gran figa e lui pure. I belli devono stare con i belli, sai?"

"Sono seria, Vy. Non farebbe mai niente del genere."

"Riesco ad avvertire la tua frustrazione fino a qui."

La tempesta nei tuoi occhiWhere stories live. Discover now